Rassegna stampa 18 settembre 2018

Accusa Renzi e finisce dal giudice. Dà del “ladro” all'ex premier: «Spariti i soldi dei terremotati» Operaio di Giave si dovrà difendere in Tribunale per un post offensivo scritto sui social

«Caro Marco Deiana, trovati un avvocato. Se sei una persona bisognosa di aiuto, perché una persona che scrive falsità su Facebook ha bisogno di aiuto, il modo con il quale ti aiutiamo, è un'azione di risarcimento dei danni. E spero che tu abbia il tempo per recuperare»

Matteo Renzi guarda dritto nella telecamera e si rivolge all'autore di un post comparso su Facebook. Il post di una persona che lo accusava di avere fatto sparire “i soldi dei terremotati”. Mercoledì scorso, nel corso dello streaming settimanale, l'ex premier ha letto in diretta il contenuto di un commento: «I soldi dei terremotati che hai fatto sparire, ladro». Citando direttamente l'autore, Marco Deiana, Per il quale ha annunciato, sempre in diretta, un'azione risarcitoria a tamburo battente.

UN OPERAIO DI GIAVE Renzi ha anche aggiunto: «Caro Marco Deiana, se non sei un troll...». E Marco Deiana non è un troll (un soggetto che su Internet fa proprio il disturbatore con messaggi provocatori), ma un operaio di Giave che da tempo vive nella Penisola. È lui la persona che ha scritto la frase citata nel collegamento settimanale in streaming di Renzi. E a Giave, da diversi giorni, si parla della storia dell'operaio che ora rischia grosso, perché l'ex presidente del Consiglio non ha mandato giù quel post con un'accusa pesantissima, priva di riscontri e accompagnata da un insulto.

E l'autore del post dovrà risolvere il pasticcio, perché Matteo Renzi, da tempo, sta monitorando con grande attenzione i social per individuare, e perseguire legalmente, quanti vanno oltre le critiche e gli attacchi politici, anche pesanti, con insulti, fake news e post a contenuto diffamatorio. L'ex premier, e molti altri esponenti del Pd, hanno deciso di contrastare con durezza il tiro al bersaglio online al quale sono sottoposti.

TUTTO IL PAESE NE PARLA A Giave, da giovedì, tante persone sanno del post e commentano la vicenda. Il protagonista, Marco Deiana, è una persona conosciuta, il fratello Giuseppe è stato sindaco e oggi capogruppo di minoranza in Consiglio comunale. Contattato telefonicamente, ieri mattina, Deiana, ha detto: «Non intendo fare alcun commento. Mi dispiace per questa situazione e mi scuso per quella parola brutta detta».

Deiana non è voluto andare oltre. Non è escluso che presto Matteo Renzi possa avere scuse formali dall'operaio. Di sicuro, l'ex premier non scherza, perché quella storia dei soldi tolti ai terremotati non intende farla passare come battuta. Marco Deiana, in questi giorni, è a Giave, dove sta trascorrendo un breve periodo di vacanza. A quanto pare, diversi avvocati lo hanno contattato per offrirgli assistenza legale. La sua storia, dopo lo streaming di Renzi, ha ampiamente superato i confini del paese del Mejlogu.

D'altra parte l'ex premier non ha usato giri di parole: «Per cortesia, cerchiamo questo Marco Deiana, che dice che io sono un ladro perché non si trovano i 44 milioni dei terremotati». Il profilo Facebook di Deiana, da qualche giorno, non è più visibile. È stato oscurato, l'operaio giavese ha chiuso la sua bacheca. Ma lo staff di Renzi, ovviamente, ha il post “incriminato” a disposizione.

«SEGNALATE TUTTO» Nel corso della diretta streaming di mercoledì scorso, sulla sua pagina Facebook, Matteo Renzi spiega la ragione del suo atteggiamento di grande attenzione per il dibattito sui social. Riferendosi ad altre situazioni parla di “manganellatori mediatici” e “squadristi del web”. E poi aggiunge: «Abbiamo querelato e quereleremo ancora». Il tutto rispondendo a un ragazzo che gli segnalava le aggressioni online, per ogni post a favore del Pd. L'ex premier ha lasciato una porta aperta all'operaio di Giave: «Spero che abbia il tempo per recuperare». Ma, intanto i suoi avvocati sono già al lavoro.

