LA
NUOVA
Il Pd
cerca una via d'uscita verso la tregua di facciata. Oggi l'assemblea ad
Abbasanta: possibile intesa su un direttorio di 6 membri. Ma in vista delle
regionali è scontro sull'allargamento della coalizione al Pds.
È il giorno della scelta. O forse,
vista l'aria che tira, della non scelta. Oggi il Pd si riunisce per l'ennesima
volta ad Abbasanta. All'ordine del giorno il futuro del partito dopo la debacle
del 4 marzo. Un verdetto che, tra scontri, veti e polemiche, viene rinviato da
più di tre mesi. Oggi potrebbe essere la giornata della verità, ma
difficilmente lo sarà. Nessuna delle tre correnti sembra intenzionata al passo
indietro, ognuna rivendica la propria la posizione e vorrebbe che le altre due
la facessero propria. Ma così non sarà.
Il segretario Giuseppe Luigi Cucca
chiede un successore super partes, l'ex segretario Renato Soru vuole primarie
immediate, l'altro ex segretario Silvio Lai punta al divorzio da Roma. Alla
fine, molto probabilmente e salvo colpi di scena, l'assemblea opterà per una
soluzione unitaria: un direttorio di sei persone, due per ogni corrente, con il
compito di traghettare il partito nei prossimi mesi. Una non scelta, insomma.
Come quelle che hanno caratterizzato il Pd negli ultimi anni.
Anziché discutere su contenuti,
strategie, alleanze, ricambio generazionale i vertici del Pd preferiscono
siglare una tregua, ma solo di facciata. Anche perché senza una guida vera, un
segretario che rappresenti il partito, ogni corrente continuerà a fare
riferimento al suo leader. Più fan club che partito, insomma.
Regionali alle porte. Eppure il Pd
sardo è atteso da quella che è la sfida più importante. A febbraio l'isola
ritorna al voto per scegliere il suo nuovo governo. Un test che nelle ultime
due tornate ha avuto effetti dirompenti per i dem. Nel 2009 il ko di Soru portò
Veltroni a dimettersi dalla segreteria, 5 anni dopo la vittoria di Pigliaru
arrivò proprio nel momento in cui Renzi neosegretario del Pd defenestrava Letta
da Palazzo Chigi e suonò come un via libera al cambio di premier.
Nel 2019 sarà un Pd molto diverso ad
affrontare le regionali. Un partito al minimo storico, appena il 15 per cento
preso alle politiche. Un partito che deve archiviare definitivamente non solo
la vocazione maggioritaria di veltroniana memoria ma anche l'autosufficienza
renziana che ha dimostrato di essere tale solo a parole.
Se vuole concorrere con il Movimento
5 stelle, stando ai numeri il vero nemico da battere, ma anche con il
centrodestra, che quando si arriva a elezioni ha una capacità di compattarsi
nettamente superiore al centrosinistra, il Pd non può non guardarsi intorno. Verso
sinistra, verso il centro, ma anche verso il mondo identitario e
autonomista.
Incognita coalizione. Un progetto a
cui mira la proposta dell'ex senatore Lai, esponente di spicco dell'area Cabras
Fadda, che punta a rendere autonomo il Pd sardo da quello romano. Un partito
con i suoi iscritti e con una sua indipendenza totale dal Nazareno, ma con la
possibilità della doppia militanza. Più o meno come accade in Alto Adige tra i
dem e la Sudtiroler Volkspartei.
Un partito totalmente sardo alleato
di quello nazionale, ma libero di prendere le distanze da Roma sui temi
isolani. Lai chiede di sottoporre la questione autonomia a un referendum tra
gli iscritti. Ma intanto quella stessa parte del Pd sta già lavorando
all'allargamento della coalizione. Un dialogo che coinvolge il Campo
progressista a guida Zedda, diversi sindaci di area di centrosinistra, e
soprattutto il Partito dei sardi di Paolo Maninchedda, che a sua volta porta
avanti un confronto con i Riformatori e il Psd'Az, nel caso, quest'ultimo, non
dovesse confermare il tandem con la Lega. Insomma, l'obiettivo è una grosse koalition
come risposta alle forze antisistema. Ma non tutto il Pd guarda a questo scenario.
Le altre due correnti non sembrano interessate
allo schema Lai. Un no con sfumature diverse, però. Renziani ed ex Ds - la
strana alleanza che non ha eguali altrove in Italia - non sono d'accordo sulla
nascita di un Pd autonomo da Roma, anche perché sono l'unica corrente che i
leader di riferimento li ha oltre Tirreno. Ma sulla necessità di allargare la
coalizione Cucca e compagni sono sulla stessa lunghezza d'onda di Lai. Su
questo però c'è la netta opposizione di Soru, che invece non vuole Maninchedda.
Per lui meglio i Rossomori, che però hanno già declinato l'invito. Veti e controveti
che rischiano di condannare il Pd a una vocazione minoritaria. Decisa dagli
elettori, però.
