martedì 11 settembre 2018

Rassegna stampa 11 settembre 2018


Unione Sarda.

SANT'ELIA. Collegherà il lungomare del rione con Su Siccu
Ponte ciclabile sul canale, ecco il via libera ai lavori

Il ponte tra il lungomare Sant'Elia e Su Siccu, con vista sul rudere del padiglione Nervi, ha superato l'ultimo scoglio: i lavori per la sua realizzazione sono stati affidati dal Comune al consorzio Ciro Menotti di Ravenna, vincitore del bando da quasi mezzo milione di euro.

Diciassette le ditte partecipanti: alla fine la società cooperative si è aggiudicato il cantiere con un ribasso del 21,3 per cento. Ora con 418 mila euro dovrà costruire il ponte ciclabile e pedonale, l'anello mancante che permetterà di andare in bici o a piedi da via Roma fino al Poetto, superando il canale che separa il parcheggio cuore dello stadio Sant'Elia e l'area del padiglione Nervi.

IL CANTIERE Una volta consegnati i lavori, l'impresa avrà a disposizione trecento giorni per realizzare il ponte. Insomma - se non ci saranno intoppi e ricorsi al Tar delle imprese escluse entro trenta giorni dalla pubblicazione della determinazione di aggiudicazione dell'appalto a firma del dirigente del servizio Lavori pubblici, Daniele Olla - l'opera dovrebbe essere pronta negli ultimi mesi del 2019.

LE TAPPE «Un progetto che da anni non vedeva la luce si sta finalmente cancerizzando», aveva commentato nel dicembre dell'anno scorso l'allora assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa, dopo la pubblicazione della gara d'appalto. Di un passaggio pedonale e ciclabile sopra il canale se ne parlava fin dai primi anni del Duemila. I primi passi concreti nel luglio del 2006 con un protocollo d'intesa firmato da Regione e Comune: impegni reciproci su una serie di progetti su Sant'Elia (c'era anche il museo Betile) e tra questi anche la realizzazione del ponte. Poi, nel dicembre del 2014, la delibera di giunta. Da quel momento si è messo in moto l'iter burocratico: dopo quattro anni finalmente l'aggiudicazione dei lavori.

IL FINANZIAMENTO Il progetto è stato finanziato attraverso il Piano nazionale delle città: il Comune aveva partecipato con il programma strategico di riqualificazione del quartiere di Sant'Elia. Il ponte verrà costruito nel tratto in cui il canale si restringe. Avrà una lunghezza di 22 metri e una larghezza di tre metri e mezzo. Verrà realizzato anche l'impianto di illuminazione con tre punti luce a led. (m. v.)


La Nuova Sardegna

Direzione Pd: ora andiamo oltre il centrosinistra
Approvato un documento che prevede di allargare la coalizione e
aprirsi ai sindaci e alle associazioni

ORISTANO
Il Pd porta avanti la lunga strada della sua riorganizzazione. La
direzione a Oristano ha portato un po' di serenità e una linea
condivisa. Un documento votato da quasi tutti, solo tre astenuti di
area soriana. E in questo testo c'è la linea che il Pd vuole seguire
per costruire una coalizione per le Regionali.

La linea è quella
proposta nel suo discorso introduttivo e tracciata dal segretario
Emanuele Cani. La proposta è andare oltre il centrosinistra
tradizionale e cercare di allargare la coalizione, in una spinta che
eviti un governo dei 5 Stelle o della Lega. Il documento finale spiega
in modo chiaro quale sarà la linea del Pd. «Ora ci sarà una grande
conferenza programmatica - spiega Cani - in cui sarà coinvolto tutto
il partito. E poi una grande iniziativa pubblica a fine ottobre». Il
documento approvato lo spiega bene.

«Il Pd vuole porsi al servizio di
un progetto politico che si ponga l'obiettivo di raccogliere forze
politiche, associazioni, amministrazioni locali, cittadini intorno
all'obiettivo di porre un argine alla deriva democratica e civile che
è in atto in Italia e che abbatterà l'Europa se non gli si pone un
freno. Come durante la Resistenza. La direzione è impegnata a
sostenere l'azione del segretario nel promuovere una alleanza per la
solidarietà, per la democrazia, per la libertà, per l'autonomia e per
l'Europa aperta alla partecipazione di ogni soggetto politico sardo,
ogni associazione e ogni cittadino che ne condivida l'urgenza e i
valori.