Andrea Busia

LA NUOVA

Prove di accordo Fi-Lega Veto al Pds da Fdi e Salvini

Prima riunione di coalizione, si discute del programma e degli alleati

C'è il no a Maninchedda. Lui replica: «Mai chiesto di sedermi a quel tavolo»

di Umberto Aime

CAGLIARI

All'esordio il centrodestra ha deciso di non strafare. Al primo

vertice per la campagna elettorale del 2019, s'è presentato con la

stessa formazione del 2014, quando fu sconfitto alle Regionali: Forza

Italia, Lega, Psd'Az, Riformatori e Fratelli d'Italia, Era assente

solo l'Udc seppure più che giustificato dai lavori in Consiglio

regionale. 

Nella sede cagliaritana del partito di Salvini, il

centrodestra s'è schierato come in passato (per adesso) ma con la

convinzione, scaramanzia a parte, che a febbraio «stracceremo chi ci

ha battuto cinque anni fa nella corsa alla presidenza», il

centrosinistra, e «sconfiggeremo anche tutti gli altri», Cinque stelle

compresi. Così, in appena 90 minuti e pare in armonia, una coalizione

ristretta all'osso ha tirato giù il canovaccio del programma.

È quello - hanno fatto sapere - con cui «presto riconquisteremo la Regione»,

mettendoci dentro di tutto: dalla scuola alla zona franca, dai

trasporti alla sanità, dalle accise all'economia. Per prendersi invece

«tutto il tempo che ci servirà sul resto». Ad esempio se sarà il caso

o meno di allargare i confini dell'alleanza, e su quale partito dovrà

scegliere il nome del prossimo portabandiera,

il candidato presidente,

con questa partita ristretta però solo al duo Lega-Psd'Az e a Forza

Italia. «Non abbiamo fretta», hanno detto in coro i coordinatori

regionali. Per aggiungere: «Stavolta la discussione è stata in

grandissima parte sui contenuti», sono state le parole diplomatiche di

Eugenio Zoffili, portavoce della Lega in Sardegna. È vero ma in parte,

perché Fratelli d'Italia, con Paolo Truzzu e Salvatore Deidda, ha

posto subito il veto su un possibile ingresso del Partito dei sardi o

di altre «forze che hanno governato col centrosinistra o l'hanno

spalleggiato. Ci opporremo alle ammucchiate», e anche Salvini sarebbe

contrario a gonfiare troppo la coalizione.

C'è stata comunque

l'immediata replica del segretario del Pds, Paolo Maninchedda, «mai

chiesto di sederci a quel tavolo». Sta di fatto che, uno dopo l'altro,

i problemi salteranno tutti fuori. Come quello messo sul tappeto dai

Riformatori, con Pietrino Fois e Roberto Frongia: «Lega e Forza Italia

hanno confermato che la Sardegna è dentro il pacchetto nazionale delle

Regionali (a febbraio i seggi saranno aperti anche in Abruzzo e

Basilicata), ma questo balletto fra loro due non può certo durare

all'infinito. Decidano in fretta».

Proprio domenica mattina c'è stato

un contatto, ad Arcore, fra Berlusconi e Salvini, e a tavola il

Cavaliere avrebbe detto: «L'isola spetta ancora a noi». Anche se dei

particolari dovranno occuparsi, nelle prossime settimane ed entro la

fine del mese, soprattutto il vicepresidente di Forza Italia, Antonio

Tajani, e Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del

Consiglio dei ministri e plenipotenziario della Lega per le questioni

regionali. Ma della presunta spartizione Ugo Cappellacci, che l'altra

notte ha ritirato le dimissioni da coordinatore regionale di Forza

Italia, ha detto: «Non so nulla e poi le indiscrezioni su questi

summit sono quasi sempre sbagliate».

Ma sono proprio alcune

indiscrezioni, in arrivo da Roma, a sostenere che il suo improvviso

ritorno alla guida del partito sarebbe stato tutt'altro che facile.

Poi è inutile nascondere che il raggruppamento Lega-Psd'Az,

accreditato da un sondaggio regionale oltre il 25 per cento, invece

vorrebbe decidere tutto, compreso il nome del presidente della

Regione. 

Anche se il segretario nazionale dei sardisti, il senatore

Christian Solinas, s'è affrettato a gettare acqua sul fuoco su tutto e

su tutti: «È vero che abbiamo discusso di alleanze e qualche

pregiudiziale è stata dichiarata sin dall'inizio, ma questa coalizione

resta comunque aperta ai contributi di chiunque sottoscriverà il

programma». Per poi lasciar dire a Zoffili: «In questi giorni, sono

circolati diversi nomi per la presidenza ma nessuno di quelli usciti è

stato indicato dalla Lega».

