Unione
Sarda
IL CASO.
A metà del guado
Ma il
vero nodo sarà la nuova rete ospedaliera
Non sarà soltanto l'Asl unica a
impegnare il prossimo governo regionale. La riforma sanitaria avviata
nell'attuale legislatura non è ancora totalmente applicata, specie la parte
sulla rete ospedaliera e le cure territoriali. Nel primo caso, dopo il sì del
Consiglio regionale, il nuovo assetto ha tardato a entrare a regime, tanto che
ancora devono essere completati i passaggi per adeguare le strutture alla nuova
classificazione, ottenuta dopo la riforma. Infatti, il principio che ha guidato
la nuova mappa delle cure in Sardegna è quello di dare vita a una rete formata
da strutture ad alta specializzazione e altre con funzioni o livelli inferiori.
Cagliari e Sassari hanno ottenuto i
due poli di secondo livello, reclamato anche da Nuoro che inizialmente aveva
ottenuto un primo livello rinforzato con reparti ad alta specializzazione. A
stabilire questo criterio sono i parametri di popolazione di riferimento,
previsti anche dal Decreto ministeriale 70. Il Consiglio regionale (così come
previsto dal documento del governo) ha derogato, concedendo ad alcune strutture
qualche funzione e applicando qualche deroga.
C'è ancora da portare a termine il
rapporto con il ministero della Salute che ha sollevato dubbi su alcune scelte
fatte dal Consiglio regionale, anche se la ministra, Giulia Grillo, ha
assicurato che non ci sarà nessuna chiusura di ospedali. L'assessore alla
Sanità Luigi Arru ha comunque inviato le controdeduzioni della Regione. Alla rete
ospedaliera dovrà essere affiancata quella delle cure territoriali che permetteranno
alla popolazione dei centri più periferici di accettare con minor
preoccupazione l'assenza di reparti negli ospedali del territorio. Il passaggio
in Consiglio regionale non è stato semplice, anche perché la rete ospedaliera
ha dovuto fare i conti con le proteste da parte dei territori. (m. s.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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