giovedì 29 settembre 2016

Rassegna stampa




LA NUOVA SARDEGNA Rimpasto in Giunta: divorzio a sorpresa fra Soru e Demuro-La correnteora starebbe per puntare su Barbara Argiolas. I rapporti fra l’europarlamentare e l’assessore sono tesi CAGLIARI La voce circola da tempo e seppure senza conferme ufficialinessuno arriva a smentirla: lo storico matrimonio politico fra RenatoSoru e l’assessore alle Riforme Gianmario Demuro è finito. Fino al talpunto che, quando ci sarà il rimpasto in Giunta, la correntedell’eurodeputato non chiederebbe la conferma del tecnico ingaggiatonel 2014 dal presidente della Regione Francesco Pigliaru. Addio.Cominciato nel 2004, con l’entrata in politica di Soru, l’idillioavrebbe cominciato a scricchiolare fin dall’anno scorso e il divorziosarebbe prossimo. I motivi dello strappo sarebbero diversi. In moltisostengono che Soru avrebbe voluto da Demuro più interventismo neigiorni in cui, a cavallo fra il 2015 e l’inizio dell’anno, l’allorasegretario del Pd sollecitava ogni settimana un cambio di passo algoverno regionale: dai trasporti alla sanità. Secondo altri sarebbestato invece Demuro a sentirsi negli stessi mesi fin troppo sottopressione, tanto che di recente avrebbe manifestato l’intenzione diritornare a tempo pieno a insegnare all’Università. È difficile direfra quanto il divorzio sarà confermato dai due protagonisti, ma leindiscrezioni fanno sapere che Soru avrebbe virato già su un nuovoassessore-candidato. Dovrebbe essere Barbara Argiolas, ex assessorecomunale alle Attività, da sempre sua fedelissima e pare proposta perla delega al Turismo. Indiscrezioni. Il governatore dice da settimaneche non è ancora il tempo di fare nomi, perché «prima in maggioranzadobbiamo parlare di programmi», ma è un via vai inarrestabile di voci.Compresa quella che i renziani avrebbero pronto un loroassessore-candidato: il gallurese Pierluigi Caria. Mentre l’areaCabras-Fadda avrebbe posto il veto all’ipotesi del doppio incarico(consigliere e assessore) fino a bloccare le aspirazioni di AntonioSolinas, attuale presidente della commissione Governo del territorioin Consiglio. Staffette. A proposito di commissioni il Pd avrebbecongelato per un’altra settimana le staffette nei parlamentini. I Demhanno quattro presidenze con Luigi Lotto, Antonio Solinas, GavinoManca e Franco Sabatini. Potrebbero essere confermati ma non sonoesclusi avvicendamenti. Congelata anche la conferma o menodell’attuale capogruppo: il soriano Pietro Cocco. Diversi i candidatialla possibile successione, ma finora non ci sono stati passiufficiali da parte dei pretendenti. Forse perché nel frattempo ilconsigliere regionale Daniela Forma sarebbe intenzionata a passaredalla corrente di minoranza (renziani ed ex Ds) a quella dimaggioranza, nel gruppo consiliare, dei popolari-riformisti di Cabrase Fadda. Il passaggio, se ci fosse, potrebbe cambiare seppure non dimolto i rapporti di forza nel Pd.


