Rassegna stampa
LA NUOVA SARDEGNA Rimpasto in Giunta: divorzio a
sorpresa fra Soru e Demuro-La correnteora starebbe per puntare su
Barbara Argiolas. I rapporti fra l’europarlamentare
e l’assessore sono tesi CAGLIARI La voce circola da tempo
e seppure senza conferme ufficialinessuno arriva a smentirla: lo storico
matrimonio politico fra RenatoSoru e l’assessore alle Riforme
Gianmario Demuro è finito. Fino al talpunto che, quando ci sarà il
rimpasto in Giunta, la correntedell’eurodeputato non chiederebbe
la conferma del tecnico ingaggiatonel 2014 dal presidente della
Regione Francesco Pigliaru. Addio.Cominciato nel 2004, con
l’entrata in politica di Soru, l’idillioavrebbe cominciato a
scricchiolare fin dall’anno scorso e il divorziosarebbe prossimo. I motivi dello
strappo sarebbero diversi. In moltisostengono che Soru avrebbe
voluto da Demuro più interventismo neigiorni in cui, a cavallo fra il
2015 e l’inizio dell’anno, l’allorasegretario del Pd sollecitava
ogni settimana un cambio di passo algoverno regionale: dai trasporti
alla sanità. Secondo altri sarebbestato invece Demuro a sentirsi
negli stessi mesi fin troppo sottopressione, tanto che di recente
avrebbe manifestato l’intenzione diritornare a tempo pieno a
insegnare all’Università. È difficile direfra quanto il divorzio sarà
confermato dai due protagonisti, ma leindiscrezioni fanno sapere che
Soru avrebbe virato già su un nuovoassessore-candidato. Dovrebbe
essere Barbara Argiolas, ex assessorecomunale alle Attività, da sempre
sua fedelissima e pare proposta perla delega al Turismo.
Indiscrezioni. Il governatore dice da settimaneche non è ancora il tempo di fare
nomi, perché «prima in maggioranzadobbiamo parlare di programmi»,
ma è un via vai inarrestabile di voci.Compresa quella che i renziani
avrebbero pronto un loroassessore-candidato: il gallurese
Pierluigi Caria. Mentre l’areaCabras-Fadda avrebbe posto il
veto all’ipotesi del doppio incarico(consigliere e assessore) fino a
bloccare le aspirazioni di AntonioSolinas, attuale presidente della
commissione Governo del territorioin Consiglio. Staffette. A
proposito di commissioni il Pd avrebbecongelato per un’altra settimana
le staffette nei parlamentini. I Demhanno quattro presidenze con
Luigi Lotto, Antonio Solinas, GavinoManca e Franco Sabatini.
Potrebbero essere confermati ma non sonoesclusi avvicendamenti. Congelata
anche la conferma o menodell’attuale capogruppo: il
soriano Pietro Cocco. Diversi i candidatialla possibile successione, ma
finora non ci sono stati passiufficiali da parte dei
pretendenti. Forse perché nel frattempo ilconsigliere regionale Daniela
Forma sarebbe intenzionata a passaredalla corrente di minoranza
(renziani ed ex Ds) a quella dimaggioranza, nel gruppo
consiliare, dei popolari-riformisti di Cabrase Fadda. Il passaggio, se ci
fosse, potrebbe cambiare seppure non dimolto i rapporti di forza nel Pd.
Deiana: «Salveremo Alghero, ma il
caso Ryanair si complica»L'assessore e la fusione dei tre
aeroporti: spero possa essere iltraguardo finale Giura che l'aeroporto di Alghero
uscirà dal pantano in cui è atterratopiù di un anno fa: «Faremo di tutto
per evitare che la Sogeaal vengamessa in liquidazione», dice
Massimo Deiana. Ma la ricapitalizzazionedella società di gestione, ora resa
possibile dalla riforma Madia inmateria di società a partecipazione
pubblica, non è un percorsosemplice: «Stiamo lavorando senza
sosta a questa nuova ipotesi, daquando è stata approvata la legge.
