La
Nuova
«Cappellacci
era il dominus di un'operazione illegale» Il gip conferma le accuse di
corruzione e peculato ma dice no all'arresto Imprenditore in cella, manager ai
domiciliari. Indagato il commercialista Vacca. Mauro Lissia
CAGLIARI
Ugo Cappellacci era il dominus, il
deus ex machina dell'operazione di finanziamento con soldi pubblici riferiti al
Fondo Ingenium della società Fm Fabbricazioni metalliche dell'amico Flavio
Mallus, una società in stato prefallimentare che non poteva aver diritto ad alcun
prestito pubblico.
A sostenerlo è il gip Giuseppe
Pintori nell'ordinanza con la quale conferma i «gravi indizi di colpevolezza» a
carico dell'ex governatore per i reati di corruzione e peculato, conferma che
Cappellacci avrebbe incassato attraverso una società costituita per utilità
private una «tangente di 80 mila euro» dallo stesso Mallus ma respinge la
richiesta di arresto avanzata dai pm Emanuele Secci e Diana Lecca perché l'ex
presidente è ormai privo di potere di influenza sugli uffici regionali e nelle
vesti di parlamentare di minoranza non esiste il rischio che il coordinatore di
Forza Italia possa reiterare i reati o inquinare le prove.
Il gip ha invece accolto le
richieste di misura cautelare per Flavio Mallus e Roberto Bonanni, il primo imprenditore
"salvato" dal fallimento grazie al prestito pubblico e il secondo
manager che doveva controllare il diritto della Fm a ricevere i primi 750 mila
euro del finanziamento. Mallus è in carcere a Uta, Bonanni agli arresti
domiciliari. L'altra novità è che gli indagati da nove sono diventati dieci:
compare il nome del notissimo commercialista cagliaritano Sergio Vacca,
accusato di falso in attestazioni perché avrebbe edulcorato la situazione
disastrosa della Fm. Gli altri indagati sono la consigliera regionale
Alessandra Zedda, i commercialisti colleghi nello studio di Cappellacci Piero
Sanna Randaccio e Tonino Tilocca, quest'ultimo ex presidente della Sfirs e dal
2016 a capo della Fondazione Dinamo.
Quindi Fabio Sanna e Carlo Alberto
Zualdi, amministratore e liquidatore della Fm, mentre sul commercialista Carlo
Dessalvi - scrive il gip - non
sussistono gravi indizi di colpevolezza. L'accusa di corruzione è ipotizzata
per Cappellacci, Sanna Randaccio, Tilocca e Mallus, quella di peculato è
condivisa con Zedda, Bonanni, Sanna Randaccio e Tilocca, mentre Mallus deve
rispondere anche di truffa e di bancarotta, quest'ultima accusa
estesa a Sanna Randaccio, Zualdi e Bonanni.Tutto ruota attorno al bando della
programmazione regionale, anno 2009, per gestire il fondo "Ingenium
Sardegna" cui la società Zernike aveva partecipato in perfetta solitudine.
Si tratta di 17 milioni cofinanziati
in parte dalla Regione e destinati ad aiutare imprese impegnate in progetti
innovativi purché avessero conti in ordine e bilanci in equilibrio. Fallita la
Fm, la polizia tributaria decide di dare un'occhiata all'insieme delle pratiche
di finanziamento per scoprire subito che i criteri sono stati rispettati solo
in parte: alcune imprese non avevano i requisiti previsti dal Por 2007-2013. Le
tracce portano a Cappellacci, il cui studio viene perquisito su ipotesi di
truffa.
Tra documenti sequestrati e
testimonianze, gli investigatori ricostruiscono i passaggi del prestito
concesso alla Fm attraverso la Zernike e sostengono che a fare pressioni su
Bonanni perché all'ormai decotta Fm arrivassero i 750 mila euro sarebbe stato
Cappellacci. I passaggi successivi, nell'ipotesi accusatoria, riguarderebbero
Alessandra Zedda, difesa da Agostinangelo Marras, chiamata in causa per essersi
interessata da assessore regionale all'industria alla vicenda Fm. La colpa di
Sanna Randaccio e Tilocca sarebbe quella di aver ideato
l'imbroglio mettendo in contatto Mallus con Cappellacci. In pillole: la Fm
avrebbe incassato la somma grazie a un bilancio del 2011 addomesticato da
Mallus per ottenere i soldi e ai buoni uffici degli amministratori di
centrodestra. In cambio Mallus avrebbe versato la tangente alla
"Omen", acquisita da Sanna Randaccio per conto di Cappellacci,
nascondendola alla voce "finanziamento soci".
