L'incendio della
cattedrale di Parigi ha scatenato una tempesta di commenti grotteschi su
facebook. Chi coglieva il
pretesto per rispolverare la retorica stantia della "civiltà
occidentale" in pericolo. Chi lo vedeva come un buon inizio verso la
liberazione dell'umanità dall'oppressione religiosa.
Chi lo usava come pretesto per condannare l'insensibilità ipocrita verso i nuraghi, i diritti umani, la fame nel mondo. Chi lo riteneva una soddisfacente controparte per la Gioconda, la guerra in Libia e la distruzione delle moschee in Iraq e Siria...
A me, onestamente, l'allegro sadismo che ha animato tanti di questi commenti ha ricordato lo stesso cattivo gusto del Charlie Hebdo, quando sfotteva le vittime del terremoto di Amatrice.
Ma una tragedia, una disgrazia che danneggia un'opera d'arte antichissima non può essere semplicemente un dispiacere generale, senza necessariamente alcuna controparte da rivendicare? Purtroppo la distruzione di una chiesa non può ricostruire una moschea bombardata, una vita spezzata, un'opera d'arte oltraggiata, un monumento trascurato. Rimane solo distruzione che si somma a distruzione.
In mezzo a tanta barbarie, se ciò che cercate è la giusta rivalsa per le crudeltà, la guerra, le stragi insensate, credetemi: ci vuole molto più impegno, molta più mobilitazione, molta più lotta militante che gioire su facebook per una disgrazia.
Di
Pier Franco Devias
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