Non è il tempo di dare giudizi su ciò che si è fatto di
positivo ma di andare oltre i confini delle precedenti coalizioni e
oltre i confini dei partiti. Siamo a una emergenza che richiede umiltà
e disponibilità e non arroganza o imposizioni, e il Pd della Sardegna
è il primo ad essere a disposizione. Si può e si deve partire dalle
buone amministrazioni locali che ogni giorno sono impegnate
nell'amministrazione della cosa pubblica e dalle migliori esperienze
politiche, sindacali, associative, senza condizionamenti ne primazie.

Per farlo il Pd darà appuntamento agli incontri locali e provinciali,
promossi per discutere del progetto e all'appuntamento regionale
programmatico di metà ottobre che sarà uno spazio aperto e condiviso e
costruito insieme a chi vorrà rispondere a questo appello. A partire
dalla costruzione dell'alleanza, un progetto per la Sardegna e una
classe dirigente pronta ad interpretarla da scegliere, anche
attraverso le primarie di coalizione, in maniera condivisa».

Diffamò cronista: Barracciu patteggia
Post al veleno contro un cronista della Nuova. A giudizio anche il
leader di Nurnet

CAGLIARI
Rinviata a giudizio per diffamazione nei confronti del giornalista
Mauro Lissia, l'ex sottosegretaria ai Beni culturali Francesca
Barracciu ha chiesto al pubblico ministero di patteggiare la pena. Il
prossimo 15 ottobre il giudice Sara Ghiani formalizzerà la sentenza
applicando la sanzione concordata tra il pubblico ministero e il
difensore, l'avvocato Agostinangelo Marras: una multa di 600 euro.

Va invece al giudizio ordinario Antonello Gregorini, il presidente di
Nurnet, una fondazione che si occupa di archeologia, da anni
consulente tecnico del tribunale civile di Cagliari: dovrà presentarsi
a ottobre davanti al giudice Capitta per rispondere di diffamazione
via internet. Gregorini sarà difeso dall'avvocato Massimo Melis.

I fatti al centro del procedimento risalgono al 3 marzo del 2015, quando
la Nuova Sardegna pubblica un servizio sull'inchiesta giudiziaria per
peculato in cui è coinvolta l'esponente del Pd, che sarà poi
condannata in primo grado a quattro anni di reclusione. Il servizio
riporta il contenuto di un provvedimento del gip Giovanni Massidda, ma
la Barracciu non gradisce e con un post molto duro diffuso su Facebook
rivolge al cronista una sequenza di insulti. Il post viene ripreso da
Gregorini, che in un profilo rivolto ad appassionati di archeologia
aggiunge pesanti valutazioni indicando nome e cognome del
destinatario.

Partono le querele, curate dall'avvocato Mario Maffei:
il pm Diana Lecca conferma le accuse e chiede il giudizio per l'ex
europarlamentare e per Gregorini. Chiuso con il patteggiamento il
processo penale, ora Francesca Barracciu dovrà affrontare la causa
civile per il risarcimento del danno.

L'ex consigliere del centrodestra era stato condannato a 5 anni e mezzo
Sigilli ai beni di Diana: congelati 627mila euro
Il provvedimento cautelare è stato disposto dalla Procura della Corte dei Conti

di Mauro Lissia
CAGLIARI
Per Mario Diana i guai giudiziari non finiscono mai: dopo la condanna
a cinque anni e mezzo per peculato continuato incassata lo scorso 13
luglio davanti al tribunale di Cagliari, la Procura della Corte dei
Conti ha ordinato che all'ex capo del gruppo di centrodestra in
consiglio regionale venissero sequestrati beni immobili per 627 mila
euro, la somma che secondo le conclusioni del giudizio ordinario
l'esponente politico oristanese avrebbe in parte speso per ragioni
personali e in parte consentito di spendere ai colleghi onorevoli al
di fuori dai fini istituzionali.