UNIONE
SARDA
Puddu
(M5S): «Questo calo non fa piacere». Cucca (Pd): «Il dato non è
così
negativo». Le speranze dei big condizionate dall'astensionismo
In piena notte, i segnali sono
ancora troppo deboli per cantare
vittoria o alzare bandiera bianca.
Nessuno dei big della politica
isolana ha il coraggio di
sbilanciarsi: l'attesa per i risultati è
lunga, i dati arrivano a rilento e i
commenti sono ridotti al minimo
sindacale. Il ballottaggio a
Iglesias e Assemini, però, sembra
inevitabile.
L'ATTESA Il sindaco uscente di
Assemini, l'esponente del Movimento 5
Stelle Mario Puddu, aspetta in
rigoroso silenzio l'esito delle urne e
parlerà soltanto quando i dati
saranno concreti. Ma sull'affluenza
dice: «Questo calo non mi fa
piacere». Il Partito dei sardi è a un
passo dalla vittoria a Macomer e
negli altri centri i segnali sono
positivi: «Abbiamo vinto dove
esprimevamo i sindaci - dice il
segretario Paolo Maninchedda - e
passiamo il turno dove abbiamo
sostenuto altri candidati. Questo è
un risultato molto importante».
IL RILANCIO Il segretario regionale
del Pd, Giuseppe Luigi Cucca,
guarda con attenzione l'evolversi
degli eventi a Iglesias, dove il
candidato del Pd, Mauro Usai, è in
vantaggio: «Aspettiamo i dati
certi. Ma se la tendenza fosse
confermata potrebbe rappresentare il
rilancio del partito, grazie a un
giovane, un volto nuovo».
FORTI SE UNITI Il coordinatore
regionale di Forza Italia, Ugo
Cappellacci, ha una certezza: «Il
centrodestra unito funziona. Dai
primi dati che arrivano la
coalizione è solida e questo conferma che
ci sono ragioni e margini per
rimanere in un progetto comune». Sulla
stessa linea il coordinatore di Fdi
Paolo Truzzu: «Quando siamo uniti
il centrodestra è competitivo e
rappresenta al meglio i territori».
L'ESORDIO La Lega ha esordito
insieme al Psd'Az a queste elezioni con
il simbolo composto presentando una
lista ad Assemini, in competizione
con il Movimento 5 Stelle con cui
governano a Roma.
E nell'ipotesi
sempre più nitida di un
ballottaggio, il vice coordinatore del
Carroccio, Dario Giagoni, dice: «E'
il segnale che il centrodestra ha
ripreso il suo spazio all'interno
della società asseminese ascoltando
la gente come fa Matteo Salvini».
(m. s.)
A metà
scrutinio i due in vantaggio su Garau, Oug e Murru. Polemiche sui social
Iglesias
verso il ballottaggio
Sfida tra
Mauro Usai e Valentina Pistis, astensione da record
IGLESIAS Questa volta mancava il
bollino antifrode, ma non è bastato a
semplificare le operazioni ai seggi
e a Iglesias ancora una volta si è
ripetuto il rituale dello spoglio
delle schede elettorali all'insegna
della lentezza. Dopo la chiusura dei
seggi alle 23 aspiranti sindaci e
consiglieri comunali hanno dovuto
aspettare un'ora per avere i primi
dati dalle 32 sezioni. Dopo
mezzanotte, con il passare dei minuti,
nelle sedi elettorali dei cinque
candidati iniziano ad arrivare le
segnalazioni dai rappresentanti di
lista e si delinea un primo quadro
provvisorio e pertanto poco
attendibile.
Poco prima dell'una l'ex presidente
del Consiglio comunale (candidato
con una coalizione di centrosinistra
e sostenuto anche dall'Udc), l'ex
consigliera di Cas@Iglesias
(sostenuta da due liste civiche, Fratelli
d'Italia e Forza Italia) e Federico
Garau (Movimento Cinque Stelle)
sono in vantaggio su Carlo Murru e
Asmaa Oug.
Le differenze si
accentuano intorno alle 3 del
mattino quando i dati provvisori (30 per
cento delle schede scrutinate)
vedono in testa Mauro Usai davanti a
Valentina Pistis: 42 per cento del
candidato del centrosinistra contro
il 27 dell'ex consigliera di
Cas@Iglesias, tallonata da Federico
Garau.
L'AFFLUENZA Alle 12 aveva votato il
28 per cento degli aventi diritto.
Nel secondo rilevamento, quello
delle 19, la percentuale è salita al
43 per cento. Alle 23 il dato
definitivo: 59,09 per cento. Sette punti
in meno rispetto al 2013. In quella
circostanza si votò in due giorni,
la domenica del 27 maggio e il
lunedì seguente. Nel primo turno
nessuno dei quattro candidati
ottenne il 50 per cento più uno dei
voti. Al ballottaggio la spuntò
Emilio Gariazzo su Gian Marco
Eltrudis. «Il dato dell'affluenza in
questo primo turno è negativo»,
commenta Roberto Frongia.
