lunedì 10 ottobre 2016

Rassegna stampa 10 Ottobre 2016. Renzi attacca Bersani in tv. Barracciu: Pierluigi infame.







Unione Sarda

Renzi attacca Bersani in tv. Barracciu: Pierluigi infame
L'ex leader: nuovo Italicum? Chiacchiere. Il premier: la riforma l'hai votata
Referendum, guerra nel Pd

ROMA È facile capire le proccupazioni della centrista Laura Bianconi,
capogruppo al Senato di Ncd-Udc, quando chiede che il dibattito sul
referendum del 4 dicembre «non si trasformi nel congresso del Pd».
DUELLI Perché, di fatto, è il partito del premier che oggi offre al
dibattito entrambe le parti in commedia, con un confronto durissimo
fra democrat del Sì e democrat del No. Con questi ultimi
particolarmente duri con gli avversari interni, in una sorta di
ritrovato spirito rottamatore. E se nei giorni scorsi era stato il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti a polemizzare
aspramente con D'Alema, definendolo accecato dalla delusione per non
aver ottenuto una poltroncina (che sarebbe poi quella di Alto
Rappresentante per la politica estera Ue) ieri a incrociare le lame
sono stati direttamente l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani e il
suo successore, nonché premier, Matteo Renzi.
SUL CORRIERE Bersani si è schierato per il No e lo ha fatto sulle
colonne del Corriere della Sera, spiegando che se parla fuori «è
perché nel Pd non si può». E poi, senza giri di parole: «È un anno che
l'Italia mangia solo pane e riforme, ora basta». Quanto alla legge
elettorale, «Renzi proverà a stanarmi con una proposta sull'Italicum?
Chiacchiere. Lo riteneva ottimo e perfetto, tanto che lo approvò con
la fiducia. E ora non mi venga a dire che darà l'incarico a Zanda e
Rosato di trovare un sistema migliore. Non mi si può raccontare che
gli asini volano. Vediamo in direzione, ma io non mi aspetto nulla».
L'ARENA Ed è difficile che il confronto di oggi - la direzione del
partito, appunto - possa rasserenare il clima. Almeno a giudicare
dalla replica, che ieri Renzi ha lanciato piuttosto aggressivamente
dagli studi dell'Arena di Giletti su Rai 1.
La riforma, spiega il premier, «non l'ho scritta da solo al pc. Questo
diciamolo ai cittadini: è stata un mese nelle università, poi in
Consiglio dei ministri, poi in Parlamento» dove ci sono stati
«emendamenti anche della minoranza» del Pd, «in totale ci sono state
sei letture e Bersani l'ha votata tre volte. Io rispetto l'opinione di
tutti, ma Bersani l'ha votata tre volte. Se poi cambia opinione,
ognuno si farà la propria idea. Ma al cittadino interessa sapere su
cosa votiamo, non votano su Bersani e Renzi o su Grillo. E questo
referendum passa ora e non ricapita».
IL TWEET E dall'Isola arriva un contributo notevole all'arroventamento
del clima nel partito. È il tweet dell'ex sottosegretaria Francesca
Barracciu che, in risposta al presidente del partito Matteo Orfini che
si domandava «a che gioco giochiamo?», scrive: «In Sardegna è definito
il gioco dello “sparare da dietro un muretto a secco”, ed è tipico
degli infami». Poi, per non lasciare dubbi su chi siano gli infami
sparatori, i nomi di Bersani e Speranza. Un accostamento che i
contatti di Barracciu su Twitter non apprezzano per nulla, a giudicare
dalle molte reazioni perplesse o in netto disaccordo.

