Unione
Sarda
Mura,
siluro di Di Maio «Deve dimettersi subito»
Imbarazzo
M5S nel giorno chiave delle “regionarie”: Puddu candidato
Il Movimento 5 Stelle chiude le
porte in faccia ad Andrea Mura, arrivato al capolinea dell'avventura con i
pentastellati. Non serviranno chiarimenti e non ci sarà appello visto che a
mettere il cerchietto rosso sul velista è stato lo stesso leader Luigi Di Maio:
«Avrebbe già dovuto dimettersi».
Mario Puddu anche se «umanamente vicino
e rispettoso del momento che sta vivendo Andrea», ricorda il rigore del
Movimento e «il dovere di dare risposte ai cittadini. Mi aspetto una decisione
sul suo futuro da politico e sono convinto e spero che faccia la scelta
giusta». Una tempesta nel giorno in cui si sono chiuse le regionarie dei
penstastellati che aspirano a una candidatura per le regionali.
Il modello è sempre blindato,
l'unica certezza è che Puddu sarà in corsa per la candidatura a governatore e l'ex
senatore Roberto Cotti per il Consiglio regionale. Inoltre, agli aspiranti è
proibita l'autopromozione sul web e quindi difficilmente ci saranno annunci sui
social.
L'ADDIO Di Maio non usa scorciatoie
per dare l'addio a Mura, colpevole, inoltre, di dichiarazioni «inaccettabili».
L'alternativa da «testimonial» non regge perché «i parlamentari sono
privilegiati e sono i primi che devono stare chiusi lì dentro a lavorare sui provvedimenti».
Poi, aggiunge: «Quelle considerazioni, unite al livello di assenze dovrebbero
indurlo a dimettersi». Aggiunge il carico anche Di Battista che invita Mura «ad
andare pure in barca, senza essere parlamentare e restituendo gli stipendi che
ha preso fino a oggi senza aver lavorato adeguatamente».
Eppure, il comportamento di Mura non
dovrebbe essere una sorpresa, visto che il deputato, intervistato da Videolina
il 28 gennaio scorso, in occasione della presentazione dei candidati diceva:
«Non posso perdere il contatto con il mare. Non sarà facile coniugare i due
impegni ma è anche vero che le regate si concentrano in un periodo molto
breve».
IL RIGORE Davanti alle regole
dell'M5S non c'è amicizia che tenga, nemmeno quella che Puddu riserva ad Andrea
Mura. «Il Movimento ha un suo rigore e anche se non reputo giusto il linciaggio
e sono solidale con lui, il nostro dovere è dare risposte e lo dico da ex
sindaco e coordinatore della campagna elettorale».
LA TEMPESTA Il Movimento 5 Stelle
cerca di uscire da una situazione imbarazzante e lo fa tentando di superare al
più presto questa tempesta che nasconde, però, anche qualche crepa tutta sarda
sulla scelta del candidato per il collegio uninominale. La vicenda di Mura è un
problema per i pentastellati, impegnati a tenere a bada la rete sempre più sul piede di guerra. Ci
tenta la deputata Emanuela Corda, «orgogliosa del nostro progetto che non sarà
un Mura o chiunque altro a offuscare».
Ci sono alcuni passaggi, però, che
evidenziano una certa tensione anche tra i 5 Stelle sardi perché più volte
Corda ha ribadito che la candidatura di Mura all'uninominale «è stata una
scelta, qualcuno l'ha condivisa qualcun'altro no». Corda tranquillizza la rete:
«il Movimento sarà implacabile», e invita a «concentrarsi sulle cose buone che
stiamo facendo, grazie agli attivisti che lavorano con passione».
LO STIPENDIO Arriva un nuovo affondo
dal deputato Ugo Cappellacci in riferimento alle dichiarazioni di Mura sui 20
mila euro di onorevole stipendio e sul fatto che avrebbe guadagnato di più se
avesse fatto solo il velista. «Innanzitutto non è vero che prendiamo 20 mila
euro, ma abbiamo un'indennità di 5.000 euro più 7mila che servono per un collaboratore
con contratto regolare e le spese come l'affitto della casa».
Chiariti i conti, Cappellacci
ribadisce che «per un parlamentare che lavora onestamente è sufficiente, ma chi
non sta mai a Roma si tiene tutti i soldi in tasca». Dunque se Mura ritiene di fare
un calcolo di convenienza «non è una cosa che fa onore e vada a fare altro».
