Non solo per decenza, ma
anche per quel tenue lume di speranza di sinistra: fatelo tacere. Ieri pomeriggio, sulla 131, fuori
dall’abitacolo 38°, sento provenire dalla radio, come se fosse una vecchia onda
elettromagnetica ancora vagante nell’etere, la voce sgradevole del bullo
fiorentino da Rignano, che, sprezzante, rimprovera i sindacati per la loro
tardiva presa di posizione contro il governo verdestellato: “benvenuti,
buongiorno, bensvegliati. Avevate ancora da aspettare? Vi stanno riducendo il
potere d’acquisto, portando l’Italia in crisi, aumentando la cassa
integrazione, vi strappano gli striscioni durante le manifestazioni e riuscite
a dire forse facciamo lo sciopero generale? Io dico: alla buon’ora.”
Immaginate l’irritante,
gracchiante, tono. Mi sono avvampato nonostante il climatizzatore a mille. Rendiamoci conto, lui, quello che
nel partito di Berlinguer sostituì le storiche campagne di sottoscrizione dei
lavoratori con le cene a 1000 euro con gli imprenditori, che preferiva
banchieri, Marchionne e Confindustria ai metalmeccanici che, invece, li faceva
confrontare con schiere di manganelli, qualcuno sulla fronte lo ricorda anche
Landini.
Lui, che ha umiliato i
lavoratori e il sindacato annientando lo Statuto dei Lavoratori, l’art. 18;
lui, l’artefice del Jobs Act, del lavoro precario legalizzato; lui che ha irreggimentato la
scuola, che ha ridicolizzato le politiche ambientali favorendo le trivelle in
mare, che ha tentato di manomettere la Costituzione. Lui, che diceva ai
sindacati, alla Cgil: “Le leggi non si scrivono con i sindacati ma in
Parlamento. Se i sindacalisti vogliono trattare si facciano eleggere.” (otto e
mezzo, La7)
Ecco, se il Paese è
andato a puttane, a destra, se Salvini spopola nelle piazze, se i fascisti sono
usciti dalle loro fogne, grande merito è proprio suo, del bullo di Rignano. E ancora parla, ad urne sui
ballottaggi ancora aperti, per giunta. Quasi a ricordare agli indecisi che
l’artefice del danno, politicamente, respira ancora. Può nuocere ancora. Di
certo non sarà dovuto a questo, ma vedere città da sempre rosse e dopo 70 anni
finire in mano alla Lega, brucia. E questo ancora parla, nel silenzio colpevole
di chi dovrebbe parlare al suo posto.
Di
Giovannimaria – Mimmia Fresu
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