Fornitura
col contagocce alla Protezione civile: l'allarme dell'assessore «Abbiamo
bisogno di tutto: mascherine, visiere, guanti, camici e calzari» Nieddu:
«Impossibile combattere a mani nude»
Le forniture dalla Protezione civile
nazionale purtroppo continuano ad arrivare con il contagocce. «Così non va assolutamente
bene», è il messaggio denuncia che arriva dall'Unità di crisi della Regione. «Non ce la facciamo più. Non possiamo combattere il virus a mani nude», rilancia l'assessore alla sanità Mario Nieddu. Certo, c'è chi sta molto
peggio, dalla Lombardia alle Marche, dal Veneto all'Emilia Romagna, ma «la
Sardegna non può finire sempre in coda alla lista delle consegne».
Le scorte
sono al minimo. Cronache ufficiose fanno sapere che, l'altro giorno, le Regioni
del Sud avrebbero alzato la voce con Roma. «Abbiamo bisogno di tutto», ha detto
con decisione anche la Sardegna, con l'assessore che conferma: «Il nostro è stato
l'ennesimo grido di dolore ma rimasto ancora inascoltato». A mancare, in
questi giorni, sono soprattutto i dispositivi individuali di
protezione, la sigla è Dip: mascherine, visiere, guanti, camici e
calzari. La Protezione civile regionale ha provato a metterci una pezza
con l'acquisto di mille pezzi da un importatore, ma è poca cosa
vista l'emergenza che continua a esserci negli ospedali e non solo. Serve molto di più, compreso il detergente per le mani: almeno 52mila litri, è la
sollecitazione rimbalzata avant'ieri dalle direzioni sanitarie
delle Asl.
A essere
in ritardo sarebbero anche, anzi soprattutto, i cinquanta ventilatori polmonari
richiesti all'inizio della settimana dalla Regione, per rinforzare i reparti di terapia intensiva nei tre ospedali guida: Santissima Trinità, a Cagliari, Santissima Annunziata, Sassari, e San Francesco Nuoro. «Roma continua a risponderci che sono in arrivo. A questo punto, ci auguriamo che siano fra quelli donati all'Italia dalla Croce rossa cinese e sbarcati giovedì a Fiumicino», è la speranza in cui oggi deve credere per forza l'Unità di crisi regionale.
Dove sanno bene che manca davvero
pochissimo per il passaggio della Sardegna dalla fase uno alla fase due del
Piano anti-coronavirus. Se ci fosse un
improvviso picco di contagi, i posti letto negli ospedali dovrebbero essere triplicati ma senza avere a disposizione altri respiratori sarebbe impossibile tener testa all'emergenza. Sul fronte delle dotazioni
sanitarie la situazione, a questo punto, rischia di superare ben presto il
livello di guardia, «Abbiamo dato fondo a gran parte del nostro magazzino»,
conferma l'assessore Nieddu.
Anche se, in questi giorni, c'è
stata una consegna urgente di kit per la diagnosi Covid-19 (tamponi e reagenti)
dopo l'Sos lanciato dai laboratori di microbiologia delle università di
Cagliari e Sassari e da Nuoro: «Siamo agli sgoccioli». Il giorno dopo, con un
aereo militare, sono arrivati diversi kit, ma ancora troppo pochi.
Tra l'altro è proprio dagli ospedali
che continuano ad arrivare le richieste maggiori di «Dip». I casi del San Francesco di Nuoro, con ben 16 test positivi fra medici e infermieri e poi quello del reparto infettivi del Santissima Trinità, a Cagliari, con due contagiati fra il personale sanitario, hanno confermato che «in prima linea non possiamo assolutamente abbassare la guardia.
Il virus non lo possiamo fermare con
i guanti di cartone». Lo stesso non può accadere neanche nei
porti, tutti ancora aperti, e negli aeroporti. Lì i controlli
sui passeggeri in arrivo non si
possono certo bloccare: sarebbe un disastro. Nell'ultima richiesta, in videoconferenza,
la Protezione civile ha insistito sulla necessità che le forniture siano il più
possibile puntuali. Dalla task force della Regione fanno sapere che la lista di
quello che serve «l'abbiamo presentata e ripresentata più volte in questi
giorni, e da allora siamo in attesa».
L'altro giorno i vertici del Dipartimento
nazionale avrebbero fatto sapere che a partire dalla prossima settimana i tempi
di consegna dovrebbero essere molti più rapidi. «Lo speriamo davvero», è stata
la risposta della centrale operativa di Cagliari.
Di
Umberto Aime
Articolo
tratto da “La Nuova Sardegna” del 14.03.2020
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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