L'unanimismo, l'unione sacra – destra, sinistra centro, tutti d’accordo - intorno al Risorgimento e ai suoi personaggi simbolo, non convince. Ecco perché bisogna iniziare a fare le bucce al Risorgimento, ecco perché occorre iniziare a sottoporre a critica rigorosa e puntuale tutta la pubblicistica tradizionale – ad iniziare dunque dai testi di storia - intorno a Garibaldi, liquidando una buona volta la retorica celebrativa del Risorgimento.
Per ristabilire, con un
minimo di decenza un po’ di verità storica occorrerebbe infatti, messa da parte
l’agiografia e l’oleografia patriottarda, andare a spulciare
fatti ed episodi che hanno contrassegnato, corposamente e non episodicamente,
il Risorgimento e Garibaldi: Bronte e Francavilla per esempio. Che non sono si
badi bene, episodi né atipici né unici né lacerazioni fuggevoli di un processo
più avanzato.
Ebbene, a Bronte come a
Francavilla vi fu un massacro, fu condotta una dura e spietata repressione nei
confronti di contadini e artigiani, rei di aver creduto agli Editti Garibaldini
del 17 Maggio e del 2 Giugno 1860 che avevano decretato la restituzione delle
terre demaniali usurpate dai baroni, a chi avesse combattuto per l’Unità
d’Italia. Così le carceri di Franceschiello, appena svuotate, si
riempirono in breve e assai più di prima.
La grande speranza
meridionale ottocentesca, quella di avere da parte dei contadini una porzione
di terra, fu soffocata nel sangue e nella galera. Così la loro atavica, antica
e spaventosa miseria continuò. Anzi: aumentò a dismisura. I mille andarono nel
Sud semplicemente per “traslocare” manu militari, il popolo meridionale, dai
Borboni ai Piemontesi. Altro che liberazione!
Prof.
Francesco Casula
Autore
de “Carlo Felice ed i Tiranni Sabaudi”
Prossima
Presentazione Ula Tirso: 15 Giugno 2016
Piazza
05 Novembre . Centro Di Aggregazione sociale
I
Fatti di Bronte
I fatti di Bronte,
noti anche come strage di Bronte o massacro di Bronte, fanno
riferimento a un episodio del Risorgimento avvenuto
nell'omonima città, nell'agosto del 1860, durante la spedizione dei Mille.
In seguito a
un'insurrezione popolare nei confronti dei nobili e della borghesia locale,
della quale furono vittime 16 membri altolocati della città, le truppe garibaldine,
comandate da Nino Bixio, furono chiamate a ristabilire l'autorità del
governo di Garibaldi, compiendo degli arresti tra la
popolazione civile, ai quali seguì un processo sommario che portò alla condanna a morte,
con conseguente esecuzione per fucilazione,
di 5 brontesi.
Quando Bixio cominciò la
propria inchiesta sui fatti accaduti una larga parte dei responsabili era
fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l'occasione per accusare gli
avversari politici. All'alba del 10 agosto, i condannati vennero portati nella piazzetta
antistante il convento di Santo Vito e collocati dinanzi al plotone
d'esecuzione.
Fonte:
Wikipedia
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