A torto o a ragione l’Italia sta facendo negli ultimi mesi
la voce grossa nei confronti dell’UE per contestare la politica migratoria e
pretendere una decisione sulla ripartizione dei migranti, ripartizione che al
momento può avvenire solo su base volontaria con la disponibilità da parte dei
singoli paesi membri dell’UE. Non si comprende, quindi, a cosa serva questo
abbaiare contro l’UE pur sapendo che, in attesa che si trovi un nuovo accordo,
solo gli Stati membri possono esprimere collaborazione e solidarietà per
gestire i flussi migratori.
Fa sorridere Conte che lamenta la violazione del principio
di solidarietà. Fa sorridere perché in Europa non c’è un principio di
solidarietà, c’è un invito ai Paesi membri alla solidarietà nell’affrontare il
tema migratorio. Se un comportamento è volontario e non è prevista alcuna
sanzione, vuol dire che non c’è un principio ma appunto una scelta volontaria.
In altre parole, se non fosse prevista alcuna sanzione in caso di furto, rapina
e danneggiamento della proprietà altrui … il principio della proprietà privata
sarebbe una affermazione astratta priva di ogni tutela, non vi pare?
Nei fatti si sta producendo un riposizionamento dell’Italia
all’interno dell’UE. Questo riposizionamento, risponde a una nuova strategia?
Dove ci porta? Deciso da chi? Il parlamento, il governo nella sua collegialità
e il ministro degli esteri o degli affari europei nulla hanno comunicato in
proposito. Se a noi interessa – come pubblicamente sosteniamo – una gestione
europea della migrazione e una collaborazione da parte di tutti i paesi europei
nel gestire i flussi migratori, perché appoggiamo politicamente i paesi del
gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e
ultimamente nei fatti anche Austria)?
Si tratta di Paesi che non vogliono immigrati, non vogliono
una gestione europea dell’immigrazione, vogliono sigillare le frontiere europee
e se questo non avviene sono pronti ad erigere muri sui propri confini
nazionali. Possiamo aggregarci a questa politica? E’ nei nostri interessi? Se
non si vuole discutere apertamente una nuova strategia politico-economica per
l’Italia in Europa, si eviti di isolare l’Italia ponendola ai margini dell’Unione
come cuscinetto allungato sul mediterraneo per assorbire le prime onde che
provengono dal mondo esterno.
Allora sì diventeremmo il campo profughi dell’Europa perché
adesso, se guardiamo i numeri, non lo siamo. L’Italia resta uno dei paesi
europei con il più basso tasso di rifugiati rispetto alla popolazione e con una
percentuale più bassa di immigrati rispetto agli altri paesi europei.
L’invasione è solo nella testa di alcuni politici e i numeri degli irregolari
sono nel 2018 inferiori a quelli che interessano la Spagna e leggermente
superiori a quelli che interessano la Grecia.
Anche nel periodo di
maggior flusso, fra il 2014 e il 2017, dal Nord Africa, sono arrivate via mare
in Italia circa 623mila persone. Ma la Grecia in soli due anni, fra 2015 e
2016, ha accolto un milione di persone arrivate via mare. Nel solo 2015 La Germania
ha registrato il più elevato numero totale di immigrati: 1.543.800! Segue il Regno Unito (631.500), la
Francia (363.900), la Spagna (342.100) e l'Italia (280.100). In rapporto al
totale della popolazione residente, il tasso di immigrazione più elevato nel
2015 è stato registrato dal Lussemburgo (42 immigrati per 1.000 abitanti),
seguito da Malta (30 per 1.000 abitanti) e da Austria e Germania (19 per 1.000
abitanti in entrambi i casi).
L’Italia ha circa 60,5 milioni di abitanti. Gli stranieri
regolari sono poco più di 5 milioni, cioè l’8%. Il dato si abbassa se
calcoliamo solo quelli extra-Europa: passiamo a 3,5 milioni, il 5,8% della
popolazione totale. Sono numeri molto più contenuti rispetto alla media
dell’Europa, numeri che non consentono di parlare di “invasione”: gli stranieri
extra-europei rappresentano il 9,9% della popolazione austriaca, l’8,5% di
quella francese (ma sarebbe molto più alto se considerassimo stranieri i figli
di immigrati nati in Francia), l’11,6% di quella svedese...
L’Unione non ha strumenti legislativi per rendere vincolante
la ripartizione dei migranti e alcuni Paesi si sono completamente
disinteressati a questo problema: in tre anni Ungheria, Slovacchia, Repubblica
Ceca e Polonia non hanno accolto nessun richiedente asilo dall’Italia. Estonia,
Bulgaria e Austria hanno accolto pochissime unità.
Il Parlamento europeo ha provato a risolvere il problema
avviando una riforma del Regolamento di Dublino. A novembre del 2017 è stata approvata una
bozza che avrebbe eliminato il criterio del primo ingresso e introdotto un
meccanismo di quote obbligatorio. Il M5S ha votato contro al voto finale; la
Lega si è astenuta. Oggi i due partiti
sono alleati di governo e hanno esultato all’ultimo vertice europeo che ha
definito la nuova linea politica: è riconfermato il regolamento di Dublino in
attesa della sua riforma e la ripartizione avverrà solo su base volontaria da
parte dei singoli Stati membri.
Una conclusione che Conte ha presentato come una svolta
epocale ma che francamente va nella direzione opposta rispetto a quanto abbiamo
sempre predicato e lo stesso Conte ha reclamato: una gestione europea della
migrazione. Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno italiano, Matteo
Salvini, ha annunciato di voler collaborare proprio con l’Ungheria, che guida
il blocco dei paesi che si oppongono a una riforma, per “cambiare le regole di
questa Unione Europea”.
Nessuno può dunque ragionevolmente parlare di Europa che ci
ha lasciati soli o di invasione. Chi utilizza questi toni non sta parlando alle
Istituzioni europee ma alla propria opinione pubblica con l’obiettivo di far
crescere l’ostilità verso l’Europa. Questo produce in Europa diffidenza nei
confronti dell’Italia, diffidenza che porta all’isolamento e a divenire sempre
più marginali nelle scelte europee.
Il posizionamento in Europa deve essere deciso
pubblicamente, non può essere il risultato di comportamenti schizofrenici e
ipocriti di qualche ministro che per interesse elettorale spinge l’Italia
contro e fuori l’Europa, utilizzando la menzogna per far passare la propria
propaganda politica
Sergio
Bagnasco
https://www.facebook.com/sergio.bagnasco.5
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