UNIONE
SARDA
I
parlamentari sardi: ma non è un'alleanza. Le prime reazioni: «Si attua un
contratto». E il centrodestra si spacca
Il neonato governo Lega-M5S non
piace a sinistra e spacca il centrodestra. Di diverso parere, invece, i
rappresentati della maggioranza che proverà a guidare l'Italia, da ottantotto
giorni senza un governo e con gli occhi dell'Europa e dei mercati addosso.
«FINALMENTE» Nel Movimento 5 Stelle
il clima è di euforia e senso di responsabilità. La deputata Mara Lapia parla
di «una nuova fase in cui ci sarà una maggioranza nata attorno a temi concreti
e chiari». L'esponente dell'M5S precisa che «non si tratta di un'alleanza, ma
di un contratto che porta innovazione e una nuova fase». Lapia è sicura che il
governo rappresenta uno spartiacque nella storia repubblicana: «C'è una
maggioranza diversa che evidenzia il crollo dei vecchi partiti e degli schemi
antichi. I cittadini sapranno con chiarezza quali saranno le cose da fare e
potranno chiederci conto del nostro operato».
Il senatore Emiliano Fenu evidenzia
il «grande risultato ottenuto grazie a una vittoria di Luigi Di Maio e di tutto
il movimento». Adesso inizia una nuova fase di «grande responsabilità con
l'inizio dell'attività parlamentare che permetterà di realizzare le cose scritte
nel contratto».
EX ALLEATI Il contratto sottoscritto
da Salvini e Di Maio spacca il centrodestra e gli alleati non gradiscono.
Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia, boccia il progetto: «Ci atterremo
alla linea indicata dal presidente Berlusconi che ha dimostrato, anche in
questa grottesca vicenda, senso di responsabilità, di equilibrio e di saggezza.
Gli italiani inizieranno a rimpiangere un grande statista come lui». Duro anche il collega di Fratelli
d'Italia, Salvatore Deidda, che sottolinea il merito del suo partito e di
Giorgia Meloni, «determinanti per scongiurare l'ennesimo governo tecnico,
rendendoci disponibili a rafforzare l'esecutivo». Poi, qualcosa si è rotto
perché sono arrivati «i veti su di noi, da parte dei Cinque stelle, perché siamo
troppo di destra o sovranisti. Ci asteniamo e voteremo quello che
condivideremo».
I DEM In casa Pd c'è attesa per la
prova del fuoco che i due partiti dovranno affrontare. Il senatore Giuseppe
Luigi Cucca preferisce aspettare, visto che «ci sono esponenti autorevoli ma
dobbiamo vederli all'opera per poter giudicare». Il deputato Gavino Manca dice :
«Adesso proveranno a governare e lo faranno in un Paese migliore, lasciato dai
governi Renzi e Gentiloni. Noi faremo opposizione come abbiamo detto da subito». La collega
Romina Mura a proposito dell'attività di minoranza assicura un'opposizione «sul
merito e non salendo sull'Aventino, come hanno fatto per cinque anni nell'M5S».
Poi sul futuro aggiunge: «Non sono
tranquilla per l'Italia perché ho letto il contratto di governo e mi suscita
qualche preoccupazione. Mi dispiace anche per le persone di
sinistra che hanno votato il Movimento 5 Stelle che si ritroveranno Salvini
ministro dell'Interno».
Matteo Sau
Governo,
stavolta è vero Oggi giurano i ministri
Lo
spostamento di Savona sblocca lo stallo: Conte è il premier
E al giorno 88 della crisi, il
governo nacque davvero. Formalmente
accadrà oggi, col giuramento del
premier Giuseppe Conte e dei ministri
alle 16 al Quirinale. Ma la
soluzione è arrivata ieri, dopo il vertice
pomeridiano tra Luigi Di Maio,
Matteo Salvini e lo stesso Conte. Su
una terrazza romana, paparazzati
dalle finestre degli edifici vicini
(con l'immagine rilanciata in tempo
reale sul telefonino di Enrico
Mentana, e un attimo dopo su La7), i
tre hanno deciso di spostare
Paolo Savona dal ministero
dell'Economia agli Affari europei. Quanto
bastava per spalancare le porte di
Palazzo Chigi al governo Lega-M5S.
