Mettiamola
in questo modo. La laguna di S. Gilla non può essere considerata un luogo
gradevole, nemmeno immaginando sulle sue sponde una serie di Nicole Kidman che
cercano inutilmente d’abbronzarsi le chiappe... Un tempo, e prima che i maghi
della finanza la trasformassero nello schifoso cesso di Cagliari, era un luogo speciale.
Vi si potevano contare infinità di specie animali e vegetali, le sue acque
erano cristalline e decine di pescatori vi potevano trovare il proprio sostentamento.
Nei pressi del suo ricongiungimento col mare dominava la popolare spiaggia di
Giorgino, e più in là il popolare villaggio dei pescatori, abbandonato a se
stesso come un poeta alcolizzato abbandonato sulle scalinate di una Chiesa…
La
laguna era (ed è, nonostante tutto) un importante sito archeologico, dove sono
state rinvenute rovine puniche e romane. Infatti, in un tempo mitico e lontano
la stessa laguna era stato teatro di una leggendaria battaglia tra
l’organizzata flotta romana e le pugnaci flotte cartaginesi. Oggi è il teatro
di ben più crudi spettacoli: cessi abbandonati al sole come improvvisate
sculture d’arte moderna, inaspettati accoltellamenti di prostitute; ex
pescatori che continuano a setacciare le acque come anacronistici ricercatori
di pepite d’oro; rottami d’automobili simboleggianti il disfacimento decadente
della nostra società industriale; sacchi d’immondizia posti a celebrare
l’avvilimento deturpante della nostra civiltà dei consumi; preservativi
ricoperti di polvere; cerchi d’auto, rottami specializzati, escrementi… Ed
altre immagini deprimenti nonché ributtanti.
Durante
gli anni del boom economico cominciò l’industrializzazione dell’intera zona, e
venne innalzato il complesso industriale di Macchiareddu. In poco tempo gli
scarichi delle industrie trasformarono la Laguna in una pietosa distesa di veleno, così
l’amministrazione decretò per il divieto di balneazione, che fu accompagnato al
logico divieto di pesca. Tutti i pescatori furono catapultati brevemente sul
lastrico: nonostante il divieto qualcuno continuava l’attività, ma nessuno
intendeva comprare del pesce al gusto d’alluminio e carbone. Dopo molti anni il
nostro bravo legislatore decretò l’obbligo dei depuratori, ma la frittata era
oramai pronta.
Di tanto in tanto alcuni pescatori della Laguna di S. Gilla improvvisano
delle manifestazioni per le vie di Cagliari, ma nessuno li ascolta e tantomeno
gli organi d’informazione, che si limitano a distribuire qualche trafiletto
giusto per mettere a posto una coscienza satura. I maghi della finanza e della
politica lo sanno bene: non si possono mettere a rischio centinaia di posti di
lavoro soltanto per quattro pesci ed un pugno di pescatori. Bastano delle
semplice addizioni, le elezioni di vincono anche per una manciata di voti…
Figuriamoci!
M. Filigheddu.
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