Con il disconoscimento nei fatti di una

possibile candidatura del giudice Ines Pisano: «Dai miei superiori -

ha detto - non è arrivato nulla». In queste ore, a Roma, però qualcuno

avrebbe contattato il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi,

aprendo un altro canale, l'ennesimo. 

Per poi smentire, sempre con

Zoffili, anche l'ipotesi che l'ex presidente della Regione Mauro Pili,

già deputato di Fi e fondatore del movimento Unidos, starebbe

trattando l'ingresso nel partito di Salvini. La conclusione del

vertice è stata affidata a un Solinas sempre più paciere e che resta

ancora il candidato presidente più probabile: «Con gli alleati di

oggi, ci rivedremo fra quindici giorni per discutere ancora del

programma». E del portabandiera? Dopo che deciderà Roma.

Unione Sarda

MANINCHEDDA-Pds-sindaci, l'assemblea verso il tutto esaurito

«Alternativi a Salvini»

La parola d'ordine è «unire». Il progetto del Partito dei sardi ha

l'ambizione di lasciare nel cassetto i concetti di destra e sinistra

per far dialogare tutti i sardi nel nome degli interessi nazionali

dell'Isola. Per questo motivo il segretario Paolo Maninchedda, dopo il

veto arrivato dal centrodestra, precisa che «non abbiamo mai chiesto

di sederci a quel tavolo», anzi, «sono onorato di essere riconosciuto

come avversario».

L'ASSEMBLEA Il concetto di coalizione è troppo rigido per un progetto

che avrà nell'assemblea popolare di domenica prossima un appuntamento

cruciale con gli amministratori. Non più a Tramatza, ma ad Abbasanta,

al Centro congressi del nuraghe Losa dalle 10: «Siamo molti più dei

200 iniziali», scrive Maninchedda sul suo blog, «le autorità ci hanno

invitato a considerare che Tramatza è un luogo con parcheggi e

capienza non adeguati ad accogliere un numero elevato di persone e

auto».

«NON ALLINEATI» Ad Abbasanta si ritroveranno tanti amministratori che

il segretario del Pds definisce «non allineati che vorrebbero

occuparsi delle elezioni sarde senza schemi politici di appartenenza

tradizionali, e in forma non subordinata agli organi e ai leader dei

partiti italiani». L'obiettivo è mettere in marcia una forza che abbia

come collante primario gli interessi nazionali dei sardi che significa

innanzitutto rivedere il rapporto con lo Stato.

Tanti i temi all'ordine del giorno ed è per questo che dal Partito dei

sardi sono state emanate anche le regole per chiunque voglia

intervenire. Gli interventi dovranno durare tra i 3 e i 5 minuti, gli

amministratori locali avranno la priorità, ci si dovrà basare

sull'argomento base, ossia l'unità della Sardegna oltre gli

schieramenti tradizionali. Non sono ammessi insulti o parole violente.

I TEMI Fisco, lavoro, impresa, trasporti, insularità, educazione e

sanità. Sono questi i temi sui quali l'assemblea di Losa si

confronterà domenica prossima. Il Partito dei sardi ha promosso da

tempo la rivolta fiscale, pensata per riequilibrare la ricchezza e

mettere fine al concetto di sudditanza economica. «Ogni sardo paga

ogni anno 110 tributi, un'enciclopedia di leggi e di denaro», dice

Maninchedda, «i servizi dei sardi (sanità, enti locali, trasporti

ecc.) sono coperti prevalentemente da due tasse che tutti paghiamo:

Irpef e Iva. Gli altri 108 sono il capolavoro dell'inefficienza e

della prevaricazione».

L'UNITÀ Ribaltare il rapporto con lo Stato è uno dei traguardi che il

progetto di convergenza nazionale vorrebbe tagliare alle prossime

regionali. Sgretolare i concetti di coalizione non è semplice, perché

i partiti che ne fanno parte hanno nel loro Dna da oltre 20 anni la

scelta di uno o dell'altro schieramento. Puntare sugli amministratori

significa innanzitutto legare maggiormente il progetto con i territori

e poi avere uno schieramento di persone che proprio da Roma hanno

subìto i maggiori attacchi con i tagli dei bilanci e i vincoli della

finanza pubblica.