Il primo provvedimento di sequestro
indicava una somma superiore: 770 mila euro. Dopo il ricorso
presentato dall'avvocato Pierluigi Machiavelli la cifra è stata
modificata al ribasso, togliendo dal conto alcune spese che non
riguardavano direttamente Diana. Al centro del procedimento erariale
sono fra l'altro le ormai celebri 31 penne Montblanc acquistate con
denaro pubblico e distribuite nel 2009 come strenne natalizie fra gli
onorevoli del Pdl, i preziosi libri d'arte e di storia trovati dai
carabinieri nell'abitazione di Diana nel corso di una perquisizione
che portò all'arresto a novembre 2013 del consigliere regionale e le
spese per l'allestimento del banchetto di nozze del collega Carlo
Sanjust nella passeggiata coperta del Bastione Saint Remy, a Cagliari,
il 13 ottobre del 2009.

Nell'ordinanza di sequestro conservativo
firmata dal pm Mauro Murtas ed eseguita nei giorni scorsi era
stabilito che la Guardia di Finanza mettesse i sigilli a terreni e
altri immobili di proprietà di Diana sino alla concorrenza della somma
contestata, beni che resteranno congelati fino alla definizione del
giudizio erariale di merito, avviato dai giudici contabili ma non
ancora sfociato in alcuna udienza. Si tratta di un provvedimento
cautelare, necessario in base alla legge perché in caso di condanna
davanti alla Corte dei Conti Diana possa pagare interamente la somma
che è accusato di aver speso impropriamente.

L'ex onorevole regionale
riavrà la disponibilità dei beni sotto sequestro se uscirà indenne dal
giudizio erariale, altrimenti il suo patrimonio passerà
definitivamente in mani pubbliche. Quello di Diana é un caso simile a
quello che coinvolge in questi giorni i dirigenti della Lega per i
famosi 49 milioni spariti dalla cassa del partito, solo che a disporlo
è stato la Procura della Corte dei Conti. La cifra però, a leggere il
provvedimento, è la stessa che il pm Marco Cocco gli ha contestato al
giudizio immediato davanti alla prima sezione del tribunale penale,
come dire che la polizia giudiziaria della Procura ordinaria e la
Guardia di Finanza incaricata dal magistrato contabile sono arrivati
alle stesse conclusioni: quei soldi hanno seguito canali illegali,
perché Diana (200 mila euro) e i consiglieri del suo gruppo (circa 400
mila) li hanno spesi per ragioni del tutto incompatibili coi criteri
indicati dalla presidenza dell'assemblea regionale.

Difeso dagli
avvocati Massimo Delogu e Pierluigi Concas, l'ex esponente di An ha
sostenuto nel corso del giudizio davanti al tribunale di essere
rimasto vittima di una truffa perpetrata nei suoi confronti da altri
consiglieri regionali. In altre parole, Diana non era consapevole di
come i fondi del gruppo venissero utilizzati, al punto che in diversi
casi - uno è stato documentato in udienza - gli sarebbero stati
sottoposti per la firma assegni falsificati. La tesi difensiva non ha
convinto i giudici, ma l'attività dei sui avvocati è stata utile per
farlgi ottenere una sentenza più mite: il pm Cocco aveva chiesto la
condanna a otto anni di carcere.

In attesa del giudizio davanti alla
Corte dei Conti, Diana dovrà tornare in tribunale per rispondere di
una nuova imputazione riferita al periodo in cui svolgeva il ruolo di
presidente del gruppo di An: si tratta di altre spese non
rendicontate, che il pm Cocco gli contesta insieme ad altri ex
consiglieri regionali. Il dibattimento si aprirà il 17 gennaio
dell'anno prossimo.

UNIONE SARDA

VERSO LE ELEZIONI.
Il Pd prepara le primarie per scegliere l'uomo giusto
La direzione approva la linea di Cani, giallo su un sondaggio interno

Se non si troverà un candidato condiviso saranno le primarie a
stabilire chi sarà in corsa per Villa Devoto.
La direzione regionale del Pd, riunita ieri sera a Oristano per la
prosecuzione dell'incontro di una settimana fa, ha ribadito che questo
strumento è nel dna del partito. Da usare con parsimonia, però, visto
che qualche volta si è rivelato un po' avvelenato. Alla riunione di
ieri non ha partecipato l'eurodeputato Renato Soru che in occasione
della prima direzione è stato molto critico con il neosegretario e ha
annunciato la rinuncia alla candidatura per Bruxelles.

