Alle 10,25 del 2 agosto di 38 anni fa, mani fasciste,
coperte dai servizi segreti, innescarono la bomba nella stazione di Bologna
uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. Fu strage di Stato; 38 anni di
attesa di verità, di un movente, dei mandanti e intermediari. Gli unici
condannati all'ergastolo come esecutori furono i terroristi neri, Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro, leader fascisti e fondatori (insiema a Massimo
Carminati, Mafia Capitale) dei Nar.
Fioravanti e Mambro, che hanno scontato due mesi di carcere
per ogni vittima di quella strage, grazie all'impegno del partito Radicale, di
Pannella ed Emma Bonino, ottennero la semilibertà nel 1999 e oggi sono liberi
cittadini. Entrambi fanno parte ed operano per l'associazione Radicale
"Nessuno tocchi Caino". Di toccare Abele, è evidente, se n'erano
occupati prima. Fra le vittime della strage c'era Maria Fresu e la sua bambina,
Angela.
Di Maria non è mai stato trovato il corpo, solo frammenti di
cose e il suo documento d’identità. Maria era figlia di emigrati sardi, padre e
madre con otto figli partiti dal mio paese negli anni ’60 e trasferitisi in
Toscana; lontane immagini di persone umili che ancora ricordo. Francesco
Cossiga, anche lui sardo, stessa provincia, presidente del Consiglio all'epoca
della strage, definì di stampo fascista l'attentato. Nel '91, undici anni dopo,
divenuto presidente della Repubblica, volle che l'appellativo, fascista, fosse
cancellato da quella frase.
Per ricordare i martiri, senza dimenticare i miserabili.
Di
Giovannimaria – Mimmia Fresu
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