IL CHIARIMENTO Per questo motivo, la pregiudiziale del centrodestra su

un'eventuale alleanza con il Pds, viene respinta dal segretario.

«Abbiamo sempre lavorato per far dialogare i sardi che hanno votato

fino a oggi centrodestra e centrosinistra nel nome degli interessi

nazionali dei sardi», spiega l'ex assessore ai Lavori pubblici, «sono

onorato di essere riconosciuto come avversario, sebbene non abbia

richiesto di esserlo, perché questo avviene in ragione della mia

militanza in favore dell'unità dei sardi».

Una distanza sottolineata con una frecciata per sottolineare i metodi

differenti: «Noi cerchiamo di unire i sardi dal basso come accadrà il

23 ad Abbasanta, al centro congressi Losa, altri fanno tavoli

verticistici. In ogni caso continueremo nel tentativo di unire i sardi

per una proposta nazionale alle prossime regionali con la stessa

serenità e forza avuta sino ad oggi». (m. s.)

Il centrodestra c'è ancora Lega e FI riaprono a Pili

Primo vertice tra i leader sardi dopo l'intesa tra Berlusconi e Salvini

Aperti ad altre realtà, certo, ma il nucleo base è nel segno della

tradizione: Forza Italia, Lega-Psd'Az, Fratelli d'Italia, Riformatori

sardi, Udc. Il primo tavolo degli alleati del centrodestra sardo è

all'indomani del vertice Berlusconi-Salvini ad Arcore, dove i due

leader hanno parlato anche di elezioni regionali e del fatto che

correranno assieme.

Il Cavaliere avrebbe anche chiesto un candidato governatore azzurro

per guidare la Sardegna, ma ieri né il commissario della Lega per

l'Isola, Eugenio Zoffili , né Ugo Cappellacci (FI), hanno confermato

l'indiscrezione. Resta il fatto che «partiamo da qua», come dice il

deputato lombardo vicinissimo a Matteo Salvini , incaricato di

coordinare le operazioni della coalizione in questa fase. Da qua e «da

questi soggetti politici che oggi hanno lavorato benissimo assieme».

Eventualmente, «siamo aperti ad altre realtà e ad altre componenti».

PRIMI VETI La valutazione, interviene Cappellacci, «la faremo a

partire dai contenuti». Nell'alleanza a trazione leghista però non c'è

spazio per il Partito dei sardi. «Sul Pds sono state espresse alcune

pregiudiziali», dichiara il segretario del Psd'Az Christian Solinas .

Il perché lo spiega il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia

Paolo Truzzu : «Si tratta di fare un ragionamento su chi ha sostenuto

il centrosinistra e la Giunta Pigliaru.

Non vogliamo realizzare

ammucchiate né dare l'idea agli elettori che c'è un clima di

confusione: il perimetro è questo e si allarga con chi si riconosce

come alternativa al centrosinistra e a questa Giunta che ha devastato

la Sardegna». Arriva a stretto giro la risposta del segretario Pds,

Paolo Maninchedda : «Non abbiamo mai chiesto di sederci a un tavolo

con il centrodestra».

PRIME APERTURE Nessuna preclusione invece su Unidos, il movimento

guidato dall'ex deputato Mauro Pili , ultimamente dato vicino al

sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo

Giorgetti , e prossimo all'ingresso nella coalizione grazie alla

mediazione del leader dell'Udc Giorgio Oppi (ieri assente al vertice

ma solo perché impegnato in commissione Sanità per l'audizione

dell'assessore Luigi Arru). «Se Unidos vuole parlare con noi basta che

ci contatti e sarà nostra premura ascoltarlo», sostiene Zoffili.

Ieri erano presenti anche i Riformatori.

«Le due condizioni da noi

poste, insularità e accise, sono state accolte con entusiasmo e

contiamo che restino due punti fermi del programma per il rilancio

dell'economia sarda», spiega il coordinatore Pietrino Fois .

Prossima convocazione tra due settimane: «Entro 15 giorni la

coalizione si rivedrà e valuterà i possibili allargamenti del

perimetro - annuncia Solinas - dopodiché saranno istituiti tavoli

tematici guidati da esperti di ogni singola forza per declinare i

sei-otto punti programmatici».

Quali? Immigrazione, trasporti, strade,

continuità territoriale, lavoro, sanità. «L'obiettivo - parla di nuovo

Zoffili - è mettere assieme tutti questi punti per arrivare a una

gestione migliore dell'Autonomia di questa regione, valore gestito in

modo inappropriato dal Pd e dal presidente Pigliaru».

