mercoledì 19 dicembre 2018

Rassegna stampa 19 dicembre 2018


INDIPENDENTISTI. Sardigna libera e parte della sinistra con Autodeterminatzione La coalizione estende il suo perimetro: appello a Rifondazione, Comunisti italiani e Potere al popolo

Il progetto di Autodeterminatzione allarga il suo perimetro. All'interno del Polo che alle regionali di febbraio si presenterà con Andrea Murgia candidato governatore, convergono due nuove forze politiche: si tratta di Sardigna Libera di Claudia Zuncheddu e della parte di Sinistra italiana che fa capo al segretario cittadino del partito, Roberto Mirasola.  Della coalizione di sigle indipendentiste e autonomiste fanno già parte Sardegna Possibile, Gentes, Rossomori, Sardigna Natzione, Radicales sardos, Irs, Liberu.

«Autodeterminatzione fa un passo avanti nella costruzione di un vasto fronte popolare che intende concorrere alle prossime elezioni per l'affermazione di un'idea di Sardegna e del nostro popolo che mette al centro la possibilità del riscatto dei nostri territori», scrivono in una nota congiunta Murgia, Zuncheddu e Mirasola. Che rilanciano e invitano «tutti i Comitati presenti sul territorio per consentire al nostro progetto politico di diventare ancora più forte, plurale e rappresentativo».

Non solo: «Ci rivolgiamo alle organizzazioni e raggruppamenti politici come Rifondazione, Comunisti italiani e Potere al popolo presenti: a loro chiediamo di unirsi al progetto di Autodeterminatzione». Sinora il gruppo di sigle aveva dovuto subire le “avances” delle altre forze politiche in campo per le regionali, in particolare quelle del centrosinistra, soprattutto da quando Massimo Zedda ha considerato la possibilità, poi concretizzata, di scendere in campo come candidato alla presidenza della Regione. (ro. mu.)

La Nuova

Maninchedda- «Noi andremo con chi riconosce la nazione sarda»
Il leader del Pds parla del futuro 
del suo partito e della sfida per le Regionali:
«Dopo le Primarias portiamo avanti una rivoluzione gentile e legalitaria»

SASSARI
In tasca il sasso che sposta i piatti della bilancia. In testa il
sogno della nazione sarda. Paolo Maninchedda si gode il tesoretto di
20mila click delle Primarias che trasformano il Partito dei Sardi da
satellite in pianeta. Il leader del Pds sa di essere al centro della
scena elettorale e si dice pronto anche a dissolvere la sua creatura,
ma in un progetto più grande. Quello di una coalizione che arriva alla
nazione sarda. Parla di rivoluzione legale e gentile. Ma è pronto
anche ad andare da solo.

Quale significato ha per lei il risultato
delle Primarias?«Significa consapevolezza di un fatto evidente. In
Sardegna, per cambiare qualcosa, bisogna cambiare tutto. Significa che
dobbiamo riuscire a interpretare le prossime elezioni regionali con
spirito rivoluzionario. Pacifico e legale, ma rivoluzionario. Un
numero così alto di partecipanti che accettano la fatica e la
difficoltà di un voto in dieci passaggi in cui si arriva anche alla
registrazione del codice fiscale, deve essere guardato con molta
attenzione. Un successo simile si giustifica solo come segno di
radicale voglia di cambiamento. Non ci si può più accontentare di
piccoli mutamenti.

Il pronunciamento favorevole del 97 per cento dei
votanti per la Nazione sarda significa appoggiare il contenuto più
rivoluzionario della consultazione. Significa che la questione sarda
non è una somma di problemi, ma una questione di libertà e di poteri.
Significa riporre al centro la domanda dimenticata: "Chi decide per
noi e perché?"».Ma concretamente cosa farete dopo questo voto?«Intanto
è già un gesto concreto avere un pensiero e non uno slogan o una
battuta. Daremo gambe a questo percorso. Non si tratta di fare una
coalizione, ma di fare una rivoluzione.

C'è un grande desiderio di
partecipazione privo di un pensiero che lo guidi. Il problema non è
realizzare una sommatoria di sigle, ma pensare, organizzare e creare
una battaglia per il cambiamento. Bisogna essere nello stesso tempo
radicali e pazienti».Lei ha detto che senza pregiudizi, a parte
fascisti e razzisti, è pronto a dialogare con chiunque abbracci l'idea
della nazione sarda. Centrosinistra o centrodestra. È ancora così?«Il
97 per cento dei partecipanti alle Primarias ha detto che la Nazione
sarda esiste. Il vincolo politico delle Primarias è proprio affermare
questo "Noi".