«Un'astensione imprevista e preoccupante»,
fanno sapere dall'ufficio elettorale
di Mauro Usai.
POLEMICA SUI SOCIAL Tra quindici
giorni gli iglesienti torneranno alle
urne per scegliere il successore di
Emilio Gariazzo. Si prospetta una
campagna elettorale caldissima.
Anche ieri non sono mancate le
polemiche, in particolare sui social
network. Sulla pagina Facebook
della lista Progetto per Iglesias è
stato pubblicato il seguente
messaggio: «Scorretti sino alla
fine, nel giorno del silenzio
elettorale, foto da ebete e simbolo
di partito su fb. Hanno
proseguito, così come hanno iniziato
scorrettamente, a distribuire
pubblicamente indisturbati volantini
e santini anche oggi.
Predicano
bene contro gli altri, ma loro ...
fanno scritto. Comunque noi oggi
non lo abbiamo detto scegli Carlo
Murru». Parole che hanno mandato su
tutte le furie Roberto Frongia,
candidato in una delle liste che
sostengono Valentina Pistis.
LA REPLICA L'ex assessore regionale
al Turismo ha risposto “a stretto
giro di post”. «Condanniamo con
fermezza il linguaggio offensivo,
inadeguato e lesivo rivolto questa
mattina dalla lista Progetto per
Iglesias a Valentina Pistis. Le
esprimiamo solidarietà».
Oltre ai prevedibili commenti sulle
pagine Facebook pare ci siano
state alcune telefonate tra
esponenti delle liste che sostengono
Valentina Pistis e Carlo Murru. Un
modo per cercare di stemperare le
polemiche di una giornata elettorale
tutto sommato tranquilla.
INCONTRI
AL SEGGIO
I cinque candidati alla carica di
sindaco sono usciti di casa di buon
mattino. Valentina Pistis ha votato
nella sezione elettorale di
Monteponi, Federico Garau nelle
scuole di Col di Lana, Carlo Murru
nelle ex scuole femminili di Via
Roma. Proprio davanti a questa
sezione a metà mattinata si sono
incrociati tutti gli aspiranti primi
cittadini. Mauro Usai qualche
istante prima di andare a votare ha
salutato Asmaa Oug, la mediatrice
culturale italo-marocchina che si é
presentata agli elettori alla guida
della lista Sinistra Sarda.
La candidata era in compagnia di Pierina
Chessa, figura di spicco delle
sinistra iglesiente con alle spalle
diverse esperienze in Consiglio
comunale. Intorno a mezzogiorno
davanti al caseggiato di via Roma
c'erano tutti i candidati a sindaco.
Scena che si è ripetuta anche in
altre sezioni elettorali della città
(Serra Perdosa, Col di Lana,
scuole di via Tenente Cacciarru e
Monteponi). Poi alle 23 gli
aspiranti sindaci hanno fatto
rientro nelle loro sedi elettorali in
attesa dei primi dati. Quelli
definitivi come sempre arriveranno alle
prime luci dell'alba.
ASSEMINI.
L'erede di Puddu vicina all'impresa ma resta l'ipotesi ballottaggio
Licheri a
un passo dal sogno Il M5S sfiora il 50 per cento
ASSEMINI La lunga notte elettorale
per il Movimento Cinque Stelle ad
Assemini è comunque una festa. Sabrina
Licheri, erede del sindaco
uscente grillino Mario Puddu,
potrebbe essere eletta al primo turno o
andare al ballottaggio con il
candidato della coalizione di
Centrodestra Antonio Scano. A
quattro ore dall'inizio dello spoglio
però le sezioni scrutinate sono
ancora poche e il condizionale è
d'obbligo anche se la presidente del
Consiglio comunale uscente
viaggia a un passo dal 50 per cento.
Lo sfidante a capo della squadra
composta da Forza Italia, Fratelli
d'Italia, Riformatori, Lega e
Psd'Az e Proposta civica Assemini
sfiora il 30. L'unica certezza è
quella relativa all'affluenza: più
bassa rispetto al resto dell'Isola
e nettamente in calo rispetto alle
Comunali di cinque anni fa. Solo il
50,05 per cento degli elettori ha
espresso la propria preferenza, nel
2013 era stato il 55,39. Tradotto:
più di diecimila persone hanno
preferito tenere la tessera nel
cassetto e delegare sulla scelta del
primo cittadino. Che sarebbe stata
una tornata elettorale per pochi
intimi si era capito fin dal
mattino, ma in tanti speravano nei
ritardatari, nei votanti dell'ultima
ora, magari di rientro da una
giornata di mare.
SEGGIO VUOTO Nella scuola elementare
di Corso Europa, per esempio,
alle 22 il seggio numero nove è
vuoto. Scrutatori, segretario e
presidentessa si preparano a una
lunga notte e sperano che vada tutto
bene. Da queste parti, come nel
resto della città, sono tanti gli
esordienti. Il gran numero di
candidati ha creato parecchie
incompatibilità con i presidenti di
seggio e molti altri hanno
preferito rinunciare. Questo spiega
l'esercito di matricole che
preoccupa un po' gli impiegati
dell'ufficio elettorale pronti fin dal
tramonto a una notte di passione.
