A me stupisce lo stupore. Per anni, per decenni, tanti di
quelli che ora si indignano hanno lasciato correre, hanno tollerato e talvolta
agevolato lo sdoganamento del neofascismo, come se si trattasse di un pensiero
politico come un altro. Non ho sentito indignazione dai mezzi di informazione
(e di conseguenza nemmeno dall'opinione pubblica, oramai da essi totalmente
dipendente) quando le organizzazioni neofasciste si ricostituivano alla luce
del sole.
Non ho sentito indignazione quando aprivano sedi, svolgevano
dibattiti pubblici, raccoglievano firme contro gli stranieri davanti ai
supermercati e tappezzavano le città di propaganda. Non ho sentito
indignazione, ma normale accettazione, quando svolgevano congressi, si candidavano
alle elezioni, tenevano comizi e volantinavano davanti ai mercati.
Non ho sentito indignazione, ma piena complicità, quando i
mezzi di informazione hanno aperto i loro studi e acceso le telecamere per
permettere a queste persone di diffondere le loro opinioni. Non ho sentito
indignazione, ma tolleranza e vigliaccheria, quando l'attuale ministro
dell'Interno definiva "ragazzate" le costanti provocazioni, e quando
calava il silenzio davanti alle ripetute aggressioni con pestaggi e coltellate
nei confronti di stranieri, diseredati, omosessuali, militanti comunisti o
semplicemente critici nei loro confronti.
Ed ora, ORA, scoppia lo scandalo perchè venti sfigati si
mettono in fila per fare il saluto romano ad un loro camerata che - giusto per
capire il livello di tolleranza - era stato insignito, dal tanto rispettato ed
onorato presidente Cossiga, dell'onorificenza di Cavaliere al merito della
Repubblica ed era anche diventato Commendatore. Ecco, io non sto sminuendo
l'accaduto, non sto dicendo che non è grave o che è solo una carnevalata.
Anzi, il contrario. Sto dicendo che se ormai arrivano a fare
le loro cose alla luce del sole e senza alcun disturbo, beh, mi sa che, un
passo alla volta, piano piano, siete andati già un po’ troppo oltre con la
tolleranza del neofascismo. Ed è meglio capirlo prima che siano di nuovo liberi
di prendere la gente da casa.
Di
Pier franco Devias
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