Rassegna Stampa 07 Ottobre 2016: Viale Marconi a senso unico!
UNIONESARDA
Roma invia Dal Moro, della Commissione di garanzia
Arriva il garante del Pd dopo 6 mesi senza guida L'ufficialità è arrivata ierisera: sarà Gianni Dal Moro il garante
del Pd in Sardegna. Una scelta fondata proprio sul ruolo che ricopre,
essendo, dal 2015, presidente nazionale della Commissione di garanzia
del partito.
DA ROMA La nomina è stata fatta dal vice segretario del Pd, Lorenzo
Guerini su indicazione dello stesso Renzi. Dopo sei mesi il Partito
democratico sardo ha una guida, sebbene decisa da Roma su richiesta
degli esponenti sardi, chiamata a fare una sintesi delle diverse anime
del partito e affrontare i prossimi impegni.
GLI IMPEGNI Sarà, infatti, il 58enne veronese a traghettare il Pd
sardo nel percorso che lo separa dal congresso che verrà celebrato il
prossimo febbraio. Dal Moro è persona molto vicina al sottosegretario
alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, dopo un passato da
“lettiano”. Non solo, prima del congresso c'è la partita che
sicuramente a Roma pesa molto di più ed è il referendum costituzionale
del prossimo 4 dicembre. Avere una persona di fiducia significa per
Renzi ottenere garanzie sulla campagna elettorale. Partita importante
anche la campagna del tesseramento che sarà sempre una competenza del
garante.
LA COMMISSIONE Ma Dal Moro non sarà l'uomo solo al comando perché a
fianco a lui ci sarà una commissione, composta da democratici sardi.
Ancora non si sa come verrà decisa la composizione, ma è probabile che
lo schema sia quello della rappresentanza di tutte le correnti
interne, così come era successo per il direttorio. La presidente,
Giannarita Mele, convocherà nei prossimi giorni l'assemblea regionale
alla quale parteciperà anche il garante. In quell'occasione si troverà
un modo per stabilire chi e quanti saranno i rappresentanti della
commissione di lavoro.
RIMPASTO Adesso il Pd formalmente ha una guida, condizione necessaria
finora per affrontare anche altre questioni come quella del rimpasto
in Giunta. È probabile, però, che le trattative verranno portate
avanti dai big regionali del partito che meglio conoscono equilibri e
forze in campo. Ci sono anche da risolvere le questioni interne al
Consiglio regionale, ossia il cambio dei presidenti di commissione e
il capogruppo. (m. s.) Referendum, scintille nel Pd. L'ex premier: Renzi pensia governare
Lotti, siluro su D'Alema
Il sottosegretario: ci odia per la poltrona negata ROMA Secondo Bersani «lacaccia ai voti del centrodestra fa un bel
passo avanti», per Davide Zoggia, un altro volto della minoranza Dem,
«sarà stato un suggerimento di Jim Messina». Di fatto la campagna
referendaria, quella vera e dura, è cominciata. E la prima offensiva è
quella interna al Pd. È il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Luca Lotti, in assoluto uno degli uomini più vicini al
premier, a sparare a palle incatenate contro Massimo D'Alema, ieri
obiettivo principe della rottamazione renziana (che gli negò la
candidatura ad Alto rappresentante della politica estera Ue
preferendogli Federica Mogherini) e oggi oppositore principale della
riforma costituzionale.
LA SFIDA In mattinata l'ex premier aveva ironizzato su Renzi dai
microfoni di “Radio anch'io”: «Il presidente del Consiglio, che dice
tante cose spesso in contrasto tra loro, ha appena finito di dire che
non intende personalizzare il referendum sulla riforma costituzionale
e ha sbagliato a farlo in passato, dopodiché ha lanciato la sfida per
duellare con tutto il resto del mondo. Una sorta di confronto Renzi e
resto del mondo. Lui dovrebbe occuparsi del governo del Paese, magari
vedendo se riesce a far quadrare i conti della legge finanziaria,
della disoccupazione e della crisi».
BOTTA E RISPOSTA La replica di Lotti è di una durezza inedita: «Se
solo l'ex premier Massimo D'Alema non fosse così accecato dalla rabbia
e dall'odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di
consolazione potrebbe agevolmente scoprire la realtà», e giù un elenco
di riforme firmate Renzi e solo vagheggiate da D'Alema, da quella del
mercato del lavoro alle unioni civili. «Spiace - è la conclusione del
sottosegretario alla presidenza del Consiglio - che un autorevole ex
leader della sinistra sia così roso dal risentimento. Ma continueremo
a ricordare con affetto la stagione dalemiana delle battaglie
riformiste rottamate oggi dalla rabbia e dall'invidia».
GLI UMORI Uno scontro che forse diverte Forza Italia (con Stefano
Parisi, leader azzurro in pectore, che spiega di non voler rottamare
nessuno: «se rottami poi i rottami ti inseguono, come succede a Renzi
inseguito da D'Alema») ma incupisce la sinistra Pd, convinta che il
premier abbia lanciato un'offensiva per far accomodare i dissidenti
fuori dal partito. Sì della Giunta al progetto, scatta la rivoluzione deltraffico.
