Organizzato
da Galleria Siotto
Inizio: Giovedì 26 Settembre 2019
dalle ore 18:00 alle ore 20:00
Galleria Siotto, Via dei Genovesi 114, Cagliari
Perceptions - mostra personale di
Giovanni Loy a cura di Roberta Vanali.
Da giovedì 26 settembre a domenica 13 ottobre.
Aperta dal giovedì alla domenica dalle 18 alle 20.
Vernissage giovedì 26 settembre ore 18.
Ingresso a offerta libera.
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TESTO CRITICO.
Da giovedì 26 settembre a domenica 13 ottobre.
Aperta dal giovedì alla domenica dalle 18 alle 20.
Vernissage giovedì 26 settembre ore 18.
Ingresso a offerta libera.
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TESTO CRITICO.
“Se le porte della percezione fossero
purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo così com’è: infinita.” (William
Blake)
Nonostante possa apparire il contrario, è abissale la distinzione tra guardare e vedere. Guardare significa volgere lo sguardo verso qualcosa per ricevere passivamente uno stimolo visivo mentre vedere implica la volontà di scrutare la realtà che ci circonda. Di percepirla attraverso la vista. Sostanzialmente la differenza sta nell’acquisire coscienza della realtà per mezzo dei sensi e dell’intuito.
Nonostante possa apparire il contrario, è abissale la distinzione tra guardare e vedere. Guardare significa volgere lo sguardo verso qualcosa per ricevere passivamente uno stimolo visivo mentre vedere implica la volontà di scrutare la realtà che ci circonda. Di percepirla attraverso la vista. Sostanzialmente la differenza sta nell’acquisire coscienza della realtà per mezzo dei sensi e dell’intuito.
Ma il nostro occhio non registra
fedelmente ciò che ha davanti dal momento che compie una scansione delle
immagini che risulta differente per ogni individuo. Il nostro cervello riesce
ad individuare le peculiarità di un’immagine che diventa relativa, così il come
colore, la dimensione e la forma.
Non a caso Gropius sottolinea: Chi
compone deve imparare a vedere, deve conoscere gli effetti delle illusioni
ottiche, le influenze psicologiche dell’ombra, dei colori, delle tessiture
edilizie; deve conoscere gli effetti di contrasto, di direzione, di tensione e
di riposo.
Cultura, interessi, inclinazioni e ambiente ci conducono ad una percezione della realtà individuale poiché frutto dell’elaborazione mentale attraverso i processi cognitivi, ossia gli stimoli provenienti dai vari organi sensoriali.
Cultura, interessi, inclinazioni e ambiente ci conducono ad una percezione della realtà individuale poiché frutto dell’elaborazione mentale attraverso i processi cognitivi, ossia gli stimoli provenienti dai vari organi sensoriali.
Un insieme di relazioni dove ogni
cosa assume un significato in base alle altre, poiché tendiamo a individuare ogni
cosa per comparazione e/o contrapposizione. Un esempio significativo, che offre
due distinte interpretazioni, potrebbe essere quello del celebre vaso di Rubin,
una serie di figure bidimensionali, elaborate dal filosofo, dove si possono
distinguere due profili neri su sfondo bianco, oppure un calice bianco su
sfondo nero.
Quando due campi hanno un confine
comune e uno è visto come figura e l’altro come sfondo, la percezione immediata
che si ha, è caratterizzata da un effetto “ritaglio” che fa emergere una forma
dal bordo comune ai due campi (sfondo e figura) e che agisce solo su uno dei
campi oppure con più forza su un campo rispetto all’altro, a detta del teorico.
Senza dimenticare le illusioni ottiche del fantastico mondo di Escher, che
presuppone paradossi percettivi.
Tutto ciò per giungere alla
conclusione che quello che vediamo non è esattamente come appare e la
percezione spesso è alterata da una visione superficiale. Pertanto mettendo a
fuoco un’immagine ciò che io vedo sarà certamente diverso da ciò che vede un
altro individuo.
Muovendo da queste premesse Giovanni Loy elabora immagini che aprono varchi all’immaginazione poiché la visione si divide, si lacera nel suo stesso interno tra vedere e guardare, precisa l’artista e prosegue: intendo la fotografia come presentazione e rappresentazione di un’immagine che si apre alla vista come qualcosa che non si lascia cogliere e quel qualcosa è come l’oblio, cioè l’immagine è nello stesso tempo rappresentazione di ciò che ricordiamo e presentazione di ciò che abbiamo dimenticato. Perciò essa si presenta nella sua opacità come verità da disvelare e che mai sarà disvelata pur catturando il nostro sguardo.
