Stanotte dei ragazzi aderenti al movimento fridays for
future dovrebbero aver passato la notte in viale Trento, sotto il palazzo della
giunta regionale. Chiedono al presidente Solinas di rinunciare alla costruzione del
metanodotto. Vogliono
che in Sardegna si faccia un improrogabile e deciso salto di qualità verso le
energie rinnovabili evitando di sprecare risorse per un’opera costosissima, atta al trasposto e al consumo di
un combustibile fossile e cioè una delle fonti di energia che, a stretto giro,
questo pianeta dovrà bandire se vuole sopravvivere.
Inizia ad essere chiaro a tanti, grazie a dio, che non sono
più tempi di piccoli passi e che, purtroppo, non sono più sufficienti piccole
riduzioni nell’emissione di co2. Ora occorrerebbe che questa consapevolezza,
che grazie a Greta sta diventando finalmente diffusa, arrivasse anche la dove
si decide. Li occorrerebbero persone d’ingegno, non mediocri burattini che,
parlando sotto dettatura, sembrano incapaci di un pensiero autonomo e di una
visone aperta. Hanno ragione quei
ragazzi che non conosco e che ringrazio, ed ai quali mi affido nel vuoto di
ideazione di chi sta dirigendo le sorti di questa regione.
Non è un’opera lungimirante il gasdotto. Rossomori ed
Autodeterminatzione, proponendoci alle elezioni regionali, avevamo chiesto con
forza che la Sardegna rinunciasse a questo progetto già morto, costoso e
anacronistico e che le risorse fossero utilizzate guardando al futuro. Ad esempio avevamo chiesto
che si valutasse di dotare la 131 e le strade sarde di impianti di ricarica
delle auto elettriche in modo da incentivare
realmente il passaggio alla mobilità sostenibile. Noi, evidentemente, non siamo
riusciti a farci capire e ad essere convincenti, ma io spero che lo siano quei
ragazzi.
Spero che non demordano, che non si stanchino, che non
rinuncino, che non si scoraggino e che abbino ben chiaro che la speranza passa
attraverso il loro impegno e la loro azione. E spero che trovino
sostegno, e che abbiano la forza, la lucidità e l’orgoglio di deridere e di
smontare la supponenza di chi li guarda con sufficienza cercando di sminuire il
valore di ciò che stanno facendo. Io non li conosco ma li ringrazierei ad uno ad uno e se
fossi a Cagliari, stamattina, mi presenterei li, in viale Trento, con il caffè.
Buongiorno ragazzi.
Di
Lucia Chessa
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