VIA LIBERA Alla chiusura dell'incontro, la linea politica di Emanuele
Cani e della segreteria ottiene il via libera da parte dell'organismo
che affida pieni poteri al neo segretario per la guida del partito
verso l'appuntamento delle regionali. «Sono molto soddisfatto per la
quantità e la qualità degli interventi», dice Cani, «adesso dobbiamo
continuare a lavorare perché non abbiamo molto tempo e vogliamo
rimettere in marcia il Pd».

Da oggi i dem lavoreranno sulla conferenza programmatica, di cui nei
prossimi giorni verranno formalizzati i temi. I punti sui quali Cani
ha fatto leva riguardano la necessità di restituire al Pd il contatto
con gli elettori, la responsabilità di sposare le battaglie della
gente e la voglia di essere di nuovo un partito con un cuore popolare.
Non a caso Cani, durante il suo intervento, ha ribadito la necessità
di lavorare sodo anche con incontri frequenti, chiedendo così l'aiuto
di tutti.

IN SALUTE Per il Pd è iniziata una corsa contro il tempo. Dopo la
sconfitta alle elezioni regionali c'è da ricucire uno strappo
importante con gli elettori. Un sondaggio interno attesterebbe il Pd
all'8%, anche se lo stesso segretario smentisce: «Non abbiamo sondaggi
nostri, per ora lavoriamo soltanto su alleanze e programmi per le
regionali».
M. S.

L'assessore Spanu dalla viceministra Del Re - «Noi aiutiamo i Paesi africani»

La cooperazione territoriale è stato il tema cardine dell'incontro di
ieri a Roma tra l'assessore regionale agli Affari generali, Filippo
Spanu, e la vice ministra agli Affari esteri, Emanuela Del Re.
In questo ambito le Regioni svolgono un ruolo fondamentale «nelle
attività di programmazione e realizzazione degli interventi nei paesi
che hanno bisogno di rafforzare il loro processo di sviluppo e, in
particolare, in quelli da cui hanno origine i flussi migratori»,
spiega l'assessore.

Durante la riunione Spanu si è fatto portavoce delle richieste di
tutto il sistema regionale: è emersa la necessità di una
programmazione che abbia maggiore raccordo col sistema regionale per
rendere più efficaci i progetti di partenariato.
Nel corso dell'incontro si è discusso anche della proposta di
regolamento sulla cooperazione territoriale europea «la cui
impostazione potrebbe mettere a rischio la continuità dei programmi
con i paesi del sud del Mediterraneo e indebolire la capacità della
cooperazione di incidere positivamente sulle cause delle migrazioni»,
dice Spanu.

Inoltre, l'esponente della Giunta ha illustrato alla viceministra Del
Re i progetti avviati dalla Regione in Tunisia, Senegal e Uganda e
ribadito la volontà di dare vita ad azioni analoghe in Algeria, in
modo particolare con la regione di Annaba da cui proviene la maggior
parte degli sbarchi che interessano le coste dell'isola. (m. s.)


Bachelet vuole inviare un team. Salvini: prevenuti e disinformati
«Razzismo e violenze» Italia nel mirino dell'Onu

ROMA Il Viminale apre un altro fronte, stavolta col Palazzo Di Vetro
di New York. Per l'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti
umani, Michelle Bachelet, sono troppi «gli atti di violenza e di
razzismo, in Italia, contro migranti e rom». Bachelet, che prima dei
ruoli alle Nazioni Unite è stata presidente del Cile, ha deciso di
«inviare un team» nel nostro Paese per monitorare «questo
atteggiamento politico e altri sviluppi recenti che hanno conseguenze
devastanti per molte persone già vulnerabili».

SCINTILLE In ballo ci sono «i diritti fondamentali» dell'uomo, gli
stessi che a volte hanno attirato su Salvini le critiche di altre
organizzazioni e istituzioni. Ma Salvini, sotto indagine per sequestro
di persona per la nave Diciotti, replica accusando l'Onu di essere
«prevenuta, inutilmente costosa e disinformata».