La strada maestra però rimanesempre quella della privatizzazione».E Ryanair? Nonostante l'ottimismo
dell'assessore ai Trasporti («sonotuttora in corso le trattative,
esistono i margini perché la compagniarimanga»), a novembre verrà chiusa
la base di Alghero e il ritorno,nell'estate 2017, non è per niente
scontato.Per due motivi: la creazione di un
sistema di contributi per i vettorilow cost - chiesto dagli irlandesi
- richiederà ancora tempo. Poi c'èla decisione Ue sugli aeroporti
sardi, «un ceffone», dice Deiana. Lacompagnia guidata da Michael
O'Leary dovrà restituire alla Regionediversi milioni di euro presi
attraverso la Legge 10. «Le norme diconoche fino a che non verranno resi
quei soldi, le società coinvolte nonpotranno prendere un solo euro di
incentivi».Dunque dobbiamo scordarci Ryanair?«La situazione è molto complicata
perché ci sono tante partite aperte.Non ultima, quella degli incentivi
assegnati proprio dalla Legge 10:una parte non è mai stata erogata e
viene reclamata. Non c'è unasoluzione immediata. Però la
compagnia ha manifestato formalmente allaRegione la volontà di rimanere in
Sardegna. Hanno capito che Algherosi trova in una condizione da cui è
difficilissimo uscire. Non sonosecondari gli aspetti relativi alla
recente decisione dell'Unioneeuropea, che ha condannato i
vettori a restituire diversi milioni dieuro».A proposito: avete già avviato le
procedure di recupero dei soldi?«Stiamo lavorando per quantificare
le somme. Il documento dellaCommissione europea affida a noi
questo compito. Le compagnie chedovranno rendere i contributi sono
in tutto sedici. Nei prossimigiorni invieremo le prime
comunicazioni».Avete un piano alternativo nel caso
di un addio di Ryanair?«Non nascondiamo di aver avuto, in
questi mesi, dialoghi importanticon altre compagnie, anche low
cost. Ryanair è comunque il primovettore italiano, non abbiamo
intenzione di perderlo».Voi sperate ancora di trovare un
socio privato per la Sogeaal. Non èpiù semplice ricapitalizzarla?«La settimana prossima ci
incontreremo con Ministero ed Enac. Vogliochiarire che questa è una soluzione
che fino a pochi giorni fa nonesisteva. Ma non è così facile come
dice qualcuno. La legge Madiaprevede la preparazione di un piano
di risanamento della società, chepoi deve essere presentato alla
Corte dei Conti».Tempi lunghi. Ci sarebbe bisogno
anche di una nuovo progetto di leggeda presentare in Consiglio
regionale.«Non solo. Un provvedimento di
questo tipo probabilmente andrebbenotificato alla Commissione
europea. I nostri uffici stannoverificando questi aspetti».Quanto serve per ricapitalizzare la
Sogeaal?«Circa dieci milioni di euro, per
ristabilire un capitale minimo eripianare i debiti di questi ultimi
mesi. La copertura potrebbearrivare dai fondi stanziati per il
2016 per la Ct2, già indicati peril salvataggio approvato dal
Consiglio all'inizio di settembre».È stata presa in considerazione
l'ipotesi di fusione tra i tre aeroporti sardi?«Tutti sono sostanzialmente
d'accordo sul fatto che sia necessaria.Anche noi ci siamo espressi più
volte sul bisogno di una regia unicadegli scali e vogliamo favorirla.