Alla fine è risultata decisiva la
mossa di Di Maio, che mercoledì
aveva proposto di assegnare a Savona
- stoppato domenica dal veto del
Quirinale - un altro ministero.
Salvini, dopo aver ribadito per giorni
di non voler modificare la lista dei
ministri stilata la scorsa
settimana, ha invece accettato la
“delocalizzazione” del professore
cagliaritano.
I NOMI Per l'Economia è stato scelto
così Giovanni Tria, preside della
facoltà di Economia a Tor Vergata,
che non condivide le intenzioni di
uscita dall'euro che sono costate la
nomina a Savona, ma ha comunque
una visione critica dell'Ue e della
moneta unica.
Tria, Savona ed Enzo Moavero
Milanesi, indicato per gli Esteri, sono i
tre tecnici di un esecutivo che per
il resto comprende nove ministri
del Movimento 5 Stelle e sei della
Lega. Per i pentastellati, Di Maio
sarà vicepresidente del Consiglio e
titolare del nuovo superministero
del Lavoro e Sviluppo. Gli altri
grillini sono Alfonso Bonafede
(Giustizia), Riccardo Fraccaro
(Rapporti con il Parlamento e
democrazia diretta), Barbara Lezzi
(Sud), Elisabetta Trenta (Difesa),
Danilo Toninelli (Infrastrutture),
Alberto Bonisoli (Beni culturali e
turismo), Giulia Grillo (Salute) e
Sergio Costa (Ambiente).
Anche il leader leghista Salvini
sarà vicepresidente del Consiglio,
oltre che ministro dell'Interno. Con
lui i colleghi di partito Giulia
Bongiorno (Pubblica
amministrazione), Erika Stefani (Affari
regionali), Lorenzo Fontana
(Disabilità), Gian Marco Centinaio
(Politiche agricole), Mauro Bussetti
(Istruzione).
In squadra anche il
vicesegretario del Carroccio
Giancarlo Giorgetti, come sottosegretario
alla presidenza del Consiglio,
mentre l'altro sottosegretario di
Palazzo Chigi (con delega ai servizi
segreti) dovrebbe essere il
pentastellato Vito Crimi.
GLI ALTRI PARTITI Non farà parte
della maggioranza Fratelli d'Italia,
nonostante l'avvicinamento dei
giorni scorsi con Salvini: la
presidente Giorgia Meloni ha
confermato l'astensione dei suoi
parlamentari sulla fiducia.
All'opposizione anche Forza Italia
(sempre
astenendosi sulla fiducia,
probabilmente): Silvio Berlusconi non ha
commentato ufficialmente il nuovo
governo, ma al di là del sollievo
per aver evitato il voto l'ex
premier - dicono le indiscrezioni -
avrebbe confermato a Salvini le sue
riserve su un governo giallo-verde
a trazione M5S. Ovviamente negativo
il giudizio del Pd:
per il reggente Maurizio
Martina, nasce «un governo populista
e di destra, con un programma
pericoloso per il Paese».
In agenda
stasera
Salta la
visita di Di Maio in Sardegna
Luigi Di Maio deve rinunciare alla
visita in Sardegna, prevista per
oggi: la nascita del governo lo
costringe a fermarsi a Roma per il
giuramento dei ministri. A darne
notizia sul suo profilo Facebook è
Mario Puddu, sindaco di Assemini,
città che avrebbe dovuto ospitare
una delle due tappe nell'Isola per
la campagna elettorale
amministrativa (l'altra era
Iglesias). «Capiamo benissimo quanto siano
importanti queste ore e quanto sia
importante ciò che lui sta
facendo», dice Puddu, «siamo
abituati a rimboccarci le maniche e
andare avanti».
È comunque confermata l'iniziativa
asseminese di
stasera alle 21 in piazza
Sant'Andrea a sostegno della candidata
pentastellata Sabrina Licheri:
parteciperanno Gianluigi Paragone e
Ignazio Corrao. A Iglesias invece Di
Maio avrebbe dovuto parlare
accanto al candidato Federico Garau.
(m. s.)