DENUNCIA CODACONS Per il velista
arriva un'altra tegola, questa volta dal Codacons che lo ha denunciato alla
Procura della Repubblica di Roma. L'esposto chiede di procedere penalmente
perché «non esistono giustificazioni», dice il presidente Carlo Rienzi, «il
deputato ha ricevuto un preciso mandato da parte dei cittadini che lo vincola a
svolgere il proprio ruolo nelle sedi opportune, e tra queste non rientrano
barche a vela e vacanze in mare».
Matteo Sau
L'azienda
rimane chiusa, non si presenta in barca né all'appuntamento
in
palestra Una giornata nell'ombra per il velista cagliaritano
Nel tardo pomeriggio la veleria è
deserta. Un lucchetto di ferro
grigio al cancello e nessun segno di
vita dentro il caseggiato
nascosto tra le stradine sterrate di
Medau Su Cramu, a Cagliari. A
rompere un insolito silenzio ci
pensano solo l'ululato di un grosso
cane che abbaia senza sosta al di là
di una recinzione instabile e
qualche macchina di passaggio.
Ma di Andrea Mura, diventato in
quarantott'ore l'uomo più ricercato
d'Italia, non c'è alcuna traccia.
Non sanno nulla neppure i vicini,
che non sembrano appassionarsi
troppo all'argomento. «Guardi, non
ne so niente, lo conosco solo di
vista», taglia corto un giovane a
bordo di un'utilitaria parcheggiata
lì vicino. «Ma sinceramente mi
auguro che si dimetta dopo questa
pessima figura», commenta prima di
ripartire.
Non una parola di più,
così come alla darsena del porto
cagliaritano, dove alcuni passanti si
fermano qualche secondo a osservare
la sua barca ormeggiata lì, nel
posto di sempre. Ma le speranze di
trovarlo svaniscono in fretta. A
fine sera, con un tramonto rosso
fuoco che accarezza la città ma non
regala risposte. Inutile anche
provare a raggiungerlo al telefono: il
cellulare del deputato-velista squilla
a vuoto per lungo tempo.
Risulta occupato per l'intero
pomeriggio.
È solo attorno alle 19 che
ritorna raggiungibile. Ma i diversi
tentativi di contattarlo non danno
alcun risultato, se non il silenzio
più assoluto. Così come per i
messaggi inviati su WhatsApp, che
non ricevono risposta, nonostante
risultino visualizzati e lui sia in
linea. Mura, finito al centro di
una polemica che cresce a velocità
supersonica, non ha voglia di
commentare, ed è evidente che non
abbia voglia neppure di farsi
trovare.
Almeno per ora. Di certo ieri non
era nei soliti posti dove
probabilmente in tanti sono andati a
cercarlo. Non si è presentato in
veleria, non era a bordo della sua
Vento di Sardegna e pare abbia
saltato anche l'appuntamento in
palestra.
Sara Marci
Usai,
l'astro nascente: «Il Pd può ripartire se pensa ai più deboli»
Ha un ufficio con vista sui giovani:
è un caso, ma sembra una scelta
programmatica. «Adesso - dice al
telefono Mauro Usai, neo sindaco di
Iglesias - nella scuola qui di
fronte vedo ragazzi che giocano a
basket, altri fanno breakdance. In
campagna elettorale siamo andati da
loro, a parlare e ad ascoltarli».
Non è solo per questo che ha vinto
le Comunali, un mese fa: bandierina
Pd piantata nel Sulcis
ipergrillino, ora che il Pd non
vince neanche a briscola. Ma il senso
di Usai per i giovani - lui che farà
30 anni a novembre - è centrale
nella sua politica: «Loro, gli
anziani, le piccole e medie imprese.
Il mio partito deve ripartire da
qui», riflette il sindaco a pochi giorni
dall'assemblea regionale che sabato
potrebbe eleggere il nuovo leader.
Lei che cosa si aspetta che succeda,
dopo l'assemblea?
«La stessa cosa che mi aspetto dal
Pd nazionale: che si decida chi
vogliamo rappresentare. L'esperienza
di Renzi insegna che il partito
della nazione non esiste: non puoi
rappresentare tutte le realtà
sociali. Noi dobbiamo riprendere a
rappresentare i più deboli. Abbiamo
perso le elezioni perché veniamo
percepiti come una forza d'élite, ma
noi siamo un partito popolare».
Serve un Pd più a sinistra?
«La distinzione destra-sinistra è
diversa dal passato: oggi la
contrapposizione è tra i populismi e
chi crede nella politica per
risolvere i problemi delle persone.
