Unione - Nuova
COMUNE. Saltato il voto in commissione
Urbanistica sulla ricostruzione: se ne riparla martedì Brusca frenata sul nuovo
Sant'Elia
Tutti favorevoli, ma non tutti pronti a
votare: salta il via libera della commissione Urbanistica alla variante che
permetterà la demolizione-ricostruzione del Sant'Elia e la creazione dello
stadio provvisorio nel parcheggio dei Distinti. Sel, Psd'Az e Partito dei Sardi
volevano chiudere subito la questione e approvare la variante mentre
Riformatori e Fratelli d'Italia, pur favorevoli, hanno annunciato la loro
astensione chiedendo altro tempo. A scombinare gli equilibri ci ha pensato il
Pd che ha cercato in ogni modo di far slittare la votazione chiedendo ulteriori
approfondimenti. La pressione degli alleati non è bastata e sarà necessaria
un'altra seduta martedì pomeriggio per arrivare nella stessa serata alla votazione
in Consiglio comunale.
VALUTAZIONI In linea di principio tutte le
forze politiche sono favorevoli all'intervento ma ci saranno divergenze in
futuro sui dettagli del progetto. Rosanna Mura, del Pd, si è lamentata per la mancanza
di una valutazione economica preliminare e sulle valutazioni dal punto di vista
idrogeologico. La sua compagna di partito Barbara Iannelli ha chiesto ulteriori
chiarimenti sui trasporti. Una linea adottata forse per mostrare al Cagliari
calcio che la strada per lo stadio sarà spianata, ma non tutto sarà dovuto e
dato per scontato.
NUOVA CONVOCAZIONE Non sono bastate le
risposte dell'assessora all'Urbanistica di Sel Francesca Ghirra e del dirigente
Salvatore Farci: il Pd ha ottenuto dal presidente Matteo Lecis Cocco Ortu che
si arrivasse a una nuova convocazione che sarà fissata nelle ore precedenti la
seduta di martedì sera. Il capogruppo dei Riformatori, Giorgio Angius, si è detto d'accordo con
la maggioranza ma si è lamentato per il poco tempo avuto a disposizione per
studiare le carte e ha invitato i colleghi alla calma. Alessio Mereu di
Fratelli d'Italia ha sollevato dubbi sull'estensione delle aree commerciali previste,
perplessità condivise da Stefano Schirru di Forza Italia. Ghirra ha ricordato
che questi aspetti saranno valutati in seguito, quando si esaminerà il
progetto: ora si tratta solo di una variante.
PRESSING Il suo compagno di partito
Alessio Alias ha pressato i colleghi perché si andasse subito al voto. Sulla
stessa linea si è schierato Roberto Tramaloni del Partito dei Sardi; pronta a
votare a favore anche Monia Matta del Pds'Az. Il comportamento del Pd ha scatenato
al reazione del segretario cittadino sardista e assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa: «Non
accettiamo da nessun partito ostruzionismo su una questione di interesse
pubblico come quella dello stadio: si voti immediatamente».
Il Cagliari e i tifosi sono in attesa:
martedì sarà una tappa fondamentale per il futuro dello stadio ma i colpi di
scena non mancano mai.
Marcello Zasso
Mentre oggi a Sassari il giurista De
Siervo sosterrà il No. Referendum, Mistretta: «Non temete la riforma»
Lavorare sugli indecisi e cercare di
spiegare quali saranno i benefici della riforma costituzionale. L'ex rettore
dell'Università di Cagliari, Pasquale Mistretta, ora coordinatore del Comitato “SìPerIlSud”
in Sardegna, fissa il percorso sino al prossimo 4 dicembre. Ieri mattina a
Cagliari è stata presentata l'iniziativa che, il 12 novembre alle 16 al Thotel,
ospiterà il capogruppo dei senatori del Pd, Luigi Zanda.
GLI ARGOMENTI Ieri mattina insieme a
Mistretta hanno rafforzato la posizione per il sì il costituzionalista Pietro
Ciarlo, Nicola Grilletti (commercialista) e l'imprenditore Vittorio Faticoni. Mistretta
ha sottolineato la «difficoltà da parte di una terra come la Sardegna
nell'accettare le novità, legata a una forte paura del cambiamento».
Pietro Ciarlo ha evidenziato i focus
politici del referendum facendo chiarezza sugli eventuali rischi di una
diminuzione dell'autonomia: «La nostra specialità rimarrà intatta per
i prossimi secoli». Per quanto riguarda, invece, il nuovo assetto del Senato,
«non c'è una diminuzione della democrazia perché si tratta di persone elette
nei propri territori».
Sul ruolo della seconda camera è intervenuto anche Nicola Grilletti, che ha portato ad
esempio l'attività parlamentare di questa legislatura: «Con la riforma
costituzionale, delle 276 leggi approvate, soltanto 5 avrebbero avuto la necessità
del doppio passaggio». Infine, sul taglio dei costi si è soffermato Faticoni, convinto
che «l'unico modo per far ripartire l'economia sia una seria spending review».
