“Spesso mi si chiede come possano le parole mettere paura
alle organizzazioni criminali. In verità ciò che spaventa non sono le parole,
ma chi le legge, chi le ascolta. A fare paura sono i lettori che hanno voglia
di capire i meccanismi.“ (Roberto Saviano)
(22 Settembre 1979) Nasce a Napoli lo scrittore e
giornalista Roberto Saviano. Dopo aver conseguito la laurea in filosofia,
inizia a scrivere nel 2002 collaborando su riviste e giornali italiani. Il suo
libro “Gomorra,” pubblicato nel marzo
del 2006 è un fenomeno editoriale senza precedenti. Vende milioni di copie in
50 paesi diversi. E’ una denuncia documentata della Camorra, dei suoi affari,
del peso enorme che il crimine organizzato possiede ormai nell’economia del
paese. Oggi Saviano collabora con testate di grande prestigio: da Nuovi
Argomenti a Repubblica, dal Washington Post a Der Spiegel, dal Times a El Pais.
Da Gomorra è stato tratto un film per la regia di Matteo Garrone che è stato
candidato all’Oscar nel 2008. Saviano è costretto a vivere nascosto
e sotto scorta.
Figlio di Luigi, medico campano, e di Miriam, ebrea ligure,
dopo essersi diplomato al Liceo Scientifico "Armando Diaz" di
Caserta, si laurea in Filosofia all'Università Federico II di Napoli. A 23 anni
intraprende la carriera di giornalista, per "Diario", "Il
Manifesto", "Pulp", il "Corriere del Mezzogiorno" e
"Nazione Indiana". Nel marzo del 2006 pubblica "Gomorra -
Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra",
romanzo non-fiction pubblicato per la collana "Strade Blu di
Mondadori."
Il libro si presenta come
un viaggio nell'universo criminale dei luoghi della camorra, da Casal di
Principe all'agro aversano. Tra boss malavitosi, rifiuti tossici smaltiti nelle campagne, ville
sfarzose e popolazioni conniventi, l'autore parla di un Sistema che arruola
come reclute ragazzi non ancora adolescenti, creando boss-bambini che ritengono
che la sola maniera di morire con onore sia essere uccisi.
Il 04 ottobre del 2008 si
diffonde la notizia di un possibile attentato verso Saviano: la direzione distrettuale
antimafia, infatti, viene a sapere da un ispettore di Milano che è in programma
un piano per uccidere il giornalista prima di Natale sull'autostrada
Roma-Napoli. Le indiscrezioni, tuttavia, vengono smentite dal presunto pentito che
avrebbe fornito la soffiata: Carmine Schiavone, cugino di Francesco. Il
20 ottobre di quell'anno, i premi Nobel Gunter Grass, Dario Fo, Rita Levi
Montalcini, Desmond Tutu, Orhan Pamuk e Michail Gorbaciov si mobilitano
chiedendo allo Stato italiano qualunque sforzo per garantire l'incolumità di
Roberto Saviano, evidenziando al tempo
stesso che la camorra e la criminalità organizzata rappresentano un problema
che riguarda qualsiasi cittadino.
L'appello, firmato anche da scrittori come Claudio Magris,
Jonathan Franzen, Peter Schneider, Josè Saramago, Javier Marias, Martin Amis,
Lech Walesa, Chuck Palahniuk e Betty Williams, sottolinea come non sia
possibile che la denuncia di un sistema criminale causi, come prezzo da pagare,
la rinuncia alla propria libertà. L'iniziativa viene presto
rilanciata da media stranieri come CNN, Al Arabiya, "Le nouvel
observateur" e "El Pais", mentre su Radio 3 la trasmissione
"Fahrenheit" organizza una maratona caratterizzata da letture di
"Gomorra". Inoltre, grazie al
quotidiano "La Repubblica" più di 250mila cittadini comuni
sottoscrivono l'appello in favore dello scrittore.
Titolare di una laurea honoris causa in Giurisprudenza
assegnatagli nel gennaio del 2011 dall'Università di Genova, Roberto Saviano,
che dal 2012 è cittadino onorario di Milano, ha ispirato diversi artisti in
ambito musicale: Saviano appare anche al termine del videoclip della canzone
del machigiano Fabri Fibra "In Italia" e nel brano
"TammorrAntiCamorra" del gruppo rap 'A67. La fama del giornalista
campano, tuttavia, è arrivata anche all'estero, come dimostrano i Massive
Attack, gli U2, che in occasione del concerto che hanno tenuto a Roma
nell'ottobre del 2010 gli hanno dedicato il brano "Sunday bloody
Sunday".
Sno diventate tristemente celebri le sue discussioni con
Matteo Salvini, leader della Lega, che da ministro degli interni (ma anche in
precedenza) ha minacciato di togliargli una scorta a suo avviso “superflua”.
Saviano ha risposto etichettandolo come “Ministro della mafia” e come “Buffone”,
fatto che ha aperto un dialogo all’interno dell’opnione pubblica italiana.
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