La risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre
“sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” non solo falsifica
palesemente la storia, ma fornisce una veste
giuridica di riferimento a tutte le derive anticomuniste e antisocialiste
d’Europa, reinterpretando la storia in maniera revisionista, parificando
ideologie diverse e opposte, favorendo di fatto il neofascismo rinascente.
Una risoluzione che
manipola manifestamente la storia, che pone il patto Molotov-Ribbentrop come
causa scatenante della Seconda guerra mondiale, che equipara aggressori e aggrediti, che punta ad
annientare il patrimonio storico dei Paesi e delle formazioni partigiane che
hanno combattuto eroicamente contro il nazifascismo.
Una risoluzione che mira a fornire il precedente politico
sovranazionale per scatenare ufficialmente, in ogni Stato membro, la guerra a
un patrimonio che è stato alla base dello sviluppo e della difesa dei diritti
democratici in Europa e nel mondo. L’equivalenza tra nazismo
e comunismo sarebbe solo una ridicola assurdità se non fosse – come in questo
caso – la pianificazione di una campagna anticomunista che mira a vietare tutto
ciò che richiami alla lotta di classe, al diritto dei popoli a lottare per la
libertà, per la giustizia, per la democrazia, per l’uguaglianza sociale.
Una forzatura di carattere storico e ideologico che
rappresenta un capolavoro di malafede politica, che pretende di equiparare il
patrimonio storico della lotta per la giustizia e per la libertà delle persone
e dei popoli, per l’uguaglianza tra uomini e donne, valori che hanno animato le
lotte sociali e le rivoluzioni del Novecento assieme alla Resistenza, col
nazismo, il quale ha invece come presupposto ideologico la divisione
dell’umanità in uomini e popoli superiori e inferiori, con “razze” padrone e
“razze” da annientare, che pone il genocidio come base della sua ideologia e
non come degenerazione di essa, la schiavitù come sistema economico e non come
crimine umano, l’aggressione come missione storica, la colonizzazione come
spazio vitale, l’annientamento del diverso come visione complessiva del mondo.
Le forze della reazione
europea si coagulano attorno a questo documento ignobile, dichiarando di fatto
criminali ed equivalenti sullo stesso piano Mussolini e Gramsci, Hitler e i
comunisti sterminati nei lager, la Gestapo e la Resistenza, le Brigate Nere e i partigiani, ma
per estensione quindi anche il PCI con Ordine Nero, Berlinguer con Fioravanti e
così via con le assurdità più colorite.
Il livore anticomunista è tale che il parlamento europeo non
si accontenta di addebitare la responsabilità dei fatti storici ai
rappresentanti delle istituzioni, ma bensì direttamente alle ideologie. Come se si pensasse di attribuire
ai principi di democrazia parlamentare la responsabilità della bomba atomica di
Hiroshima, per il fatto che chi li ha commessi si ispira a quei principi.
Mentre centinaia di formazioni neofasciste sono apertamente
sdoganate in tutta Europa e si tende quotidianamente a chiudere un occhio
davanti a gesti, rituali e metodologie che sono piuttosto chiare, il
parlamento europeo si preoccupa di prendere come esempio virtuoso i Paesi che
hanno proibito partiti, simboli e richiami al comunismo e alla lotta partigiana
antifascista, trasformando gli
Orban in stella polare della nuova condotta politica ideologica: instaurare una
nuova forma di fascismo non chiamandolo fascismo.
Prendiamo atto del fatto
che questa risoluzione ha ottenuto il sostegno dei parlamentari europei di
Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e PD. In tutto ciò l’unica assimilazione che ci appare
assolutamente evidente non è quindi quella tra nazismo e comunismo, quanto
quella tra il PD e le formazioni di destra ed estrema destra, fattore di cui
sarebbe bene prendessero atto tutti i cittadini che credono ancora nei valori
di giustizia, uguaglianza e libertà.
Articolo
tratto dal sito di Libe.r.u
Partito
indipendentista sardo
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