Unione
Sarda
Cagliari.
Il caso. Gianni Aramu del Comipa: «Serve maggiore impegno di Regione e Comune»
Beni
militari, dismissioni interrotte - Le servitù di Sant'Elia, la
sorte
incerta dell'ex deposito di Monte Urpinu
Le
stellette brillano ancora sul promontorio di Sant'Elia, il piano di dismissioni
delle servitù militari, almeno da queste parti, sembra essersi arenato. «Per
dirla tutta, l'iter che prevedeva il passaggio dei beni della Difesa dallo
Stato alla Regione e infine al Comune è rimasto sulla carta», taglia corto, a
nome del Comitato misto paritetico, Gianni Aramu, l'uomo che per decenni ha
seguito, passo dopo passo, il complicato processo di abbandono delle servitù
militari e i piani di riqualificazione pubblica di caseggiati e intere aree dismesse.
«Anche
questi in forte ritardo sulle tabelle di marcia annunciate ripetutamente dalla
Regione», ricorda l'esponente sardista voluto dal presidente Mario Melis
proprio per avviare l'ambizioso programma di trasferimento, «concretizzatosi -
ricorda Aramu – durante il governo Soru».
Gli
esempi. Cagliari ne è un esempio folgorante. «Prendi Capo Sant'Elia-Calamosca: tutto
fermo», spiega Aramu. Come fermi sono altri progetti cittadini, in testa l'ex deposito carburanti della Marina
militare di Monte Urpinu
e ancor di più l'esteso deposito carburanti dell'Aeronautica militare di Monte Urpinu. Anche perché
l'ultimo passaggio di consegne da Stato a Regione e quindi Comune non è mai stato completato. Sui muri di recinzione ci sono ancora i
cartelli “Zona militare” e un bel po' di filo spinato. E se non fosse per la manifestazione Monumenti aperti che ha permesso a tanti
cagliaritani di scoprire questo lembo di città affacciato su Molentargius, pochi avrebbero varcato il cancello di via Is Guadazzonis per
visitare i cunicoli con gli immensi serbatoi del carburante destinato agli aerei militari.
Oltre i
giorni delle visite guidate, sono le guardie giurate a vigilare e tener lontano
i curiosi. In attesa che i quindici ettari di
paradiso passino nelle
mani delle associazioni per diventare - come scritto nella delibera del 16 ottobre 2015 e
annunciato dall'ex governatore Francesco Pigliaru e dall'assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu - la Cittadella della solidarietà e del
volontariato. Anche questa, mai nata a distanza di quattro anni.
Stellette
sul mare L'elenco delle servitù è lungo. “Beni
immediatamente dismissibili”, era scritto nella tabella della Presidenza del Consiglio dei ministri nei giorni del G8 previsto a La Maddalena
e dirottato altrove. Sulla strada che porta al promontorio di Sant'Elia c'erano l'ex poligono di tiro (da frazionare), l'ex tettoia
ricovero quadrupedi, il fortino Sant'Ignazio. E ancora la palazzina ufficiali, l'ex stazione segnali del faro di Sant'Elia.
«A
questi - ricorda l'esponente del Comipa - si aggiungevano i beni dismissibili
ma solo dopo la riallocazione delle funzioni svolte. In pratica, la cessione
era fattibile soltanto se la Regione avesse garantito nuovi alloggi e edifici
alternativi per ospitare le attività svolte nelle zone dismesse». In testa la
Caserma Ederle o gli edifici sopra Marina Piccola.
La
volontà Gianni Aramu non demorde. Il suo sogno
sarebbe stato entrare in Consiglio
comunale per continuare la battaglia dall'interno dell'assemblea civica, tallonando la nascente Giunta Truzzu per far decollare, una volta per tutte, il
processo di valorizzazione dei beni dismessi. Il voto non gli ha dato ragione, anche se, in cuor suo, spera ancora di potercela fare. «Di
certo, come Comitato misto paritetico, non ci fermeremo. Perché Cagliari si riprenda i suoi beni e li utilizzi concretamente,
valorizzandoli».
Andrea
Piras
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