giovedì 5 marzo 2020

Il peso dei "mi piace." Di Pier Franco Devias




Di solito il "mi piace" è un segno di approvazione, ma ci sono anche persone che mettono i mi piace così, con leggerezza. Diciamo che il mi piace di facebook si può in qualche modo paragonare all'applauso: a volte si applaude convintamente per ciò che si è sentito e, appunto, perchè "piace" e si condivide. Ma a volte si applaude anche per circostanza, per una battuta un po’ freddina, per una canzone anche un po’ stonata, quasi per cortesia. Ma i mi piace, come gli applausi, non possono essere tutti uguali e tutti ben accetti a prescindere.


A volte un mi piace in una uscita infelice è bruttino, ma si lascia perdere e non si perde la considerazione di chi lo mette. Altre volte il mi piace però può avere una valenza ben diversa. Ad esempio, se tu vedessi un tuo amico, o anche solo un conoscente, applaudire uno che in piazza dice davanti a tutti che sei una carogna, che sei un miserabile tu e tutta la tua famiglia, lo tollereresti?


Continueresti a trattarlo da amico o anche solo da conoscente? Beh io credo che come minimo ti sentiresti tradito dalla sua ambiguità, dal fatto che con te si mostra amico ma poi approva chi ti calunnia pubblicamente. E se mai ti venisse in mente di chiedergli il perchè applaudiva un tuo pubblico calunniatore, ti basterebbe la scusa di circostanza che "vabbè era nell'insieme, non perchè ti ha infamato".


Si possono di buon grado accettare le differenze, le divergenze, anche le opposte visioni, ma ci sono cose su cui non si può tollerare l'applauso, neanche per circostanza. E quando uno mostra simpatia per un'infamia, che lo faccia con un applauso o con un mi piace, o con una qualunque altra manifestazione di consenso, fa una scelta e se ne assume le conseguenze.


Perciò quando scegli di approvare i pubblici calunniatori di una persona non devi stupirti se poi il calunniato ti ripudia dai suoi contatti: la scelta non l'ha fatta lui nel cancellarti... l'hai fatta tu nel tradirlo.


Pier Franco Devias

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