Molte vie della Sardegna son dedicate ai Savoia senza
conoscere la loro funesta politica nei confronti dei Sardi. Repressione, condanne
a morte ed un forte fiscalismo hanno caratterizzato la presenza savoiarda nella
nostra terra.
Lo storico Pietro Martini, pur di orientamento monarchico,
definisce Carlo Felice come gaudente parassita, gretto, che aveva poca cultura
di lettere e ancor meno di pubblici negozi, servo dei ministri ma più dei
cortigiani. Ai feudatari, da viceré, – scrive, un altro storico sardo Raimondo
Carta Raspi – diede carta bianca per dissanguare i vassalli.
Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il
governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche
soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da
parte di Giovanni Siotto-Pintor, l’epiteto di carnefice e giudice dei suoi
concittadini.
Carlo Felice ha odiato i sardi: il suo maestro, in tal senso
è il reazionario Giuseppe de Maistre che arrivato in Sardegna nel 1800 per
reggere la reale cancelleria, non pensa nei tre anni di reggenza, che ai propri
interessi denotando uno sviscerato disprezzo per i sardi. “Je ne connais rien
dans l’univers au-dessous (sotto) des molentes,” soleva affermare nei loro
confronti e in una lettera da Pietroburgo al Ministro Rossi nel 1805 scrive :
Le sarde est plus savage che le savage, car le savage ne connait la lumiere e
le Sarde la connait.
Radicales
Sardos po s’autodeterminatzione
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