sabato 14 marzo 2020

Fornitura col contagocce alla Protezione civile. L'assessore: "Abbiamo bisogno di tutto."


Fornitura col contagocce alla Protezione civile: l'allarme dell'assessore «Abbiamo bisogno di tutto: mascherine, visiere, guanti, camici e calzari» Nieddu: «Impossibile combattere a mani nude»

Le forniture dalla Protezione civile nazionale purtroppo continuano ad arrivare con il contagocce. «Così non va assolutamente bene», è il messaggio denuncia che arriva dall'Unità di crisi della Regione. «Non ce la facciamo più. Non possiamo combattere il virus a mani nude», rilancia l'assessore alla sanità Mario Nieddu. Certo, c'è chi sta molto peggio, dalla Lombardia alle Marche, dal Veneto all'Emilia Romagna, ma «la Sardegna non può finire sempre in coda alla lista delle consegne».

Le scorte sono al minimo. Cronache ufficiose fanno sapere che, l'altro giorno, le Regioni del Sud avrebbero alzato la voce con Roma. «Abbiamo bisogno di tutto», ha detto con decisione anche la Sardegna, con l'assessore che conferma: «Il nostro è stato l'ennesimo grido di dolore ma rimasto ancora inascoltato». A mancare, in questi giorni, sono soprattutto i dispositivi individuali di protezione, la sigla è Dip: mascherine, visiere, guanti, camici e calzari. La Protezione civile regionale ha provato a metterci una pezza con l'acquisto di mille pezzi da un importatore, ma è poca cosa vista l'emergenza che continua a esserci negli ospedali e non solo. Serve molto di più, compreso il detergente per le mani: almeno 52mila litri, è la sollecitazione rimbalzata avant'ieri dalle direzioni sanitarie delle Asl.

A essere in ritardo sarebbero anche, anzi soprattutto, i cinquanta ventilatori polmonari richiesti all'inizio della settimana dalla Regione, per rinforzare i reparti di terapia intensiva nei tre ospedali guida: Santissima Trinità, a Cagliari, Santissima Annunziata, Sassari, e San Francesco Nuoro. «Roma continua a risponderci che sono in arrivo. A questo punto, ci auguriamo che siano fra quelli donati all'Italia dalla Croce rossa cinese e sbarcati giovedì a Fiumicino», è la speranza in cui oggi deve credere per forza l'Unità di crisi regionale.

Dove sanno bene che manca davvero pochissimo per il passaggio della Sardegna dalla fase uno alla fase due del Piano anti-coronavirus. Se ci fosse un improvviso picco di contagi, i posti letto negli ospedali dovrebbero essere triplicati ma senza avere a disposizione altri respiratori sarebbe impossibile tener testa all'emergenza. Sul fronte delle dotazioni sanitarie la situazione, a questo punto, rischia di superare ben presto il livello di guardia, «Abbiamo dato fondo a gran parte del nostro magazzino», conferma l'assessore Nieddu.

Anche se, in questi giorni, c'è stata una consegna urgente di kit per la diagnosi Covid-19 (tamponi e reagenti) dopo l'Sos lanciato dai laboratori di microbiologia delle università di Cagliari e Sassari e da Nuoro: «Siamo agli sgoccioli». Il giorno dopo, con un aereo militare, sono arrivati diversi kit, ma ancora troppo pochi.

Tra l'altro è proprio dagli ospedali che continuano ad arrivare le richieste maggiori di «Dip». I casi del San Francesco di Nuoro, con ben 16 test positivi fra medici e infermieri e poi quello del reparto infettivi del Santissima Trinità, a Cagliari, con due contagiati fra il personale sanitario, hanno confermato che «in prima linea non possiamo assolutamente abbassare la guardia.

Il virus non lo possiamo fermare con i guanti di cartone». Lo stesso non può accadere neanche nei porti, tutti ancora aperti, e negli aeroporti. Lì i controlli sui passeggeri in arrivo non si possono certo bloccare: sarebbe un disastro. Nell'ultima richiesta, in videoconferenza, la Protezione civile ha insistito sulla necessità che le forniture siano il più possibile puntuali. Dalla task force della Regione fanno sapere che la lista di quello che serve «l'abbiamo presentata e ripresentata più volte in questi giorni, e da allora siamo in attesa».

L'altro giorno i vertici del Dipartimento nazionale avrebbero fatto sapere che a partire dalla prossima settimana i tempi di consegna dovrebbero essere molti più rapidi. «Lo speriamo davvero», è stata la risposta della centrale operativa di Cagliari.

Di Umberto Aime

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del 14.03.2020

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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