La Omen, secondo il giudice, farebbe
capo a Cappellacci e servirebbe a mascherare affari privati dell'ex
governatore: oltre la presunta tangente, un appartamento in via dei Punici, due
posti auto, una Porsche Carrera 911, una Bmw 740D da 86 mila euro ceduta poi
fittiziamente all'amico Natale Ditel, suo ex consulente e oggi segretario
dell'Autorità portuale.
Pd,
l'appello di Scanu: «Subito le primarie»
L'ex
senatore chiede una scossa:
«Un
appello trasversale al partito per ripartire
Allarghiamo
la coalizione e pensiamo a un rapporto diverso con lo Stato»
SASSARI
Stanco di fare lo spettatore,
l'immobile soprammobile del
centrosinistra. Il Pd cerca di darsi
una scossa. E la proposta arriva
da uno dei senatori del partito,
Gian Piero Scanu, che fa da portavoce
a un movimento trasversale che va al
di là del territorio gallurese e
abbraccia una fetta del partito. Più
che una richiesta è una scossa
che si vuole dare al partito.
Attraverso l'accelerazione delle
Primarie. Ma anche attraverso una
maggiore considerazione
dell'autonomismo che il Pd sardo
deve coltivare.
Appello che Scanu e
altri esponenti del Pd consegneranno
al segretario Emanuele Cani
Perché questo appello?«Viviamo in
tempi difficili. Essere democratici
oggi vuole dire resistere attivamente
e lottare. In questo quadro, ti
sollecitiamo a mettere fine a una
sbagliata inibizione culturale. La
sinistra sarda non può avere
reticenze nel dire che la Sardegna è una
nazione. Non mi pare ci possa essere
che questo tipo di sentimento.
Siamo una comunità unita da una
cultura, da una storia, da una lingua
e da comuni e specifici interessi.
Dobbiamo impegnarci immediatamente
per dare voce alla nostra coscienza
comune e, subito dopo, aprire il
giusto dibattito politico su come
interpretare questo sentimento
nazionale».Mi scusi, ma lei tira la
volata a Maninchedda?«No. Non è un
appello pro Maninchedda, e non deve
esserlo. La nostra è
un'esortazione a un partito
immobile. Si devono fare le primarie. Si
deve allargare nel modo più
inclusivo possibile la coalizione. E chi
vuole partecipare lo deve fare. Sia
Maninchedda, o Zedda o altri». Ha
in mente un modello?«Non per forza.
Ci sarà chi penserà a un
autonomismo spinto, chi a una
riforma federale della Costituzione, chi
anche all'indipendenza conquistata legalmente.
Ma ora ci si deve
impegnare questo sentimento comune
di appartenenza. Questa è una
grande opportunità culturale e un
luogo della resistenza e
dell'impegno democratico. In questo
senso a noi pare una grande
opportunità poter partecipare a
primarie nazionali sarde. Anche
Martina ha detto che chi si vuole
candidare alla presidenza si deve
sottoporre alla valutazione dei
sardi. Dunque, cosa spettiamo
ancora?».
Ha un riferimento? «Penso a quello
che è successo in Baviera
in cui i Verdi hanno avuto un grande
successo. L'area progressista
deve avere attenzione per
l'ambiente. È rimasta indifferente a
emergenze nella nostra isola. Al
degrado urbano e industriale,
all'atomizzazione di certe forme di
abusivismo e non ultimo a quello
delle aree militari. Il successo dei
verdi in Baviera è una fiamma che
si accende nel buio pesto del
sovranismo».
Qual è la linea secondo
lei? «Se si parla di programmi
dobbiamo farlo in linea orizzontale con
le cose da fare in Sardegna, ma
anche in maniera verticale. Dobbiamo
chiederci che tipo di atteggiamento
istituzionale mantenere con lo
Stato italiano. Noi conserviamo
l'europeismo. Ma dobbiamo discutere su
un diverso rapporto con lo Stato
italiano. Va superata la sindrome
dello statista che ha colpito alcuni
politici sardi che hanno avuto
ruoli istituzionali, ma hanno
trascurato la loro sardità per non
apparire affetti da provincialismo».
Il suo è un appello per le
primarie? «Non solo. È un appello
per aggregare le forze e le
sensibilità affini. Per esaltare il
fronte progressista e identitario,
che per sua natura si deve opporre a
quell'ossimoro politico che è
l'unione tra Lega e Psd'Az. Un
qualcosa che è contrario a ciò di cui
ha bisogno la Sardegna. Questo non è
solo un mio pensiero, ma è il
sentire comune di molta parte del
Pd. E non solo in Gallura. Questo
appello verrà fatto al segretario
Emanuele Cani che in questi giorni
sarà in Gallura». (l.roj)
Il 16
dicembre le "Primarias" del Pds
Per
candidarsi a governatore bisogna riconoscere la Sardegna come nazione
SASSARI
Tutto pronto per le
"Primarias" del Partito dei sardi. L'appuntamento
è per il 16 dicembre, ma le
candidature a governatore andranno
presentate entro il 15 novembre. La
prime primarie della nazione
sarda, per dirla come il leader del
Pds Paolo Maninchedda. Alle
primarie possono candidarsi tutti, a
condizione che però riconoscano
la Sardegna come nazione.
