(07 Dicembre 1941) E’
mattina quando più di 350 aerei giapponesi distruggono la Pacific Fleet
statunitense presso una delle più importanti basi navali statunitensi: quella
di Pearl Harbour, nell’arcipelago hawaiano. Con l’attacco a sorpresa, il
Giappone dichiara ufficialmente guerra agli Stati Uniti ed alla Gran Bretagna.
L’incursione aerea giapponese forza l’entrata in guerra degli Stati Uniti
d’America.
Infatti, in patria Roosevelt
aveva non poche difficoltà a convincere i suoi compatrioti, restii ad inviare i
proprio giovani in una guerra sanguinosa e lontana. Tra i partiti che si
opponevano alla guerra possiamo ricordare il “First America”, un partito filonazista
che si rifaceva alle idee di Adolf Hitler, e che in quel periodo stava
riscuotendo largo consenso.
Ai primi di settembre
1941 gli ammiragli giapponesi in comando si riunirono a Tōkyō per
discutere il piano d'attacco contro Pearl Harbor. Intanto funzionava nell'isola
di Oahu la raccolta d'informazioni sulla flotta americana.
Come è poi risultato da
indicazioni segnate su una carta nautica, trovata su un sommergibile nipponico
catturato, in un giorno fra il 1° e il 6 dicembre un sommergibile giapponese
fece una ricognizione dentro Pearl Harbor, per constatare le posizioni delle navi,
trattenendosi nel porto dalle 4 e 10 alle 6.
Per l'abitudine
americana del riposo dal pomeriggio del sabato al lunedì, il cambiamento di
turno nell'attività dei gruppi della flotta del Pacifico coincideva con la
domenica, nel qual giorno la massima parte rimaneva in porto; perciò il comando
giapponese stabilì di eseguire l'attacco al mattino di domenica 7 dicembre
corrispondente al lunedì 8 dicembre in Giappone.
La partenza dei
velivoli giapponesi cominciò all'alba quando le navi del Mikado giunsero a circa
200 miglia a nord di Oahu. La prima ondata che arrivò sugli obiettivi fra le
ore 7 e 55 e le 8 e 05 fu costituita da 4 gruppi: 50 velivoli per bombardamenti
in quota contro le corazzate; 40 velivoli siluranti contro le corazzate e le
navi portaerei; 54 velivoli per l'attacco in picchiata contro hangars e
velivoli a terra; 45 velivoli da caccia contro velivoli in volo o nel campi.
La seconda ondata che
iniziò l'attacco alle ore 9 fu composta di tre gruppi: 54 velivoli per
bombardamenti in quota contro hangars e velivoli nei campi; 81 velivoli per
bombardamenti in picchiata contro navi portaerei ed incrociatori; 36 velivoli
da caccia contro velivoli in volo o nei campi.
Nel 2000 il fotografo
Robert Stinnett, sostenne la "teoria della cospirazione" architettata
da Roosevelt e i suoi collaboratori per indurre i giapponesi ad attaccare Pearl
Harbor. Roosevelt avrebbe applicato un piano per provocare l'attacco giapponese
contro gli Stati Uniti: all'ammiraglio Kimmel sarebbe stato impedito di
condurre esercitazioni che avrebbero fatto scoprire la flotta giapponese in
arrivo, flotta che in realtà, secondo Stinnett, non avrebbe mantenuto il
silenzio radio e, anzi, i suoi messaggi sarebbero stati intercettati e
decifrati dai servizi statunitensi.
Il lavoro di Stinnett è
stato tuttavia fortemente criticato da altri studiosi, che lo hanno smentito in
vari modi, e le sue deduzioni sono state ritenute non esatte. Tuttavia altri
fattori sono a favore della teoria del complotto: anche per Pearl Harbor si
aprì un grande dibattito, per certi aspetti del tutto simile a quello che
riguardò le Twin Towers abbattute nel Settembre nel 2001 da un commando terroristico.
Vincenzo Maria D'Ascanio
Nessun commento:
Posta un commento