martedì 28 maggio 2019

La Sardegna rischia di non avere eletti. Qualche possibilità solo per Soddu, Pd


La Nuova Sardegna

La Sardegna rischia di non avere eletti. Qualche possibilità solo per Soddu, Pd. Ma il più votato dovrebbe rinunciare, Lega primo partito, poi i 5 Stelle, risale anche il Pd, crolla Forza Italia

di Umberto Aime
CAGLIARI

La Sardegna se l'è cercata, almeno domenica. Messa assieme l'affluenza più bassa d'Italia, alle elezioni europee, con appena il 36,2 per cento, stavolta le è stato impossibile ribaltare il già complicato meccanismo che da sempre avvantaggia la Sicilia, lì gli abitanti sono il triplo. Così fino al 2024 non ci saranno purtroppo eurodeputati sardi a Strasburgo e a Bruxelles.

Il risveglio della Sardegna è stato brusco, pessimo. È finita tre a zero: tre erano stati gli eletti cinque anni fa, domenica nessuno. Una speranza però c'è ancora ed è vincolata alla scelta che farà, nei prossimi giorni, Pietro Bartolo, candidato del Pd in due collegi: quello Insulare Sardegna-Sicilia e l'altro nell'Italia centrale. In tutti e due il medico di Lampedusa, l'uomo che salva i migranti, è stato eletto.

Se però dovesse preferire il seggio conquistato nel collegio delle Isole, dove tra l'altro è stato il più votato con 135mila preferenze, taglierebbe fuori l'unico sardo presente nella sua stessa lista, quella del Pd. È Andrea Soddu, che oggi, col suo terzo posto, dietro anche a Caterina Chinnici, è il primo dei non eletti nelle Isole. Se invece Bartolo dovesse scegliere la circoscrizione Centrale, dove s'è piazzato secondo, con 129mila voti, allora Soddu potrebbe finire per far parte del Parlamento europeo come «subentrante».

La legge prevede questo: chi è candidato in più circoscrizioni, deve «optare per quella dov'è stato meno votato», e quindi, nel caso di Bartolo, l'Italia centrale, e Soddu avrebbe il via libera. Ma come in tutte le leggi elettorali qualche maglia è sempre più larga, si chiamano interpretazioni, e in molti dicono che per rispettare alcuni equilibri interni al Pd, il medico di Lampedusa rimarrà fedele alla circoscrizione Insulare. Lo farà per permettere all'eurodeputato uscente, Roberto Gualtieri, di riavere il seggio, anche se non è stato rieletto nel collegio che comprendeva Lazio, Toscana, Umbria e Marche? Il dubbio sarà risolto entro la prossima settimana, quando gli eurodeputati dovranno «dichiarare l'appartenenza», ma i tempi potrebbero allungarsi fino alla prima convocazione dell'Europarlamento e quindi giugno inoltrato. 

Tutti gli altri 18 candidati sardi invece non hanno nessuna possibilità di essere eletti. Neanche la capolista del Movimento 5 stelle, Alessandra Todde. Nonostante abbia ottenuto oltre 88mila preferenze fra Sardegna e Sicilia, è stata strabattuta dai cugini siciliani Dino Garrusso, detto la «Iena», e Ignazio Corrao. Anche l'uscente Salvatore Cicu, Forza Italia, è stato travolto dalla picchiata del partito di Berlusconi. Tra l'altro, in Sardegna, l'ex Cavaliere è stato rullato dal leader della Lega, subendo un distacco mostruoso: 42mila preferenze in meno.

I partiti. La Lega ha fatto il pieno in Sardegna con il 27,5 per cento e conquistato l'oro. È stato un exploit: partiva dall'1 e qualcosa del 2014 e in cinque anni è lievitata fino alla soglia degli oltre 135mila voti. Ancora: la Sardegna è stato il territorio dove al Sud Salvini e soci hanno conquistato più preferenze, con i leghisti di Sardegna che si sono lasciati andare a un roboante: «Siamo entrati nella storia». Al secondo posto, dopo un testa a testa notturno col Pd e staccati di 9mila voti dal Carroccio, si sono classificati i Cinque stelle. Ma l'aver ottenuto il 25,7 per cento, più la vittoria simbolica nel collegio Isole, dove sono il primo partito, non può nascondere certo la voragine. Rispetto al 2014, hanno sperperato quasi cinque punti in percentuale e 46mila voti, ed è per loro la seconda débacle consecutiva, in Sardegna, dopo non essere andati oltre la medaglia di bronzo alle Regionali di febbraio.

Anche il Pd, terzo classificato, s'è divorato gran parte del suo vecchio tesoretto. È passato dalle 218mila preferenze delle scorse europee alle attuali 119mila, con un taglio netto di consensi, 99mila in meno, e percentuali: dal 38,7 al 24,2. Comunque, il Pd è vivo, nonostante in Sardegna sia stato beffato dall'M5s sul filo di lana per la conquista della medaglia d'argento.

Giù dal podio, Forza Italia ed Fdi, quarta e quinto. Il partito di Berlusconi è andato malissimo: da 92mila voti, che valevano il 16,4 per cento nel 2014, è crollato fino agli attuali 38mila e spiccioli pari al 7.8. Tra l'altro per meno di 8mila preferenze Fi non è stata sorpassata da Fdi: sarebbe stato clamoroso. Il partito di Giorgia Meloni partiva da 19mila suffragi, nel 2014, ed è salito a oltre 38mila. Ebbene sì, a vincere in Sardegna sono stati la Lega ed Fdi. Anche se la possibile conquista di un seggio a Strasburgo, con Soddu, per il Pd potrebbe valere quanto una vittoria ai supplementari.

Effetti collaterali. Il contratto di governo che sostiene la giunta Solinas è molto più solido del patto sottoscritto dalla Lega e dai Cinque stelle a Roma. Se non altro perché i vincitori del 24 febbraio, le Regionali, arrivano tutti dalla stessa parte. Quindi, dopo le Europee, la coalizione al governo della Regione è uscita rafforzata con la vittoria del partito-guida, con la Lega, capace di assorbire anche i voti buttati via da Forza Italia. Però un problema potrebbe esserci, in Regione: lo strapotere elettorale del Carroccio come sarà metabolizzato dal resto dell'alleanza? Salvini, a Roma, ha detto: «Dopo questa vittoria, non chiederemo una poltrona in più», e i suoi, in Sardegna, si sono allineati: «Per noi, non è cambiato nulla nel contratto. È e continuerà a rimanere quello con cui abbiamo vinto a febbraio e governeremo la Sardegna per cinque anni».

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Federico Marini
skype: federico1970ca



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