Per il Partito dei sardi, infatti,
l'appuntamento del 16 dicembre vuole
andare oltre la scelta del
candidato governatore, vuole essere
una discussione sulla visione di
Sardegna, sulla sua identità, sui
suoi poteri e sulle soluzioni da
attuare per migliorare la vita dei
sardi e renderli più indipendenti
dal governo di Roma. Prove generali
di Sardexit a due mesi dalle
regionali. Una consultazione che
punta a ridefinire il ruolo della
Sardegna nei rapporti con lo Stato.
Ciascun candidato deve
sottoscrivere la Carta dei valori,
in cui sono indicati i principi
fondanti delle Primarias, a partire
dal diritto di ogni popolo ad
autodeterminare le sue istituzioni,
fino al dovere di ogni cittadino
europeo di costruire l'Europa dei
popoli. Per presentare la
candidatura occorre sottoscrivere
l'impegno a sostenere alle regionali
il candidato che risulta vincitore.
Inoltre, ogni candidato dovrà
presentare un programma in cui
indicare qual è il suo pensiero su
determinati temi: dallo Statuto ai
rapporti con lo Stato, dalla sanità
ai trasporti, dal fisco agli
accantonamenti, dal turismo alle servitù
militari.
Agli elettori saranno consegnate due
schede. La prima sulla
nazione sarda: sì o no all'idea di
una Sardegna intesa come nazione,
ovvero «una comunità portatrice di
diritti e interessi propri, che in
quanto tale necessita di maggiori
poteri per interpretarli, difenderli
e affermarli». La seconda ovviamente
sul candidato, ovvero su quale
governatore puntare per le
regionali. Le candidature, come già detto,
vanno formalizzate entro il 15
novembre.
Chi vi prenderà parte? Per
ora l'unico nome certo dovrebbe
essere quello del leader Pds Paolo
Maninchedda. Di sicuro non ci
saranno il M5s, che ha già scelto Mario
Puddu con una votazione on line, né
gli indipendentisti, che puntano
su Andrea Murgia. Nonostante qualche
apertura da Forza Italia, anche
il centrodestra, orientato sul
leader sardista Christian Solinas,
diserterà le Primarias. Non resta
che il centrosinistra, dove prende
sempre più corpo la candidatura di
Massimo Zedda, che chissà che non
decida di partecipare alle
"Primarias" con l'obiettivo di allargare il
più possibile la coalizione che si
dovrà presentare alle elezioni
vere. (al.pi.)
Riformatori:
stop alla bagarre nel centrodestra
Fois:
«Dannose le tensioni interne». Forza Italia, direzione generale
di domani
a rischio diserzione
CAGLIARI
La faida dentro Forza Italia, ormai
spaccata in due tronconi, ha messo
in subbuglio il Tavolo sardo del
centrodestra e preoccupa molto gli
alleati quando mancano una manciata
di mesi alle elezioni regionali di
febbraio. A lanciare l'allarme è
stato Pietrino Fois, coordinatore dei
Riformatori. «Le tensioni interne ai
partiti - scrive in un comunicato
- vanno scongiurate. Alla coalizione
non servano primi della classe,
ma spirito di sacrificio.
Dev'essere questa la strada per
arrivare a
un candidato governatore che sia
condiviso da tutti e soprattutto
piaccia ai sardi». L'invito sembra
essere un altolà alla bagarre di
questi giorni fra gli azzurri di
Berlusconi. «Così non va - aggiunge
Fois senza entrare nel merito della
contrapposizione fra il
coordinatore di Fi Ugo Cappellacci e
una parte di Forza Italia -
Perché solidità e credibilità della
coalizione sono di sicuro legati
alla qualità del programma che
presenteremo e all'autorevolezza delle
persone che sceglieremo per
realizzarlo, ma saranno anche decisivi i
rapporti interni alla coalizione e
il clima che si respira all'interno
delle forze politiche che la
compongono».
Basta, poi, è la conclusione
del coordinatore dei Riformatori
anche con le «iniziative personali
che portano solo confusione e
disorientamento nell'elettorato, noi non
vogliamo essere complici di
chicchessia in un clima di scontri che non
ci appartiene». Ai Riformatori,
puntualizza Fois, «non mancano certo
figure autorevoli da proporre per la
presidenza della Regione, ma ci
siamo sottratti dal fare annunci di
qualsiasi tipo per il bene della
coalizione».