CONSIGLIO. Domani l'illustrazione in Aula delle linee-guida per i
prossimi cinque anni
«Politiche sociali, alloggi e sport» Zedda presenta il suo programma

Dalla Città metropolitana alla Municipalità di Pirri, dai grandi
progetti alle nuove politiche per la casa, dalla città degli sport e
del turismo, dell'arte e dello spettacolo alla città sociale e
solidale e del decoro urbano. Nelle linee programmatiche che il
sindaco Massimo Zedda presenterà domani al Consiglio comunale sono
compresi quindici temi-guida, l'itinerario politico e amministrativo
della Giunta di centrosinistra per i prossimi cinque anni. Di fatto,
l'elencazione che Zedda farà domani, darà all'intera Assemblea - in
modo particolare all'opposizione - gli argomenti su cui esercitare la
verifica e il controllo fino alle elezioni del 2021. Lo stesso
capogruppo dei Democratici Fabrizio Rodin ha chiesto alla segreteria
Pd di aprire un cantiere che, tra gli altri punti, segua e accerti la
realizzazione del programma presentato dal centrosinistra agli
elettori. E gran parte di quanto il sindaco illustrerà domani in Aula
fa parte del piano programmatico elettorale sottoscritto la scorsa
primavera da Zedda con i cagliaritani.
Ad attendere quanto Zedda dirà è soprattutto la minoranza, in modo
particolare gli ex candidati a sindaco Piergiorgio Massidda
(#Cagliari16) e Antonietta Martinez (M5S) che hanno conteso la
vittoria alle urne al leader del centrosinistra.
I CAPITOLI Cagliari Città metropolitana apre le dichiarazioni.
«Cagliari cresce», sintetizza Zedda, «se cresce la sua città
metropolitana, il suo hinterland, la provincia e l'intera Sardegna».
Tra le principali linee di sviluppo: infrastrutture, ambiente,
territorio e turismo, cultura, salute e benessere. Premessa per il
decollo del progetto: «La redazione del Piano strategico
metropolitano».
I GRANDI PROGETTI Gli ambiti «su cui investire e raggiungere i nostri
obiettivi» sono il patrimonio, i lavori pubblici, «trasporti e
mobilità, servizi tecnologici e mitigazione del rischio idrogeologico,
urbanistica e assetto del territorio».
POLITICHE SOCIALI L'obiettivo è puntare alla qualità dell'assistenza,
con il «volontariato e le associazioni», con «interventi per la
conciliazione tra vita familiare e lavoro», con il «sostegno ai
minori, terza età e disabili».
LA CASA Si proseguirà, tra i vari interventi, con la «vendita degli
alloggi di edilizia residenziale pubblica», con lo «sgombero degli
alloggi occupati abusivamente» e la «rivisitazione del regolamento
comunale e la valutazione di nuovi tipi di assegnazione».
CITTADINI Parola d'ordine: «Dialogo e confronto con cittadini, imprese
e comunità». Particolare attenzione alle «pari opportunità e alle
politiche di genere».
VERDE E SPORT Tra le linee programmatiche la conferma dell'impegno e
il lavoro, «al centro dell'azione amministrativa nella passata
consiliatura», per una «città sempre più verde, ecologica, sostenibile
e amica degli animali» e per la nascita di «nuovi poli sportivi».
INNOVAZIONE E COMMERCIO L'obiettivo di «arricchire l'offerta
informativa ai turisti» ma anche la «realizzazione di mercatini
diffusi che siano identitari della Sardegna» rimane centrale, così
come gli interventi «finanziari a sostegno dell'imprenditoria» e della
«semplificazione normativa e burocratica per le imprese e gli
imprenditori».
IL CONFRONTO I capitoli riservati alla cultura e all'arte, alla
formazione scolastica «nuova e di qualità», ai giovani e agli
studenti, al decoro urbano e alla Municipalità di Pirri (da ultimare
«le opere per la rete pluviale») completano il piano del sindaco e
della sua amministrazione. Al Consiglio, in particolare
all'opposizione di centrodestra, l'onere del confronto. E del
controllo giorno dopo giorno.
Pietro Picciau

