Non
se l'aspettava nessuno, e già questo è un indizio rivelatore. La svolta di
Nicola Zingaretti («cambio tutto, sciolgo il Pd e lancio un nuovo partito», ha
detto a Repubblica) ha spiazzato tutti, perché non era concordata con lo stato
maggiore dei democratici. Volutamente, dicono i retroscena: in ogni caso il segretario nazionale ha aperto il dibattito sull'apertura ai movimenti spontanei e in particolare alle Sardine
(ultimo nome conosciuto della
fantomatica “società civile”). Su questo aspetto le reazioni sono pressoché
tutte positive, anche tra i dirigenti sardi del Pd. Quello che convince poco, invece, è l'ipotesi di cambiare nome.
La
segreteria
La
riflessione del segretario regionale Emanuele Cani è la perfetta sintesi del
clima che si respira tra i militanti isolani:
«Considero molto
importante la proposta di Zingaretti di rilanciare il partito allargandoci a tutto il mondo progressista»,
commenta, «proveremo a farlo
anche in Sardegna. Del resto sono concetti in linea con ciò che ho proposto anche io avviando il nostro
percorso congressuale. Invece, francamente, non ritengo altrettanto importante l'ipotesi di cambiare il nome del partito».
Se ne
discuterà a lungo anche a livello regionale, a partire dalla riunione del
coordinamento politico convocata per oggi alle 15. L'accelerazione di Zingaretti prelude a un congresso nazionale anticipato, e
quindi potrebbe stravolgere i tempi di quello regionale, previsto per i
prossimi mesi: «Certo non è possibile celebrarli entrambi a distanza di poche
settimane», conferma Cani, «aspettiamo di capire come evolverà la situazione».
Anche
Laura Pisano , scelta più di un anno fa da Cani per far parte della segreteria
regionale, premette che «il cambio del nome non è il primo problema», ma si definisce «fiduciosa verso Zingaretti. Dopo la sbornia leaderistica degli ultimi anni,
mi sembra che voglia costruire un partito più radicato nella società e attento ai problemi della gente». Nessuno vuole cancellare una
storia: «Più che un nuovo partito ci serve un partito nuovo, più capace di connettersi con l'anima progressista del Paese e di ideare un
progetto per i prossimi 10-20 anni».
I
deputati
I
giudizi più compiuti sui propositi del segretario nazionale si vedranno
comunque tra qualche giorno, quando saranno più chiari i termini della sua proposta.
Sarà già significativo il seminario dedicato soprattutto ai parlamentari e agli
esponenti di governo, che il Pd ha organizzato per oggi e
domani a Contigliano, in provincia di Rieti. «Ci sarò, cercheremo tutti di
capire meglio quella che, al momento, è un'esternazione personale del
segretario, più che legittima anche se non concordata con tutti», sottolinea il
deputato Gavino Manca . «Che si debbano trovare nuovi strumenti di
coinvolgimento delle persone è un fatto oggettivo. Ma il problema non è il nome
che si dà al
contenitore».
Traspare
qualche perplessità anche dalle parole di Romina Mura : «Ho letto l'intervista
di Zingaretti, un po' mi ha sconvolto. Mi
sembra chiaro
che stia pensando a un nuovo partito, e la cosa mi crea qualche ansia: secondo me il Pd ha ancora un
senso, pensavo che la trasformazione
decisa 13 anni fa fosse quella definitiva. Ma c'è sicuramente l'esigenza di cambiare», ammette anche Mura: «Quindi ragioneremo sulle idee del segretario
senza alcun pregiudizio. L'apertura alla società va bene, purché si
apra anche a nuovi protagonismi».
Sembra
invece più convinto il terzo deputato democratico sardo, Andrea Frailis : «Tutto ciò che contribuisce a rinnovare il nostro partito è benvenuto, e la segreteria Zingaretti si sta caratterizzando in questo senso. Il
Pd ha bisogno di presentarsi in maniera più attraente alle varie fasce sociali, e soprattutto ai giovani. Ma questo richiede anche un
cambiamento delle regole interne».
Sul nome, però, anche il deputato cagliaritano frena: «Non so se sia il problema più urgente».
I giovani
L'attenzione
alle nuove generazioni piace ovviamente a Federico Manca, segretario regionale
dei Giovani democratici: «Ma l'importante - avverte - è che si parli soprattutto di
temi concreti, delle cose che riguardano la vita delle persone. La gente ha bisogno di questo: il che ovviamente non significa rendere
superficiale il nostro messaggio».
Quanto all'ipotesi di un nuovo nome, «confesso di essere un po' scettico», prosegue: «Più che il
contenitore, il Pd deve cambiare
ritmo e contenuti. Però è anche vero - conclude - che, se realmente vogliamo aprire un dialogo con
altri movimenti, poi con quelli
dovremo discutere di tutto: nome compreso».
Unione
Sarda 13 gennaio 2019
Giuseppe
Meloni
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