Mia nonna faceva gli anni il giorno dopo di me.
Festeggiavamo sempre insieme ma la distanza non avrebbe potuto essere più
grande. Con settemila nipoti, gli ultimi finivano per essere solo
"bellina" e "taddinanta". Io ero la penultima, sa fill'e
Eugenia. Mi invitò a pranzo la prima volta a 15 anni, e non perché lo volesse,
ma perché obbligata. Mi disse che era importante pensare alla mia anima perché
non sarei sempre stata viva.
Per me, lei era ansia di morire di una morte che non
arrivava ancora ma non si sa mai, maglioni ad agosto e gite di un mese a
Chianciano Terme, che valeva come Lourdes per una che non ha mai avuto mezza
malattia seria a parte quelle immaginarie tipo l'infezione alla prostata. Era
brusca e fredda, il suo cane si chiamava Johnny ma tutti in vicinato pensavano
si chiamasse Bennainnoi.
Mi faceva regali bellissimi come profumini al muschio
radioattivo e bambole assassine vestite di verde con la scritta VIENI A
CHIANCIANO stampata sul petto. Non era bella, la chiamavano Martininca
(scimmia). "Però ero molto simpatica", diceva sempre (non a me),
"Eliseo l'ho conquistato così". Per questo in famiglia nessuno si
spiega la conquista.
Quando è morta, dentro la chiesa ci hanno dato le
condoglianze con sorrisi tristi, invece fuori ho sentito due signore dire:
fiada una segament'e scallonisi, fiada ora. Se le avesse sentite in vita, non
so se l'avrebbero passata liscia. Forse sono morte male. Ho sempre invidiato le
nonne di tutti gli altri che arrivavano come quella di Heidi portando regali e
marionette. Una ce l'avevo pure, mi dava pane e cioccolata e aveva affetto per
tutti. Lei ci dava caramelle scadute.
Ma l'antipatica e pungente Martininca ha comunque lasciato
un po' di lei in ciascuno di noi. In alcuni, fastidio e aneddoti ("deu mi
pensammu chi fianta signorinasa a cappeddeddu e invecisi fianta
bagassasa"), in altri tanti piccoli tic e errori di funzione, come
l'incapacità di avere un contatto fisico spontaneo o di chiedere scusa.
A me ha lasciato l'ipocondria e l'acidità, trasmesse per
osmosi nei compleanni comuni. Ma soprattutto, mi ha insegnato che non si è
sempre come ti vogliono gli altri, non si è sempre eroi. Mi ha lasciato la
voglia di provare a capire, perché tutti abbiamo una storia. E lei rimane a
oggi uno dei misteri più grandi della famiglia. Il mistero della Martininca di
giada.
Di
Elisa Lai
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