Unione Sarda
Renzi attacca Bersani
in tv. Barracciu: Pierluigi infame
L'ex leader: nuovo
Italicum? Chiacchiere. Il premier: la riforma l'hai votata
Referendum, guerra nel
Pd
ROMA È facile capire
le proccupazioni della centrista Laura Bianconi,
capogruppo al Senato
di Ncd-Udc, quando chiede che il dibattito sul
referendum del 4
dicembre «non si trasformi nel congresso del Pd».
DUELLI Perché, di
fatto, è il partito del premier che oggi offre al
dibattito entrambe le
parti in commedia, con un confronto durissimo
fra democrat del Sì e
democrat del No. Con questi ultimi
particolarmente duri
con gli avversari interni, in una sorta di
ritrovato spirito
rottamatore. E se nei giorni scorsi era stato il
sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Luca Lotti a polemizzare
aspramente con
D'Alema, definendolo accecato dalla delusione per non
aver ottenuto una
poltroncina (che sarebbe poi quella di Alto
Rappresentante per la
politica estera Ue) ieri a incrociare le lame
sono stati
direttamente l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani e il
suo successore, nonché
premier, Matteo Renzi.
SUL CORRIERE Bersani
si è schierato per il No e lo ha fatto sulle
colonne del Corriere
della Sera, spiegando che se parla fuori «è
perché nel Pd non si
può». E poi, senza giri di parole: «È un anno che
l'Italia mangia solo
pane e riforme, ora basta». Quanto alla legge
elettorale, «Renzi
proverà a stanarmi con una proposta sull'Italicum?
Chiacchiere. Lo
riteneva ottimo e perfetto, tanto che lo approvò con
la fiducia. E ora non
mi venga a dire che darà l'incarico a Zanda e
Rosato di trovare un
sistema migliore. Non mi si può raccontare che
gli asini volano.
Vediamo in direzione, ma io non mi aspetto nulla».
L'ARENA Ed è difficile
che il confronto di oggi - la direzione del
partito, appunto -
possa rasserenare il clima. Almeno a giudicare
dalla replica, che
ieri Renzi ha lanciato piuttosto aggressivamente
dagli studi dell'Arena
di Giletti su Rai 1.
La riforma, spiega il
premier, «non l'ho scritta da solo al pc. Questo
diciamolo ai
cittadini: è stata un mese nelle università, poi in
Consiglio dei
ministri, poi in Parlamento» dove ci sono stati
«emendamenti anche
della minoranza» del Pd, «in totale ci sono state
sei letture e Bersani
l'ha votata tre volte. Io rispetto l'opinione di
tutti, ma Bersani l'ha
votata tre volte. Se poi cambia opinione,
ognuno si farà la
propria idea. Ma al cittadino interessa sapere su
cosa votiamo, non
votano su Bersani e Renzi o su Grillo. E questo
referendum passa ora e
non ricapita».
IL TWEET E dall'Isola
arriva un contributo notevole all'arroventamento
del clima nel partito.
È il tweet dell'ex sottosegretaria Francesca
Barracciu che, in
risposta al presidente del partito Matteo Orfini che
si domandava «a che
gioco giochiamo?», scrive: «In Sardegna è definito
il gioco dello
“sparare da dietro un muretto a secco”, ed è tipico
degli infami». Poi,
per non lasciare dubbi su chi siano gli infami
sparatori, i nomi di
Bersani e Speranza. Un accostamento che i
contatti di Barracciu
su Twitter non apprezzano per nulla, a giudicare
dalle molte reazioni
perplesse o in netto disaccordo.