Qui, al primo piano del Municipio,
ben 402 residenti sono venuti a
chiedere una nuova tessera elettorale
per le ragioni più varie: qualcuno
giura di averla persa e qualcun
altro assicura di aver finito gli
spazi per i timbri.
I CANDIDATI L'attesa dei risultati
entra nel vivo alle 23 con la
chiusura delle urne. Due le sedi di
lista in via Cagliari: al civico
101 tra tovaglie verdi e poster a
grandezza naturale di Scano che ha
messo in campo 120 aspiranti
consiglieri. Cinquanta metri più in là,
al numero 173 ci sono i dissidenti
Dem e i progressisti riuniti nella
squadra dell'ex segretario Pd
Francesco Consalvo.
Il circolo Arci
prestato agli ultimi scampoli della
battaglia elettorale: una
spaghettata per ingannare l'attesa e
un rincorrersi di messaggi sulle
molteplici chat WhatsApp che li
connettono ai rappresentanti di lista.
In via San Cristoforo ha base il
Movimento Cinque Stelle. Il locale è
sotto casa dell'ormai ex sindaco
Mario Puddu che l'ultima serata da
amministratore l'ha trascorsa in un
pub del centro insieme agli amici.
È stata una lunga giornata anche per
lui, uomo forte del Movimento in
Sardegna, ben consapevole che il
risultato elettorale sarà una pagella
dal valore importante in vista della
possibile candidatura alle
Regionali del 2019.
L'USCENTE «Inutile negarlo, si
tratta anche di un voto alla nostra
amministrazione e poi oggi le
aspettative non possono che essere più
alte rispetto alle elezioni del
2013». Cinque anni fa andò così: al
primo turno l'ingegnere totalizzò
poco più del 20 per cento dei voti e
andò al ballottaggio con Luciano
Casula. Al secondo turno fu un
plebiscito. «Presi il 69 per cento
delle schede. Ora le cose sono
diverse e vincere al primo turno
sarebbe un colpaccio. Ma se andassimo
al ballottaggio ce la giocheremmo
come cinque anni fa».
In via Sardegna, invece, aspettano i
dem. Qua si tifa per Francesco
Lecis, politico di lungo corso che
dopo una pausa di quasi cinque anni
e in un momento molto difficile per
il partito, anche nel territorio,
ha accettato di rimettersi in gioco.
Svoltando l'angolo una finestra
illuminata di via Parigi segnala la
roccaforte dell'ex grillina Irene
Piras che, in base ai primi dati,
potrebbe chiudere da fanalino di
coda delle consultazioni.
LA SCRUTATRICE Piccole note a
margine della giornata che regalerà ai
ventisettemila asseminesi un nuovo
sindaco (o che li porterà al
ballottaggio). Nel tardo pomeriggio
una scrutatrice è stata soccorsa
per un malore mentre a poche ore
dall'apertura dei seggi non è mancato
l'imprevisto che ha provocato
qualche ritardo. Alle tre del mattino
alcune aule della scuola elementare
di via Firenze si sono allagate a
causa della rottura di un tubo: gli
agenti della Guardia di finanza
nel cuore della notte hanno
segnalato il problema e dell'istituto sono
arrivati i vigili del fuoco.
Rispetto alla scorsa tornata
elettorale, il dato - per ora parziale -
riflette le conseguenze delle due
grande fratture interne al M5S e al
Pd.
La Lega
cresce ancora, il M5S in affanno Il Pd prova a resistere
Niente exit poll e affluenza in calo
dal 67 per cento delle scorse
amministrative al 60,8 per cento di
ieri: il test elettorale passa
quasi sottotraccia a pochi giorni
dal decollo del governo gialloverde
di Conte-Salvini-Di Maio.
TENUTA DEM E d'altra parte i
primissimi risultati - o meglio, i
risultati delle pochissime sezioni
che alle 2 di ieri notte
risultavano scrutinate - raccontano
un quadro contraddittorio, con la
Lega ben salda nelle sue zone
tradizionali ma non in grado di dilagare
come molti preconizzavano, i 5
Stelle che appaiono ridimensionati
(forse penalizzati dal patto col
Carroccio, che non va giù alla parte
più progressista del loro elettorato)
e il Pd che coglie lusinghieri e
inaspettati segnali di resistenza:
succede a Brescia, dove l'uscente
Emilio Del Bono è riconfermato al
primo turno, e ad Ancona, dove
Valeria Mancinelli potrebbe
succedere a se stessa.
E il centrosinistra
- stando alle indicazioni embrionali
che si potevano mettere a fuoco
ieri notte - sfiderà il centrodestra
in molti ballottaggi e intanto
sarebbe in procinto di cogliere un
risultato soddisfacente anche nel
Terzo e nell'Ottavo Municipio di
Roma, al contrario di quanto
accadrebbe ai pentastellati della
sindaca Virginia Raggi.
