La
Nuova Sardegna
Subito
Salvini show: «Io troverò le soluzioni» Primo giorno del tour elettorale per il
leader della Lega tra Gallura e Castelsardo Selfie, birra, bagni di folla e
punzecchiature al Pd: «Sono andati in confusione»
SASSARI. Il duello Arru-Salvini
prosegue. L'assessore della Sanità, infatti, replica al ministro: «Salvini ha
la memoria corta sulla Lega e sugli ospedali lombardi. Il fatto che il ministro
dell' Interno voglia vestire anche i panni del medico lo espone al rischio di
abuso della professione. Io, che medico lo sono davvero, sono sicuro di poter
fare una diagnosi dei disturbi della memoria di Salvini.
È clamorosa
l' amnesia del ministro sulla scure che si è abbattuta sugli ospedali lombardi
con la giunta regionale guidata dalla Lega, che ha concluso il suo mandato nel
2018. Così come è clamorosa l'amnesia sulle delibere di chiusura di vari
ospedali lombardi dell'attuale governo regionale, dove la Lega è in
maggioranza. Nella precedente legislatura ricordo la chiusura di ospedali come:
San Giovanni Bianco (Bg); G.B. Mangioni hospital ( casa di cura privata) ;
Calcinate (Bg): Cernusco sul Naviglio (Mi).
In questa legislatura, ricordo a
Salvini, che esiste una delibera per chiusura degli ospedali di Chiavenna (So);
Angera (Va); Piario (Bg); Oglio Po (Mn). Ricordo anche una sentenza del Tar
della Lombardia a favore della chiusura di ospedali contro i comuni che fecero
ricorso. Al ministro smemorato dico anche che non voglio sostituire i sardi con
immigrati, che in Sardegna sono il 3% mentre in Lombardia sono oltre l'11%. Le
prediche il Ministro le faccia agli altri, non ai sardi».
Anche Antonio Satta (Upc) se la prende
con Salvini: «È venuto in Sardegna a farsi una passeggiata post elettorale.
Tanta propaganda e niente sostanza. Ci dica lui piuttosto che cosa ha fatto il
cosiddetto governo del cambiamento per la Sardegna e dove sono gli investimenti
per il sud e per le isole?».
Di Giovanni
Bua INVIATO A CASTELSARDO
Una birretta Ichnusa a Palau, la visita
all'ospedale Paolo Merlo alla Maddalena, gli gnocchetti funghi, zafferano e
salsiccia al "Club AK47", le foto panoramiche a Santa Teresa, il
bagno di folla in piazza Panedda a Castelsardo, con felpa d'ordinanza, 40
minuti di discorso e 30 di selfie, interrotti giusto per un collegamento in
diretta con "Non è l'arena" di Giletti. Poi cena al Baga Baga, notte
in prefettura, e stamattina si riparte, direzione Ozieri e Sassari.
Ha messo la prua in direzione
Sardegna "il capitano" della Lega, Matteo Salvini. Dove, finita la
tirata, l'ultima tappa è Alghero martedì, tornerà dopo 24 ore per altri tre
giorni nel sud dell'Isola con la chiusura della campagna elettorale venerdì a Cagliari.
Una full immersion tra strette di
mano e baci alle nonne, punzecchiature al Pd nostrano, e qualche buffetto al
M5s e al suo voto on line di oggi, folle che rispondono urlanti alle parole
d'ordine di prima i sardi, sicurezza, trasporti, sanità, lavoro e orgoglio, e ridacchiano
con lui per gli sberleffi a Renzi e Saviano («non ve li perdete stasera da
Fazio, bello pagare il canone per spettacoli così»), Pigliaru e Arru («mi hanno
detto che si è ricandidato dopo aver raso al suolo la sanità. Voleva i migranti
per risolvere i problemi di natalità, ora che gli sbarchi in Sardegna sono a
zero è andato in confusione»).
Il tutto danzando come un pugile in
perfetta forma tra il ruolo di ministro dell'Interno, di capo politico della Lega,
dell'appassionato di buon cibo («non sono vegano mi spiace, e mangio nutella e
porcetto, anche se ingrasso mi volete bene lo stesso») dell'uomo semplice, che
stringe mani e abbraccia, circondando da un servizio d'ordine invisibile e
discreto quanto la "bestia", lo staff di comunicazione che per tutto
il giorno sforna dirette face book e foto dall'Isola alternate a notizie,
repliche e polemiche nazionali.
Una macchina oliatissima nel quale
il ministro di muove perfettamente a suo agio, tirando la volata alle Regionali
a una Lega che in Sardegna si prepara a fare il "botto". «Scegliete
voi, decidete voi - arringa i tremila arrivati a Castelsardo da tutto il
Sassarese -. Prendono i sardi per scemi, ma i sardi col voto dimostreranno che
è finita e non ci sarà la giuria truccata come a Sanremo».
E ancora: «Andiamo passo dopo passo
come per il latte. Li ho fatti sedere intorno a un tavolo, siamo partiti da 60
centesimi al litro, siamo arrivati a 70, poi 72 e chiederemo uno sforzo
ulteriore con l'obiettivo di arrivare a un euro quando salirà il prezzo del pecorino.
Nelle prossime ore troveremo una soluzione. Mi hanno detto che i sardi hanno la
testa dura. Io di più».
E poi il buffetto al M5s: «Basta
dire no a tutto, in Sardegna serve il metano, non ci possiamo scaldare con i
legnetti, servono le strade, la ferrovia, servono i parchi e l'ambiente ma
anche i servizi». E la carota: «Con Di Maio lavoriamo bene, mi dicono che se
faccio cadere il governo prendo molti più parlamentari, ma io sono uno che
rispetta la parola. E per il voto di domani vi dico che io dormo abbracciando
il cuscino, e tutto quello che ho fatto per il bene degli italiani lo rifarei».
Il siparietto su Renzi e Saviano
ospiti da Fazio: «Finiamo presto che non me li voglio perdere». Le famiglie con
mamma e papà al posto di genitore uno e due, con tanto di invito sul palco a un
eroico padre di sei figli. E la promessa di fare come in Lombardia: «Aiuti di
400 euro per l'asilo nido alle famiglie che hanno problemi economici. Perché i
sardi non fanno più figli non perché hanno dimenticato come si fa, ma perché hanno
problemi seri a cui pensare. Ora però tornate a casa e fate il vostro dovere».
Un passaggio sulla legittima difesa
e l'annuncio della demolizione di una baraccopoli in Calabria. In un crescendo
che porta al gran finale di domenica 24: «Quando le cose, se vorrete cambieranno.
Perché se ci saremo noi verranno sempre prima i sardi. Siamo gente come voi.
Non siamo geni e non abbiamo la bacchetta magica. Ma le promesse le manteniamo
invece di chiuderci dentro un ufficio per 5 anni e poi riapparire come un funghetto
in campagna elettorale».
Poi il palco si apre, con scorta e
Digos che con aria rassegnata accompagnano centinaia di persone a fare il
selfie di rito. E "il capitano" indossa il giubbotto sopra la felpa
"Castelsardo" e si prepara all'ennesima cavalcata trionfale.
«Attaccano, insultano, minacciano, diffamano. In realtà rosicano. Baci e
sorrisi per tutti».
Articolo
tratto da “La Nuova Sardegna del 18.02.2019
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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