Fondi ai
gruppi, chiesti altri processi
Mentre in Tribunale è cominciato il
processo ad Adriano Salis, ex
consigliere regionale del gruppo Fas
accusato di peculato (risponde di
spese non giustificate per circa 97
mila euro nella tredicesima
legislatura, 6 mila personali e il
resto per i colleghi del gruppo),
il pm Marco Cocco ha chiesto il
rinvio a giudizio degli ex consiglieri
Simona De Francisci e Sisinnio
Piras, indagati con l'ipotesi di aver
partecipato, assieme all'allora
capogruppo Mario Diana (già a
processo), all'acquisto di 31 penne
Montblanc poi regalate ai
componenti del gruppo Pdl della XIV
legislatura (2009-2014).
Era stato proprio Piras, sentito nel
2016 come testimone al processo contro
Diana, a dire che la decisione di
regalare le penne (per le quali
erano stati spesi 13.218 euro) era
stata condivisa da vari componenti
del gruppo. Parole che avevano
spinto il pm a iscriverlo nel registro
degli indagati assieme alla collega,
all'epoca vicecapogruppo.
L'udienza dal gup Roberto Cau si
terrà il 19 giugno alla presenza dei
legali Marcello Caddori e Roberto
Nati.
Ieri i giudici nel processo a Salis
hanno aperto il dibattimento,
ammesso le prove di pm e avvocati
Rita Dedola e Marco Fausto Piras e
rinviato al 18 settembre. (an. m.)
La
Nuova
Alla fine
c'è il governo M5s-Lega Conte premier, oggi giuramento
Berlusconi
in «trincea», resta alla finestra Dubbi in Forza Italia:
«Siamo
all'angolo»
La linea ufficiale che Silvio
Berlusconi intende portare avanti nelle
prossime settimane è che grazie al
suo «passo di lato» è stato
possibile dare un governo al Paese.
Certo l'ex premier non è per nulla
contento dell'esecutivo giallo-verde
tant'è che il suo partito resta
all'opposizione e a differenza di
Fratelli d'Italia, gli azzurri
confermano l'intenzione di votare
contro segnando così le distanze.
L'intenzione di Berlusconi è quella
di restare alla finestra e
prepararsi ad incalzare Matteo
Salvini nel caso in cui le garanzie
date agli alleati non vengano rispettate:
vediamo - è il ragionamento
- se sarà capace di fare argine al
populismo dei cinque stelle e di
portare a casa i punti del programma
del centrodestra.
In attesa di
capire quali saranno le prime mosse
del governo, il Cavaliere però
mostra apprezzamento per la scelta
di due personalità come Moavero
Milanesi agli Esteri e Tria
all'Economia. Due «argini» a detta di
Berlusconi ad una deriva populista.
Certo, il leader di Forza Italia
aspetta di capire quali saranno gli
orientamenti convinto che se i
Cinque Stelle dovessero essere la
parte dominante, la Lega potrebbe
risentirne in termini di consenso.
È infatti al futuro del suo partito
che Berlusconi ora ha spostato
l'attenzione ed il fatto di non dover
pensare ad una campagna elettorale
imminente gli consente di mettere
mano alla riorganizzazione di Forza
Italia. Un percorso complicato ma
comunque obbligato di fronte al
rischio, che sembra sempre più
concreto, che alle prossime elezioni
comunque Fi si troverebbe isolata
rispetto al fronte sovranista
costituito dal duo Meloni-Salvini. Ma è
proprio l'ascesa degli alleati a
preoccupare i dirigenti azzurri.
Il rischio, secondo molti di loro, è
che una linea poco chiara possa
indebolire anche di più Forza Italia.
E anche il fatto di dover votare
contro il governo lascia qualche
dubbio: «cosa facciamo attacchiamo Di
Maio e non Salvini ora che c'è il
governo?», è la domanda che va per
la maggiore tra i capannelli
azzurri. E non è un caso che tra i
leghisti circoli la voce che in
pochi mesi i parlamentari azzurri
inizieranno ad ammorbidire sempre di
più le loro posizioni. Gli occhi
sono puntati soprattutto sul Senato
dove il bacino della maggioranza è
più risicato.
Professore
a Tor Vergata, favorevole all'aumento Iva per la flat tax
Un
«eurotiepido» all'Economia
di Angelica Folonari
ROMA«Non ha ragione chi invoca
l'uscita dall'euro senza se e senza ma
come panacea di tutti i mali», ma
non ha ragione neppure chi sostiene
che l'euro è irreversibile. Bisogna
cercare soluzioni condivise e
cambiare insieme perché uscire
dall'euro da soli «significa pagare
solo costi senza benefici». Con
queste parole Giovanni Tria affidava
il suo «pensiero europeo» a un
intervento scritto lo scorso anno sul
Sole 24 Ore a quattro mani con
Renato Brunetta.
