giovedì 29 dicembre 2016

Istat: segnali di ripresa, ma in un paese nella palude della recessione.

Istat: smog e clima allarmano italiani, al Sud problema rifiuti

(AGI) - Roma, 29 dic. - Inquinamento dell'aria, cambiamenti climatici, smaltimento dei rifuti. Sono i problemi ambientali che maggiormente hanno allarmato gli italiani nel 2015, secondo quanto risulta all'Istat. Nel suo 'Annuario statistico 2016' l'istituto evidenzia che il 48,2% dei cittadini e' preoccupato per l'inquinamento; il 44,2% per il cambiamento del clima; il 43,4% per i rifiuti. Quest'ultima percentuale sale notevolmente in Campania (57,8% dei residenti) dato che qui nella 'terra dei fuochi', piu' che in altre regioni, il problema della spazzatura viene percepito come di difficile soluzione.

Nel 2015, puntualizza l'Istat, "i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono l'inquinamento dell'aria (38,0%), il traffico (37,9%), la difficolta' di parcheggio (37,2%), la sporcizia nelle strade (33,0%), la difficolta' di collegamento con i mezzi pubblici (32,9%), il rumore (31,5%) e la qualita' dell'acqua di rubinetto (29,9%)".

In ultima posizione l'irregolarita' nell'erogazione dell'acqua, che costituisce un problema solo per il 9,4% delle famiglie ma e' particolarmente sentito in Calabria e Sicilia dove e' segnalato rispettivamente dal 37,5% e dal 29,3% delle famiglie, mentre in Sardegna ritorna ai livelli del 2014 con il 13,4% delle famiglie che lamentano questo problema. Nelle Isole si registra anche la percentuale piu' alta di famiglie che dichiarano di non fidarsi della qualita' dell'acqua di rubinetto (58,6%).

I parametri meteoclimatici, rileva ancora l'Istat, rilevano che il 2015 e' stato un anno ancora piu' caldo del 2014 che gia' aveva registrato valori di temperatura record rispetto agli ultimi 50 anni. Dal punto di vista delle piogge, invece, l'anno e' stato caratterizzato da precipitazioni molto scarse, soprattutto nei mesi autunnali e invernali. (AGI)

Istat: 70% italiani si sente in buona salute, donne svantaggiate

(AGI) - Roma, 29 dic. - Sempre buono lo stato di salute percepito dalla popolazione italiana, ma le donne sono svantaggiate. La fotografia scattata dall'Annuario Statistico Italiano 2016 indica che, nell'anno che sta per concludersi, il 70,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), piu' elevato fra gli uomini (73,9%) che fra le donne (66,4%).

A parita' di eta', gia' dai 45 anni le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di eta' 45-54 anni il 73,7% degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1% delle coetanee, ma le differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni (58,3% contro 49,7%) e i 75 anni e oltre (28,7% contro 20,9%). Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%), le peggiori in Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%).

Sul fronte delle patologie croniche, il 39,1% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate, valore in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le malattie o condizioni croniche piu' diffuse sono l'ipertensione (17,4%), l'artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l'osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l'asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%). (AGI)

Istat:Italia sempre più vecchia,top in Ue con Germania

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - L'Italia è sempre più un Paese di anziani. Al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani c'erano 161,4 over65, rispetto ai 157,7 dell'anno precedente. Per quanto riguarda il confronto con gli altri Paesi europei, secondo gli ultimi dati disponibili (dicembre 2014), l'Italia era al secondo posto nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania. E' quanto si legge nell'Annuario dell'Istat per il 2016.

Sul territorio - informa l'Istat - è la Liguria la regione con l'indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%) ma in entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto all'anno precedente. Sempre in calo le nascite: nel 2016 i nati sono scesi sotto quota 500mila, a 485.780 unità. La differenza tra nascite e morti è stata pari a -161.791 unità, il che ha comportato un calo della popolazione residente che a fine 2015 si attestava a quota 60.665.551 persone. Il numero dei morti nel 2015 è cresciuto (49.207 in più rispetto all'anno precedente) e la speranza di vita, dopo anni di crescita costante, ha subito una battuta d'arresto, passando da 80,3 a 80,1 anni per gli uomini e da 85,0 a 84,7 per le donne.(ANSA).

Istat: numero Comuni sotto quota 8 mila, meno di 50 anni fa

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Il numero dei Comuni italiani è sceso sotto quota ottomila. Ad aprile 2016 erano esattamente 7.999, "un numero inferiore a quello rilevato dal censimento del 1961". E' quanto si legge nell'Annuario 2016 dell'Istat. L'istituto di statistica calcola che 7 Comuni italiani su 10 hanno una popolazione inferiore a cinquemila abitanti. "Questa frammentazione amministrativa – rileva l'Istat - è comunque in via di riduzione per effetto della politica di contenimento della spesa pubblica che sta incidendo sul numero dei Comuni".(ANSA).