CONTRIBUTI Il ministro dell'Interno ricorda che «l'Italia negli ultimi
anni ha accolto 700mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non
ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei». Poi, da
Milano, rilancia: «Da un'organizzazione che costa miliardi di euro, a
cui l'Italia dà più di 100 milioni all'anno di contributi, ragioneremo
con gli alleati sull'utilità di continuare a dare questi 100 milioni
per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che
vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani».

VERTICE CONTE-TUSK Una linea dura poco in sintonia con i toni
dell'incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente del
Consiglio europeo Donald Tusk. Il premier continua ad auspicare
«segnali di progresso» sul fronte delle politiche sull'immigrazione,
«per arrivare, nell'interesse generale, ad un meccanismo stabile ed
efficace con cui gestire, col supporto della Commissione Europea, gli
sbarchi, la redistribuzione, e i rimpatri». Quello che chiede
l'Italia, ha sottolineato, è «un meccanismo che renda l'Europa
credibile, sicura e solidale».

L'INCONTRO DI VIENNA Parole sobrie che fanno da contrappeso alla linea
leghista degli ultimatum. Il leader del Carroccio, peraltro, venerdì a
Vienna potrebbe siglare con il collega tedesco, Horst Seehofer, un
accordo per riprendersi alcune persone spostatesi in Germania nei
cosiddetti “movimenti secondari”. Salvini ha però spiegato che
l'intesa deve essere «a saldo zero». Nel conteggio finale, cioé, non
deve esserci «senza avere un solo immigrato in più a nostro carico».

La Nuova Sardegna

La Digos al lavoro per identificare tutti i partecipanti alla manifestazione
Funerale fascista a Sassari Ora si allarga l'inchiesta

di Daniela Scano
SASSARI«È giusto così». A commentare con queste parole l'inchiesta
della magistratura sui funerali fascisti del professor Giampiero
Todini non è Ettore Licheri, il senatore-avvocato pentastellato che ha
presentato un esposto in Procura insieme al deputato e collega Mario
Perantoni. A parlare così del procedimento penale che lo riguarda è
Luigi Todini, il figlio del defunto. «Guardi - si schermisce -, i miei
avvocati mi hanno consigliato di non rilasciare dichiarazioni». Chi
siano i legali però non lo dice. «Per il momento preferisco non fare i
loro nomi - spiega -, ma li conoscerete a tempo debito. Comunque una
cosa la posso dire: è giusto che la magistratura faccia tutti gli
accertamenti del caso.

Il loro è un atto dovuto».Anche se non gli è
stato ancora notificato alcun atto ufficiale, Luigi Todini sa di
essere il primo dei 23 indagati per la violazione dell'articolo 5
della legge Scelba che punisce con il carcere fino a tre anni chi
partecipa a manifestazioni fasciste. «Ero certo che sarebbe stata
aperta una inchiesta, dopo il clamore mediatico che la vicenda ha
avuto a livello nazionale - ostenta tranquillità Todini -. Ma ho
fiducia nella magistratura. Aspetto, sereno e convinto come sono di
non avere commesso alcun reato».

A fare scattare le indagini non sono
stati solo gli esposti della segretaria provinciale del Pci, Patrizia
Marongiu; dei parlamentari pentastellati e della consigliera comunale
Lalla Careddu. Ci sono anche questi documenti formali, certo, ma c'é
soprattutto il video dei funerali fascisti. Quelle immagini, diffuse
dallo stesso Todini e diventate virali dopo che le aveva rilanciare
Careddu, per la magistratura sono allo stesso momento una "notitia
criminis" e prova. Insomma è come se, il 3 settembre, Luigi Todini si
fosse autodenunciato.L'uomo, guardia giurata e attivista di CasaPound,
che lo aveva anche candidato alle ultime elezioni politiche, non dovrà
aspettare a lungo e con lui i 22 camerati i cui nomi sono stati
iscritti nel registro degli indagati.A quei nominativi potrebbero
presto aggiungersene altri.

