Unione Sarda
Istat: gli italiani vedono rosa Sardi meno soddisfatti
di tutti. Dopo 5 anni si inverte la tendenza: risale la «fiducia» delle
famiglie
Non è stato certo un anno facile ma il peggio sembra
essere passato. E gli italiani, sardi compresi, sono un po' piu soddisfatti
della propria vita. È la prima inversione di tendenza dal 2011 a oggi, un
segnale confortante che però dovrà essere confermato dai dati dell'economia reale.
Per ora a segnalare questa “ripresa” percepita c'è il rapporto annuale diffuso
dall'Istat, con Sardegna in lieve crescita di fiducia. Anche se resta ultima
tra le regioni con il più alto tasso di “totalmente insoddisfatti” della
propria situazione economica e una famiglia su dieci con risorse “insufficienti”
per tirare avanti.
I DATI Per fare la sintesi si può partire dal forte
aumento della percentuale di italiani (dai 14 anni in su) che esprimono
un'“alta soddisfazione” per le condizioni di vita nel complesso: si passa dal 35,1%
del 2015 al 41% del 2016. Nell'Isola la tendenza è più o meno la stessa, con un
notevole balzo in avanti (dal 34,9 al 39,8%) e un aumento di due decimi della
media dei voti (il questionario dell'Istat
chiedeva di dare un voto da 0 a 10), che sfiora il 7.
Nel 2016 cresce anche la quota di famiglie italiane
che giudicano la propria situazione economica invariata (dal 52,3% del 2015 al
58,3%) o migliorata (dal 5,0% al 6,4%) e le risorse economiche adeguate (dal 55,7%
al 58,8%). Ed è qui, su queste percentuali, che la Sardegna migliora ma resta
lontana dalla media nazionale: poco meno del 12% delle famiglie lamenta una
situazione “molto peggiorata” rispetto a un anno fa (in Italia meno dell'8%) e
una su due fa i conti con i soldi che entrano in casa e dice che sono “scarsi”
o “insufficienti” (in tutto il Paese la media è sotto il 40%). Il livello più
alto di soddisfazione, in Italia e nell'Isola, si raggiunge nella vita in famiglia
(intorno al 90%). Non va male neanche il rapporto con gli amici e lo stato di
salute (oltre l'82%). Molto o abbastanza soddisfatto per il tempo libero circa
il 67% degli italiani (sei punti in meno nell'Isola), mentre gli occupati che
apprezzano il proprio lavoro sono il 76,2% .
LE CURIOSITÀ Solo un italiano su cinque sostiene che
“gran parte della gente è degna di fiducia”, mentre gli altri quattro invitano
a “stare molto attenti”. Se uno perde il portafoglio, invece, è quasi sicuro di
vederselo restituire da un vicino o da un appartenente alle forze dell'ordine,
ma molto pochi (il 12,1% in Italia, il 13,6 nell'Isola) da “un perfetto
sconosciuto”. E i problemi delle famiglie, nella vita quotidiana, quali sono?
In questo caso i sardi sono più preoccupati degli italiani per le strade
sporche, ma hanno meno difficoltà per trovare parcheggio, con il traffico e per
il collegamento dei mezzi pubblici.
L'inquinamento poi qui fa poca paura, tanto quello
dell'aria quanto quello acustico. Un'Isola felice anche per il rischio di criminalità,
un problema solo per quindici sardi su cento contro i quasi quaranta italiani.
Alessandro Ledda
La Nuova
Pizzuto boccia
il passaggio in Sinistra italiana ma dice no anche al partito di
Renzi La sua idea invece è un’altra: «Fondiamo l’associazione Sinistra per la
Sardegna» L’ultimo segretario di Sel: «Non emigriamo nel Pd»
CAGLIARI Nella
grande famiglia di Sel, a dicembre si dissolverà nonostante da tempo sia molto
allargata, il carteggio fra i compagni
s’è fatto
fitto. Stavolta a prendere per primo carta e penna è stato il coordinatore
regionale Luca Pizzuto, che finora era rimasto in silenzio anche dopo l’uscita
pubblica del gruppone capeggiato dal sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e dal
senatore Luciano Uras. Se proprio il gruppone ha giurato che mai, a dicembre,
confluirà in Sinistra Italiana. Ora è il coordinatore regionale a scrivere: «Ma
mai neanche nel
Pd». Pizzuto ai compagni. Il pensiero del consigliere regionale e segretario è
fin troppo chiaro: le emigrazioni in massa non servono. Nè in Sinistra
Italiana, «nasce come un partito settario e deciso ad autoemarginarsi», scrive
Luca Pizzuto, ma neanche nel Pd.
«Il Partito
democratico – continua il coordinatore – resta un importante alleato, però a
livello nazionale dovrebbe scaricare le destre e contribuire a ricostruire un
vero centrosinistra, non certo portare dentro di sè alcune costole subalterne».
Per Pizzuto c’è una sola strada
percorribile: «Dar vita a un nuovo partito» ma che a caldo lui preferisce
chiamare «associazione della Sinistra per la Sardegna», capace di «raccogliere
l'eredità politica che lascerà Sel ma anche decisa ad aprirsi al sovranismo, al
cattolicesimo sociale e al mondo socialdemocratico e marxista».