La strutturazione dell’opera, per
l’artista, non può prescindere da alcune regole che governano la percezione
visiva e che trovano il loro riscontro nelle teorie gestaltiche. Ovvero,
attraverso la manipolazione di stoffe cangianti, piegate, arrotolate su se
stesse, goffrate e stropicciate che si accostano e/o si sovrappongono per
lucentezza e/o opacità, coadiuvata da fonti luminose direzionate al fine di
ottenere contrasti netti o morbide sfumature, Giovanni Loy indica una direzione
mai univoca. Suggerisce delle forme producendo stimoli visivi che, a seconda dell’organizzazione per vicinanza, somiglianza, contrasto o sfondo subiscono una trasformazione che giunge al nostro occhio in maniera individuale, per una rappresentazione illusoria del mondo. Dal momento che la percezione visiva altro non è che una complessa interpretazione della realtà espressa dall’intelletto.
mai univoca. Suggerisce delle forme producendo stimoli visivi che, a seconda dell’organizzazione per vicinanza, somiglianza, contrasto o sfondo subiscono una trasformazione che giunge al nostro occhio in maniera individuale, per una rappresentazione illusoria del mondo. Dal momento che la percezione visiva altro non è che una complessa interpretazione della realtà espressa dall’intelletto.
Lo spazio diventa teatro di immagini ambigue al limite dell’alienazione, talvolta impostando per accumulazione altre sottraendo per giungere ad una sintesi formale, altre ancora procedendo in maniera inconscia, quasi medianica.
Il gioco dei significati e
l’ambivalenza formale, avvalorati da titoli che suggeriscono un orientamento ma
che in base agli stimoli e all’esperienza potrebbero ulteriormente trarre in
inganno, sono i tratti dominanti di questo progetto fotografico. Al confine tra
realtà e finzione. Tra illusione e seduzione. L’ingegno e il disegno sono
l’arte magica attraverso cui si arriva ad ingannare la vista in modo da
stupire. (Gian Lorenzo Bernini)
Roberta Vanali
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BIO. Nasco a Roma nel 1971. Dopo qualche anno mi trasferisco a Cagliari e nel corso degli anni intraprendo gli studi artistici presso il Liceo Artistico di Cagliari Foiso Fois. Frequento un master di formazione come Interior Designer presso l'stituto Europeo di Design di Cagliari. In questo periodo mi appassiono alla fotografia, inizialmente da autodidatta, successivamente per completare e colmare le mie conoscenze sulla fotografia, frequento il ce
Roberta Vanali
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BIO. Nasco a Roma nel 1971. Dopo qualche anno mi trasferisco a Cagliari e nel corso degli anni intraprendo gli studi artistici presso il Liceo Artistico di Cagliari Foiso Fois. Frequento un master di formazione come Interior Designer presso l'stituto Europeo di Design di Cagliari. In questo periodo mi appassiono alla fotografia, inizialmente da autodidatta, successivamente per completare e colmare le mie conoscenze sulla fotografia, frequento il ce
ntro di formazione fotografica “La
bottega della luce” di Cagliari. Qui, ho avuto la possibilità di seguire dei
workshop con il fotografo Angelo Ferrillo e un seminario con il fotografo
Settimio Benedusi e incominciare a fare le mie prime esposizioni. Il 17
Dicembre 2016 partecipo alla mia prima mostra collettiva presso Il Ghetto degli
Ebrei a Cagliari intitolata “Oltre lo sguardo”. Il 24 Giugno 2017 partecipo
alla mostra collettiva dal titolo “Finestre sul Tempo” sempre presso il Ghetto
degli Ebrei di Cagliari.
degli Ebrei di Cagliari.
Il 15 Settembre 2017 inauguro la mia
prima mostra personale dal titolo “Surface” curata da Roberta Vanali presso la
Libreria Sulis di Cagliari. Sempre nello stesso anno pubblico il progetto
fotografico “A volo d’uccello” presentato da Vittorio Sgarbi; progetto volto a
recuperare la parte invisibile della materia, la sua originaria forza e la sua
intrinseca e pura bellezza naturale.
Il 12 Novembre 2017 partecipo alla
mostra collettiva intitolata “Il terzo suono” a cura di Roberta Vanali presso
lo spazio fiera di Mogoro. Il 18 Gennaio 2018 partecipo alla mostra collettiva
dal titolo “Vertigo” a cura di Roberta Vanali presso studio fotografico CFC di
Cagliari. Il 16 Marzo 2018 partecipo alla mostra “Face to Face” un confronto
tra fotografia e pittura astratta con il pittore Mariano Chelo presso la
galleria M.A.P di Cagliari.
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