"Siamo di fronte
all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia". (Sandro Pertini)
(02 agosto 1980)
Bologna. Alle 10:25, esplode una bomba col timer nella sala d'aspetto di
seconda classe della stazione. L’ordigno esplode causando la morte di
ottantacinque persone e il ferimento di altre duecento. In
seguito si appurerà che l'ordigno fu realizzato con 23 kg di esplosivo composto
da una miscela di 5 chili di tritolo e T4 potenziata da 18 kg nitroglicerina
a uso civile; un esplosivo di fabbricazione militare collocato in una valigia,
poi sistemata su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala
Ovest che crolla: l'onda d'urto investe anche il treno Ancona -Chiasso in sosta
sul primo binario.
Molti cittadini
prestano soccorso alle vittime contribuendo ad estrarre le persone sepolte
dalle macerie. Per il gran numero di feriti il trasporto verso gli ospedali fu
effettuato anche usando auto private, taxi e autobus (in particolare quello della
linea 37, che insieme all'orologio fermo alle 10.25 diventa uno dei simboli
della strage).
Imponenti le manifestazioni
di sdegno da parte della popolazione, con accese proteste nei
confronti dei rappresentanti del governo presenti il 6 agosto ai funerali delle
vittime nella Basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono rivolti a Sandro
Pertini arrivato in elicottero a Bologna il giorno stesso della strage
alle; il presidente della Repubblica in lacrime disse ai giornalisti:
"Siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".
Le indagini si
indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma dopo un travagliato iter
giudiziario e numerosi depistaggi (per cui furono condannati Licio Gelli,
Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza), la sentenza finale
del 1995 condannò Valerio Fioravanti e la Mambro «come appartenenti alla banda
armata che ha organizzato e realizzato l'attentato di Bologna» e per aver
«fatto parte del gruppo che sicuramente quell'atto aveva organizzato», mentre
nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca
dei fatti.
Gli ipotetici mandanti
sono rimasti sconosciuti, ma furono rilevati collegamenti con la criminalità organizzata
ed i servizi segreti deviati, un'ombra nera su tutte le stragi avvenute in
Italia durante il periodo ribattezzato "Strategia della tensione"
(con questo termine, si vuole indicare una strategia stragista operata da
poteri occulti presenti anche all’interno dello Stato, volta ad indirizzare lo
stesso Stato verso forme di governo autoritarie). In una fase dell'iter
giudiziario, Cossiga chiese che dalla stele fosse tolta la frase che imputava
ai fascisti la strage. I bolognesi si opposero, e la richiesta del Presidente
della Repubblica restò inascoltata.
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