 Deiana: «Salveremo Alghero, ma il caso Ryanair si complica»L'assessore e la fusione dei tre aeroporti: spero possa essere iltraguardo finale Giura che l'aeroporto di Alghero uscirà dal pantano in cui è atterratopiù di un anno fa: «Faremo di tutto per evitare che la Sogeaal vengamessa in liquidazione», dice Massimo Deiana. Ma la ricapitalizzazionedella società di gestione, ora resa possibile dalla riforma Madia inmateria di società a partecipazione pubblica, non è un percorsosemplice: «Stiamo lavorando senza sosta a questa nuova ipotesi, daquando è stata approvata la legge. La strada maestra però rimanesempre quella della privatizzazione».E Ryanair? Nonostante l'ottimismo dell'assessore ai Trasporti («sonotuttora in corso le trattative, esistono i margini perché la compagniarimanga»), a novembre verrà chiusa la base di Alghero e il ritorno,nell'estate 2017, non è per niente scontato.Per due motivi: la creazione di un sistema di contributi per i vettorilow cost - chiesto dagli irlandesi - richiederà ancora tempo. Poi c'èla decisione Ue sugli aeroporti sardi, «un ceffone», dice Deiana. Lacompagnia guidata da Michael O'Leary dovrà restituire alla Regionediversi milioni di euro presi attraverso la Legge 10. «Le norme diconoche fino a che non verranno resi quei soldi, le società coinvolte nonpotranno prendere un solo euro di incentivi».Dunque dobbiamo scordarci Ryanair?«La situazione è molto complicata perché ci sono tante partite aperte.Non ultima, quella degli incentivi assegnati proprio dalla Legge 10:una parte non è mai stata erogata e viene reclamata. Non c'è unasoluzione immediata. Però la compagnia ha manifestato formalmente allaRegione la volontà di rimanere in Sardegna. Hanno capito che Algherosi trova in una condizione da cui è difficilissimo uscire. Non sonosecondari gli aspetti relativi alla recente decisione dell'Unioneeuropea, che ha condannato i vettori a restituire diversi milioni dieuro».A proposito: avete già avviato le procedure di recupero dei soldi?«Stiamo lavorando per quantificare le somme. Il documento dellaCommissione europea affida a noi questo compito. Le compagnie chedovranno rendere i contributi sono in tutto sedici. Nei prossimigiorni invieremo le prime comunicazioni».Avete un piano alternativo nel caso di un addio di Ryanair?«Non nascondiamo di aver avuto, in questi mesi, dialoghi importanticon altre compagnie, anche low cost. Ryanair è comunque il primovettore italiano, non abbiamo intenzione di perderlo».Voi sperate ancora di trovare un socio privato per la Sogeaal. Non èpiù semplice ricapitalizzarla?«La settimana prossima ci incontreremo con Ministero ed Enac. Vogliochiarire che questa è una soluzione che fino a pochi giorni fa nonesisteva. Ma non è così facile come dice qualcuno. La legge Madiaprevede la preparazione di un piano di risanamento della società, chepoi deve essere presentato alla Corte dei Conti».Tempi lunghi. Ci sarebbe bisogno anche di una nuovo progetto di leggeda presentare in Consiglio regionale.«Non solo. Un provvedimento di questo tipo probabilmente andrebbenotificato alla Commissione europea. I nostri uffici stannoverificando questi aspetti».Quanto serve per ricapitalizzare la Sogeaal?«Circa dieci milioni di euro, per ristabilire un capitale minimo eripianare i debiti di questi ultimi mesi. La copertura potrebbearrivare dai fondi stanziati per il 2016 per la Ct2, già indicati peril salvataggio approvato dal Consiglio all'inizio di settembre».È stata presa in considerazione l'ipotesi di fusione tra i tre aeroporti sardi?«Tutti sono sostanzialmente d'accordo sul fatto che sia necessaria.Anche noi ci siamo espressi più volte sul bisogno di una regia unicadegli scali e vogliamo favorirla. Però di concreto c'è ancora poco. Ilmomento è cruciale: mi auguro che le società di gestione degli scalidi Cagliari e Olbia decidano di iniziare questa operazione,intervenendo sull'aeroporto di Alghero. Basterebbe anche un'offerta daparte di una delle due. Potrebbe essere un buon punto di partenza».Quando verrà tagliato il nastro della nuova continuità territorialecon gli scali minori?«Spero che sia tutto pronto per l'inizio della stagione estiva del2017. Il modello che abbiamo scelto è abbastanza fuori dagli schemi eha bisogno di una validazione da parte della Commissione europea, nonlo abbiamo mai nascosto. Abbiamo già inviato a Bruxelles una bozza cheriguarda sia la prossima Ct1, che entrerà in vigore a ottobre delprossimo anno, che la Ct2. I contatti sono avviati, aspettiamorisposte».Michele Ruffi 