Chiunque pronunci questo "Noi" diventa un interlocutore.
Ma devo dire che fino a ora i partiti italiani non sono riusciti a
farlo. "Noi" lo hanno detto i loro militanti, ma non i vertici. Non è
un esercizio verbale pronunciarsi a favore della Nazione, ma il
riconoscimento che all'interno dello Stato italiano non c'è, come
esige e impone la Costituzione italiana, solo la nazione italiana più
qualche minoranza, ma che c'è anche la Nazione sarda. Su questi temi
chi sta con noi sarà nostro compagno di viaggio». Secondo gli esperti
di e-voting, i click on line con questa complessità di voto hanno un
peso enorme.

Si sostiene che ogni voto digitale deve essere
considerato come tre elettori alle urne. Ma è davvero così?«Per ora
non ci sono molte serie storiche su un e-voting così complesso. Posso
dire che più è complicato esprimere il voto, più il fattore di
moltiplicazione del voto digitale aumenta. Anche a noi hanno detto che
in base a questi calcoli è come se avessero votato tradizionalmente
oltre 60mila persone».

Dialogate con le altre coalizioni?«Le nostre
interlocuzioni avvengono alla luce del sole. Avviene tutto secondo il
metodo delle Primarias, in modo chiaro e aperto. Non abbiamo
interlocuzioni con le coalizioni guidate dal Pd e dalla Lega, perché
alla base c'è il tema della nazione sarda.

Per noi era ed è un grande
punto di contatto, per loro un grande motivo di dissenso. Noi
dialoghiamo per una rivoluzione, legale e pacifica, non per una banale
alternanza di governo. Questo sembra appassionare molti cittadini ma
non i dirigenti di partito».

 È dispiaciuto della mancata
partecipazione di altre sigle indipendentiste alle Primarias? «Da
tanto tempo mi sono posto l'imperativo di non parlare mai in modo
lontanamente critico del mondo indipendentista sardo. Perché è un
universo che ha bisogno di pazienza, tranquillità e fiducia. E non di
tensioni».

Perché Zedda e Solinas non hanno partecipato alle
Primarias?«Non lo so.  Forse ha pesato un po' l'inerzia della normale
politica italiana. L'abitudine a replicare sempre gli stessi modelli.
Forse ha pesato la consapevolezza che dire "Nazione" significa dire,
in qualche modo, rivoluzione. Non so».

La strada più probabile è che
andiate avanti senza fare alleanze? «Noi da sempre andiamo avanti:
cerchiamo sempre compagnia, ma camminando. Abbiamo dimostrato di avere
le forze per vivere in modo autonomo. Ma diciamo che siamo anche
pronti a sostenere un progetto che metta al centro la nazione sarda e
i suoi interessi. Noi abbiamo sempre proposto una convergenza tra
forze tutte sarde unite dal disegno della rappresentanza politica e
della costruzione istituzionale della nazione. Pronti anche a
scioglierci per qualcosa di più grande. Viviamo di convinzioni e non
di ambizioni».

 Secondo lei il centrosinistra ha sbagliato a non
sostenere il tema della nazione sarda?«Credo che abbia fatto un errore
culturale e storico oltre che politico. Mi dispiace, ma devo prenderne
atto».

Ma lei si aspettava una risposta simile alle
Primarias?«Assolutamente no. Pensiamo sia il segno di una voglia di
cambiamento radicale, ancora non compresa in Sardegna. Sono convinto
che la gente non crede più alla favola del miglioramento dell'isola
attraverso l'alternanza di centrodestra e centrosinistra al governo.
Mi pare ci sia voglia di cambiare tutto. Serve disinteresse e
sacrificio per una rivoluzione legale e pacifica che parta dal basso».
(l.roj)

Sinistra italiana va in frantumi
Una parte annuncia l'accordo con Murgia, l'altra con i Progressisti

CAGLIARI
Sinistra italiana si schiera con Autodeterminatzione. Anzi no, si
schiera con Zedda. Quel che rimane della formazione guidata da Nicola
Fratoianni in Sardegna si frantuma. Una parte con la coalizione di
Andrea Murgia, l'altra con i Progressisti del sindaco di Cagliari.
Ieri un primo comunicato annunciava il matrimonio di Si con
Autodeterminatzione. Una adesione in tandem con quella di Sardigna
libera. «Oggi sono state poste le basi per un allargamento del
progetto di Autodeterminatzione oltre la contingenza elettorale.

Con la convergenza di Sardigna Libera e di larga parte di Si
significativamente rappresentate da Claudia Zuncheddu e Roberto
Mirasola, Autodeterminatzione fa un passo avanti nella costruzione di
un vasto fronte popolare che intende concorrere alle prossime elezioni
regionali per l'affermazione di un'idea di Sardegna e del nostro
popolo che mette al centro la possibilità del riscatto dei nostri
territori».

