Ultimamente osservo stati di apprensione e contorcimenti di
pensiero anche da parte di "democratici e pure di sinistra" intorno
alla questione immigrazione. Leggo note di ambiguo interesse, ancora
embrionali, non ben definite, sulle strategie salviniane di contrasto al
fenomeno. Un interesse culturale e politico giocato sulla falsa pietà, ad
esempio, di chi maschera il rifiuto di soccorrere vite umane con la scusa di
combattere il racket degli scafisti.
Una sciocchezza appena più clamorosa di quella che sostiene
che senza gli scafisti cesserebbe il fenomeno immigratorio. Un po' come dire
che il vino esiste perchè ci sono le osterie. Tutto ciò per non dire: lasciamo
che muoiano sull'altra sponda. Perchè sull'altra sponda, anche senza mettere
piede in acqua, si muore di fame, di violenza e malattie. Il deserto africano,
lungo le piste delle carovane di disperati, è disseminato di migliaia di
cadaveri che non vediamo.
I sopravvissuti, i più forti e i meglio attrezzati, quelli
che hanno superato la violenza della natura e dei predoni, quelli che resistono
ancora nei lager pagati da noi, gestiti dagli ex scafisti professionalmente
riconvertiti, sono portatori di una speranza di vita che vale la pena tentarla
in quel tratto di mare, testa o croce, l'ultima tappa. Voi e la vostra
semplificazione sempliciotta della lotta agli scafisti! Venite con me,
dedicatemi un solo giorno, e vi porto a parlare con chi ha vissuto quelle
odissee, venite ad ascoltare le inenarrabili violenze con i segni impressi
nell'anima, sulla schiena o nel grembo.
Davvero strane queste vostre contorsioni politico culturali!
Dite: ma non è che, constatato che con la miniera a cielo aperto di ignoranza e
idiozia ce la fanno pure gli sprovveduti, state ammicando a nuove sponde
elettorali in vista della prossima primavera? Se, invece, sono io che mi
sbaglio e voleste fare qualcosa su questa sponda, a casa nostra, magari in
attesa di leggere il vostro piano Marshall per l'Africa, provate ad informarvi
e poi muovete battaglia per combattere il lavoro nero (solo qui in Sardegna, su
oltre 4,3 miliardi di euro di fabbisogno pensionistico si evadono contributi
pari a 2,5 miliardi) e il fenomeno dello schiavismo che convive in mezzo al
nostro perbenismo.
Non solo i nostri giovani sfruttati da un'imprenditoria banditesca,
ma se davvero siete mossi da pietà cristiana verso gli immigrati che muoiono in
mare, guardate che ce ne sono 500mila, di quelli che non sono periti in mare,
schiavizzati sui campi agricoli da rispettabili cittadini italiani che muovono
un fatturato clandestino, si stima, di 17miliardi, che attendono un vostro
gesto di aiuto. Un gesto di civiltà, prima ancora che politico.
Giovannimaria
Mimmia Fresu
(Consulente
politiche sociali ed immigrazione)
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