(11 settembre 1971)
Muore Nikita Kruscev, il leader sovietico che ha dato il via alla
“destalinizzazione” dello Stato, sradicando il culto delle personalità di
Stalin. Il comportamento di Kruscev sorprese non poco i commentatori
internazionali, poiché il nuovo segretario era stato uno stretto collaboratore
di Stalin, riuscendo a scalare le gerarchie del partito anche grazie
all'appoggio di quello che era chiamato, appunto, “uomo d’acciaio” (Stalin)
La destalinizzazione indica
un insieme di provvedimenti che, soprattutto sul piano interno,
caratterizzarono la politica dell’URSS e dei paesi del “Patto di Varsavia” dopo
la morte di Stalin (marzo 1953) e, soprattutto, dopo le severe critiche
formulate alla politica di quest’ultimo proprio da Kruscev al 20° (febbraio
1956) e al 22° (ottobre 1961) Congresso del PCUS (Partito comunista sovietico),
che proclamarono solennemente la fine del «culto della personalità». Il
22° Congresso adottò anche misure dal forte valore simbolico, quali lo
spostamento della salma di Stalin dal mausoleo di Lenin ed
il cambiamento di nome di Stalingrado in Volgograd. Questo provvedimento fu
fortemente criticato, anche perché Stalingrado restava il simbolo della seconda
guerra mondiale, dove l’Armata Rossa ottenne una vittoria decisiva sulle
temibili armate della Wermacht nazista.
Legato alla
destalinizzazione fu anche l’avvio della politica di coesistenza pacifica col
campo occidentale, elemento che suscitò le critiche del Partito comunista cinese
dando avvio al dissidio cino-sovietico. Tra le conseguenze principali della
destalinizzazione, vanno citate l’inizio dello
smantellamento del sistema dei Gulag, la liberazione di molti prigionieri
politici, la riabilitazione di varie vittime delle epurazioni,
e infine il graduale ristabilirsi della «legalità socialista», con la creazione
di un clima più aperto e tollerante sul terreno culturale con la stagione del
«disgelo».
Il 'nuovo corso', tuttavia,
subisce una breve interruzione nel 1962, con la crisi dei missili,
quando alcune testate di fabbricazione sovietica furono trasportate nell’isola
del Caraibi. Kruscev infine decise di smantellare le basi missilistiche
sull'isola per evitare la catastrofe di una nuova guerra, ma ottenendo
importanti contropartite nelle grande scacchiera europea.
Nel frattempo, col
tentativo di distruggere il mito di Stalin si era però spezzato il legame di
fiducia tra il Paese e il suo vertice, mentre grosse tensioni si crearono anche
in campo internazionale: esse avevano avuto il loro culmine nelle sommosse operaie
in Polonia e nella Rivoluzione ungherese. Kruscev era divenuto
oggetto di forti critiche ed un tentativo di rimuoverlo dal vertice era stato
organizzato nel 1957 da quello che sarebbe stato poi definito il "gruppo
antipartito."
Il fallimento dell'operazione
aveva portato alla conclusione della fase della direzione collegiale, e Kruscev
acquisì una posizione di netta preminenza. Nonostante ciò, il suo potere non si
sarebbe mai avvicinato a quello che fu di Stalin, tanto che fu definitivamente
rimosso dal suo incarico, attraverso quello che potrebbe essere definito un
“colpo di stato.” Fu accusato di gravi errori tanto nelle politica estera,
quanto nella politica economica.
I cospiratori, Leonid Breznev,
Aleksandr Selepin e Vladimir Semičastny
(capo del KGB), portarono alla deposizione di Kruscev nell'ottobre 1964, quando
si trovava a Pitsunda. I cospiratori convocarono un consiglio speciale del
Presidium del Comitato Centrale e quando Kruscev arrivò, il 13 ottobre, il
Consiglio votò a favore delle sue dimissioni da ogni incarico nel partito e nel
governo. Il 15 ottobre 1964 il Presidio del Soviet Supremo accettò le
dimissioni di Kruscev da premier dell'Unione Sovietica.
Dopo le sue dimissioni,
Kruscev continuò a vivere a Mosca. Rimase nel comitato centrale fino al 1966.
Per il resto della sua vita fu guardato a vista dal KGB, ma non si dedicò ad
altro che alle sue riflessioni raccolte nelle sue memorie. Morì a Mosca l'11
settembre 1971 per attacco cardiaco e fu seppellito al cimitero di Novodevičij. Gli furono negati i funerali di Stato e la sepoltura dentro al
Cremlino.
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