Intanto dal fronte di Forza Italia
non arrivano segnali
di pace. Si sa che il «caso
Sardegna» è all'attenzione del presidente
Berlusconi, ma pare che nessun
portavoce delle due anime (uno è
Cappellacci, l'altro il deputato
Pietro Pittalis, insieme
all'eurodeputato Salvatore Cicu) sarebbe
stata convocata a Palazzo
Grazioli, a Roma, per un confronto
chiarificatore. Però i tempi sono
stretti: oggi è la vigilia della
direzione regionale del partito,
convocata proprio da Cappellacci ma
che potrebbe essere disertata dai
ribelli.
Duro attacco
della segretaria della Cgil Nurra al congresso
Lavoro,
diritti, sviluppo e sicurezza per aiutare il territorio
«La
politica sarda non è stata in grado di dare certezze»
di Gianni Bazzoni
SASSARI
"Vivo, partecipo. Perciò odio
chi non partecipa, odio gli
indifferenti": le parole di
Antonio Gramsci sotto la scritta "Il
lavoro è", e a seguire tutte le
declinazioni positive che ogni persona
dovrebbe coltivare (diritti,
progresso, salute, dignità...).Ci sono
questi elementi nella relazione
della segretaria uscente Francesca
Nurra che ieri sera - nella sala
gremita dell'Hotel Carlo Felice di
Sassari - ha aperto il 6° Congresso
territoriale della Cgil di
Sassari.Sviluppo, lavoro, sicurezza,
diritti e uguaglianza: ecco i
temi ricorrenti emersi e
sottolineati nell'intervento di Francesca
Nurra.
Una relazione che è partita dalla
«gravità e profondità della
crisi» della Sardegna e del
territorio, dall'assenza di regole e di
tutele che producono illegalità,
annullano la sicurezza e fomentano la
guerra tra poveri. E in mezzo ci
sono i giovani: «La crisi per loro è
stata peggio di una guerra. La
disoccupazione di lunga durata è
diventata una malattia talmente
endemica che la ricerca del primo
impiego riguarda ormai una
moltitudine di trentenni». La
disoccupazione giovanile è un
segnale preoccupante di una società che
sta invecchiando, che non è
proiettata verso il futuro.
«L'impegno
della Cgil a tutti i livelli - ha
detto ancora Francesca Nurra - deve
esserefinalizzato a recuperare
futuro e progresso sociale. Le nostre
energie devono essere dedicate ad
affrontare la crisi economica».
Il
pensiero è andato poi agli incidenti
mortali sul lavoro, che sono in
crescita e sono l'indicatore di un
calo di attenzione e di tutele,
frutto di una precarietà che ormai
appare inarrestabile.«Non è più
tollerabile per un paese civile che
un lavoratore o una lavoratrice
escano di casa al mattino per andare
al lavoro e potrebbero non
rientrare più. Le tragedie non
devono più ripetersi: servono rispetto
delle norme, controlli su appalti e
subappalti e una lotta decisa al
lavoro precario».
Poi la pagina dedicata al governo
regionale.
Francesca Nurra non ha fatto sconti
alla giunta di Francesco Pigliaru
e al sistema istituzionale nel suo
complesso. «La politica sarda non è
stata in grado di affrontare le
emergenze e spesso non ha ritenuto di
volersi confrontare con le parti
sociali».
Dal massimo esponente della
Cgil del sassarese arriva un
«giudizio pessimo sulle riforme portate
avanti». A cominciare da quella del
sistema sanitario regionale, poi
il nuovo sistema di governance delle
autonomie locali «che vede ancora
le Province commissariate, svuotate
in parte delle competenze,
sottofinanziate, senza avere la
possibilità di svolgere i compiti di
tutela affidati dalla Costituzione».
Così anche le poche cose fatte
bene (Reis e Iscol@) sono passate in
secondo piano. Nella parte
centrale della relazione di
Francesca Nurra, il quadro del nord
Sardegna che ha grandi potenzialità,
con una straordinaria ricchezza
di beni ambientali e parchi
naturali, un patrimonio importante sotto
il profilo archeologico, culturale e
storico-paesaggistico. «Tutte
risorse valorizzare in modo
insufficiente e per ora non contemplate
seriamente in un nuovo modello di
sviluppo».
Agricoltura e pesca,
settori dove resistono eccellenze
storiche e dove serve legare
l'innovazione allo sviluppo locale.
Infine i trasporti, la necessità
di rafforzare l'aeroporto di Alghero
e il porto di Porto Torres, il
sapere e la formazione «con il pieno
sostegno alla nostra Università».
Ma anche il dramma della lunga
attesa per il Protocollo della chimica
verde «da sette anni in larga parte
disatteso, l'ennesino grande
inganno di Eni ai danni dei
lavoratori. E le risposte che non arrivano
sulla miniera di Olmedo»." É il
lavoro", il motore per il rilancio
vero dell'economia.