REAGISCE IL CENTRODESTRA Difficile
però stiracchiare questi parziali
risultati e trarne una tendenza alla
riscossa Dem, visto che il
centrodestra ha risposto al caso
Brescia conquistando al primo turno
Treviso con Mario Conte, che batte
l'uscente Dem Giovanni Manildo.
«CASI SPECIFICI» E mentre la vicenda
dell'Aquarius occupava la scena,
ieri tutti gli osservatori o quasi
spezzettano questa tornata
elettorale che pure riguardava quasi
sette milioni di italiani in una
lunghissima serie di vicende
singole, di casi unici, di città con
irripetibili e singolarissime
situazioni che alimentano e spiegano gli
esiti dei diversi voti. E questo per
molti versi è vero, soprattutto
nei 652 centri sotto i quindicimila
abitanti.
IL CONTRATTO Ma nei comuni maggiori,
e in particolare nei 20
capoluoghi di provincia, il voto
inevitabilmente ha assunto una
valenza politica particolarmente
significativa. Anche perché in alcuni
casi i protagonisti delle sfide
avevano un certo peso specifico, con
due ex ministri dell'Interno in gara
per restare o diventare primi
cittadini: è il caso di Catania,
dove Enzo Bianco, già uomo di governo
ulivista, tentava di succedere a se
stesso, e di Imperia, dove in gara
come primo cittadino si è presentato
Claudio Scajola, indimenticato
titolare di un appartamento
ristrutturato a sua insaputa.
LOMBARDIA In Toscana fari puntati su
Massa e Pisa, che il Pd vorrebbe
blindare come forzieri di voti
inespugnabili, mentre in Lombardia
nonostante l'ascesa al potere del
Carroccio si è registrato un calo di
votanti più significativo di altre
zone del Paese.
LA POLEMICA In attesa dei risultati
ufficiali e del secondo turno del
24 giugno, arroventa il clima un
tweet di Matteo Salvini a urne
aperte: «Buon voto a tutti i
cittadini che oggi, fino alle 23, in
oltre 700 comuni, hanno la fortuna
di poter eleggere il proprio
sindaco. Se poi arriveranno tanti
voti per la Lega sarà un bel segnale
politico a chi fa cortei al grido di
“Salvini assassino” bruciando le
nostre bandiere e una risposta
chiara a tutti gli intellettualoni,
giornalistoni, chiacchieroni e
rosiconi della sinistra secondo i quali
in 7 giorni avremmo già dovuto
rimediare ai quasi 7 anni di governi
del Pd #oggivotoLega».
Al ministro dell'Interno replica a
muso duro il Pd: «È grave che a
seggi aperti per le elezioni
comunali proprio il ministro dell'Interno
si lanci nell'ennesimo spot
elettorale per il suo partito. In nessun
paese moderno ciò sarebbe
consentito. Abbiamo due vicepremier che
anziché governare nell'interesse
generale pensano solo alla propria
propaganda di partito e questo segna
una deriva pericolosa che non può
essere sottovalutata».
La
Nuova
Ha votato
il 61,19%, sei punti in meno che alle precedenti
Nei
municipi romani vince il non voto: ai seggi solo il 30%
Alle urne
761 Comuni 7 milioni di elettori L'affluenza è in calo
ROMAUrne chiuse nei 761 chiamati al
voto per le Comunali e via allo
spoglio. È stata del 61,19%
l'affluenza rilevata alle 23, ora della
chiusura dei seggi, in 623 comuni
dei 760 chiamati alle urne per le
elezioni comunali sulla base dei
dati raccolti dal Viminale. Alle
precedenti elezioni omologhe la
percentuale era stata del 67,24% . Il
dato non tiene conto del risultato
della Sicilia, gestito direttamente
dalla Regione e non dal
Viminale.Sono stati chiamati alle urne quasi 7
milioni di italiani e si è votato in
ben 20 Comuni capoluogo. Il
secondo turno è previsto il 24
giugno. Quello di ieri stato è un voto
amministrativo con un forte
contenuto politico.
Con tanti responsi
attesi: gli elettori confermeranno
la fiducia concessa a leghisti e
grillini il 4 marzo? La Lega si
confermerà partito nazionale,
strappando consensi a Forza Italia?
E il Pd resisterà nelle sue
vecchie roccaforti?A movimentare la
giornata, anche la polemica per un
tweet di Salvini, a urne aperte, nel
quale si augurava "buon voto"
agli elettori con attacco ai
"rosiconi della sinistra". Pronta la
risposta di Martina che attacca
Salvini: "Il ministro dell'Interno fa
spot elettorali"Già ieri erano
state un caso le parole di Luigi Di
Maio che aveva dichiarato: "I
sindaci M5S avranno dalla loro parte il
governo nazionale".