Le forze democratiche devono
mettersi insieme su programmi
rivolti ai più deboli».
E giovani, anziani e microimprese
sono i più deboli?
«I giovani perché non trovano
lavoro, gli anziani perché sono le
vittime invisibili della crisi. Le
piccole e medie imprese sono i tre
quarti dei settori produttivi».
Non crede più nell'industria?
«Certo che sì, siamo per la
ripartenza del comparto di Portovesme, non
c'è contraddizione: molte piccole
aziende nascono nell'indotto delle
fabbriche».
Nei sondaggi Lega e M5S volano, si
parla di un Paese senza
opposizione. Perché a Iglesias i
pentastellati si sono fermati?
«Anche qui il M5S è andato bene,
sono persone stimabilissime, molto
corretti in campagna elettorale. Noi
abbiamo vinto parlando dei
problemi della gente senza
raccontare frottole».
Ma anche per l'intesa con l'Udc di
Oppi, criticata da alcuni.
«È un partito d'ispirazione
cattolica che nel precedente mandato aveva
votato alcune nostre proposte. E ha
portato in Consiglio gente giovane
e in gamba».
Formula che si può allargare a
livello regionale?
«Non vedo perché non si possa quanto
meno dialogare».
Anche con Forza Italia?
«Questo è un po' troppo».
E le forze a sinistra del Pd?
«È giusto ricucire, sulla base di
programmi più incisivi in favore di
chi sta peggio».
Per chi sta peggio la Giunta Pigliaru
non ha operato bene?
«Ha fatto cose ottime, come il Reis.
La riforma sanitaria è importante
ma nei territori è percepita male:
si doveva parlare di più con la
gente. Ad alcuni assessori
consiglierei un giorno da sindaco. A
Iglesias, per esempio, va bene
l'ospedale unico, ma devi farlo
funzionare davvero».
Ritornando al Pd: lei è per la
svolta generazionale?
«Non credo al giovanilismo e alle
rottamazioni. Né a impianti
leaderistici in cui, se cade il
leader, cade tutto. Credo alla
discussione sulle cose».
Ma nella rissa di Abbasanta c'erano
gli stessi che litigavano dieci
anni fa quando si dimise Soru. Non
servono volti nuovi?
«Sì. Ma se ci sono sempre loro è
colpa della mia generazione. Nessuno
ci lascerà spazio, dobbiamo
prendercelo».
Un po' come ha fatto lei. Qualcuno
l'ha paragonata a Massimo Zedda, le
fa piacere?
«Massimo lo conosco da quando ero un
ragazzino e ci troviamo su molte
cose, mi fa piacere se si vede un
solco comune. Ma io sono Mauro, ho
le mie idee, i miei modi. E vorrei
vedere tanti altri giovani che si
impegnano a fondo nella politica».
Giuseppe Meloni
La
Nuova
Di Maio
al velista: «Mura dimettiti»
Per il
vicepremier avrebbe già dovuto farlo: «Cosa aspetta?»
di Gianna Zazzara
SASSARI«Non dovrebbe, Andrea Mura
doveva già dimettersi». A dare
l'ultimatum al velista-deputato è
stato ieri il capo politico dei 5
Stelle in persona, il vicepremier
Luigi Di Maio. «Le sue sono
dichiarazioni che non solo sono
inaccettabili, ma bisogna considerare
che i parlamentari, incluso io, sono
dei privilegiati, hanno un lavoro
da privilegiati con uno stipendi da
privilegiati. Sono i primi che
devono stare chiusi lì dentro, alla
Camera e al Senato, a lavorare
sulle leggi e sui provvedimenti per
migliorare la qualità della vita
degli italiani. Quindi quelle
considerazioni, unite al livello di
assenza, dovrebbero indurre il
parlamentare Mura a dimettersi».
Duro anche Alessandro Di Battista,
ex deputato 5S ora attivista: «Ci
andasse pure in barca, senza essere
parlamentare e restituendo gli
stipendi che si è preso fino ad oggi
senza aver lavorato
adeguatamente». Due giorni fa erano
stati i capigruppo M5S alla Camera
e al Senato, Francesco D'Uva e
Stefano Patuanelli, a chiedere un passo
indietro a Mura, uno dei velisti più
famosi a livello internazionale,
che in soli 5 mesi di legislatura ha
collezionato alla Camera
addirittura il 96% di assenze.
