venerdì 7 ottobre 2016

La riforma Costituzionale Renzi-Boschi. Introduzione alla riforma con 8 domande e 8 risposte.

1) Cos’è la Riforma Costituzionale Renzi-Boschi? E’ una legge di revisione della Costituzione, cioè una legge che modifica la Costituzione


2) Quale parte della costituzione viene modificata con la riforma Renzi-Boschi? La Parte Seconda della Costituzione, cioè quella parte che si occupa dell’ordinamento della Repubblica, cioè dell’organizzazione dei poteri pubblici. Mentre la Parte Prima della Costituzione, cioè quella che contiene i principi fondamentali ed i diritti e doveri dei cittadini, non viene modificata.


3) Chi ha varato la legge di revisione costituzionale? Il Parlamento, nel rispetto dell’art. 138 della Costituzione medesima. Più precisamente: la legge di revisione costituzionale è stata approvata sia dalla Camera sia dal Senato per due volte nel corso di tre mesi nello stesso identico testo.


4) Perché il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016? Perché la seconda votazione al punto 3 è stata a maggioranza assoluta: ovvero della metà più uno dei votanti: cioè 316 deputati e 161 senatori. Invece, se la seconda votazione avesse ottenuto una maggioranza più alta - cioè i due terzi: 421 deputati e 214 senatori – non ci sarebbe stato bisogno di referendum. Ecco che in caso di maggioranza assoluta, la nostra Costituzione prevede che 500.000 elettori oppure cinque consigli regionali oppure un quinto dei componenti della Camera o del Senato hanno facoltà di chiedere che sia il corpo elettorale ad esprimere la sua scelta attraverso lo strumento del referendum. La legge di revisione costituzionale è stata così pubblicata, nella sua forma definitiva, nella Gazzetta Ufficiale e dalla data di pubblicazione – 15 aprile 2016 – sono cominciati i tre mesi entro i quali son state raccolte le firme necessarie al referendum.


5) Il referendum costituzionale prevede un quorum? No, non prevede nessun quorum: dunque è valido qualunque sia il numero dei votanti


6) I cittadini italiani all’estero possono votare il referendum? Si, possono votare per corrispondenza.


7) Cosa prevede, in sintesi, la Riforma Costituzionale Renzi-Boschi?
A. Abolizione del bicameralismo perfetto: cioè la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica non avranno più un identico potere legislativo. La funzione legislativa sarà prerogativa – tranne alcune importanti eccezioni rappresentate da un numero definito di leggi bicamerali che vedremo in seguito – quasi esclusiva della Camera dei deputati.


B. Alla Camera dei deputati sono attribuite la rappresentanza della Nazione, la funzione legislativa, la funzione di indirizzo politico e quella di controllo dell'operato del Governo . Al Senato della Repubblica sono attribuite la rappresentanza delle Istituzioni territoriali, la partecipazione al procedimento legislativo, la funzione di raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali e la valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni.


C. Al governo basterà soltanto la fiducia espressa dalla camera dei deputati. Il Senato, dunque, non voterà più la fiducia al governo. Ne deriva che il governo potrà essere sfiduciato esclusivamente con voto della Camera dei deputati.
D. Il Senato sarà trasformato in una assemblea di rappresentanza di Comuni e Regioni. Sarà composto da 100 senatori e non più da 315 senatori come è attualmente. Dei 100 senatori: 74 saranno consiglieri regionali eletti dai consigli regionali di appartenenza in conformità alle scelte espresse dagli elettori in sede di elezione degli stessi consigli. 21 saranno sindaci eletti dai Consigli regionali, nella misura di uno per ciascuno, fra tutti i sindaci dei comuni della Regione. 5 nominati dal Presidente della Repubblica tra i cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario (con mandato di sette anni non rinnovabile). Quindi non ci saranno più senatori a vita. I 100 senatori non percepiranno più alcuna indennità. Se non quella a loro spettante in qualità di consiglieri regionali e di sindaci. L’indennità di un consigliere regionale non potrà essere maggiore di quella percepita dal sindaco di ogni comune capoluogo.


E. Cancellazione delle province
F. Abolizione del CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro)
G. Riforma del Titolo V: ovvero una nuova disciplina dei rapporti fra Stato e Regioni con più potere legislativo allo Stato e, al contempo, una maggiore influenza di Regioni e Comuni sullo Stato grazie al nuovo Senato che rappresenta le autonomie territoriali.


8) In passato, ci sono stati altri tentativi di riforma della Costituzione?
Gli stessi padri costituenti ebbero posizioni contrastanti e furono divisi su quale ordinamento politico adottare per la nuova Repubblica. Ad esempio, c’era chi preferiva un sistema presidenziale e c’era chi optava per un sistema parlamentare. C’era chi voleva una sola camera e chi invece ne voleva due e, tra questi ultimi, chi voleva che il Senato rappresentasse le regioni o le regioni e gli enti locali o, infine, le categorie professionali. 