Però di concreto c'è ancora poco. Ilmomento è cruciale: mi auguro che
le società di gestione degli scalidi Cagliari e Olbia decidano di
iniziare questa operazione,intervenendo sull'aeroporto di
Alghero. Basterebbe anche un'offerta daparte di una delle due. Potrebbe
essere un buon punto di partenza».Quando verrà tagliato il nastro
della nuova continuità territorialecon gli scali minori?«Spero che sia tutto pronto per
l'inizio della stagione estiva del2017. Il modello che abbiamo scelto
è abbastanza fuori dagli schemi eha bisogno di una validazione da
parte della Commissione europea, nonlo abbiamo mai nascosto. Abbiamo
già inviato a Bruxelles una bozza cheriguarda sia la prossima Ct1, che
entrerà in vigore a ottobre delprossimo anno, che la Ct2. I
contatti sono avviati, aspettiamorisposte».Michele Ruffi
CARBONIA. Pd, è l'ora della resa dei contiL'analisi: «Deteriorati i rapporti con
l'elettorato operaio e delle scuole»Riparte il dibattito interno a tre mesi
dall'esito delle urne C'è chi la definisce analisi. Ma si chiama
anche resa dei conti e ilPd (e il centrosinistra) l'ha avviata forse già
all'indomani dellotsunami elettorale di Carbonia (governano ora i
Cinque stelle) edintorni. La discussione è di nuovo di stretta
stretta attualità: ildibattito nel Partito democratico si riaccende
dopo la decisione, duegiorni fa, di Marco Murru (ex consigliere
comunale) di formalizzare ledimissioni da segretario del circolo Pd
Carbonia, non proprio un clubper pochi intimi considerati i 70 anni di
amministrazione di sinistradella città. E non passa inosservata neppure
l'abbandono giorni faanche del segretario Pd di Sant'Antioco Luca
Mereu. Idem San GiovanniSuergiu con Antonio Fanni.L'ANALISI È la metabolizzazione della
sconfitta? In attesa deglisviluppi fra i “compagni” nessuno pubblicamente
getta la croce addossoa qualcuno in particolare, ma ad esempio a
Carbonia è stata pagatacara la divisione a sinistra: «Insanabile ed è
stato uno deglielementi della sconfitta - dice Murru - ma si
sono deteriorati irapporti col nostro elettorato operaio e delle
scuole e laresponsabiità è nostra e del gruppo dirigente
in toto: fa riflettereche ci si sia arroccati su certe posizioni e
l'esiguità dei votiincassati dagli assessori che si sono
ripresentati». Posto che «alivello regionale le cose non vanno meglio -
afferma Luca Mereu,severo pure lui - la goccia che ha fatto
traboccare il vaso è statal'analisi post elettorale e Carbonia, col
tentativo di minimizzare».I DIRIGENTI I discorsi chiamano in causa sia la
dirigenza cittadina Pd(Cinzia Grussu si affida a un sms per dire che
«la decisione di Murruè una scelta ponderata: la segreteria cittadina
resterà in piedi sinoal congresso di febbraio, le dimissioni mie
sono state fornite inluglio all'assemblea»,) e l'ex sindaco Giuseppe
Casti: «Strappo asinistra insanabile: impossibile far politica
con certa gente, ma leresponsabilità della sconfitta sono da
suddividere ed occorre che ilPd si interroghi». Questa storia della sinistra
in frantumi (al primoturno la coalizione dell'ex sindaco Ugo Piano
ha incassato oltre 3.000voti, quasi 7.000 quelli di Casti con apporti
di ex del centrodestra)terrà banco: «Lo strappo era recuperabile -
ribatte Ignazio Cuccu, unodei dissidenti - bastava che qualcuno dall'alto
assumesse l'iniziativae saremmo arrivati uniti».Nel Pd hanno ricominciato a incontrarsi per
fare il punto. Per oranessuno è finito sul banco degli imputati: «Non
c'è una resa dei contise non nella misura in cui è stata decretata
dall'esito elettorale -analizza Pietro Morittu, consigliere comunale -
che ci impone unsupplemento di riflessione: va salvaguardata
l'esperienza Casti che siconcretizza nei lavori di cui la città
beneficerà, ma ci si deveinterrogare sul risultato elettorale: al via un
nuovo quadro dirigentea prescindere dall'anagrafe». Per il segretario
provinciale DanieleReginali «la responsabilità è di ciascuno:
cominciamo a dare rispostesu sanità e polo industriale».Andrea Scano
Condannati il sindaco di
Carloforte, l'ex governatore e altre otto personeCrac Sept, 9 anni a Simeone, due
e mezzo a Cappellacci Sulla «condanna a nove anni» il
tempo si è fermato. Le chiacchiere, isorrisi, le persone. Tutto. Letto
il dispositivo, i giudici hannolasciato l'aula. Avvocati,
giornalisti e pubblico, anche. MarcoSimeone no: è rimasto seduto
accanto al suo difensore, per altriquindici minuti almeno.IL VERDETTO È dura la sentenza