Unione
Sarda
CENTRODESTRA.
Tunis:
«Forza Italia ritrovi l'armonia Solinas?
Lo sosterrei con piacere»
Il
consigliere: la coalizione punti sul lavoro
Lettere e veleni incrociati che
scorrono nelle vene sarde di Forza
Italia non scalfiscono il sorriso di
Stefano Tunis: «Mi sento estraneo
a queste vicende. Sono concentrato
su altre questioni, come la messa a
punto del programma per le
regionali».
Cappellacci dice che le lamentele
sulla gestione del partito vengono
da una minoranza. Lei da che parte
sta?
«Sento di far parte di un partito
che deve ritrovare la comunità
d'intenti per un unico obiettivo:
vincere le prossime elezioni col
centrodestra».
Qualcuno sostiene che la prima
spallata agli azzurri l'abbia data lei
con Sardegna 20Venti.
«Io ho presidiato un'area civica che
è stata di supporto al
centrodestra e ora vede in me un
punto di riferimento. Il movimento
non è in competizione con altri
soggetti della coalizione, né con FI.
Non sto facendo nulla che non abbia
preparato nel corso degli anni».
Ma lei è in campo come candidato
presidente o no?
«Non c'è una mia candidatura, perché
non c'è una scelta da parte della
coalizione. Non c'è la mia e non ce
ne sono altre».
Sarà Salvini a decidere.
«La Lega, visto il quadro nazionale,
avrà questo potere. Scelta che al
momento trovo sensata, per quanto
riguarda i numeri, ma è da calare
all'interno della realtà sarda».
L'ipotesi di Christian Solinas?
«La trovo una scelta autorevole sul
piano personale, centratissima dal
punto di vista della caratterizzazione
politica. Il centrodestra ha
bisogno di una guida dall'impronta
civica e sardista. Lo sosterrei con
piacere».
Cappellacci però ha fatto il suo
nome.
«In realtà non lo ha fatto nessuno.
Sono tra le persone prese in
considerazione, per caratteristiche
personali e politiche. Non ho mai
chiesto una candidatura, né in
pubblico né in privato. Cappellacci ha
detto che il mio è un ottimo nome di
Forza Italia».
Alessandra Zedda sostiene che non
c'è stata nessuna consultazione.
«Non so come abbia interpretato le
parole di Cappellacci, forse c'è
stata un'incomprensione».
E se qualcuno le proponesse una
candidatura alle suppletive per la Camera?
«Non ho mai ragionato sull'ipotesi
di spostare il mio impegno altrove,
fino ad oggi».
Quante liste faranno parte del
centrodestra?
«Una decina. Occorre una grande
espressione territoriale per essere
competitivi».
Ci sarà anche Mauro Pili?
«Non ho notizie a riguardo».
Su cosa deve puntare il centrodestra
per le regionali?
«Sul lavoro. È il primo punto del
mio programma, il miglior sistema di
redistribuzione della ricchezza.
Bisogna cambiare approccio.
L'assistenzialismo del
centrosinistra, ora preso in prestito dal M5S,
non combatte la povertà, ma la
contagia».
Michele Ruffi
L'INIZIATIVA.
Il Pd non scioglie i dubbi sulla propria partecipazione
A
dicembre le primarie sarde
Candidature
entro un mese. Maninchedda: «Sarà vero dibattito»
Trovare il candidato alla presidenza
della Regione non è l'unico
obiettivo delle primarie nazionali
sarde che si terranno il 16
dicembre. La consultazione popolare,
lanciata dal segretario del
Partito dei sardi, Paolo
Maninchedda, il 23 settembre ad Abbasanta,
interroga i sardi sulla propria
coscienza di nazione. È on line il
sito primarias.eu.
Un referendum
Chi parteciperà alle “Primarias” dovrà
esprimersi su argomenti
specifici e soprattutto a sposare
una linea di correttezza nei
confronti degli avversari. Entro il
15 novembre dovranno essere
formalizzate le candidature, mentre
da oggi ci sarà spazio per il
dibattito pubblico in rete. Per Maninchedda,
le primarie nazionali,
organizzate in questo modo
rappresentano «un vero spazio di
partecipazione di cui la Sardegna ha
bisogno».
Regole e carta dei valori
Primo obiettivo: evitare che la
competizione diventi uno scontro
frontale tra candidati e un
referendum personale. Chiunque si candidi
dovrà garantire il proprio appoggio
e quello dei sostenitori a
chiunque vinca. Inoltre, le regole
impongono un'etica che mantenga la
competizione nei limiti della
dialettica politica, lasciando fuori
polemiche, attacchi personali e
dileggio nei confronti degli
avversari.