L'inchiesta, infatti, si è allargata e
potrebbe coinvolgere altre persone. Magistrati e personale della Digos
non parlano delle indagini, ma dalla cortina di riserbo qualcosa
trapela. Il supplemento di accertamenti chiesto dal procuratore capo
Gianni Caria e dal suo sostituto Paolo Piras, magistrati titolari
dell'inchiesta, alla Digos di Sassari guidata dalla dirigente Cristina
Rapetti, sarebbe quello di identificare tutti i partecipanti alla
cerimonia. Quindi anche coloro i quali, non schierati a favore di
telecamera, all'uscita dalla chiesa avevano fatto il saluto romano e
risposto "presente" al "camerata Giampiero Todini". Se per
identificare i 23 del picchetto è bastato guardarli in faccia nel
video, dare un nome ai camerati rimasti dietro le quinte durante la
cerimonia potrebbe essere un lavoro più lungo.

Comunque, una volta
acquisito dalla Digos il supplemento di accertamenti, è facile
prevedere che si vada al giudizio immediato per definire
processualmente la storia dei funerali fascisti celebrati sulla
pubblica via da un "officiante" di CasaPound. Sarebbe stato il
professore Todini, assistente ordinario di Storia del diritto italiano
all'Università di Sassari, a chiedere sul letto di morte al figlio di
essere salutato da un picchetto d'onore schierato davanti al suo
feretro coperto dalla bandiera di guerra di Salò.

Ma questa richiesta
non sarà rilevante ai fini processuali. In aula si parlerà di fatti
concreti. Il giudizio immediato è più di una ipotesi. L'articolo 453 e
seguenti del codice di procedura penale dispongono che il pubblico
ministero (ma anche l'imputato) possa chiedere di saltare l'udienza
preliminare e andare direttamente al processo «quando la prova appare
evidente». è incontestabile che quel video costituisca una prova, sarà
il tribunale a dire se di colpevolezza o di innocenza.

L'Anpi si costituirà parte civile Cossu: «È una scelta obbligata»
SASSARI

L'Associazione nazionale dei partigiani d'Italia (Anpi) si costituirà
parte civile in un eventuale processo sui funerali del docente
universitario Giampiero Todini. «Una scelta obbligata - annuncia Piero
Cossu, vicepresidente nazionale dell'Anpi - I funerali con triplice
saluto romano, picchetto d'onore e bara avvolta nel tricolore con
tanto di fascio littorio in onore di Todini non sono da archiviare
come una vicenda anacronistica, ma sono il segno di una pericolosa
deriva che sta vivendo il nostro paese.

Anzi, diciamolo chiaramente:
quei funerali si sono trasformati in una manifestazione fascista. Il
punto è che questi gruppi di estrema destra non hanno più paura a
farsi vedere, si sentono legittimati da un clima politico che,
purtroppo, sta virando sempre più a destra». Per Cossu il problema è
che l'Italia non ha mai fatto i conti con la sua storia passata.
«L'anno scorso l'Anpi ha segnalato al Ministero dell'Interno 500
pagine web che inneggiavano all'estrema destra. Qualcuna è stata
chiusa, ma la maggior parte sta ancora circolando. È come se ormai
fosse stato tutto sdoganato».

Perché questa voglia di destra?
«L'Italia, come molti altri paesi europei, sta uscendo da una crisi
economica feroce: milioni di posti di lavoro persi, periferie
abbandonate, disuguaglianze in aumento. La sinistra non è riuscita ad
arginare il disagio delle classi sociali più deboli. E il risultato è
che ora al governo c'è un partito come la Lega, che della lotta ai
migranti ne ha fatto una bandiera». Voterà la sinistra alle prossime
regionali? «Alle ultime elezioni europee ho votato Tsipras ma se il
mercato politico è questo, non so chi voterò. Sicuramente sarà un voto
antifascista. Il M5S? Perché no, molti iscritti condividono i nostri
ideali e le nostre battaglie».