Intervistato dalla Nuova Sardegna il
velista, vincitore per tre volte di
seguito della Ostar, una delle più
dure e temibili regate
transatlantiche, si è giustificato così: «L'ho
detto fin dall'inizio al Movimento
che non volevo fare il parlamentare
ma il testimonial per salvare gli
oceani dalla plastica». E ancora:
«Un giorno la settimana sono a Roma
per la commissione trasporti.
Parto col primo volo della mattina e
rientro con l'ultimo. In ogni
caso, con la maggioranza
schiacciante che i 5 Stelle hanno alla Camera
dei Deputati, che io sia presente o
meno non fa alcuna differenza».
Per concludere: «Meglio in barca che
stare seduto a Montecitorio e
passare il tempo a scattarsi i
selfie come fanno molti
parlamentari».Andrea Mura da due
giorni si è chiuso nel mutismo più
assoluto. Non risponde alle
telefonate dei giornalisti né ha fatto
sapere se intende dimettersi o se
rinuncerà alle regate per passare
più tempo alla Camera. «Domani
(oggi, ndr) lo aspetto qui in Aula dove
lavoreremo tutta la settimana,
sabato e domenica compresi, per votare
il decreto dignità», lo sfida Ugo
Cappellacci,
il deputato forzista
che ha diffuso i dati delle presenze
di Mura a Montecitorio: appena 8
presenze su 220 votazioni. «E non
hai rinunciato ai 20 mila euro di
indennità parlamentare: perché non
ti dimetti?», ha scritto
Cappellacci in un post al veleno.
«Non vedo l'ora di vedere Mura
seduto qui alla Camera, anche sabato
e domenica, invece che in giro
per gli oceani», scherza Cappellacci
che aveva una (ex) amicizia di
vecchia data col velista. «Pensi che
tutte le regate che lo hanno
fatto diventare famoso le ha
sponsorizzate la Regione quando io ero
governatore.
Mi dispiace, credevo che gli
sportivi avessero un animo
nobile, invece mi sbagliavo», va giù
duro il deputato forzista.
Intanto ieri è spuntato in rete un
video di Luigi di Maio e Andrea
Mura insieme in campagna elettorale,
il 4 febbraio scorso, al mercato
Sant'Elia, a Cagliari. «Andrea ci
onora con la sua candidatura, fa
parte di una delle super competenze
cui abbiamo aperto le candidature,
è una marcia in più per arrivare al
governo del Paese - prometteva Di
maio - Sono sicuro che in Parlamento
ci metterà testa e cuore». E Mura
in risposta: «È una nuova impresa e
come tutte le imprese le porteremo
in porto».Sempre ieri il Codacons ha
denunciato il deputato-velista
alla Procura di Roma.
L'accusa è di peculato. «Non
esistono
giustificazioni al comportamento di
Mura - spiega il presidente
dell'associazione dei consumatori,
Carlo Rienzi - Il deputato ha
ricevuto un preciso mandato da parte
dei cittadini che lo vincola a
svolgere il proprio ruolo nelle sedi
opportune, e tra queste non
rientrano barche a vela e vacanze in
mare. Ruolo che viene lautamente
ricompensato attraverso lo stipendio
da parlamentare che riceve ogni
mese, con tutti i privilegi
connessi».
La lista
nera degli "scomparsi": alla Camera in testa c'è la Brambilla
SASSARI
Nonostante la bufera sul deputato 5S
Mura - che ha totalizzato finora
il 96% di assenze- non è lui la
maglia nera di Montecitorio. Il
deputato più assenteista, infatti, è
la forzista Michela Vittoria
Brambilla, alla sua terza
legislatura, ministro del Turismo dal 2009
al 2011 con il quarto governo
Berlusconi, testimonial - anche lei come
Mura - della lotta per i diritti
degli animali, al punto da aver
fondato in Parlamento un supergruppo
trasversale «in difesa di chi non
ha voce per esprimere i propri
diritti».
Sarà per questo che anche
lei, proprio come Mura, l'altro
testimonial del parlamento, alla
Camera non si fa vedere molto
spesso. Il suo tasso di assenza, in
questi primi mesi di legislatura, è
del 99,55%: in pratica si è
presentata solo una volta in aula
per votare. Come ha fatto Leonardo
Salvatore Penna del Movimento Cinque
Stelle, anche lui con un tasso di
assenza del 99,55%.