Interventi a Genneruxi
Senso unico in viale Marconi
Strada più larga, marciapiedi e corsie preferenziali per i bus La rivoluzione èdietro l'angolo. Per viale Marconi, la strada urbana
più trafficata dell'Isola e tra le più funestate da incidenti anche
mortali, è arrivato il nulla osta per la sua riqualificazione. La
Giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo che riscriverà la
viabilità nel tratto compreso tra lo svincolo sull'Asse mediano e il
punto in cui il riu Saliu, più conosciuto come Terramaini, passa sotto
il viale per raggiungere Monserrato.
IL PERCORSO È qui che vigerà il senso unico di marcia in direzione
Cagliari. Per chi invece si sposta dal capoluogo a Quartu, resterà
l'alternativa di via Mercalli, la strada arginale che costeggia il
parco del Molentargius e lo stesso Terramaini.
Oltre al senso unico, il progetto da un milione e 850 mila euro
(centomila i fondi comunali, 1.750 mila il finanziamento garantito
dalla Regione) prevede le corsie preferenziali per pullman e corriere
in entrambe le direzioni (e più in generale per tutti i mezzi
pubblici), la realizzazione dei marciapiedi e della rete di raccolta
delle acque piovane, la nuova illuminazione.
I TEMPI Atteso da parecchi anni e da parecchi anni rinviato, il
progetto ha un unico, grande obiettivo: mettere fine alle file
snervanti che quotidianamente devono sopportare e subire i pendolari
del lavoro e dello studio, le miglia di persone che fanno la spola tra
Cagliari e Quartu ma anche tra la città e gli altri centri
dell'hinterland. Ovvero, si muovono all'interno dell'area vasta, della
Città metropolitana istituita all'inzio dell'estate sotto la guida del
sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Per raggiungere la meta prefissata
e cercare di snellire realmente il traffico e migliorare la mobilità,
si interverrà anche all'altezza dello svincolo di via Berlino
sull'asse mediano dove è prevista la razionalizzazione della viabilità
del quartiere di Genneruxi all'altezza dello stesso svincolo.
LA ROTATORIA All'incrocio tra via Berlino, via Lione, via Stoccolma e
via dell'Abbazia saranno eliminati i semafori e sorgerà una nuova
rotatoria. Una soluzione per cancellare gli ingorghi che ogni mattina,
anche per la presenza delle scuole elementari e medie, condizionano
pesantemente lo scorrere delle macchine.
LE SOLUZIONI Per immettersi in via Berlino dall'Asse mediano (per chi
procede verso Monte Mixi) sarà aperto sulla destra uno svincolo (tra
l'altro già esistente anche se non ancora funzionante) che eviterà
l'utilizzo della rampa e compiere il giro di 360 gradi oggi
inevitabile.
Sarà infine sistemata la corsia che da via dei Conversi permette di
raggiungere l'Asse mediano.
Traffico da migliorare, certo, ma anche maggior sicurezza. Sono questi
i risultati attesi dall'amministrazione cagliaritana e dall'assessore
alla Viabilità, Luisa Anna Marras, che ha ereditato e oggi governa la
mobilità cittadina guidata la scorsa legislatura da Mauro Coni.
«Questo di viale Marconi - spiega l'assessore Marras - è un primo
stralcio a medio termine di un programma ben più consistente ideato
dall'assessorato ai Lavori pubblici regionale per la Città
metropolitana. Per migliorare la viabilità nella strada tra Cagliari e
Quartu saranno eseguite modifiche sostanziali all'altezza dell'Asse
mediano così da permettere agli automobilisti di immettersi sul tratto
del viale a senso unico»
La rivoluzione, dovrà tener conto di un altro importante aspetto: la
riduzione dei tempi di percorrenza, in particolare dei mezzi pubblici,
e la drastica diminuzione dei livelli di inquinamento anche acustico.
I SEMAFORI Saranno installati i semafori in corrispondenza
dell'innesto della strada arginale in viale Marconi per regolare il
traffico delle auto private e dei mezzi pubblici e sarà invertito il
senso di marcia in via Mercalli nel tratto tra il viale Marconi e la
strada arginale con l'eliminazione (in via sperimentale in questi
mesi) dei semafori di via Venturi e della stessa via Mercalli.
Andrea Piras LA NUOVA Nasce il comitato sardo per il No. I Rossomori: «Se ilgovernatore
vota Sì e perde, deve andar via»
Referendum, la giunta è sotto pressione
CAGLIARI Il prossimo referendum costituzionale irrompe come un ciclone
anche dentro la Regione. Nel giorno della sua prima uscita, il
comitato trasversale sardista che voterà No, i Rossomori – che fanno
parte della maggioranza di centrosinistra – hanno alzato il tiro. Lo
hanno fatto col il segretario regionale Marco Pau: «Se dopo lo spoglio
delle schede, la notte del 4 dicembre, verrà fuori che il presidente
della Regione non sarà in sintonia con il voto del popolo sardo, dovrà
prenderne atto e andar via». Per essere più chiari: se dovessero
vincere i No alla riforma Renzi e invece prima Francesco Pigliaru avrà
dichiarato, in parte l’ha già fatto, il suo Sì, ci saranno
contraccolpi pesanti anche sulla coalizione al governo. Il comitato.