Anche per Daniele Sanna, storico delle
istituzioni «quei nostalgici che hanno offerto quello spettacolo
davanti alla chiesa di San Giuseppe, a Sassari, sono fuori dalla
storia, anzi sono stati condannati dalla storia». Ma anche per Sanna,
in Italia e in Europa, «c'è molta voglia di destra». Anche a Sassari,
a quanto pare, nonostante sia la città dei Berlinguer, dei Segni.
«Sassari vive di gloria del passato. Ormai è una città in declino
economico e culturale. I suoi giovani migliori scappano perché non ha
nulla da offrire». Di chi è la colpa di questo disastro? «La sinistra,
e lo dico da ex dirigente del Pd, dovrebbe fare un'analisi seria,
capire il perché della disaffezione da parte dei cittadini. Invece si
è chiuso in se stesso, parlano solo tra di loro. Se voterò il Pd alle
regionali? È presto per dirlo, ora mi definirei un elettore non
simpatizzante». (g.z.)

Di Maio pensa ai turni: «Aperti il 25 %. Decideranno Comuni e commercianti»
Il vicepremier attacca gli editori. La Fieg: serve un serio confronto
in Parlamento Negozi chiusi di domenica M5s procede, la Lega frena
di Mila Onder

ROMA La spesa si potrà comunque fare perché qualche negozio aperto in
città si troverà. Dopo il coro di polemiche suscitato
dall'accelerazione sulla chiusura di esercizi e centri commerciali la
domenica, Luigi Di Maio parla in tv per rassicurare le famiglie: anche
con la nuova stretta il 25% dei negozi resterà aperto, in modo che in
ogni quartiere ci sia sempre la possibilità di fare acquisti. E stanco
del presunto discredito della stampa contro il suo partito, il
vicepremier attacca intanto gli editori dei giornali: «Hanno le mani
in pasta ovunque - dice - nelle concessioni di Stato: autostrade,
energia, telecomunicazioni, acqua.

L'ordine dei prenditori editori è
di attaccare con ogni falsità e illazione il M5s: screditano il
governo senza sosta. Bisogna fare una legge per garantire che gli
editori siano puri e i giornalisti liberi di far inchieste». Immediata
replica del presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti che rigetta
con forza le affermazioni di Di Maio e ribadisce la pronta ed
immediata disponibilità ad un serio confronto in Parlamento con tutte
le forze politiche per analizzare e discutere il futuro della carta
stampata. Riffeser ricorda che il Sottosegretario con delega
all'editoria, Vito Crimi, ha ufficialmente sostenuto che è necessario
traghettare il settore per i prossimi dieci anni.

«Mi auguro - ha
ribadito Riffeser - che si ricerchi nel Parlamento la massima
condivisione sulla riforma in modo da dare certezze alle imprese,
considerando il ruolo fondamentale della stampa e del lavoro dei
giornalisti che richiede, sempre più, adeguate risorse e mezzi. Resta
prioritario poter continuare ad informare i cittadini nella maniera
più obiettiva, potendo disporre di aziende sane e libere da
condizionamenti, tutelando gli oltre 60mila addetti di tutta la
filiera dell'informazione». Sul lavoro domenicale la Lega però fissa
dei paletti. Per il ministro dell'Agricoltura e del Turismo Gian Marco
Centinaio, non si devono bloccare le città turistiche. E il presidente
di Confcommercio Carlo Sangalli chiede «un incontro urgente» con il
governo «per approfondire le tante ipotesi che in questi giorni stanno
circolando».

Di Maio, fautore della proposta di legge M5S presentata
alla Camera, non accetta critiche e respinge ogni attacco. A partire
dal Pd. «Se il tempo che Renzi usa per realizzare programmi tv per
Berlusconi, lo dedicasse a fare il parlamentare, saprebbe che proprio
il suo partito ha proposto una legge che prevede l'obbligo di chiusura
domenicale», accusa. Di Maio liquida anche l'allarme della grande
distribuzione su decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. «È
il solito terrorismo - tuona il vicepremier e aggiunge: «Tireremo
dritto e approveremo la legge in Parlamento al più presto per dare al
Paese una normativa in grado di superare il selvaggio West delle
liberalizzazioni», gli fa eco il ministro dei Rapporti con il
Parlamento Riccardo Fraccaro.

Nel dibattito si inserisce l'alleato di
governo del M5S. «La proposta che abbiamo è di non bloccare le
aperture domenicali nelle città turistiche», ha detto il leghista
Centinaio, che continua: «Facciamo un ragionamento che ci sia un
giorno a settimana di chiusura, che non sia necessariamente la
domenica», precisando comunque che non c'è polemica con il M5S.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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