Gli argomenti in campo
La scheda della candidatura impone
di presentare una propria visione
su 18 temi: Statuto, rapporti con lo
Stato italiano, riforma
amministrativa della Regione,
riequilibrio dei poteri e delle risorse
tra Comuni e Regione, riequilibrio
dei poteri e delle risorse tra le
città e i paesi, sanità, trasporti
interni e continuità territoriale
aerea e marittima, fisco,
accantonamenti, educazione, urbanistica,
lingua, cultura, turismo, bonifiche,
servitù militari, rifiuti e
energia. «Sarà un dibattito vero su
argomenti precisi», dice
Maninchedda.
Il senso delle primarie
Chiedere di esprimersi sulla
Sardegna intesa come nazione apre
l'orizzonte della consultazione e
potrebbe far rompere gli indugi ai
dubbiosi. Un rischio che l'assemblea
di Abbasanta ha deciso di correre
per stimolare i sardi ad
un'assunzione di consapevolezza. Se la
maggior parte dei partecipanti non
penserà di vivere in una nazione,
gli organizzatori ne prenderanno atto.
Anche chi non la pensa così,
però, dovrà partire dal presupposto
che l'Isola ha il diritto di
scegliere pacificamente proprie
forme di autogoverno.
Dall'esterno
Il segretario regionale del Partito
democratico, Emanuele Cani, parla
di un «progetto interessante che
vale la pena prendere in seria
considerazione». Poi, c'è la parte
relativa alle regole da seguire,
per cui «sarebbe bene avere una
condivisione collettiva di tutti i
soggetti che decideranno di
partecipare a questo momento di
consultazione». Ma è ancora presto
per capire se il Pd parteciperà
alle primarias: «È un tema su cui si
sta discutendo e non possiamo
avere certezze, ma stiamo osservando
con grande attenzione».
L'esponente di Campo progressista,
Francesco Agus, reputa le primarie
uno «strumento utile, a patto che
non diventino una conta tra partiti
o correnti».
Le perplessità
Il passo avanti nel decidere le
regole e nella scelta della data
lascia qualche dubbio: «Le forze che
contrastano la deriva del governo
populista hanno il dovere di provare
a stare insieme e affrontare un
dialogo. Proprio per questo prima di
fissare date e metodi credo sia
più utile ricercare l'unità». Il
segretario di Progres, Gianluca
Collu, guarda con favore alle
primarie fatte su «un perimetro che ci
contraddistingue». L'obiettivo,
però, non deve essere solo il prossimo
appuntamento elettorale delle
Regionali, ma «un progetto che duri nel
tempo».
Matteo Sau
L'APPELLO.
«Basta
tensioni interne ai partiti, la coalizione sia unita»
Fois
(Riformatori): servono più spirito di sacrificio e impegno
«Le tensioni interne ai partiti
vanno scongiurate, al centrodestra non
servono i primi della classe, ma
laboriosità e spirito di sacrificio
che portino ad un nome che sia
condiviso da tutti e che soprattutto
piaccia ai sardi: verso le elezioni
lo schieramento deve essere unito».
È l'appello rivolto agli alleati dal
coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois. Un
invito che arriva due giorni dopo
il secondo tavolo della coalizione e
lo strappo interno a Forza
Italia. «Così non va - dice Fois -
solidità e credibilità sono legati
alla qualità del programma che
presenteremo e all'autorevolezza delle
persone che sceglieremo per
realizzarlo, ma anche dai rapporti interni
alla coalizione e dal clima che si
respira all'interno delle forze
politiche che la compongono».
Basta, poi, con le «iniziative
personali
che portano solo confusione e
disorientamento nell'elettorato». Ai
Riformatori, conclude il
coordinatore, «non mancano certo figure
autorevoli da proporre per la
presidenza della Regione, ma ci siamo
sottratti per il bene della
coalizione».
Ro. Mu.
IL
GIALLO.
Pace
fiscale, Di Maio: testo manipolato «Cambiato il documento inviato
al
Colle». La Lega: «Noi gente seria»
Il
vicepremier annuncia la presentazione di un esposto in procura
ROMA «È accaduto un fatto
gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che
è arrivato al Quirinale è stato
manipolato. Nel testo trasmesso alla
presidenza della Repubblica, ma non
accordato dal Consiglio dei
Ministri, c'è sia lo scudo fiscale
sia la non punibilità per chi
evade. Noi del MoVimento 5 Stelle in
Parlamento non lo votiamo questo
testo se arriva così. Questa parte
deve essere tolta.
Non ho mai detto
che si volevano aiutare i capitali
mafiosi. Non so se una manina
politica o una manina tecnica, in
ogni caso domattina si deposita
subito una denuncia alla Procura
della Repubblica perché non è
possibile che vada al Quirinale un
testo manipolato».