Da qui al 4 dicembre il lavoro del Comitato proseguirà con incontri e dibattiti
«perché la riforma deve uscire dallo scenario di scontro politico che ci
penalizza sul merito», conclude Mistretta.
L'ANPI Sul fronte del No, invece, questo
pomeriggio alle 16.30, nella sede della Camera di commercio di Sassari
(via Roma), il Comitato per il No e l'Anpi terranno un dibattito sugli effetti
della riforma sul sistema politico italiano. Ospite Ugo De
Siervo, ex presidente della Corte costituzionale. A introdurre l'iniziativa
sarà Paolo Fois, docente emerito di Diritto internazionale ed ex consigliere
regionale. (m. s.)
Addio a Walter Piludu, il comunista
sconfitto dalla Sla «Devo poter decidere quando morire», diceva Walter Piludu.
Se n'è andato ieri, a 66 anni, sopraffatto
da una malattia, la Sla, che l'aveva ormai paralizzato. Non è riuscito
a raccogliere i frutti della sua battaglia: da anni chiedeva una legge per una
fine dignitosa della vita e per questo aveva scritto una lettera ai leader
politici - con i comandi oculari del suo computer - che aveva riacceso il
dibattito sull'eutanasia. La politica non rispose ma Papa Francesco sì. La lettera
del pontefice fu recapitata nella casa di Pilusu, alla Fonsarda.
Non appena ieri si è sparsa la notizia
della sua morte tutti hanno ricordato il suo libro, “Il cugino comunista”,
testimonianza autobiografica che, oltre a rifarsi alle sue radici politiche (da
attivissimo dirigente locale del Pci negli anni '70 a presidente della Provincia dal 1988 al 1990), pone il
problema di una vita e di una morte dignitose, nel rispetto del diritto
elementare di ogni persona alla completa autodeterminazione.
La Sla, nel 2011, interrompe la sua
carriera politica ma non il suo impegno per i malati terminali. Piludu
lascia la moglie, la figlia e la madre di 103 anni. Oggi i funerali alle
15.30 nel cimitero di San Michele.
iNTERVISTA AL SINDACO DI QUARTU Delunas:
Quartu è il mio Far west
Pentito?
«Assolutamente no».
Rifarebbe tutto?
«A Quartu sapevo di ereditare una
situazione drammatica nei conti, nell'evasione fiscale, una città anarchica
nei comportamenti di alcuni, terza in Italia per abusi edilizi dopo Agrigento e
Gela. Un Far west. Come non bastasse si è aggiunto un Pd schizofrenico. Comunque
sì, rifarei le stesse scelte».
Stefano Delunas è il sindaco della terza
città della Sardegna da sedici tormentatissimi mesi con una maggioranza che
oscilla da esponenti di Forza Italia a ex pezzi del Pd. «Un gruppo di responsabili»,
spiega lui. «Un'accozzaglia legata solo dal potere», ribattono gli avversari.
Espulso dal Partito democratico, bersagliato dai suoi ex compagni di strada e
stretto all'angolo da quotidiani problemi di amministrazione, promette
battaglia su tutti i fronti:
«Inseguire il bene comune qui è
pericoloso, molto pericoloso. L'ho messo nel conto». Operaio elettromeccanico
nell'aeroporto militare di Elmas, poi impiegato, trasferito due anni fa nella
caserma Riva Villasanta dell'Esercito, Ufficio rifornimenti. Cinquantotto anni
e quindici di militanza sindacale nella Cisl, da sindaco ha subìto la legge del
contrappasso col primo sciopero dei dipendenti comunali: «Tra i sindacalisti
oltranzisti e quelli più propensi a trattare per il benessere dei propri
iscritti hanno prevalso questi ultimi, che hanno
sottoscritto l'accordo contrattuale decentrato».
È politicamente vivo grazie ai suoi ex
avversari: quanto pensa di resistere?
«Nel mio schieramento c'è mezzo Pd, La
Base, Centro democratico, partito socialista, il Pdr di Galantuomo, Mauro
Contini. La Giunta è di centrosinistra, sostenuta da due ex
sindaci. Che siano le prove tecniche del partito della nazione in salsa
quartese? Chissà, comunque abbiamo intenzione di governare, magari la
coalizione si allargherà al Psd'Az».
Eletto con i voti dell'ex sindaco Gigi
Ruggeri, del deputato Marco Meloni e del padre Gino Meloni e poi li ha
scaricati?
«Credo di essere stato votato dai
cittadini che conoscono la mia storia personale e quella dei miei ex amici di
partito, gli stessi che nell'ultimo periodo mi hanno calunniato e diffamato».
Perché?
«Non ho accettato di nominare gli
assessori che loro avevano scelto».
Dicono di lei: inaffidabile, incapace e
per nulla equilibrato.