I NOMI E il candidato presidente? «Al nome si arriverà una volta

definite le alleanze e il programma», aggiunge Solinas. Le ipotesi non

mancano, a partire proprio dal segretario e senatore del Psd'Az, forte

anche del suo rapporto privilegiato con la Lega. In lizza c'è lo

stesso Paolo Truzzu, che ha sciolto le sue riserve nella recente

due-giorni di convegni organizzata da Fratelli d'Italia a Galanoli

(Orgosolo).

Non sembra plausibile che possa correre l'altro deputato

azzurro, Pietro Pittalis , molto impegnato a Roma in commissione

Giustizia e come membro della Giunta delle elezioni della Camera.

Tra i papabili che non vengono dai partiti: Ines Pisano , magistrato

di Bosa, anche se ritenuta poco spendibile dalla Lega; Carla

Puligheddu , presidente di Ados (Associazione delle donne sardista),

evidentemente in quota Psd'Az; il presidente di Confindustria

Sardegna, Alberto Scanu . Ma un nome, su tutti, negli ultimi giorni

viene fatto con insistenza, prevalentemente in ambienti romani vicini

a Forza Italia e Fratelli d'Italia, ed è quello del presidente della

Federazione Italiana Tennis, il cagliaritano Angelo Binaghi .

Roberto Murgia

Cappellacci ritorna in sella: «Basta equivoci, partito unito»

Dopo il ritiro delle dimissioni, il coordinatore di Forza Italia

prepara la campagna elettorale

In Sardegna Forza Italia una guida ce l'ha, e si chiama Ugo

Cappellacci. Il deputato ha fatto un passo indietro rispetto alle

dimissioni da coordinatore regionale, presentate due mesi fa, e ieri

ha partecipato al primo incontro del centrodestra in vista delle

Regionali del 2019.

Perché ha ritirato le dimissioni?

«Entrando nel vivo dei rapporti con gli alleati ho colto la necessità

di assicurare al partito una piena operatività che sarebbe venuta a

mancare, e anche per evitare gli equivoci che stavano nascendo».

In due mesi non è stato sostituito, come mai?

«La decisione spetta al presidente Berlusconi, che ha messo testa

nelle questioni sarde e ci sta lavorando. C'è stata l'estate di mezzo

e una situazione politica nazionale particolare. E ho deciso di

confermare la mia disponibilità».

Com'è andato il primo tavolo con gli alleati?

«Sono molto soddisfatto, soprattutto per il metodo che si è deciso di

adottare: un processo razionale e ordinato che ci consentirà di

definire i contorni della coalizione, guardando ai contenuti e al

programma. Saranno costituiti tavoli tematici di cui faranno parte gli

esponenti di ogni forza politica».

Il centrodestra riparte da una coalizione tradizionale. In che misura

potrà essere allargata?

«Sulla base della condivisione dei temi. Il perno attorno al quale

dovrà ruotare il programma è la rivendicazione di un'autonomia forte,

da far valere per riguadagnare risorse finanziarie che mancano a causa

di rinunce scellerate fatte dalla Giunta Pigliaru».

È vero che Berlusconi ha chiesto a Salvini che nell'Isola il candidato

governatore sia di Forza Italia?

«Non sono in grado di rispondere. Ma se l'avesse fatto, avrebbe fatto

una cosa giusta dato che alle ultime Politiche Forza Italia ha

dimostrato di essere il primo partito della coalizione».

Il centrodestra è favorito, ha solo da perdere...

«Dipende da quanto si riesce ad essere forti nell'unità».

Quanto bisognerà attendere il nome del candidato?

«Se perdiamo qualche settimana è solo per selezionare il meglio».

Quale sarà il tema clou della campagna elettorale?

«Il lavoro per i giovani. E la famiglia». (ro. mu.)

SASSARI.

Confronto in coalizione: sindaco verso le primarie

Pina Ballore sostitusce Monica Spanedda ai Servizi sociali

La terza assessora alle Politiche sociali del primo mandato del

sindaco Nicola Sanna è Pina Ballore, 54 anni, presidente dell'Aima,

l'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. Prende il posto di

Monica Spanedda, dimissionaria due settimane fa con una raffica di

accuse contro i metodi del primo cittadino. Pina Ballore ricopriva

anche l'incarico di presidente della Commissione Disabilità, che ha

lasciato appena ricevuta la delega assessoriale. Monica Spanedda a sua

volta era subentrata all'ex sindacalista Grazia Manca, sacrificata in

un rimpasto di Giunta.

