La cosa che più fa male, tra quelle legate all'inchiesta
giudiziaria sul clientelismo che ha travolto la Giunta Regionale, è ascoltare
il dibattito in Consiglio. La destra con la faccia tostissima
dei due pesi e due misure, con Siri e contro Marini. Paladini del nulla, se non
di se stessi, come sempre. I 5 Stelle, anch'essi dimentichi delle cose ben più
gravi accadute tra le loro fila, con l'aria insulsa di chi rimprovera qualcuno di essere spettinato
mentre sta viaggiando sulle montagne russe.
E poi il Pd. Il Pd precipita più di
quanto non ci si aspetti in una discussione surreale. Un gran turbinio di battutine alle
correnti nemiche, di frecciatine alle opposizioni, di riferimenti a discussioni
nella propria comunità politica di cui quasi nulla sappiamo, di punture a
quelli che "vengono da Roma", a quelli che "sono andati a
Roma", a quelli "che dovevano avere il massimo della
responsabilità", a quelli che 'hanno stilato le liste", riferimenti
al "fuoco amico", e infine l'uso a piene mani della vuota retorica
della tutela delle istituzioni e di altri temi (terremoto, fondi europei, trasporti
etc etc) per evitare di affrontare i nodi all'ordine del giorno. Mai
il nome e cognome di coloro citati in causa con le frecciatine sono stati
esplicitati. Il Pd parlava
oggi in codice, un codice per addetti ai lavori. Nessuno che abbia parlato
davvero ai cittadini.
Uno spettacolo già
deprimente, aggravato dal discorso della Presidente. Un discorso senz'anima,
che non ha chiarito nulla, continuamente avvinghiato ai formalismi. Un discorso
pieno di allusioni. Persino allusioni al
pericolo che vi siano condizionamenti estranei tesi ad agire sulle sue
decisioni. Un tema su cui ha calcato la mano, pronunciando la parola ricatto,
insistendo più volte su quella autonomia. Senza mai spiegare chiaramente a cosa
si riferisse. Cosa ci stava dicendo? Che c'è una trama contro di lei? Di chi? E
per quale ragione?
Non so se la Presidente della Regione si renda conto della gravità di queste allusioni senza spiegazioni. Non so se c'è qualcuno in quel Consiglio che capisca che ciò che accade in Regione, non può essere raccontato come una telenovelas di intrighi, una specie di House of
Cards per periferie dell'impero.
Non so se sanno che i cittadini li ascoltano e vorrebbero risposte. Vorrebbero capire, conoscere i nomi e i cognomi, sapere qual'è il nodo del contendere. Si chiama trasparenza. E si chiama buona politica. Paiono non sapere di cosa si stia parlando. O che poco gliene importi. Per questo meglio giungere in fretta all'ultima puntata di questa serie che ci lascia un grande amaro in bocca.
In tutta franchezza avrei preferito dei discorsi di poche
parole. Un semplice scusateci. Perché nessuno di noi sa se Marini,
Barberini e Bocci verranno condannati o meno, nessuno di noi sa cosa sia
realmente accaduto, ma tutti sappiamo che questo è uno spettacolo che non fa
onore alla storia dell'Umbria. Per questo chi ci ha portato in questa situazione o è capace di
spiegarci perché siamo arrivati fin qui con chiarezza oppure è meglio che lasci
che si vada oltre. Le alternative ci sono. Ci sono altri partiti di sinistra,
ci sono i civici, ci sono nuove classi dirigenti. Cambiare si può.
Di
Elisabetta Piccolotti
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