Ma ad alcuni è sembrata un'uscita
elettorale anche
la scelta di non far approdare in
Italia la nave Aquarius.Il Pd,
intanto, spera di invertire la rotta
rispetto alle politiche. Si vota
infatti in comuni come Pisa e Siena,
diventata il simbolo della
"questione bancaria".
Nella città della Torre lo scontro è tripolare e
la poltrona di sindaco se la giocano
Pd, centrodestra e M5S. A Siena,
invece, i grillini non hanno
presentato un candidato. Come a Vicenza.
In alcuni comuni, come Pomezia, i
grillini dovranno invece fare i
conti con "l'effetto
Pizzarotti": hanno cacciato il sindaco che
avevano eletto e adesso se lo
ritrovano contro alla testa di una lista
civica. Non così a Ragusa, dove
Piccitto non si è ricandidato.Ma il
Pd, sulla base dei risultati di
marzo, rischia ovunque.
Nella rossa
Imola e in molti comuni di Toscana e
Umbria. Balla anche Ancona,
l'unico capoluogo di regione dove si
vota. Come Catania, dove Enzo
Bianco tenta una riconferma nella
città che, a fasi alterne, lo vede
alla guida dal 1988.Si è votato
anche a Messina, dove sembra essersi
spenta la stella del sindaco
'anomalo' Renato Accorinti che però tenta
il bis. Il Movimento Cinque Stelle
non lo appoggia e presenta un suo
candidato che se la vedrà con il Pd
alleato con tutta la sinistra e un
centrodestra diviso.
Alle urne anche Trapani, dove si
tenta di
eleggere il sindaco dopo il
tentativo andato a vuoto precedentemente
per l'arresto di un candidato. Sarà,
infine, interessante vedere il
risultato di Claudio Scajola che si
ripresenta a Imperia. O se i
grillini confermeranno il boom nel
Meridione in città come Avellino e
Siracusa. Mentre sembra scontato
l'esito del voto nella leghista
Sondrio. Si è invece attestata sotto
al 30% la percentuale di votanti
nei due municipi romani che oggi
sono tornati al voto insieme alle
altre amministrative per rinnovare i
rispettivi consigli, dopo la
caduta delle orma ex amministrazioni
a 5 Stelle.
A dominare, dunque, è
stato il non voto. Secondo i dati
riportati dal comune di Roma si sono
recati alle urne il 27,08% degli
aventi diritto pari a 78.511 persone
su 289.912. Più bassa la
partecipazione nel municipio III del
Nomentano, dove ha votato il 26,49%
dei cittadini; un pò più alta
nell'VIII della Garbatella. dove la
percentuale è stata del 27,94%.
Il
Movimento 5 stelle non sfonda, segnali di ripresa nel centrosinistra
L'onda
gialloverde non c'è tengono centrodestra e Pd
di Umberto AimewCAGLIARIIl campione
chiamato al voto era troppo
piccolo - appena 150mila elettori
sul milione e 330mila dichiarato
dall'anagrafe elettorale, poco più
del 10 per cento - perché queste
amministrative potessero
trasformarsi in un test in vista delle
Regionali del 2019. Quasi mai, tra
l'altro, le amministrative lo sono,
ma dopo la rivoluzione di marzo, con
lo strapotere dimostrato dai
Cinque stelle in Sardegna e
l'avanzata della Lega anche nell'isola)
l'attesa era tanta. Come poi
dimenticare che, neanche un mese fa, dal
nulla è venuto fuori il contratto di
governo che ha permesso la
nascita di un'alleanza gialloverde?
Impossibile.
Per questo e altro
ancora, tutti i partiti hanno
puntato molto su queste elezioni
amministrative.Cinque stelle. Nel
2013 il Movimento di Beppe Grillo
aveva festeggiato ad Assemini,
seppure al ballottaggio, la conquista
del primo Comune in Sardegna. Anche
stavolta su Assemini ha giocato
gran parte delle carte più pesanti,
tanto da annunciare anche
l'arrivo, in campagna elettorale,
del capo politico Luigi Di Maio, poi
bloccato all'ultimo momento a Roma
dal giramento del governo davanti
al presidente della Repubblica.
I primi risultati dello spoglio,
ancora molto parziali, dicono che
anche stavolta i Cinque stelle
dovranno aspettare altre due domeniche,
il 24 giugno, per sapere se
potranno o meno festeggiare per la
seconda volta consecutiva. L'erede
del sindaco uscente Mario Puddu,
Sabrina Licheri, stavolta dovrebbe
giocarsi la volata finale con il
centrodestra e non più col
centrosinistra. È questa la sfida
che, secondo molti, dovrebbe
ripetersi anche nelle Regionali del
2019. Anche ad Iglesias, secondo i
primi risultati ufficiosi, i Cinque
stelle hanno retto bene, dove tra
l'altro erano degli esordienti dopo
aver bucato l'appuntamento del
2013 per dissidi interni. Ma secondo
alcune indiscrezioni, nonostante
presentassero un candidato-sindaco
giovanissimo, Federico Garau ha
solo 26 anni, non avrebbero sfondato
alle e quindi anche qui per
conquistare il municipio dovranno
passare attraverso la lotteria del
ballottaggio, anche fino all'una
erano terzi dietro centrosinistra e
centrodestra.