Il presunto complotto
È un vero complotto quello
denunciato ieri sera da Luigi Di Maio su
Instagram. «In questo governo stanno
avvenendo tante cose inedite,
tanti giochini. Ciò che metteremo in
campo dopo la denuncia in Procura
ci farà capire», ha aggiunto a
“Porta a Porta”. Alla domanda su chi
sospettasse, il leader M5S ha poi
aggiunto: «Tengo ad escludere
responsabilità politiche, perché mi
fido delle persone con cui siamo
al governo», ma «in questo governo
stanno avvenendo tante cose strane,
tanti giochini: ciò che metteremo in
campo dopo la denuncia alla
Procura ci farà capire delle cose».
Sospetta di Giorgetti? «Non mi
permetterei mai». Poi ha aggiunto:
«Questo è il governo col più alto
numero di nemici, ma non mi
sorprende. Hanno già provato a farci
giochetti con il decreto Dignità»,
aggiunge.
La smentita
Un complotto ridimensionato dopo il
chiarimento del Colle: «Non
abbiamo ricevuto nulla», ha chiarito
una nota dell'ufficio stampa
della presidenza. «Ai miei uffici è
stato riferito che quel testo è
stato mandato al Quirinale. Se non è
così torno a Palazzo Chigi,
accertiamo tutto. Non ci sarà
bisogno di riunire un nuovo consiglio
dei ministri. Basta stralciare
quella parte dal testo», ha detto Di
Maio.
«È stato il Mef»
In ogni caso i sospetti dei
pentastellati si concentrano sui tecnici
del ministero dell'Economia. «E
stato qualcuno all'interno del Mef»,
ha detto a un'agenzia di stampa un
importante esponente M5S del
governo Conte. Mentre fonti leghiste
chiariscono: «Noi siamo gente
seria e non sappiamo niente di
decreti truccati, stiamo lavorando
giorno e notte sulla riduzione delle
tasse, sulla legge Fornero e
sulla chiusura delle liti fra
cittadini ed Equitalia».
«Condono a loro insaputa»
Nel frattempo si scatenano le
reazioni degli avversari politici:
«Approvano un condono tombale per
gli evasori. E ora cercano manine e
nemici. Imbroglioni. Un grande paese
come l'Italia non merita tutto
questo», scrive su Twitter il
segretario del Pd Maurizio Martina. «Di
Maio è imprigionato in un episodio
della Famiglia Addams: è
perseguitato dalla Mano, dalla
manina e dalla manona. Denunce in
Procura? Ammetta una buona volta che
i Cinquestelle hanno dato il via
libera ad un condono fiscale a loro
insaputa», ironizza Mara Carfagna,
deputata di Forza Italia. «Di Maio è
un uomo disperato. Vota a sua
insaputa un condono, poi grida allo
scandalo. Non capisce il senso dei
testi che vota», attacca duro Matteo
Renzi.
L'ORDINANZA.
Corruzione,
l'inchiesta è chiusa Il gip nega
l'arresto di Cappellacci
perché
non ha più un ruolo di rilievo
Secondo
l'accusa l'ex governatore avrebbe incassato una tangente da 80mila euro
Ugo Cappellacci è parlamentare,
dunque «non ha più un ruolo politico
di rilievo» a livello «regionale e
nazionale»: fa parte di «una
compagine politica di minoranza
senza posti di potere di rilievo» ed è
«all'opposizione nel governo
regionale e nazionale». Non può più
influire nelle decisioni locali come
quando era governatore, e i fatti
contestati sono di anni fa.
Dunque non serve la misura cautelare
(il
carcere) chiesta per lui dalla
Procura nel 2017 in un'indagine
incentrata su una presunta tangente
di 80 mila euro incassata nel 2013
dal coordinatore regionale di Forza
Italia. Però la «gravità delle sue
condotte» è «evidente»; Cappellacci
è stato «il vero deus ex machina»
del finanziamento (ritenuto
illecito) alla base dell'inchiesta; da
presidente era stato «in grado di
influenzare gli organi politici e
gli apparati competenti» nel
«valutare la pratica di accesso alle
erogazioni» di denaro pubblico; a
suo carico ci sono «gravi indizi»
per il peculato e la corruzione.
L'ordinanza
È quanto sostenuto dal gip Giuseppe
Pintori nell'ordinanza con cui ha
disposto l'arresto degli
imprenditori e manager Flavio Mallus
(«principale protagonista delle
condotte criminose») e Roberto
Bonanni, mandati a Uta e ai
domiciliari. Operazione eseguita dalla
Guardia di finanza le cui verifiche
(disposte dai pm Emanuele Secci e
Diana Lecca) hanno consentito di
ricostruire la nascita della società
al centro della presunta corruzione,
il passaggio dei soldi e il
comportamento delle altre persone
sotto accusa: Alessandra Zedda (ex
assessora regionale all'Industria,
peculato), i commercialisti Piero
Sanna Randaccio e Antonio Graziano
Tilocca (colleghi di studio di
Cappellacci, corruzione e peculato),
Fabio Sanna e Carlo Alberto
Zualdi (ad e liquidatore della
società “Fm” di Mallus in diversi
periodi, bancarotta), i
commercialisti Sergio Vacca (falso in
attestazioni) e Carlo Dessalvi
(bancarotta).
