Organizzato
da Rete Kurdistan
Sardegna
Domenica dalle ore 17:00 alle 20:00
Centro Civico Culturale, Via
Risorgimento 31 (ex Municipio)
San Sperate
In questo momento è in corso uno
sciopero della fame di massa: nelle carceri della Turchia e non solo circa 7000
persone si trovano in sciopero della fame a tempo indeterminato, 8 persone
hanno già posto fine alla loro vita per protesta, 7 delle quali in carcere.
La
richiesta è la fine dell’isolamento di Abdullah Öcalan:
sequestrato in Kenia a seguito di un
complotto internazionale nel febbraio del 1999, dall’aprile 2015 si trova in
isolamento totale nell’isola prigione di Imrali. Questo isolamento è una
tortura, una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali e
nazionali.
La prima a iniziare lo sciopero della fame per rompere l’isolamento è stata una donna: Leyla Güven, deputata dell’HDP, in sciopero dal 7 novembre 2018; a lei dal mese di dicembre 2018 in avanti si sono unit* 14 attivist* curd* a Stras
burgo, militanti in Iraq, Regno
Unito, Canada, Germania, Francia. A partire dal 21 marzo, giorno del Newroz
(capodanno curdo), Erol Aydemir, un giovane rifugiato curdo, ha iniziato lo
stesso sciopero della fame a tempo indeterminato a Cagliari e prosegue la sua
resistenza nel Centro Socio-Culturale Curdo Ararat a Roma.
All’interno del conflitto in Mesopotamia, Öcalan è una voce coerente che chiede la pace; Leyla Güven, la donna che diede inizio a questa protesta, dichiarò: “Le politiche di Isolamento verso Öcalan sono imposte su un popolo intero attraverso la sua persona”.
Isolare Öcalan significa isolare colui che ha dato origine e forza al movimento di liberazione curdo, e quindi si tratta di un attacco al movimento di liberazione tutto. Isolare Öcalan significa isolare colui che ha ideato il confederalismo democratico, e quindi significa allontanare queste idee da chi in tutto il mondo le vuole mettere in pratica.
Significa anche un attacco diretto
alla rivoluzione del Rojava, sotto la costante minaccia delle potenze regionali
e globali. Portare solidarietà a questa protesta significa combattere il
fascismo di Erdoğan, significa porre le basi per costruire assieme un’alternativa sociale e
globale al fascismo.
Öcalan considera essenziale la
liberazione della donna per la liberazione della società, essere solidali con
questa lotta significa anche schierarsi attivamente per la liberazione delle
donne e dei generi oppressi.
Ricordiamo che questo movimento di
protesta e resistenza è iniziato da una donna!
Per questo, lo sciopero della fame iniziato da Leyla Güven ci riguarda tutte e tutti (...) I coinvolgimenti anche sul nostro territorio non mancano: la Turchia di Erdogan riceve fondi dall’Unione Europea per tenere lontani i migranti siriani; la Turchia si addestra nelle nostre stesse basi e acquista armi della Finmeccanica/Leonardo.
Per questo, lo sciopero della fame iniziato da Leyla Güven ci riguarda tutte e tutti (...) I coinvolgimenti anche sul nostro territorio non mancano: la Turchia di Erdogan riceve fondi dall’Unione Europea per tenere lontani i migranti siriani; la Turchia si addestra nelle nostre stesse basi e acquista armi della Finmeccanica/Leonardo.
I nostri media sono in silenzio – ma
come si può rimanere in silenzio di fronte a 7000 persone in sciopero della
fame a oltranza? Il CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura) non
interviene concretamente, né lo fanno le istituzioni nazionali ed europee.
Addirittura Amnesty International, che si proclama così indipendente e in
difesa dei diritti umani, resta in silenzio.
L’Italia inoltre sta mettendo sotto accusa coloro che hanno sostenuto attivamente la rivoluzione; tra Torino e Nuoro sei persone rischiano la misura di sorveglianza speciale (che comporta una grave limitazione delle libertà personali, prima tra tutte quella di movimento e di riunione) in quanto soggetti socialmente pericolosi, non perché hanno commesso crimini ma perché hanno pubblicamente dichiarato la loro partecipazione e sostegno alla rivoluzione siriana.
Questo però non è solo il paese che
vende elicotteri da guerra alla Turchia e mette sotto processo la solidarietà
internazionale, è anche il Paese d’origine di Lorenzo Orsetti, partigiano
d’oggi che per la rivoluzione confederale in Siria ha combattuto fino al 18
marzo, giorno in cui è caduto insieme ai suoi compagni in una delle ultime
battaglie contro l’ISIS.
Ascoltare e diffondere la voce di chi
è in sciopero oggi è uno dei tanti modi con cui vogliamo prenderci la
responsabilità della sua memoria e dell’importante compito per cui ha vissuto e
che oggi ci ha lasciato; sentire che ogni popolo che lotta per la libertà è il
nostro popolo, scegliere da che parte stare ovunque ci troviamo.
Per questo la Rete Kurdistan Sardegna e Noarte-Paese museo aderiscono alla giornata di solidarietà che si terrà il 12 maggio 2019 con un’evento che si terrà a San Sperate, Centro Civico Culturale, via Risorgimento 31 (ex Municipio):
16.30 – 20.00
• Introduzione iniziativa “Rompiamo l’isolamento: è il silenzio che uccide”
• Jin, Jiyan, Azadi: varie forme di resistenza delle donne in Kurdistan
• Berxwedan Jiyane: scioperi della fame
• Intervento di Erol, compagno kurdo in sciopero della fame ad oltranza dal 21 marzo 2019
• Dibattito
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