Comunque è proprio dall'esito
elettorale in questi due
Comuni, Assemini e Iglesias, che il
Movimento capirà se il vento del 4
marzo soffia come una tempesta, con
la stravittoria alle Politiche sia
nei collegi uninominali che le
proporzionale: 16 parlamentari eletti
su 25. Se così fosse, sarebbe di
ottimo auspicio per le regionale.
Anche se devono ancora scegliere il
candidato-presidente (sarà l'ex
sindaco di Assemini Mario Puddu?),
mentre ora fanno sapere di essere
impegnati nello stendere «i punti
salienti e vincenti» del programma
per il 2019.Centrodestra.
Il pacchetto elettorale di marzo,
salvo
pochissime eccezioni, s'è
ripresentato compatto in queste
amministrative. L'alleanza
Lega-Psd'Az non s'è spostata da altre
parti, rimanendo fedele al trio
Forza Italia, Fratelli d'Italia e
partiti del Centro. Pare che la
riproposizione del quadro abbia
funzionato soprattutto ad Assemini -
sarà il centrodestra a contendere
al ballottaggio il posto di sindaco
ai Cinque stelle - e anche ad
Iglesias è andata bene.
Ma anche su questo fronte, al di là
delle
Comunali, sono ancora molti i nodi
da sciogliere. Uno su tutti: chi
indicherà il candidato-presidente
per le Regionali, l'accoppiata
Lega-Psd'Az, o ancora Forza
Italia?Centrosinistra. Uscito con le ossa
rotte dalle Politiche, s'è ripreso
abbastanza bene a Iglesias, dov'era
la coalizione vincitrice uscente e
dove tra l'altro è riuscita a
conquistare anche l'appoggio
dell'Udc.
Ma soprattutto nel Pd sono
ancora troppi i lavori in corso per
sostenere che la grande crisi sia
passata. Poi c'è ancora l'enorme
problema delle alleanze: quanto sarà
larga quella che si presenterà nel
2019? La possibile riconferma
dell'unico candidato ufficiale del
Partito dei sardi, a Macomer,
potrebbe lasciare intendere che
l'apertura al mondo indipendentista
sarà quasi un obbligo per il
centrosinistra se fra un anno non vorrà
partire battuto.
IGLESIAS-.Favorito
il candidato del centrosinistra, distanziati
centrodestra
e Movimento 5 stelle
Usai in
vantaggio, Pistis insegue
Nessun dato significativo ad un'ora
e mezza
dalla chiusura delle urne nel comune
di Iglesias. I primissimi
risultati vedono però in testa il
candidato Mauro Usai, 29 anni,
sostenuto da quattro liste, tra cui
il Pd e l'Udc. In seconda
posizione per il momento la
candidata Valentina Pistis, 31 anni,
sostenuta da cinque liste.
Distanziate in questa prima fase gli altri
candidati, Federico Garau, Carlo
Murru e Asmaa Oug.Le operazioni di
scrutinio delle 33 sezioni sono
iniziate poco prima della mezzanotte,
quasi un'ora dopo rispetto alla
chiusura dei seggi.
Il dato certo che
si registra è quello dell'affluenza.
Nel comune minerario che conta
quasi 27 mila abitanti la percentuale
dei votanti è stata del 59,09%,
un dato minore rispetto alle
elezioni comunali di cinque anni fa,
quando si registrò il 66,10%, ma le
operazioni di voto nel 2013 si
conclusero il lunedì alle 15.
Durante l'intera giornata di ieri nei
seggi si è svolto tutto in maniera
regolare.
Tra i cittadini però si
sono verificate delle polemiche in
relazione a presunte
incompatibilità tra mogli presidenti
di seggio e mariti candidati.La
legge non sembra rilevare però delle
irregolarità, anche se per un
caso segnalato, emerso fin da
subito, l'ufficio elettorale si è
rivolto alla Corte d'appello. Lo
scenario politico cittadino che vede
in campo cinque candidati e tredici
liste non lascia grande spazio a
facili previsioni anche per gli
stessi candidati.
Sui pronostici in
pochi si sono sbilanciati. Sembra
certo però un ballottaggio, che
probabilmente vedrà protagonisti il
presidente del consiglio comunale
uscente Mauro Usai e la consigliera
comunale uscente Valentina Pistis
sostenuta da 5 liste tra cui anche
quella dei Riformatori: in corsa
tra i candidati consiglieri anche
l'ex assessore regionale al Turismo
Roberto Frongia. Rimane tuttavia
l'incognita rappresentata dalla lista
Movimento cinque stelle che vede
candidato alla carica di sindaco
Federico Garau.Il dubbio riguarda il
grande risultato ottenuto alle
elezioni politiche del 4 marzo
scorso con circa il 46 per cento delle
preferenze conquistate e quello che
potrebbe scaturire invece a
livello comunale nell'elezione
diretta del sindaco e del consiglio.