CONSIGLIO. Domani
l'illustrazione in Aula delle linee-guida per i
prossimi cinque anni
«Politiche sociali,
alloggi e sport» Zedda presenta il suo programma
Dalla Città
metropolitana alla Municipalità di Pirri, dai grandi
progetti alle nuove
politiche per la casa, dalla città degli sport e
del turismo, dell'arte
e dello spettacolo alla città sociale e
solidale e del decoro
urbano. Nelle linee programmatiche che il
sindaco Massimo Zedda
presenterà domani al Consiglio comunale sono
compresi quindici
temi-guida, l'itinerario politico e amministrativo
della Giunta di
centrosinistra per i prossimi cinque anni. Di fatto,
l'elencazione che
Zedda farà domani, darà all'intera Assemblea - in
modo particolare
all'opposizione - gli argomenti su cui esercitare la
verifica e il
controllo fino alle elezioni del 2021. Lo stesso
capogruppo dei
Democratici Fabrizio Rodin ha chiesto alla segreteria
Pd di aprire un
cantiere che, tra gli altri punti, segua e accerti la
realizzazione del
programma presentato dal centrosinistra agli
elettori. E gran parte
di quanto il sindaco illustrerà domani in Aula
fa parte del piano
programmatico elettorale sottoscritto la scorsa
primavera da Zedda con
i cagliaritani.
Ad attendere quanto
Zedda dirà è soprattutto la minoranza, in modo
particolare gli ex
candidati a sindaco Piergiorgio Massidda
(#Cagliari16) e
Antonietta Martinez (M5S) che hanno conteso la
vittoria alle urne al
leader del centrosinistra.
I CAPITOLI Cagliari
Città metropolitana apre le dichiarazioni.
«Cagliari cresce»,
sintetizza Zedda, «se cresce la sua città
metropolitana, il suo
hinterland, la provincia e l'intera Sardegna».
Tra le principali
linee di sviluppo: infrastrutture, ambiente,
territorio e turismo,
cultura, salute e benessere. Premessa per il
decollo del progetto:
«La redazione del Piano strategico
metropolitano».
I GRANDI PROGETTI Gli
ambiti «su cui investire e raggiungere i nostri
obiettivi» sono il
patrimonio, i lavori pubblici, «trasporti e
mobilità, servizi
tecnologici e mitigazione del rischio idrogeologico,
urbanistica e assetto
del territorio».
POLITICHE SOCIALI
L'obiettivo è puntare alla qualità dell'assistenza,
con il «volontariato e
le associazioni», con «interventi per la
conciliazione tra vita
familiare e lavoro», con il «sostegno ai
minori, terza età e
disabili».
LA CASA Si proseguirà,
tra i vari interventi, con la «vendita degli
alloggi di edilizia
residenziale pubblica», con lo «sgombero degli
alloggi occupati
abusivamente» e la «rivisitazione del regolamento
comunale e la
valutazione di nuovi tipi di assegnazione».
CITTADINI Parola
d'ordine: «Dialogo e confronto con cittadini, imprese
e comunità».
Particolare attenzione alle «pari opportunità e alle
politiche di genere».
VERDE E SPORT Tra le
linee programmatiche la conferma dell'impegno e
il lavoro, «al centro
dell'azione amministrativa nella passata
consiliatura», per una
«città sempre più verde, ecologica, sostenibile
e amica degli animali»
e per la nascita di «nuovi poli sportivi».
INNOVAZIONE E
COMMERCIO L'obiettivo di «arricchire l'offerta
informativa ai
turisti» ma anche la «realizzazione di mercatini
diffusi che siano
identitari della Sardegna» rimane centrale, così
come gli interventi
«finanziari a sostegno dell'imprenditoria» e della
«semplificazione
normativa e burocratica per le imprese e gli
imprenditori».
IL CONFRONTO I
capitoli riservati alla cultura e all'arte, alla
formazione scolastica
«nuova e di qualità», ai giovani e agli
studenti, al decoro
urbano e alla Municipalità di Pirri (da ultimare
«le opere per la rete
pluviale») completano il piano del sindaco e
della sua
amministrazione. Al Consiglio, in particolare
all'opposizione di
centrodestra, l'onere del confronto. E del
controllo giorno dopo
giorno.
Pietro Picciau
La Nuova
Strappo dell’ex
segretario. Renzi: «La riforma l’ha votata tre volte».
Oggi la direzione Pd
Bersani: «Al
referendum voto No»
di Gabriele Rizzardi
ROMA Il giorno della
resa dei conti è arrivato. Nel Pd la rottura sul
referendum appare
ormai insanabile e la direzione del partito
convocata per oggi
dovrebbe sancire una spaccatura che ieri si è
consumata attraverso
dichiarazioni ai giornali e alle tv. Pier Luigi
Bersani e Roberto
Speranza guidano la pattuglia degli scontenti, di
coloro che hanno
ripetutamente chiesto una modifica dell’Italicum per
poter dare il loro
assenso alla riforma costituzionale. Oggi non si
accontentano più di
generiche promesse di modifica ed entrambi
preannunciano il loro
No al referendum del 4 dicembre. Il più
preoccupato è Bersani.