Su queste visioni differenti, alla fine si dovette per forza di cose raggiungere dei compromessi. Sui quali una notevole influenza esercitò l’inizio della Guerra fredda: cioè lo scontro fra Unione sovietica (e suoi alleati) e gli Stati Uniti (e loro alleati) che determinò la nascita di un clima politico di reciproca sfiducia in virtù del quale si scelsero soluzioni tali da limitare i poteri di chi avesse democraticamente vinto le elezioni. 


Così, l’esecutivo non fu dotato di strumenti che ne garantissero la stabilità e l’efficacia di governo; si scelsero due camere ma a condizione che fossero entrambe elette dal popolo e avessero gli stessi poteri. In questo modo, la Dc di De Gasperi si assicurava che la rivoluzione comunista risultasse se non impossibile alquanto improbabile. Il sistema scelto, tuttavia, resse fin tanto che la Dc, vincendo le elezioni (1948-1953) fu in grado di controllare facilmente entrambe le camere. 


I problemi seri cominciarono quando si cercò di allargare la maggioranza al partito socialista, quando ci fu la crisi economica di fine anni settanta, le lotte studentesche e operaie. Era evidente che le istituzioni politiche funzionavano male a causa di una scarsa capacità ed efficacia operativa nel proporre ed adottare soluzioni per fronteggiare i problemi in cui versava la nazione. Le stesse maggioranze di pentapartito (democrazia cristiana con socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali) non furono in grado di porre in atto quelle riforme necessarie per rendere il Paese al passo con i tempi. Per questo, negli anni novanta, prende corpo la stagione referendaria – col referendum abrogativo - ovvero il tentativo di imporre dal basso quelle riforme che i partiti non erano stati in grado di realizzare. 


Il sistema partitico tradizionale crolla sotto l’onda referendaria e soprattutto in seguito alle inchieste della magistratura che portano alla luce tangentopoli. In questi anni, sono state varie le revisioni costituzionali apportate ma tutte di poco conto: salvo quella del 2001 che ha riguardato la revisione del Titolo Quinto della Parte Seconda che disciplina i rapporti fra stato, regioni ed enti locali. Tuttavia, per quanto concerne il superamento del bicameralismo perfetto, sono ormai 35 anni (cioè dai primi anni ottanta) che la riforma è oggetto di discussione nelle apposite Commissioni parlamentari senza che mai si sia arrivati ad un accordo. Nel dettaglio, ecco le commissioni parlamentari che si sono susseguite nel tempo fino ad arrivare al 2013: Commissione bicamerale c.d. Bozzi (dal nome del suo presidente), 1983-1985 􏰀 Commissione bicamerale c.d. De Mita-Iotti, 1992-1994 􏰀 Comitato Speroni, governo Berlusconi I, 1994 􏰀 Commissione bicamerale D’Alema, 1997-1998 􏰀 Comitato Brigandì, governo Berlusconi II, 2002-2004 􏰀 Progetto di revisione approvato dalle Camere, 2005 􏰀 Referendum costituzionale che ha bocciato il progetto approvato dalle Camere, 2006 􏰀 Progetto della I Commissione della Camera (c.d. Violante), 2007 􏰀 Commissione di esperti (c.d. Quagliariello), istituita dal Governo Letta, 2013. 


Quando proprio nel 2013 scadeva il mandato del Presidente della repubblica Giorgio Napolitano, le forze politiche non furono in grado di sostenere un candidato comune e condiviso. Tanto che, in sede di voto, caddero nomi altisonanti come quelli di Marini e di Prodi. A questo punto, tutte le forze politiche, ad eccezione di M5S e lega, si rivolsero a Napolitano chiedendogli di accettare un secondo mandato. Napolitano accettò subordinando il suo si al fatto che le forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra collaborassero alla realizzazione delle riforme costituzionali di cui il Paese ha bisogno. Nasce il governo Letta e viene istituita una Commissione di esperti. 


Ma tutto naufraga a causa della decadenza di Berlusconi da senatore: che interrompe la collaborazione fra cento sinistra e centro destra. Il resto, è storia recente. In definitiva, sono ben 35 anni che si prova, senza riuscirci, a superare il bicameralismo perfetto. Vogliamo aspettarne invano altri 35 oppure vogliamo cambiare le cose con la riforma Renzi- Boschi che ci permette finalmente di cancellare l’anacronistico (unico esempio in Europa) e inconcludente Bicameralismo paritario? 


Di Enrico Chessa.

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