per il crac della “Sept Italia”,l'azienda che produceva vernici
speciali per l'industria fallita nel2010 con un buco di 15 milioni di
euro: oltre al sindaco diCarloforte, proprietario della
società, ritenuto colpevole del reatodi bancarotta fraudolenta, sono
stati condannati a due anni e mezzoanche l'ex governatore Ugo
Cappellacci (Forza Italia) e l'avvocatoDionigi Scano, imputati rispettivamente
in qualità di ex consiglieredelegato e consigliere della
società. Entrambi, stando a quantocontestato dal pm Giangiacomo
Pilia, a fine 2001, avevano avallatol'acquisto della “Simeone srl”,
un'altra società del primo cittadino.Un'operazione ritenuta in perdita
dalla pubblica accusa e costataall'ex presidente della Regione
un'imputazione per bancarottadocumentale.L'EX GOVERNATORE Si tratta della
prima condanna per Cappellacci, ierinon presente in aula: sette
precedenti procedimenti a suo carico sonoterminati con proscioglimenti o
assoluzioni. Il suo commento èaffidato al difensore: «Siamo
molto sorpresi dalla decisione adottatadal Tribunale - ha dichiarato
l'avvocato Guido Manca Bitti - nonpossiamo che attendere il
deposito delle motivazioni per qualunqueulteriore considerazione. Al
momento non riusciamo neanche aimmaginare quale possa essere
l'argomentazione che sorregge questacondanna».GLI ALTRI IMPUTATI Nelle maglie
dell'inchiesta erano finiti anche iparenti del sindaco (cugini) e
soci Sept, Luigi e Maria Simeone, iericondannati a quattro anni di
reclusione. Due anni sono stati inflittia Stefano Fercia, ritenuto
prestanome di Simeone; un anno agli exsindaci dell'azienda Antonello Melis,
Oscar Gibillini ed ElisabettaMorello e al prestanome Riccardo
Pissard. Sono stati assolti inveceCarlo Damele (un prestanome, per
l'accusa), Marco Isola e MarcelloAngius (ex amministratori della
società). Il dispositivo dei giudicidella seconda sezione penale
(presidente Massimo Poddighe) è lungo:Simeone è stato interdetto in
perpetuo dai pubblici uffici e (se lasentenza dovesse passare in
giudicato) non potrà svolgere alcunincarico di tipo direttivo in
società private. Il primo cittadino diCarloforte inoltre dovrà
risarcire i danni (per fondi del contrattod'area ottenuti a suo tempo
dall'azienda) in favore della Provincia diCarbonia e Iglesias, da
quantificare in un separato giudizio civile, epagare una provvisionale di un
milione di euro in favore dell'ente.LE PENE ACCESSORIE Per quanto
riguarda gli incarichi direttivi insocietà, è stato disposto un
identico provvedimento a quello preso perSimeone (nessun incarico per
dieci anni) anche per Cappellacci, Scano,Fercia, Maria e Luigi Simeone.
Sono caduti in prescrizione i reati diomesso versamento delle ritenute
previdenziali e di dichiarazionefraudolenta contestati al
sindaco, il quale è stato assolto dai reatidi distrazione dell'Iva «perché
il fatto non sussiste».PRIMO GRADO È comunque una
sentenza di primo grado i cui effettidiventeranno definitivi soltanto
in caso di eventuale conferma inCassazione. La legge Severino non
potrà essere applicata: labancarotta non è un reato contro
la pubblica amministrazione. Lo hannoricordato anche Marco Simeone e
il suo avvocato Giovanni Manca inTribunale, annunciando che non ci
sarebbero state dimissionidall'incarico di sindaco.LA DIFESA «Il primo grado ha
deciso così», ha aggiunto Simeone,«confidiamo nell'Appello. La nostra
giurisprudenza funziona così,bisogna aspettare fiduciosi che
la verità venga a galla. Sono serenoanche se abbastanza stupito che
il collegio abbia deciso per una penaanche superiore rispetto a quella
che aveva chiesto il pubblicoministero ( 8 anni )». La
sentenza secondo l'avvocato Manca «simanifesta irragionevole da molti
punti di vista ancora prima di averletto le motivazioni», che
saranno depositate tra novanta giorni:«Faremo subito ricorso, ed è
importante ribadire, come cittadino ecome amministratore pubblico, che
ancor più che negli altri casi lapresunzione di innocenza dovrà
rimanere fino alla fine. E credoarriverà un'assoluzione». Il
sindaco ha già fatto undici mesi dicarcerazione preventiva e da due
anni e mezzo è soggetto a una misuradi prevenzione particolare,
l'“avviso orale”, proposto dai carabinierie comminato dal Questore, contro
il quale Simeone ha presentato duericorsi, entrambi respinti.Veronica Nedrini -----------------
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