Poi ci sono la grillina Iolanda
Nanni (solo 6
votazioni su 220) e, appunto, Andrea
Mura. Questa curiosa classifica
dei campioni dell'assenteismo è
elaborata da OpenParlamento,
l'associazione che misura l'indice
di produttività di deputati e
senatori. Nella top ten troviamo, al
quinto posto, Piero Fassino,
storico segretario dei DS, presente
a sole 17 votazioni su 220 con un
tasso di assenteismo del 92,27%.
Al nono posto, un altro nome famoso:
Giorgia Meloni, leader di Fratelli
d'Italia con 32 presenze. A Palazzo
Madama, invece, i più assenteisti
della legislatura in corso sono i
senatori a vita Renzo Piano e Carlo
Rubbia: zero presenze su 201
votazioni. Poi, Paolo Romani (FI),
che si è fatto vedere solo una
volta, e altri tre senatori di Forza
Italia: Giacomo Caliendo
(93,03%), Licia Ronzulli (87,56%) e
Niccolò Ghedini (92,04%) che, a
dir la verità, è recidivo dal
momento che ha conquistato lo scettro di
senatore più assente anche nella
precedente legislatura.
A parte il
velista Mura, gli altri 24
parlamentari sardi eletti a marzo fanno
tutti una bella figura nella
classifica di OpenParlamento. Alla Camera
sfiorano il 100% di presenze tutti i
deputati pentastellati: Pino
Cabras, Luciano Cadeddu, Paola
Deiana, Mara Lapia, Lucia Scanu, Andrea
Vallascansas. En plein - 220
presenze su 220 votazioni - per Alberto
Manca, Nardo Marino e Mario
Perantoni. Solo Emanuela Corda si
distingue dal resto del gruppo: per
lei appena il 23% di presenz alle
votazioni in aula, anche se ha un
tasso di presenza del 76% nella
commissione difesa di cui è
componente.
Sempre presenti sui banchi di
Montecitorio, oltre ai forzisti
Cappellacci e Pietro Pittalis, il
leghista Guido de Martini (100%) e i
deputati del Partito Democratico:
Gavino Manca e Romina Mura.
Risultati lusinghieri anche per i senatori
sardi. Anche se il dato più eclatante
è il 99,50% della senatrice del
M5S, Vittoria Bogo Deledda, finita
dopo la sua elezione nella bufera
con l'accusa di essere
un'assenteista sul lavoro. Questa volta,
invece, il suo lavoro la senatrice
lo sta prendendo molto sul serio.
(g.z.)
Tra loro
anche l'ex senatore Cotti. Puddu punta alla poltrona di governatore
Domani i
vertici di Fi da Berlusconi per designare Pittalis come coordinatore
Stop alle
Regionarie M5s oltre cento candidati
CAGLIARI
C'è una folla di iscritti del
Movimento Cinque stelle che vorrebbe
candidarsi per le elezioni regionali
del 2019. In tutto gli aspiranti
presidenti o consiglieri dovrebbero
essere oltre 150, ma solo oggi la
piattaforma Rousseau svelerà i nomi.
Sono ore decisive anche sul
fronte opposto, quello di Forza
Italia. Domani, a Roma, parlamentari,
consiglieri regionali e sindaci sono
stati convocati da Berlusconi,
che subito dopo dovrebbe nominare il
nuovo coordinatore
regionale.Cinque stelle.
Come previsto dall'organizzazione
del
Movimento, ieri entro mezzogiorno
sono usciti allo scoperto gli
aspiranti candidati presidenti e
consiglieri regionali di Sardegna,
Abruzzo e Basilicata, che andranno
alle urne nel 2019. I
«pentastellati» sardi pare che
abbiamo preso d'assalto la Piattaforma
per caricare la loro
autocandidatura. Subito dopo la scadenza, i nomi
sono secretati dallo Staff politico
e oggi dovrebbero essere
pubblicati quelli che hanno superato
la prima selezione. Qualche
indiscrezione però è trapelata: tra
i candidati-presidenti c'è di
sicuro il coordinatore regionale
Mario Puddu, da sempre indicato come
il più probabile leader del
Movimento fra un anno.
L'ex senatore
Roberto Cotti, che a marzo s'era
visto sbarrare la strada verso
Palazzo Madama da una decisione
inappellabile della struttura politica
dei 5 stelle, avrebbe optato per la
carica di consigliere. Tra le
candidate dovrebbe esserci invece la
consigliera comunale di Sassari
Desirè Manca. Dopo l'iniziale
setaccio, tutti quelli che l'avranno
superato dovranno comunque passare
un'altra selezione, la più
importante: le Regionarie. È il voto
online fra gli iscritti e sarà
alla fine dell'anno.Forza Italia.