«In campagna elettorale erano tutti miei
sostenitori perché pensavano di manipolarmi. Mi sono opposto, la legge prevede
che gli assessori siano collaboratori del sindaco e li ho scelti in base alle competenze. Sono inaffidabile per questo?»
Per niente equilibrato?
«I capicorrente hanno creato una leggenda
sul fatto che sia fuori di testa, sempre in bilico. La alimentano
apertamente con i commenti sui social network. Hanno tentato quattro o cinque
volte di farmi cadere: non ci sono riusciti. Per un matto è un buon risultato.
Continuano a garantire che fallirò, non possono ammettere che la loro strategia
ha fallito. Promettono una caduta che non avverrà mai».
A luglio - prima dell'elezione a
presidente del Consiglio - il suo alleato Contini ha detto che la Giunta
sarebbe stata azzerata.
«Qualcuno avrebbe preferito che arrivasse
il commissario regionale per andare a nuove elezioni. E di solito quando arriva
un commissario la prima cosa che fa è mettere in sicurezza il bilancio
aumentando imposte e tributi. È andata diversamente».
Le parole di Contini?
«Forse ha cambiato idea».
Pronto a fare mea culpa per tornare nel
Pd?
«Dovrebbe farlo chi ha tentato di
boicottarmi portando il Partito democratico allo sfascio. L'accoppiata
Soru-Lilliu, segretari regionale e provinciale, alle Amministrative ha perso
tutto quello che c'era da perdere».
Aveva promesso una specie di franchising
della sua lista civica in tutta l'Isola. Nessuno l'ha voluta.
«A breve avrà una veste metropolitana.
Posso dire una cosa?»
Prego.
«Ho vinto il primo turno e il ballottaggio
nonostante una parte del Pd mi remasse contro. I vertici cosa hanno fatto?
Invece di buttare fuori i traditori hanno cacciato me. A Sesto Fiorentino i
firmatari di una mozione contro il sindaco sono stati allontanati, qui è
accaduto il contrario».
Aveva promesso di riportare il Cagliari
nello stadio di Is Arenas.
«Purtroppo non è avvenuto».
Perché?
«Bisognerebbe chiederlo a Giulini».
Per mesi il Comune non ha pagato neppure
gli assegni agli indigenti.
«Facciamo un passo indietro. Abbiamo
assistito a quattro-cinque Consigli comunali con la protesta organizzata dei
cittadini, ci sono state minacce contro di me e l'assessore ai Servizi sociali.
Sappiamo i nomi di chi ha orchestrato la claque. In
uno di questi episodi il consigliere Lucio Torru ha minacciato Davide
Galantuomo e si è beccato una querela. Questo era il clima».
Cosa c'entra con i ritardi?
«La situazione che ho ereditato era fatta
di finanziamenti che arrivavano fuori tempo massimo e pochissimo personale,
dirigenti continuamente convocati in Commissione distogliendoli dalle
incombenze quotidiane, tutto questo ha creato i ritardi sui mandati di
pagamento. Oggi la situazione è regolare».
Ha chiuso l'asilo di via De Cristoforis
innescando la rivolta dei genitori.
«I costi di gestione superavano il milione
di euro l'anno. Ho bloccato l'appalto triennale che valeva tre milioni
e non teneva conto nel nuovo calcolo dell'indice Isee. Robin Hood prendeva ai
poveri per agevolare una cinquantina di famiglie che comunque avevano un doppio
reddito e pagavano solo 250 euro al mese. Significa che i cittadini onesti
oltre che pagare la tassa dei rifiuti per chi la evade si sono sobbarcati anche
i costi dell'asilo comunale per cinquanta famiglie. Per anni è stato fatto
pagare un disservizio, non per colpa mia che allora ero capogruppo in
Provincia».
L'asilo riaprirà?
«Non abbiamo i soldi per metterlo in
sicurezza, punteremo sull'appalto in concessione».
Non ha commesso errori?
«Di sicuro, nessuno è infallibile. Può
darsi che ne faccia altri in futuro, ma non si può mettere in dubbio la mia
buona fede».
Perché Quartu nonostante i 72 mila
abitanti non riesce a liberarsi dell'immagine di paesone?
«Ha avuto un grande risveglio culturale
solo ai tempi di Graziano Milia. Si veniva fuori da tangentopoli, sbloccare gli
appalti pubblici non era facile ma lui ci riuscì, i soldi allora c'erano.
Cambiò il volto della città. Oggi Cortes apertas è la versione adulta della nostra
Lollas. Stiamo cercando di recuperare quella visione della città. Lollas è un
progetto che presenteremo alla Fondazione di Sardegna».
Referendum?
«Ho partecipato a un incontro per il sì,
sarò presente a un dibattito
per il no».
Cosa voterà?
«Mi auguro che sia coronato dal successo
il tentativo di Cuperlo di modificare l'Italicum. Per ora sto a guardare. Prima
del 4 dicembre
dirò pubblicamente come mi schiererò».
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