Il profilo del nuovo
responsabile di Via XX Settembre,
attuale preside della facoltà di
Economia di Tor Vergata, si rivela
dunque conciliante rispetto a uno
dei nodi che maggiormente sono stati
fonte di preoccupazione
dell'opinione pubblica e del Capo
dello Stato, ovvero il rapporto tra
l'Italia e l'euro, ma decisamente
più estremo quando si toccano
problemi quali ad esempio quello
fiscale e dell'Iva in particolare.
Romano, classe 1948, Tria, forte di
un esordio con laurea in
giurisprudenza alla Sapienza nel
1971 a cui hanno fatto seguito più di
35 anni di esperienza accademica e
professionale nel mondo
dell'economia, ha detto la sua su
alcuni dei cavalli di battaglia
della coalizione Lega-M5S.
Uno di questi la Flat tax, obiettivo
perseguibile a suo parere
eventualmente anche passando per l'aumento
dell'Iva. Proprio a proposito
dell'introduzione della flat tax, Tria
ricorda in un articolo su
Formiche.net che la scommessa, secondo i
sostenitori della riforma, è che
essa porti ad effetti benefici sulla
crescita e quindi generi quel
gettito fiscale aggiuntivo che dovrebbe
compensare almeno in parte anche il
costo iniziale della riduzione
delle aliquote.
«Tuttavia sarebbe preferibile - è il
suo punto di
vista - contare meno sulle scommesse
e far partire la riforma con un
livello di aliquota o di aliquote,
che consenta in via transitoria di
minimizzare la perdita di gettito,
per poi ridurle una volta
assicurati gli effetti sulla
crescita. Inoltre - incalza - non si vede
perché non si debba far scattare le
clausole di salvaguardia di
aumento dell'Iva per finanziare
parte consistente dell'operazione».
Durante la sua lunga carriera
accademica e professionale ha spaziato
tra sviluppo, ciclo economico e
crescita, investimenti pubblici e
ruolo della governance. Un corposo
CV che lo vede tra l'altro
presidente della scuola nazionale
dell' amministrazione.
Un
ministro sardo mancava da 10 anni: l'ultimo era stato Parisi
Con
Savona l'isola torna nell'esecutivo
di Alessandro Pirina
SASSARI
Con Paolo Savona l'isola ritorna al
governo. Erano dieci anni che la
Sardegna non aveva un ministro.
L'ultimo era stato Arturo Parisi,
titolare della Difesa nel secondo
esecutivo guidato da Prodi. Ma negli
ultimi anni l'isola non era
rappresentata neanche da un
sottosegretario. Dopo le dimissioni
di Francesca Barracciu dal governo
Renzi la casella isolana era rimasta
scoperta. Dalla nascita della
Repubblica la Sardegna può contare
due presidenti del Consiglio, 16
ministri e 35 sottosegretari.
I primi sardi al governo sono
Antonio
Segni e Velio Spano, ministro e
sottosegretario all'Agricoltura nel
governo De Gasperi. Segni guida il
dicastero anche nei governi
successivi, per poi passare alla
Pubblica istruzione, alla Difesa,
all'Interno, agli Esteri, fino all'approdo
a Palazzo Chigi. Insieme a
Francesco Cossiga è l'unico sardo a
essere diventato presidente del
Consiglio (oltre che presidente
della Repubblica). Negli anni '50 il
tempiese Antonio Azara è ministro
della Giustizia e Antonio Maxia,
originario di Aritzo, delle Poste.
Negli anni '60 il nuorese Salvatore
Mannironi è ministro della Marina
Mercantile nei governi Rumor e
Colombo. Sono poi gli anni di
Cossiga, ministro degli Interni con Moro
e poi con Andreotti nei giorni del
sequestro del presidente della Dc.
L'oristanese Lucio Abis sarà negli
esecutivi di Spadolini e Fanfani.
Il bittese Ariuccio Carta ministro
della Marina mercantile nominato da
Craxi, mentre Giovanni Marongiu, di
Cabras, viene scelto per il
Mezzogiorno da Andreotti.