Domani, a Roma, Silvio Berlusconi ha
convocato parlamentari, consiglieri
regionali e amministratori locali
di Forza Italia. È una riunione
nazionale, con all'ordine del giorno
un argomento molto delicato: «Il
rilancio o dopo le elezioni di marzo»
e soprattutto «quale strategia
adottare dopo che la Lega - l'alleato
storico - ha deciso di far parte del
governo gialloverde». Non c'è
dubbio: Forza Italia ha bisogno di
rinserrare le fila e capire come
andare avanti. Ma sarà una giornata
decisiva soprattutto per la
delegazione sarda.
Dopo le dimissioni da coordinatore
regionale di Ugo
Cappellacci, Berlusconi ha fatto
sapere che sempre fra domani, o al
più tardi venerdì, sceglierà il
successore. Il nome più probabile
dovrebbe essere quello del deputato
Pietro Pittalis. (ua)
Sassari -
Attacco frontale al sindaco di Serra (PdS) e Bazzoni che
lascia il
gruppo del Pd
Le
opposizioni: siamo allo sbando, giocano a Risiko mentre la città affonda
Nuovi
assessori in aula la maggioranza scricchiola
di Giovanni Bua
SASSARI
Le scosse di assestamento erano
(quasi) tutte ampiamente annunciate. E
la maggioranza le ha incassate con
qualche deciso scricchiolio ma
rimanendo comunque in piedi. Col
sindaco che, in una pausa della
"caliente" seduta del
consiglio di ieri pomeriggio ha commentato: «In
questi anni di mandato sono cambiate
tante opinioni e posizioni. Il
cambio della giunta segue una linea
ben precisa e concordata di
inclusione, allargamento, rispetto
della parità di genere. E, per
qualcuno che toglierà il suo
appoggio, ci sono altri che si sono
avvicinati, o si avvicineranno».Si
vedrà, anche perché la situazione è
a dir poco magmatica.
E gli unici punti
"ufficiali" segnati ieri,
subito dopo la presentazione delle
due nuove assessore Manuela Palitta
(Upc) e Rossana Serratrice (Pd),
sono gli interventi di fuoco di
Giancarlo Serra (Pds) e Pierpaolo
Bazzoni (Pd). Con il primo che ha
dato le sue dimissioni da
vicepresidente del consiglio, e ha
annunciato che domani chiederà alla
segreteria cittadina del Partito
dei Sardi di poter passare
all'opposizione «stanco di essere guidato
come una marionetta da un sindaco
che non ha mai rispettato i patti».
E il secondo che ha lasciato il
gruppo consiliare del Pd (che perde il
secondo consigliere dopo Lisa
Benvenuto e passa a 12, con i due che
comunque rimangono in maggioranza
anche se nel Misto) prendendosela
con Nicola Sanna: «Se le novità
sulla composizione della giunta e le
strategie di governo le devo leggere
sui giornali - ha detto - tanto
vale che esca dal gruppo.
Il sindaco non ha mai dimostrato
disponibilità nei miei confronti,
nonostante la mia lealtà e il mio
impegno. Ne prendo atto».Due bordate
che si aggiungono a quelle
sparate di prima mattina da parte
dei monogruppo che, pur con diverse
e ancora non pienamente chiare
gradazioni (Era si è completamente
smarcato e approva il rimpasto, Dau,
neo entrato, ha chiesto di
lasciargli il tempo di guardarsi
intorno e farsi un opinione, Tedde
non si è proprio presentato) hanno
annunciato che lasceranno la
maggioranza.
Numeri che, dando per fatto il
passaggio all'opposizione
di Marco Manca e Nanna Costa,
dovrebbero comunque lasciare margini
alla maggioranza per andare avanti.
Anche se sarà necessario far ben
di conto. «Per ora - tuonano le
opposizioni unite in una pausa dei
lavori - il numero legale lo
garantiamo noi. E non abbiamo intenzione
di andare avanti.
La maggioranza gioca a risiko
pensando alle elezioni
mentre la città affonda. Chiederemo
al sindaco di chiarire una volta
per tutte come ha intenzione di
andare avanti. Lo spettacolo di oggi
in aula era imbarazzante e doloroso,
inequivocabile segnale di una
maggioranza e di un sindaco
completamente slegati dalla città».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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