BALLO DELLE POLTRONE La scelta è stata fatta in autonomia dal sindaco

che voleva coprire un vuoto al vertice degli uffici comunali che in

questo periodo sono chiamati a un lavoro extra anche in concomitanza

con l'inizio delle scuole. Una sollecitazione in questo senso era

arrivata nei giorni scorsi dal capogruppo di Forza Italia Manuel

Alivesi. Sanna ha poi chiamato i segretari cittadino e provinciale del

Pd dai quali è arrivato un sostanziale silenzio-assenso.

PROFILO BASSO La nomina non lede gli equilibri faticosamente raggiunti

negli ultimi mesi, anche a costo di vedere assottigliare la pattuglia

di consiglieri Pd a Palazzo Ducale. A pochi mesi dalle elezioni il

rapporto sindaco-partito è ai minimi termini, snervato da 4 anni di

tensioni e incomprensioni. E d'altra parte l'addio di Monica Spanedda,

è stato motivato con una incomunicabilità tra i due. Ora si vuole solo

andare avanti in vista delle elezioni, tra pochi mesi.

L'INCUBO DELLE PRIMARIE Sanna credeva di aver incassato dal partito il

via libera per una seconda candidatura. Invece è di questi giorni la

conferma della notizia che si ricorrerà alle primarie di coalizione.

La decisione è arrivata mercoledì nel corso di una riunione allargata.

Nicola Sanna l'ha presa come l'ennesima sfida.

Tanto che nei giorni

scorsi in Consiglio si è rivolto al futuro candidato sindaco del

Movimento 5 Stelle, Maurilio Murru, e lo ha avvisato durante una

discussione sui tagli alle periferie: «Io e lei ci ritroveremo sul

campo delle prossime amministrative e glielo rinfaccerò». Pina Ballore

quattro anni fa era candidata con Ora sì, una delle innumerevoli liste

a sostegno di Sanna. Quest'ultimo nel salutarla ha voluto ringraziare

«tutti i partiti e le componenti della coalizione di centro sinistra,

e in particolare il Partito Democratico, che ha condiviso pienamente

la necessità di individuare una personalità indipendente, già operante

nell'ambito del volontariato sociale e profonda conoscitrice di quel

mondo».

Franco Ferrandu

OLBIA. Consiglio comunale

Simpatie leghiste e trattative sul gruppo Psd'az

Le trattative per la formazione del nuovo gruppo Psd'az (o

Psd'az-Lega) sono alle battute finali e il nuovo soggetto politico

potrebbe presto avere un suo posto nel Consiglio comunale e neanche

troppo piccolo. Le indiscrezioni parlano di quattro o cinque

consiglieri che porebbero aggiungersi a Massimo Satta il cui passaggio

dall'Upc al Psd'az, nella neonata sezione Dimonios è stato annunciato

qualche giorno fa.

Il segretario provinciale Quirico Sanna si mantiene

prudente: «Ci sono valutazioni ancora in corso, per noi è importante

la condivisione di un progetto politico, non la formazione di un

gruppo consiliare». Circolano diversi nomi ma a smuovere veramente le

acque nella politica olbiese sarebbe un eventuale passaggio di

Bastianino Monni, voce spesso critica all'interno della maggioranza,

vicino politicamente all'ex senatore Fedele Sanciu.

Il quadro si completa con un avvicinamento dello stesso Sanciu alle

posizioni della Lega. L'ex senatore smentisce un'adesione formale ma

conferma la vicinanza politica. «La mia simpatia per Salvini è nota da

tempo», commenta: «Oggi è lui che sta portando avanti il progetto

originario liberista del centrodestra. E non a caso il nostro

elettorato si sta spostando verso la Lega. Gli ultimi cinque anni per

Forza Italia sono stati devastanti».

Sul possibile nuovo gruppo

olbiese però si tira fuori: «Mi sono riavvicinato a Forza Italia

quando si è votato per le comunali in sostegno a Settimo Nizzi perché

lo consideravo un buon amministratore. Ma non ho alcun ruolo nel

Consiglio comunale di Olbia». ( c.d.r. )

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Federico Marini

marini.federico70@gmail.com

skype: federico1970ca