In serata però arriva un secondo comunicato firmato Andrea
Zucca, Gigi Perrotta e Alessandro Vinci. «All'interno di Sinistra
Italiana in Sardegna le posizioni sono articolate e presto verrà
deciso in maniera democratica la scelta politica. In attesa di ciò
ogni iscritto è lecito che esprima posizioni personali. Il nostro
gruppo pensa che Massimo Zedda possa interpretare bene le nostre idee
per il rilancio della Sardegna su temi come lavoro e sviluppo».


Unione Sarda

Il centrosinistra si allarga, Forza Italia blinda Solinas
Con Zedda anche il Partito comunista per la Sardegna
Mentre il M5S punta sul tandem Caschili-Desogus

Non basta ufficializzare il candidato alla presidenza della Regione
per congelare le grandi manovre nelle coalizioni. La politica sarda
vive un momento fluido, con continui spostamenti, adesioni a progetti
e rotture improvvise.

Il centrosinistra continua ad aggiungere pezzi al puzzle della
coalizione, ottenendo il sostegno del Partito comunista per la
Sardegna e una parte di Sinistra italiana. Il centrodestra ha superato
indenne le frizioni che hanno preceduto la scelta del candidato per le
suppletive e scritto la parola fine alla candidatura di Christian
Solinas, dopo le fughe in avanti di esponenti di Forza Italia.
La data
Si voterà il 24 febbraio, anche se il presidente della Regione,
Francesco Pigliaru, non ha ancora emanato il decreto. Ieri da Roma
sono arrivate notizie contrastanti su un emendamento del Movimento 5
Stelle alla legge di stabilità, per accorpare tutte le Regionali con
le europee di maggio. Ma prima ancora di capire se la novità potesse
eventualmente applicarsi anche alle regioni autonome come la Sardegna,
la proposta è stata ritirata.

Nuove adesioni
Massimo Zedda non ha ancora ufficialmente avviato la campagna
elettorale limitandosi a partecipare a iniziative di carattere civico
più che politico. Un modo per verificare l'indice di gradimento oltre
i confini della Città metropolitana di Cagliari. Zedda ha incassato il
sostegno del Partito comunista per la Sardegna, formazione a cui ha
aderito il consigliere regionale Fabrizio Anedda: «Cercheremo di
portare in campagna elettorale i temi a noi cari, ossia lavoro,
sviluppo, diritto alla salute».

Continua, invece, la guerra fredda dentro Sinistra italiana: se una
parte guarda verso Autodeterminatzione, un gruppo di dirigenti di
Cagliari (Andrea Zucca, Gigi Perrotta e Alessandro Vinci) parla di
«posizioni articolate. Il nostro gruppo pensa che Massimo Zedda possa
interpretare bene le nostre idee per il rilancio della Sardegna».

Attesa per le liste
Anche il candidato del centrodestra, Christian Solinas, non ha
cominciato la campagna elettorale. In ogni caso sulla scelta del
senatore Psd'Az la coalizione fa quadrato e la conferma arriva dal
coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci che parla di
«candidato scelto in Sardegna dai sardi».

M5S
I pentastellati puntano sull'asse suppletive-regionali per confermare
le percentuali delle politiche. La scelta di Luca Caschili ottiene il
sostegno del candidato presidente, Francesco Desogus che annuncia «un
percorso insieme per dare speranze alla Sardegna».

Probabili in corsa
Ines Pisano lavora per raccogliere forze e firme per confermare la sua
discesa in campo. Nella pagina del gruppo di sostegno, la magistrata
del Tar Lazio è pronta a dare il benvenuto a «chi volesse proporsi,
specie se giovane ed espressione di cambiamento». Qualcosa si muove
anche sul fronte di Sardi Liberi, progetto di Unidos e Progres, che
potrebbe decidere di puntare su Mauro Pili. Si attendono infine le
decisioni dei partiti della sinistra, che potrebbero decidere per una
corsa in solitaria. (m. s.)

DOPO LE PRIMARIAS.
Partito dei sardi, venerdì si decide la road map verso le Regionali
Maninchedda riunisce il direttivo per capire come valorizzare il
referendum sulla Nazione

Quasi diciannovemila votanti al referendum sulla Nazione sarda (e
oltre ventimila contando gli “errori” nella procedura di voto),
altrettanti per scegliere il candidato alla presidenza della Regione:
a pochi giorni dalla fine delle Primarias - si votava online dal 6 al
16 dicembre sulla piattaforma Eligo - il Partito dei Sardi che le ha
ideate si raccoglie per capire come metabolizzare un risultato
importante. Lo farà venerdì sera a Tramatza, in occasione del
direttivo nazionale.

