Secondo me l'ultima edizione del congresso mondiale della
famiglia, il family day di Verona è stata un evento decisamente salutare: e
questo perché i panni sporchi, quelli che appunto si tengono "in
famiglia", sono saltati fuori tutti insieme, come se da tempo immemorabile
non ne vedessero l'ora; e poi hanno preso a giostrare, a cambiare la funzione
loro ascritta e mettersi a svolazzare qua e là fra palchi, cortei, ministri e
tv: ora potrebbero fare di tutto, tranne che a tornare ubbidienti là dentro; i
panni sporchi delle relazioni sociali primarie: qui sta la traccia se si vuole
provare a capire qualcosa della famiglia; tuttavia io sono anche intimamente dispiaciuto di tutto il
disastro provocato dallo zelo fanatico del family day, se considero che io
stesso non ho trovato nulla al mondo che mi sia più caro della mia famiglia. Sono nato in una famiglia e poi ho contribuito a farne una
nuova, e l'una e l'altra sono la scena creativa e la storia amorevole della mia
vita, con tutte le complicazioni che possono capitare; ma la sola idea che
questo valore sia portato in piazza da paranoici del familismo non solo mi
porta ai conati di vomito, ma mi fa temere per la dissipazione irredimibile del
valore stesso; ma: se io amo la mia famiglia e tuttavia odio il familismo, c'è
forse una contraddizione nel mio pensiero? Nossignore, c'è piuttosto un equivoco
nell'oggetto, cioè un equivoco o una rete di equivoci nel concetto di famiglia
in quanto tale; l'equivoco più strombazzato in questi giorni di family day è la
definizione costituzionale della famiglia come "società naturale" e per
di più "fondata sul matrimonio" (art. 29 cost.); nella realtà antropologica e storica si
coglie piuttosto il fatto che la famiglia a relazione matrimoniale è
"una" delle forme di regolazione dei sistemi di parentela, i quali a
loro volta affondano la loro genesi e la loro necessità nel controllo dei
vincoli di esogamia e di endogamia e dei reciproci riconoscimenti di proprietà
sulle cose e di diritto ereditario sulle stesse, in quanto esigenze vitali per
la conservazione del gruppo sociale. Si tratta certo di forme sociali maturate in diecimila anni
e percepite fino a ieri come fossero "naturali", ma sono soltanto le
provvisorie soluzioni umane rispetto al problema della riproduzione sociale in
genere; e sono soluzioni provvisorie intrise fin dai primordi anche di
pregiudizio e barbarie: l'ancestrale recinzione psicologica, linguistica e
sociale nei confronti di chi non corrisponde al modello: nascere gemelli, essere qualificata
come zitella, o non poter avere figli o persino restare orfano o vedova; e allora
la costituzione? Il dettato fondamentale della costituzione italiana a
riguardo di questa materia non sta nell'art. 29, ma nell'art. 2 (di cui lo
stesso art. 29 va inteso come una specifica subordinata); l'art.
2 dice: "la
repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità"; questa
formulazione intende che la famiglia è "una" delle formazioni sociali
in cui si svolge la personalità dell'uomo, il quale è assunto come titolare di
diritti inviolabili a prescindere, sia come singolo sia come soggetto sociale; quindi fondazione sul matrimonio,
eterosessualità dei genitori, maternità e paternità ecc. sono argomenti
socialmente seri gettati in pasto a paranoie claniche o peggio a demagogie
populiste ciniche e idiote; poichè a chiunque può capitare di dover uscire
dalla forma sociale in cui ha vissuto e di assumerne un'altra, per es.
costituire una unione non matrimoniale, adottare un bambino ecc... Il compito dell'istituzione di garanzia e della cultura
comune non è di cospargere di pene alcuni modi di vincolo affettivo in favore
di un modello uniformato; non è inneggiare alla formula " finchè morte non
separi" o distinguere figli e figliastri, ma evitare di trasformare una
aspirazione relazionale in una via del calvario; posto che la
famiglia cosiddetta "tradizionale" ha il suo più mortale nemico
proprio nel fanatismo tradizionalista, è importantissima la comprensione clinica della malattia
familistica; la malattia familistica si è costituita nei millenni con due
deformazioni fisiologiche e psichiche contigue e per molti aspetti
terrificanti: il maschilismo e il patriarcato; familismo,
maschilismo e patriarcato sono la sacrilega trinità da cui ha avuto origine ciò
che le società sono oggi, il razzismo, il disconoscimento delle società altre,
descrive e prescrive lo "spazio vitale" perseguito da ciascuna di
esse a danno delle altre forme di civiltà e di società. La fratellanza universale, unica vera "società
naturale" del genere umano, è da esse integralmente rinnegata; così, come
l'odore dei soldi è la pista migliore per chi indaga sui crimini finanziari,
così l'odore dei panni sporchi è la pista migliore per la comprensione del
concetto di famiglia oggi, nel bene e nel male, perché la crisi di delirio dei
familisti fanatici non è generata dalle famiglie di fatto, dalla normalità
omosessuale o dai modi della procreazione, ma è generata dai panni sporchi
connaturati al loro modello di famiglia: la violenza contro le donne, il
ripudio di chi non fa parte del "noi", e il vuoto di valore creato
nelle aspettative dei propri figli; la fratellanza universale
fondata sul reciproco riconoscimento è l'unica vera "società
naturale".
Di
Gian Luigi Deiana
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