CARBONIA. Pd, è l'ora della resa dei contiL'analisi: «Deteriorati i rapporti con l'elettorato operaio e delle scuole»Riparte il dibattito interno a tre mesi dall'esito delle urne C'è chi la definisce analisi. Ma si chiama anche resa dei conti e ilPd (e il centrosinistra) l'ha avviata forse già all'indomani dellotsunami elettorale di Carbonia (governano ora i Cinque stelle) edintorni. La discussione è di nuovo di stretta stretta attualità: ildibattito nel Partito democratico si riaccende dopo la decisione, duegiorni fa, di Marco Murru (ex consigliere comunale) di formalizzare ledimissioni da segretario del circolo Pd Carbonia, non proprio un clubper pochi intimi considerati i 70 anni di amministrazione di sinistradella città. E non passa inosservata neppure l'abbandono giorni faanche del segretario Pd di Sant'Antioco Luca Mereu. Idem San GiovanniSuergiu con Antonio Fanni.L'ANALISI È la metabolizzazione della sconfitta? In attesa deglisviluppi fra i “compagni” nessuno pubblicamente getta la croce addossoa qualcuno in particolare, ma ad esempio a Carbonia è stata pagatacara la divisione a sinistra: «Insanabile ed è stato uno deglielementi della sconfitta - dice Murru - ma si sono deteriorati irapporti col nostro elettorato operaio e delle scuole e laresponsabiità è nostra e del gruppo dirigente in toto: fa riflettereche ci si sia arroccati su certe posizioni e l'esiguità dei votiincassati dagli assessori che si sono ripresentati». Posto che «alivello regionale le cose non vanno meglio - afferma Luca Mereu,severo pure lui - la goccia che ha fatto traboccare il vaso è statal'analisi post elettorale e Carbonia, col tentativo di minimizzare».I DIRIGENTI I discorsi chiamano in causa sia la dirigenza cittadina Pd(Cinzia Grussu si affida a un sms per dire che «la decisione di Murruè una scelta ponderata: la segreteria cittadina resterà in piedi sinoal congresso di febbraio, le dimissioni mie sono state fornite inluglio all'assemblea»,) e l'ex sindaco Giuseppe Casti: «Strappo asinistra insanabile: impossibile far politica con certa gente, ma leresponsabilità della sconfitta sono da suddividere ed occorre che ilPd si interroghi». Questa storia della sinistra in frantumi (al primoturno la coalizione dell'ex sindaco Ugo Piano ha incassato oltre 3.000voti, quasi 7.000 quelli di Casti con apporti di ex del centrodestra)terrà banco: «Lo strappo era recuperabile - ribatte Ignazio Cuccu, unodei dissidenti - bastava che qualcuno dall'alto assumesse l'iniziativae saremmo arrivati uniti».Nel Pd hanno ricominciato a incontrarsi per fare il punto. Per oranessuno è finito sul banco degli imputati: «Non c'è una resa dei contise non nella misura in cui è stata decretata dall'esito elettorale -analizza Pietro Morittu, consigliere comunale - che ci impone unsupplemento di riflessione: va salvaguardata l'esperienza Casti che siconcretizza nei lavori di cui la città beneficerà, ma ci si deveinterrogare sul risultato elettorale: al via un nuovo quadro dirigentea prescindere dall'anagrafe». Per il segretario provinciale DanieleReginali «la responsabilità è di ciascuno: cominciamo a dare rispostesu sanità e polo industriale».Andrea Scano 

Condannati il sindaco di Carloforte, l'ex governatore e altre otto personeCrac Sept, 9 anni a Simeone, due e mezzo a Cappellacci Sulla «condanna a nove anni» il tempo si è fermato. Le chiacchiere, isorrisi, le persone. Tutto. Letto il dispositivo, i giudici hannolasciato l'aula. Avvocati, giornalisti e pubblico, anche. MarcoSimeone no: è rimasto seduto accanto al suo difensore, per altriquindici minuti almeno.IL VERDETTO È dura la sentenza per il crac della “Sept Italia”,l'azienda che produceva vernici speciali per l'industria fallita nel2010 con un buco di 15 milioni di euro: oltre al sindaco diCarloforte, proprietario della società, ritenuto