La Nuova

Strappo dell’ex segretario. Renzi: «La riforma l’ha votata tre volte».
Oggi la direzione Pd
Bersani: «Al referendum voto No»
di Gabriele Rizzardi
ROMA Il giorno della resa dei conti è arrivato. Nel Pd la rottura sul
referendum appare ormai insanabile e la direzione del partito
convocata per oggi dovrebbe sancire una spaccatura che ieri si è
consumata attraverso dichiarazioni ai giornali e alle tv. Pier Luigi
Bersani e Roberto Speranza guidano la pattuglia degli scontenti, di
coloro che hanno ripetutamente chiesto una modifica dell’Italicum per
poter dare il loro assenso alla riforma costituzionale. Oggi non si
accontentano più di generiche promesse di modifica ed entrambi
preannunciano il loro No al referendum del 4 dicembre. Il più
preoccupato è Bersani. «È un anno che l’Italia mangia solo pane e
riforme. Ora basta. Renzi proverà a stanarmi con una proposta
sull’Italicum? Sono chiacchiere» dice l’ex segretario del Pd in una
intervista al Corriere della Sera con la quale annuncia il suo No.
«Renzi riteneva l’Italicum ottimo e perfetto tanto che lo approvò con
la fiducia. E ora non mi venga a dire che darà l’incarico a Zanda e
Rosato di trovare un’intesa migliore. Non mi si può raccontare che gli
asini volano. Vediamo in direzione ma io non mi aspetto più nulla»
aggiunge Bersani, che insiste sui guasti che provocherebbe l’Italicum.
L’ex segretario spiega che la combinazione della legge elettorale con
la riforma finirebbe per cambiare la forma di governo: «Si va verso il
governo di un capo, che nomina sostanzialmente un Parlamento che
decide tutto, anche con il 25% dei voti». Che fare? «Nella legge
elettorale bisogna metterci dentro un po’ di proporzionale, invece che
prendere tutta altra strada per sapere alla sera del voto chi
comanda». Ma un ultimatum a Matteo Renzi arriva anche da Roberto
Speranza che, con una intervista a Repubblica, dice chiaro e tondo che
il tempo è scaduto e aggiunge che se non ci saranno iniziative
concrete sulla legge elettorale dalla minoranza dem arriveranno solo
dei no alla riforma. «Il tempo è finito. Parteciperò alla direzione e
ascolterò con attenzione come sempre. Ma non sono disponibile a nuove
meline e mediazioni al ribasso, si poteva fare molto per rimediare
l’errore della legge elettorale, dell’Italicum. Lo chiediamo da mesi,
appellandoci al dialogo. Purtroppo non si è fatto nulla. Con
l’Italicum, il nostro voto è No». La direzione, insomma, è l’ultima
possibilità. E non basta più indicare un metodo. «La questione è se il
Pd è in grado di assumere una iniziativa politica, concreta e
importante, attraverso il suo segretario» dice Gianni Cuperlo, per il
quale serve «una parola chiara, una iniziativa politica concreta del
Pd da mettere a disposizione di tutto il Parlamento». Lo scontro,
insomma, è frontale. Ma Renzi tira dritto: «Sono tre anni e mezzo che
mi danno contro, l’unico obiettivo è attaccarmi ma sono loro ad aver
cambiato idea sulla riforma» sbotta il premier, convinto che gli
elettori non decideranno in base ai “giochini politici” e che la
rottura della minoranza non provocherà un’emorragia di consensi al
referendum. E se l’ex segretario si dice pronto a votare No, Renzi
ricorda ciò che è accaduto negli ultimi mesi: «Bersani ha votato sì
tre volte a questa riforma, non l’ho scritta io da solo a Rignano
sull’Arno, è stata due anni e quattro giorni in Parlamento. Bersani
l’ha votata tre volte, se cambia idea per il referendum ognuno si farà
la sua opinione...» dice Renzi, che difende la riforma e invita a non
votare al referendum in base alla «simpatia o all’antipatia» nei suoi
confronti. Quel che è certo è che per il referendum Matteo Renzi
schiera anche 900 sindaci del Pd e non solo. Il 27 ottobre, due giorni
prima della manifestazione nazionale a favore del referendum in piazza
del Popolo, centinaia di sindaci democratici, si vedranno in piazza di
Spagna per una iniziativa che sarà coordinata dal sindaco di Milano,
Beppe Sala. Contro la mobilitazione dei sindaci si schiera il
centrodestra. «Dopo aver diviso gli italiani, il premier divide anche
i sindaci» taglia corto Osvaldo Napoli di Forza Italia.

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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