La Zernike
Tutto ruota attorno alla società
d'investimento “Zernike Meta Venture
capital” che, vinto il bando sotto
l'amministrazione di centrodestra,
gestiva il fondo pubblico “Ingenium
Sardegna”: 17 milioni di euro
regionali da destinare
«all'investimento in imprese innovative».
Cappellacci, nell'ipotesi della
Procura, nel febbraio 2013 da
governatore avrebbe «istigato
Bonanni», amministratore della spa, a
far avere «750 mila euro» pubblici
alla “Fabbricazioni metalliche” di
Mallus nonostante fosse «priva dei
requisiti» previsti dal bando Por:
era in «stato di dissesto»,
situazione «che non poteva sfuggire ad
amministratori, commercialisti,
esperti del fondo Ingenium e Regione».
La Fm «aveva falsificato i dati
contabili per un maquillage
finanziario illecito utile ad
accedere ai finanziamenti», e l'aumento
di capitale con la Zernike (da 33
mila euro a 1,4 milioni) era
arrivato grazie «a contatti» di
Mallus «ai più alti livelli della
politica regionale, in particolare
con l'assessora Zedda» la quale si
informava e aveva incontri con
Bonanni, che si occupava delle pratiche
per investimenti ed erogazione del
denaro. In definitiva, per il gip
«l'istruttoria» per concedere il
denaro «fu inquinata», con «ingerenze
anche sui responsabili della
gestione del fondo».
La tangente
In questo modo, facendo concedere
quel finanziamento da 750 mila euro
Cappellacci - per i pm -aveva
ottenuto gli «80 mila euro» versati da
Mallus come «finanziamento soci» in
un'azienda costituita dieci giorni
prima su «specifica indicazione di
Tilocca e nell'interesse esclusivo
di Cappellacci»: la Omen. Il socio
al 95 per cento era Sanna Randaccio
«per non ricondurre la società»
all'ex governatore.
Mallus riferì agli
inquirenti di essere diventato tanto
intimo di Tilocca che questi,
saputo «dell'esistenza di
un'indagine e temendo una perquisizione»,
gli aveva chiesto «di nascondergli
denaro». Gli diede «una busta con
120 mila euro» che Mallus nascose
«nel controsoffitto del suo ufficio»
e restituì nel 2013. Gli 80 mila
euro invece furono versati dalla Fm
il giorno dopo l'arrivo dei fondi
Ingenium. Poi, fallita la “Fm”,
partì l'inchiesta per ricostruire le
modalità di distribuzione del
denaro e capire quali aziende ne
avessero beneficiato.
La Omen
La Omen, fa notare il gip, è il nome
della barca di Cappellacci letto
al contrario: Nemo. Una «operazione
fraudolenta» per «nascondere la
corresponsione degli 80 mila euro».
Cioè «la tangente». Il
parlamentare in questa inchiesta «è
uno dei protagonisti principali,
la gravità della sua condotta è
evidente. Si era interessato alla
pratica Fm pur non avendone diritto»
e «aveva percepito una rilevante
utilità economica». Comportamenti
però «risalenti nel tempo», quindi
non è necessario l'arresto.
Gli altri
La Procura aveva chiesto anche il
carcere per Sanna Randaccio (gli si
contesta «solo una condotta
omissiva») e i domiciliari per Zualdi e
Sanna, ma il gip ha detto no.
Rifiutata inoltre la richiesta di
sospensione dall'attività per Vacca
e Dessalvi: per lui «può essere
esclusa una sua evidente
responsabilità».
La difesa
«La vicenda è stata letta in modo
errato», è il commento di Guido
Manca Bitti, difensore di
Cappellacci, «tutte le operazioni sono più
che trasparenti e legittime, ma ora
abbiamo necessità di vedere gli
atti e la documentazione dei pm».
L'avvocato Agostinangelo Marras a
sua volta spiega che l'ex assessora
Zedda «non si occupava di
istruttoria né di prestiti, seguiva
in generale tutte le pratiche e le
aziende che si sono rivolte a
Ingenium senza mai alcuna ingerenza. Non
aveva alcun potere decisionale».
L'inchiesta è praticamente chiusa.
Oggi l'interrogatorio di garanzia
per Mallus.
Andrea Manunza
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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