colpevole del reatodi bancarotta fraudolenta, sono stati condannati a due anni e mezzoanche l'ex governatore Ugo Cappellacci (Forza Italia) e l'avvocatoDionigi Scano, imputati rispettivamente in qualità di ex consiglieredelegato e consigliere della società. Entrambi, stando a quantocontestato dal pm Giangiacomo Pilia, a fine 2001, avevano avallatol'acquisto della “Simeone srl”, un'altra società del primo cittadino.Un'operazione ritenuta in perdita dalla pubblica accusa e costataall'ex presidente della Regione un'imputazione per bancarottadocumentale.L'EX GOVERNATORE Si tratta della prima condanna per Cappellacci, ierinon presente in aula: sette precedenti procedimenti a suo carico sonoterminati con proscioglimenti o assoluzioni. Il suo commento èaffidato al difensore: «Siamo molto sorpresi dalla decisione adottatadal Tribunale - ha dichiarato l'avvocato Guido Manca Bitti - nonpossiamo che attendere il deposito delle motivazioni per qualunqueulteriore considerazione. Al momento non riusciamo neanche aimmaginare quale possa essere l'argomentazione che sorregge questacondanna».GLI ALTRI IMPUTATI Nelle maglie dell'inchiesta erano finiti anche iparenti del sindaco (cugini) e soci Sept, Luigi e Maria Simeone, iericondannati a quattro anni di reclusione. Due anni sono stati inflittia Stefano Fercia, ritenuto prestanome di Simeone; un anno agli exsindaci dell'azienda Antonello Melis, Oscar Gibillini ed ElisabettaMorello e al prestanome Riccardo Pissard. Sono stati assolti inveceCarlo Damele (un prestanome, per l'accusa), Marco Isola e MarcelloAngius (ex amministratori della società). Il dispositivo dei giudicidella seconda sezione penale (presidente Massimo Poddighe) è lungo:Simeone è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e (se lasentenza dovesse passare in giudicato) non potrà svolgere alcunincarico di tipo direttivo in società private. Il primo cittadino diCarloforte inoltre dovrà risarcire i danni (per fondi del contrattod'area ottenuti a suo tempo dall'azienda) in favore della Provincia diCarbonia e Iglesias, da quantificare in un separato giudizio civile, epagare una provvisionale di un milione di euro in favore dell'ente.LE PENE ACCESSORIE Per quanto riguarda gli incarichi direttivi insocietà, è stato disposto un identico provvedimento a quello preso perSimeone (nessun incarico per dieci anni) anche per Cappellacci, Scano,Fercia, Maria e Luigi Simeone. Sono caduti in prescrizione i reati diomesso versamento delle ritenute previdenziali e di dichiarazionefraudolenta contestati al sindaco, il quale è stato assolto dai reatidi distrazione dell'Iva «perché il fatto non sussiste».PRIMO GRADO È comunque una sentenza di primo grado i cui effettidiventeranno definitivi soltanto in caso di eventuale conferma inCassazione. La legge Severino non potrà essere applicata: labancarotta non è un reato contro la pubblica amministrazione. Lo hannoricordato anche Marco Simeone e il suo avvocato Giovanni Manca inTribunale, annunciando che non ci sarebbero state dimissionidall'incarico di sindaco.LA DIFESA «Il primo grado ha deciso così», ha aggiunto Simeone,«confidiamo nell'Appello. La nostra giurisprudenza funziona così,bisogna aspettare fiduciosi che la verità venga a galla. Sono serenoanche se abbastanza stupito che il collegio abbia deciso per una penaanche superiore rispetto a quella che aveva chiesto il pubblicoministero ( 8 anni )». La sentenza secondo l'avvocato Manca «simanifesta irragionevole da molti punti di vista ancora prima di averletto le motivazioni», che saranno depositate tra novanta giorni:«Faremo subito ricorso, ed è importante ribadire, come cittadino ecome amministratore pubblico, che ancor più che negli altri casi lapresunzione di innocenza dovrà rimanere fino alla fine. E credoarriverà un'assoluzione». Il sindaco ha già fatto undici mesi dicarcerazione preventiva e da due anni e mezzo è soggetto a una misuradi prevenzione particolare, l'“avviso orale”, proposto dai carabinierie comminato dal Questore, contro il quale Simeone ha presentato duericorsi, entrambi respinti.Veronica Nedrini -----------------

Federico Marini
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