venerdì 30 dicembre 2016

Youtg.net intervista a Cristiano Scardella a 31 dalla morte del fratello Aldo accusato ingiustamente di omicidio









Studente universitario della Facoltà di Economia e Commercio di Cagliari,[3] fu arrestato il 29 dicembre 1985, alcuni giorni dopo essere stato interrogato in merito ad un caso di omicidio verificatosi la sera del 23 dicembre precedente nell'esercizio commerciale Bevimarket, supermercato specializzato nella vendita di bibite di proprietà di Giovanni Battista Pinna; l'imprenditore era rimasto ucciso all'interno del suo negozio durante le operazioni di chiusura della cassa da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi da due o tre rapinatori che, coperti da tre passamontagna, fuggirono proprio in direzione di una strada che poteva portare nella via dove abitava Scardella (in realtà quella strada poteva portare anche in altre zone), Aldo Scardella fu indagato poiché uno dei passamontagna utilizzati durante la rapina fu trovato in un giardino condominiale a due palazzi in cui abitava


Lo studente fu arrestato nonostante l'esito negativo di una perquisizione avvenuta all'alba del 26 dicembre 1985, giorno in cui fu anche sottoposto ad un interrogatorio. Non servì a scagionarlo nemmeno l'esito negativo della perizia sul passamontagna rinvenuto, che non fu in nessun modo associato all'accusato, né la prova del guanto di paraffina. Scardella fu così arrestato poiché "esistono sufficienti indizi di colpevolezza a carico dell’imputato per poter affermare che Aldo Scardella sia colpevole"] In realtà a parere del difensore e dei familiari vi erano solo sospetti, non indizi.


Inizialmente rinchiuso nel carcere di Buoncammino di Cagliari, nei giorni successivi fu trasferito in regime di isolamento nel carcere di Oristano; i parenti per dieci giorni furono tenuti all'oscuro della località nella quale era stato portato il ragazzo e per sette giorni gli fu impedito di nominare un legale. Durante la sua detenzione non ebbe mai la possibilità di incontrare il suo avvocato, Gianfranco Anedda, mentre i familiari poterono incontrarlo per la prima volta dopo quattro mesi, il 10 aprile 1986, quando fu trasferito nuovamente nel carcere della sua città natale.

Durante la sua permanenza all'interno della sua cella d'isolamento gli fu impedito di avere qualsiasi contatto con gli altri detenuti, o anche semplicemente di partecipare alla messa Pasquale del carcere.

Scardella fu trovato morto per impiccagione nella sua cella il 2 luglio 1986, dopo 185 giorni di prigionia dichiarandosi innocente in un biglietto: "Vi chiedo perdono, se mi trovo in questa situazione lo devo solo a me stesso, ho deciso di farla finita. Perdonatemi per i guai che ho causato. Muoio innocente."

I risultati dell'autopsia rivelarono la presenza di metadone nel corpo del defunto, nonostante le cartelle cliniche del carcere non prescrivessero alcuna terapia per lui.[5] Inoltre, nel referto autoptico fecero figurare dosaggi e quantità di una terapia metadonica inesistente. (wikipedia)

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