Oltre ai Rossomori, nella cordata ci sono tre partiti nazionali – Upc,
Sel e i civatiani di Possibile – e un bel gruppo nostrano: Psd’Az
(all’opposizione in Consiglio), Irs, Sardegna sostenibile-sovrana e
Cagliari capitale. Per cominciare, tutti’insieme – è questa la vera
novità politica – hanno chiesto la discussione in aula della mozione
presentata a luglio, primo firmatario Paolo Zedda dei Rossomori, in
cui «s’invita il governatore a prendere una posizione chiara sul
referendum». Le bordate. Per Christian Solinas (Psd’Az): «Il 4
dicembre i sardi devono dire No a una riforma che è un attacco diretto
all’Autonomia». Per Gavino Sale (Irs): «È arrivato il momento di «dare
uno schiaffone violento a questo Governo italiano che vuole
normalizzare tutto». Secondo Tiziana Trja (Sardegna sovrana):
«L’accentramento è evidente e sembra essere quasi un accanimento
contro la democrazia», Deciso è stato anche l’affondo di Sel, con Luca
Pizzuto: «La visione del governo Renzi è rezionaria: vuole spazzare
via il sistema parlamentare invece di perseguire le banche e mettere
in campo politiche vere per il lavoro». Per Thomas Castangia
(Possibile): «Comanderà lo Stato centrale e non saranno certo le
clausole previste dalla riforma a salvare le Regioni speciali. Ora
tocca a quelle ordinarie, poi sarà la volta delle Autonome». Enrico
Lobina (Cagliari capitale) ha aggiunto: «Il referendum è una grande
occasione per riaffermare che i sardi voglio autogovernarsi». Infine
Antonio Gaia dell’Upc: «Siamo davanti a un vero e proprio colpo di
Stato». Referendum, nuove polemiche nel Pd. Slitta al 17 ottobre la decisione
del Tar sul ricorso di 5 Stelle e Si
Renzi e Lotti si scagliano contro D’Alema
ROMA Per avere una risposta bisognerà aspettare ancora un po’. È
infatti slittata al 17 ottobre la camera di consiglio straordinaria al
Tar del Lazio per discutere il ricorso sul quesito referendario
presentato da M5S e Sinistra Italiana. Nell’attesa di una risposta, il
clima resta incandescente, con gli esponenti del fronte del No e
quelli del Sì che si scambiano reciproche accuse e anche colpi
bassi.Ma le scintille ieri sono arrivate soprattutto dal Pd dove Luca
Lotti ha attaccato Massimo D’Alema, dopo l’intervista rilasciata a
Radio Anch’io in cui l’ex premier ha motivato il suo No al referendum
costituzionale ed ha criticato Renzi per il suo attivismo in campagna
elettorale: «Pensi a governare invece di andare in giro a fare
comizi». Dura la replica del sottosegretario e fedelissimo di Renzi:
«Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla
rabbia e dall’odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina
di consolazione, potrebbe agevolmente scoprire la realtà. E cioè che
ieri il presidente del Consiglio ha inaugurato i lavori contro il
dissesto idrogeologico sul Bisagno che nessun governo aveva voluto
prima di noi. Neanche i due governi D’Alema». Ma anche l’offensiva
radiofonica di D’Alema non è da meno. Il presidente del Consiglio» ha
detto ai microfoni di Rai Radio Uno «ha lanciato una sfida per
duellare con tutto il resto del mondo. Dovrebbe occuparsi del governo
del Paese, magari vedendo se riesce a far quadrare i conti della legge
finanziaria, della disoccupazione, della crisi». In serata arriva la
replica di Renzi. Intervistato a Torino da Massimo Gramellini, il
premier va giù duro. «Se D’Alema avesse combattuto Berlusconi un
decimo di quello che ha combattuto i suoi amici di partito, Prodi,
Veltroni, e non parlo dei presenti, oggi le cose sarebbero diverse.
Penso che l’Italia ha diritto al futuro e non lascio a D’Alema e altri
la possibilità di bloccarci il futuro» affonda Renzi , che annuncia la
Leopolda dal 4 al 6 novembre, invita a non sottovalutare Berlusconi
(«Ha sette vite come i gatti»), dice di non avere paura dei suoi
«concittadini» e rinnova la sua disponibilità a cambiare l’Italicum
che comunque difende. «Sulla legge elettorale si dicono tante cose
inesatte ma siccome dobbiamo evitare le polemiche sono pronto a
cambiarla. Non si dica che dà potere ai partiti di scegliersi le
persone, perché la verità è che il 72% verrebbe scelto con le
preferenze». (g.r.)
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