Per chiudere la
lettera così: «Oggi più che mai il centrosinistra è un campo di valori
irrinunciabili, da ricostruire con tutto il suo popolo a ogni livello: dai
piccoli Comuni al Governo nazionale». L’idea di Pizzuto è per ora quella dell’associazione,
ma quel suo volerla battezzare in anticipo «Sinistra per la Sardegna» sembra
essere invece un evidente punto di partenza del nuovo partito, che lui vorrebbe
anche in tempi stretti.
Lo scrive nelle
ultime righe: «Abbiamo bisogno di un partito forte sul piano regionale e
nazionale che possa dare speranza a tutti, e per questo non mi spaventa
rimboccarmi ancora una volta le maniche e cominciare una nuova avventura». Uras
a Pizzuto. La risposta del senatore non s’è fatta attendere fino ad apparire
però come una frenata. «Costruire un partito nuovo è impresa difficile, oggi
forse quasi improponibile – scrive il parlamentare – soprattutto se si pensa di
ricalcare riti vecchi, in una fase storica nella quale anche solo il nome
partito suscita diffidenza o addirittura sospetti».
Per andare oltre
e scrivere di slancio subito dopo: «Forse invece dobbiamo pensare a dare forza
a un'area culturale e politica d’ispirazione democratica e progressista, in cui
sia promosso lo spirito unitario, il dialogo, lo scambio di esperienze sempre
su temi decisivi soprattutto nei territori». Partito sì, o partito no? Il
dubbio resta, ma nessuno sa ancora fino a quando resisterà. Piras a Uras e
Pizzuto.
Il deputato di
Sel Michele Piras, da tempo ha aderito a Sinistra Italiana, a sua volta ha
indirizzato una lettera più al coordinatore che al senatore. «A me dispiace che
alcuni compagni, con i quali ho percorso un intenso e a volte entusiasmante
tratto di strada, oggi si stiano allontanando. Apprezzo l'appello fatto da Luca
Pizzuto e spero
che si possano
presto ritrovare momenti di confronto, perché nessuno può sottovalutare la
necessità di una ricomposizione del campo progressista e democratico, ma non
può essere quel centrosinistra che continua a strizzare l’occhio al liberismo e
alle destre». (ua)
Accordo tra i candidati Giuseppe Ciccolini ed Emiliano
Deiana. Lascelta entro il 2 dicembre Anci, il presidente lo deciderà un arbitro
SASSARI
A nominare il sindaco dei sindaci saranno tre arbitri.
Impossibile trovare l’accordo per decidere chi è stato eletto. Due mesi dopo il
voto nessuno ha capito chi ha vinto. E dopo troppa attesa per una soluzione mai
arrivata i due candidati, Emiliano Deiana e Giuseppe Ciccolini, hanno deciso di
ricorrere all’arbitrato. Una scelta dettata dal buon senso di due sindaci
saggi. Evitato il braccio di ferro e la battaglia che avrebbe lacerato l’Anci
come istituzione. Gli arbitri stabiliranno se esiste un vincitore o se si debba
tornare a votare. In caso di nuove elezioni si dovranno tenere entro 10
giorni dalla decisione. La scelta del collegio sarà annunciata il 2 dicembre.
I due sindaci hanno preferito fare un comunicato
congiunto. «Non è stato possibile arrivare alla proclamazione degli eletti a
consiglio e presidenza dell’Anci. Una situazione di stallo che si vuole
superare con il ricorso ad un collegio arbitrale composto da tre persone scelte tra personalità di esperienza, indipendenza,
professionalità e saggezza.
La decisione sarà resa nota entro 5 giorni dalla
nomina ad opera dei candidati e notificata al presidente della
commissione congressuale Mario Bruno per la proclamazione del candidato più
votato o per l'annullamento delle elezioni. In caso di annullamento le nuove elezioni
si devono tenere entro 10 giorni dalle decisione. I due sindaci Emiliano
Deiana, sindaco di Bortigiadas e Giuseppe Ciccolini, sindaco di Bitti
annunciano la soluzione e si impegnano a governare un Anci in maniera condivisa
nel rispetto delle rappresentanze territoriali, di genere, e politiche. La
prossima assemblea sarà convocata per il 2 dicembre ed in quella occasione sarà
reso il responso del collegio arbitrale».
Tra Ciccolini e Deiana non c’è rivalità e lo spiega in
modo chiaro il sindaco di Bortigiadas. «Questa era l'unica, e anche l'ultima,
strada percorribile. Una strada che è costata molta fatica, molte notti
insonni, molta responsabilità anche assunta al posto di chi doveva assumersela.
Non ci sono retroscena segreti. Nei giorni scorsi con Giuseppe abbiamo avuto un
vivace scambio di opinioni. Uno scambio molto teso sia da parte sua che da parte
mia. Poi si è provato con l'ultima mediazione possibile che aveva ed ha due
soli obiettivi: togliere la decisione dalle aule dei tribunali e ridare un
minimo di dignità all'associazione».
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