Negli anni '90 il governo Ciampi
schiera il
cagliaritano (e attuale ministro)
Paolo Savona all'Industria. Il
sassarese Sergio Berlinguer sarà
ministro per gli Italiani nel mondo
del primo Berlusconi, mentre Dini
porta al governo il cagliaritano
Giovanni Motzo e il siniscolese
Giovanni Coronas. Col centrosinistra
saranno ministri il sassarese Luigi
Berlinguer e il cagliaritano
Oliviero Diliberto, mentre con
Berlusconi l'ittirese Beppe Pisanu avrà
per anni la guida del Viminale.
Su 65 governi sono 6 quelli senza
neanche un sardo al loro interno (De
Gasperi VIII, Leone I, Andreotti
I, Rumor V, Monti e Gentiloni).
L'esecutivo più filo sardo è stato
invece il Prodi II: un ministro
(Parisi) e 5 sottosegretari (Scanu,
Manconi, A. Casula, E. Casula,
Dettori). Solo due invece le donne
sarde al governo in 72 anni di
Repubblica: Maria Cocco alla Sanità nel
Leone II e appunto la Barracciu con
Renzi.
Fondi ai
gruppi, pm: De Francisci e Piras a giudizio
Chiesto
il processo per l'ex assessora regionale e l'ex consigliere:
l'accusa
per entrambi è di peculato
CAGLIARI
Arriva la richiesta di rinvio a
giudizio per l'ex assessora regionale
alla sanità Simona De Francisci:
accusata di peculato per aver
partecipato all'acquisto delle ormai
famose trentuno penne Montblanc
da distribuire a Natale fra i
consiglieri del gruppo Pdl, la
giornalista dell'Unione Sarda e di
Videolina dovrà presentarsi il
prossimo 19 giugno davanti al gup
Roberto Cau, che deciderà se
accogliere o respingere l'istanza
del pm Marco Cocco. Con lei è
chiamato a rispondere dello stesso
reato per la medesima vicenda l'ex
consigliere di Villacidro Sisinnio
Piras, che ha già patteggiato un
anno e due mesi di reclusione per i
banchetti a base di porchetto e i
convegni inesistenti pagati coi
fondi del gruppo politico.
Entrambi gli ex onorevoli sono
finiti nel vortice dell'inchiesta-tris sull'uso
illegale dei fondi pubblici
destinati al funzionamento dei gruppi
consiliari dopo le dichiarazioni
difensive di Piras, che nel riferire
sotto interrogatorio la vicenda
delle preziose penne stilografiche
costate 13 mila euro disse che
Simona De Francisci era stata fra i
promotori dell'iniziativa di offrire
un omaggio natalizio ai colleghi
del centrodestra e che lei stessa si
era occupata dell'acquisto
insieme al capogruppo Mario Diana,
che viene processato a parte col
rito immediato ed è a giudizio per
lo stesso reato commesso, stando
alle accuse, in un periodo
successivo.
Piras intendeva con quelle
dichiarazioni a verbale spiegare il
perché di una spesa apparsa subito
incompatibile con gli scopi
istituzionali dei fondi ma finì con
confessare un nuovo reato,
trascinando nei guai giudiziari anche la De
Francisci, oggi tornata all'attività
di giornalista, che ha sempre
respinto ogni addebito e si è fatta
interrogare immediatamente dalla
polizia giudiziaria. Ora i due
indagati dovranno chiarire la propria
posizione davanti al giudice, che
deciderà se mandarli al giudizio del
tribunale o proscioglierli in
udienza preliminare.
Intanto ieri mattina
si è aperto formalmente davanti ai
giudici della seconda sezione del
tribunale il nuovo processo ad
Adriano Salis, ex esponente dell'Idv e
poi del gruppo Fas accusato di
peculato e già condannato alla pena
definitiva di un anno e mezzo per lo
stesso reato in relazione a spese
non giustificate per circa 60 mila
euro, mentre stavolta l'imputazione
è riferita a spese successive per 97
mila euro sostenute coi fondi del
gruppo nella legislatura 2004-2009,
di cui seimila per se stesso e il
resto destinato ai colleghi del
gruppo. Il dibattimento è stato
formalmente aperto con l'ammissione
dei testimoni, quindi aggiornato
al prossimo 18 settembre. (m.l)
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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