«La discussione verterà ovviamente sull'esito - spiega il presidente
del Pds Franciscu Sedda - ma anche sulle prospettive che si aprono
adesso». Con 17.725 preferenze gli elettori hanno sottoscritto che “la
Sardegna è una Nazione, cioè una comunità portatrice di diritti e
interessi propri, che in quanto tale necessita di maggiori poteri per
interpretarli, difenderli, affermarli”.

Probabilmente sarà questo
l'elemento delle Primarias che il partito vorrà valorizzare con più
forza, anche più dell'affermazione personale del segretario Paolo
Maninchedda, uno dei cinque candidati governatore, che ha ottenuto
15.452 voti su 18.605 votanti. L'importanza del valore della Nazione
sarda, dunque, da riproporre anche nel confronto con i sardi in
campagna elettorale.

D'altra parte, scrive lo stesso Maninchedda sul suo blog “Sardegna e
libertà”, «serve il dialogo quotidiano, la rete fitta e intensa di
relazioni tra persone, la capacità di costruire una proposta
alternativa alle offerte tradizionali». (ro. mu.)

La sfida di Noli, candidata senza social: «Ascolto la gente, parlerò
solo con i fatti»

Più contatto umano e meno social network, più ascolto e meno parole.
Daniela Noli, candidata alle suppletive della Camera per il
centrodestra, si prepara a una campagna elettorale sul campo e mette
in cima alla lista delle priorità «insularità, zona franca e un
impegno specifico per garantire alle donne sarde sempre più spazi di
uguaglianza».

Ha avuto qualche dubbio prima di dire sì?
«Ho accettato questa sfida con grande entusiasmo. È un onore essere la
candidata del centrodestra e so di essere sostenuta in maniera
convinta da tutte le forze della coalizione».

Manca un mese alle suppletive e in mezzo ci sono le festività. Può
essere un problema?
«Sicuramente sì. Gli elettori in questo periodo sono concentrati sul
Natale, ma con la dovuta sensibilità sono già attiva nel contatto con
i territori del collegio elettorale».

Che campagna elettorale sta progettando?
«Penso sia fondamentale l'ascolto, soprattutto per poter recepire e
sostenere tutte le richieste territoriali che ancora restano senza
risposte. Ascoltare di più, parlare meno e lasciare che a farlo siano
le soluzioni ai problemi».

Votare con il governo in carica influenza il voto?
«Sì, molto. Cagliari è l'unico collegio in cui si vota e quindi manca
l'effetto trascinamento dei riflettori nazionali. Inoltre, ritengo ci
sia necessità di maggiore chiarezza rispetto alle posizioni».
Posizioni rispetto al governo?
«Sì. Io appartengo al progetto del centrodestra, apprezzo e condivido
le scelte di Salvini e della Lega che si battono, con fatti concreti,
su temi come immigrazione, legalità e sicurezza».

Bisogna puntare su questi argomenti?
«Non solo. Condivido le scelte che hanno ricadute positive sulle
imprese, come la riduzione del costo del lavoro grazie
all'applicazione degli sgravi fiscali. E poi sono favorevole alle
grandi infrastrutture come ad esempio la Tav».

Quali, invece, i temi sardi?
«Il riconoscimento dell'insularità che significa continuità
territoriale permanente e Zona franca, essenziale per la crescita e lo
sviluppo delle imprese e dei settori trainanti come turismo,
agricoltura e artigianato. È importante la riduzione del costo
energetico, anche a favore dell'industria che va fortemente sostenuta
nel rispetto delle regole ambientali. Altro impegno che mi assumo è
per i giovani che hanno bisogno di un sistema sardo in grado di
accoglierli e non li costringa ad andare via».

Sarà un test in vista delle regionali?
«Sicuramente. Anche perché tra i Comuni del collegio c'è Cagliari il
cui sindaco è il candidato governatore del centrosinistra. Una
vittoria del centrodestra allargato penso sarà un volano per il
risultato delle regionali».

Candidarsi all'uninominale significa metterci la faccia.
«Sono consapevole della forte responsabilità di essere la candidata
per la Camera e quindi rappresentare il centrodestra che poi si
candiderà alle imminenti regionali».

Lei non ha profilo Facebook. Addio alla campagna elettorale in rete?
«Sarò nelle piazze, tra la gente perché il contatto umano è
fondamentale. Capisco che è necessario adeguarsi ai tempi, i social
sono utili e ci sto pensando, ma se possibile preferisco il confronto
diretto».
Matteo Sau

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1 commento:

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