venerdì 4 gennaio 2019

Settanta sindacalisti siciliani morirono per mano della mafia. Tra questi Accursio Miraglia, l’uomo che visse in piedi. Di Vincenzo Maria D’Ascanio.



“Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio.” (Accursio Miraglia, frase attribuita erroneamente al rivoluzionario Emiliano Zapata)

(04 Gennaio1947) Il segretario della Camera del lavoro di Sciacca, Accursio Miraglia, viene assassinato da uomini della mafia proprio davanti alla porta della sua abitazione. Il sindacalista entra nel mirino del braccio armato dei grandi latifondisti per le sue battaglie per l’assegnazione a cooperative di contadini delle terre incolte, naturalmente da scorporare dalle grandi proprietà terriere.

Sulle loro terre i ricchi latifondisti non volevano dei lavoratori, volevano degli schiavi, e la costituzione delle cooperative erano per loro dei pericolosi attentati alle loro ricchezze, provenienti senza che loro dovessero versare una sola goccia di sudore.

In politica, Miraglia fu un forte sostenitore del Comitato di Liberazione di Sciacca assieme ad un grande uomo saccense, il futuro senatore della Repubblica Pippo Molinari, creando con lui i comitati d'intesa democratica. È in questo periodo che Miraglia cominciava a diventare parte attiva della vita politica sia provinciale che locale, infatti, partecipò alla costituzione ed alla costruzione del Pci e ne fu dirigente, grazie anche alle sue capacità organizzative e di trascinatore.

Riuscì a creare e a dirigere la prima Camera del Lavoro siciliana, nata appunto a Sciacca. La organizzò affinché  questa potesse esprimere al massimo lo spirito comunitario ed i diritti dei lavoratori: la Camera del Lavoro saccense fu un esempio, così come lo era stato il Comitato Antifascista di Sambuca in Sicilia, per i nascenti sindacati e sindacalisti che purtroppo avranno un futuro pieno di lacrime e ingiustizie.

Uomini come Miraglia e Domenico Cuffaro (presidente del Comitato Antifascista di Sambuca e futuro dirigente della Camera del Lavoro saccense) crearono i presupposti del risveglio del popolo siciliano, le loro lotte ebbero eco in tutta la provincia se non oltre.

Uno dei progetti più importanti ideati da Miraglia fu la costituzione della cooperativa “La Madre Terra”. Nacque il 5 novembre 1944 ed oggi è un’importantissima realtà che conta oltre mille associati con una superficie di quasi tremila ettari coltivata a ulivi e più di 200 000 piante nel territorio di Sciacca.

Non approfittò mai della sua posizione, l'ultimo incarico fu quello di presidente dell'ospedale di Sciacca ed anche lì seppe agire in maniera indimenticabile. I medici, le suore e gli infermieri, la sera del suo assassinio, ricambiarono l'affetto permettendo alle sue spoglie di rimanere intatte per quattro giorni. Le veglie funebri furono due, una organizzata presso l'ospedale, l'altra presso la sede della Camera del lavoro.

Alla base del monumento dedicatogli dal popolo di Sciacca, ideato dal noto pittore e scultore Filippo Prestia, vi è una scritta di Miraglia che richiama questo valore della fratellanza che tanti nella società odierna non considerano affatto, in quanto non rappresenta più un ideale raggiungibile in una società dominata dall'individualismo. La frase, riportata in un lavoro del nipote di Miraglia, dice: «Io non impreco e non chiedo alcuna punizione. Io che ho tanto amato la vita, chiedo ad essa di vedere pentiti coloro che ci hanno fatto del male».

“Come tutti gli anni saremo a Sciacca – dice Massimo Raso, segretario della CGIL Agrigentina – per onorare la memoria di uno dei dirigenti sindacali più importanti di quella straordinaria stagione di lotte sindacali che ha visto cadere, sotto il piombo della mafia degli agrari, altri 42 sindacalisti.

Accursio Miraglia è stato un valoroso dirigente di quel Movimento ed ancora i suoi compagni e la sua famiglia attendono giustizia, malgrado fossero evidenti da subito le colpevoli omissioni, le coperture e i depistaggi degli appartati dello Stato e della Magistratura.


Vincenzo Maria D’Ascanio.


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