Due situazioni diverse, per certi
versi, ma non si escludono delle
sorprese. In caso di ballottaggio i
risultati potrebbero in ogni caso
mutare completamente, perché molto
dipenderà da chi le altre liste
decideranno di sostenere al secondo
e decisivo turno.Questo vale sia
per il candidato Carlo Murru, 54
anni, con le due liste Progetto per
Iglesias e Iglesias Risorge che per
la candidata di origine marocchina
Asmaa Oug della lista Sinistra sarda
che raggruppa Rifondazione e
Partito comunista.
ASSEMINI
- La grillina Licheri punta a prendere il posto dell'uscente
Puddu ma
deve vedersela con Scano
Distanziati
nelle urne la dissidente Piras, eletta nel 2013 con i
pentastellati,
Lecis e Consalvo
Testa a
testa M5s-centrodestra Il centrosinistra resta indietro
Comunali di Assemini come le
politiche:
Movimento cinque stelle e
centrodestra (nella coalizione anche Lega
Psd'Az) in testa. Queste le prime
indicazioni dopo la chiusura delle
urne ieri notte dopo le 23.
Centrosinistra indietro: alle prese non
solo con il vento (contrario)
nazionale, ma anche con una spaccatura
interna che ha diviso le forze in
almeno tre rivoli. Bassa l'affluenza
al voto: Assemini si è svegliata
ieri mattina con la voglia di andare
al mare. E la percentuale alle 12 è
stata una delle ultime in tutta la
Sardegna, 18,66 per cento.
Anche alle 19 (forse sempre colpa
della
prima giornata in spiaggia) non
c'era certo la ressa: solo 35,11 per
cento, una percentuale nettamente al
di sotto della media regionale. E
di Iglesias, l'altro grosso centro
del sud dell'isola richiamato al
voto a pochi mesi dalle elezioni
nazionali. Tendenza confermata anche
dal dato finale: solo un asseminese
su due (50,05 per cento) è andato
votare. Mostrando una disaffezione
al voto persino superiore a quella
delle ultime elezioni (55,39).
Assemini che cerca il suo futuro: di
fronte alla clamorosa svolta di
cinque anni fa- primo comune sardo
pentastellato- ieri è tornato alle
urne per decidere se si è trovato
bene con il Movimento cinque stelle.
Oppure no. Il sindaco uscente
Mario Puddu è andato a votare, ma
non c'era il suo nome nella lista
dei candidati: lo aspetta forse un
ruolo di candidato presidente alla
Regione e ha rinunciato al bis.
Lasciando spazio a Sabrina Licheri,
presidente della assemblea civica
della consiliatura in scadenza,
quarantasette anni, socia di uno
studio di consulenza e contabilità.
Tra le variabili in grado di
incidere sugli esiti delle consultazioni
anche lo scenario molto diverso
rispetto a un lustro fa. Con gli
aspiranti sindaci passati da undici
a cinque. Meno frammentazione. Ma
le sorprese e le spaccature hanno
avuto un bel peso anche quest'anno
nella composizione delle liste.
E non è stato immune nemmeno il
Movimento cinque stelle. Irene
Piras, ora candidato sindaco della
civica Progetto LiberAssemini, era
stata eletta nel 2013 nella lista
grillina. Ma le strade si erano
divise cammin facendo: insieme ad
altre due consigliere, era entrata
in polemica con il sindaco, una
vera e propria guerra interna che
aveva portato inevitabilmente alla
divisione. C'era stato anche un
esposto. Piras, 51 anni, sposata, due
figli, ha coordinato una lista che
ha strizzato l'occhiolino a chi non
si ritrova più con Grillo. Ma anche
a chi, nel centrosinistra, non si
riconosce più nel Pd.
Centrosinistra e Movimento cinque
stelle furono
i principali protagonisti della
corsa alle ultime elezioni. Ora la
situazione è cambiata perché si è
presentata alla partenza una super
coalizione, "Andare
oltre". Alla guida Antonio Scano, tributarista di
48 anni: con lui con Proposta
civica, la sua lista, Riformatori, Forza
Italia, Fratelli d'Italia e
Lega-Psd'Az. Il centrosinistra? Polemiche
e addio compattezza del 2013. Cinque
anni fa la coalizione era stata
la più ricca di sigle, ben quattro:
Italia dei Valori-Unione popolare
cristiana, Pd, Alleanza per
Assemini, Assemini migliore sardista e
socialista.
Una armata che, guidata da Luciano
Casula, era anche
andata in vantaggio al primo turno.
Perdendo però poi al ballottaggio.
Quella squadra si è però persa per
strada. La sigla Pd è rimasta al
candidato sindaco Francesco Lecis,
52 anni, libero professionista.
Mentre Francesco Consalvo, 43 anni,
ingegnere, consigliere Pd, si è
presentato con una civica che porta
il nome di Democratici
progressisti per Assemini.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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