«È un anno che l’Italia mangia solo pane e
riforme. Ora basta.
Renzi proverà a stanarmi con una proposta
sull’Italicum? Sono
chiacchiere» dice l’ex segretario del Pd in una
intervista al Corriere
della Sera con la quale annuncia il suo No.
«Renzi riteneva
l’Italicum ottimo e perfetto tanto che lo approvò con
la fiducia. E ora non
mi venga a dire che darà l’incarico a Zanda e
Rosato di trovare
un’intesa migliore. Non mi si può raccontare che gli
asini volano. Vediamo
in direzione ma io non mi aspetto più nulla»
aggiunge Bersani, che
insiste sui guasti che provocherebbe l’Italicum.
L’ex segretario spiega
che la combinazione della legge elettorale con
la riforma finirebbe
per cambiare la forma di governo: «Si va verso il
governo di un capo,
che nomina sostanzialmente un Parlamento che
decide tutto, anche
con il 25% dei voti». Che fare? «Nella legge
elettorale bisogna
metterci dentro un po’ di proporzionale, invece che
prendere tutta altra
strada per sapere alla sera del voto chi
comanda». Ma un
ultimatum a Matteo Renzi arriva anche da Roberto
Speranza che, con una
intervista a Repubblica, dice chiaro e tondo che
il tempo è scaduto e
aggiunge che se non ci saranno iniziative
concrete sulla legge
elettorale dalla minoranza dem arriveranno solo
dei no alla riforma.
«Il tempo è finito. Parteciperò alla direzione e
ascolterò con
attenzione come sempre. Ma non sono disponibile a nuove
meline e mediazioni al
ribasso, si poteva fare molto per rimediare
l’errore della legge
elettorale, dell’Italicum. Lo chiediamo da mesi,
appellandoci al
dialogo. Purtroppo non si è fatto nulla. Con
l’Italicum, il nostro
voto è No». La direzione, insomma, è l’ultima
possibilità. E non
basta più indicare un metodo. «La questione è se il
Pd è in grado di
assumere una iniziativa politica, concreta e
importante, attraverso
il suo segretario» dice Gianni Cuperlo, per il
quale serve «una
parola chiara, una iniziativa politica concreta del
Pd da mettere a
disposizione di tutto il Parlamento». Lo scontro,
insomma, è frontale.
Ma Renzi tira dritto: «Sono tre anni e mezzo che
mi danno contro,
l’unico obiettivo è attaccarmi ma sono loro ad aver
cambiato idea sulla
riforma» sbotta il premier, convinto che gli
elettori non
decideranno in base ai “giochini politici” e che la
rottura della
minoranza non provocherà un’emorragia di consensi al
referendum. E se l’ex
segretario si dice pronto a votare No, Renzi
ricorda ciò che è
accaduto negli ultimi mesi: «Bersani ha votato sì
tre volte a questa
riforma, non l’ho scritta io da solo a Rignano
sull’Arno, è stata due
anni e quattro giorni in Parlamento. Bersani
l’ha votata tre volte,
se cambia idea per il referendum ognuno si farà
la sua opinione...»
dice Renzi, che difende la riforma e invita a non
votare al referendum
in base alla «simpatia o all’antipatia» nei suoi
confronti. Quel che è
certo è che per il referendum Matteo Renzi
schiera anche 900
sindaci del Pd e non solo. Il 27 ottobre, due giorni
prima della
manifestazione nazionale a favore del referendum in piazza
del Popolo, centinaia
di sindaci democratici, si vedranno in piazza di
Spagna per una
iniziativa che sarà coordinata dal sindaco di Milano,
Beppe Sala. Contro la
mobilitazione dei sindaci si schiera il
centrodestra. «Dopo
aver diviso gli italiani, il premier divide anche
i sindaci» taglia
corto Osvaldo Napoli di Forza Italia.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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