Istat: cresce livello istruzione ma calano iscritti a scuola

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Continua, per il quinto anno consecutivo, il calo degli iscritti al sistema scolastico: lo rende noto l'Istat nell'Annuario Statistico Italiano 2016, dal quale emerge però anche che il livello di istruzione degli italiani è in crescita. Nell'anno scolastico 2014/2015 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici sono stati 8.885.802, 34.426 in meno rispetto al precedente anno; un calo che riguarda le scuole dell'infanzia (-26.845), le primarie (-6.575) e le secondarie di primo grado (-22.037), mentre invece aumentano gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+21.031). La diminuzione, secondo l'Istat, è principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato dalla crescente presenza nelle scuole italiane di alunni con cittadinanza straniera, che ammontano a 814.208 (9,2% degli iscritti).

E sono le scuole del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di studenti stranieri. Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per la scuola primaria e secondaria di primo grado, al 93,1% per quella di secondo grado. Il tasso di partecipazione al sistema formativo nel suo complesso risulta invece pari al 98,8%. Il livello di istruzione della popolazione italiana si è costantemente innalzato nel corso del tempo.

Nel 2015 oltre tre persone su 10 hanno una qualifica o diploma d'istruzione secondaria superiore (35,6%), valore stabile rispetto al 2014, mentre cresce dal 12,7 al 13,1% la percentuale di chi possiede un titolo universitario. (ANSA).

Istat: sempre meno i diplomati che proseguono all'università Ma tra chi va avanti le ragazze sono più numerose dei maschi

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Prosegue il calo degli studenti che dopo il diploma scelgono di proseguire gli studi all'università, ma tra coloro che vanno avanti sono più numerose le femmine. E' quanto emerge dall'Annuario Statistico Italiano 2016 dell'Istat. Il passaggio dalla scuola secondaria all'università diminuisce ancora rispetto all'anno accademico 2013/2014 (-0,6%): sono poco meno della metà (49,1%) i diplomati nel 2014 che si sono iscritti all'università per l'anno accademico 2014/2015, con i valori più alti in Molise (58,1%) e Abruzzo (54,6%). E si conferma la maggiore propensione delle ragazze a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria: le diplomate che si iscrivono all'università sono 55 su 100 contro appena 44 ragazzi.

Nell'anno accademico 2014/15 gli studenti sono stati 1.652.592, in ulteriore flessione rispetto all'anno precedente (-1,5%). Continuano a calare gli iscritti ai corsi triennali e a crescere le iscrizioni ai corsi magistrati a ciclo unico. Gli studenti che hanno conseguito un titolo universitario nel 2014 sono stati 304.608, 2.377 in più rispetto all'anno precedente. Negli ultimi anni le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti in tutte le tipologie di corso e il loro percorso di studi è generalmente più brillante: nell'anno solare 2014 il 39,9% delle 25enni ha conseguito per la prima volta un titolo universitario contro il 25,8% di uomini e il 23,5% una laurea magistrale contro il 15,1% di maschi.

Nel 2015 lavora il 45,9% dei diplomati del 2011 di scuola secondaria di secondo grado, il 63% dei diplomati degli istituti professionali e il 58,5% di quelli degli istituti tecnici; gli uomini (50,1%) più delle donne (41,6%). L'occupazione tra i laureati risulta più alta: nel 2015, a 4 anni dalla laurea, lavora il 72,8% dei laureati di primo livello e l'83,1% dei laureati di secondo livello. Per i dottori di ricerca invece si registra quasi la piena occupazione: lavora il 91,5% di chi ha conseguito il titolo nel 2010 e il 93,3% di chi lo ha ottenuto nel 2008. (ANSA).

Istat:meno omicidi e rapine,ma cresce percezione criminalità Al minimo storico delitti di mafia

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Omicidi volontari in calo, in particolare quelli di mafia, così come le rapine. Ma a dispetto dei numeri, tra la popolazione italiana cresce la percezione del rischio criminalità. E' la fotografia scattata dall'annuario 2016 dell'Istat, con un'avvertenza: i dati sui reati si riferiscono al 2014, mentre le opinioni delle famiglie sono state raccolte nell'anno in corso. Nel 2014 sono stati 2.812.936 (circa 46 ogni mille abitanti) i delitti denunciati dalle forze di polizia alla magistratura (-2,7% rispetto al 2013).

E se gli omicidi volontari consumati sono scesi del 5,4%, una contrazione più significativa (-13,5%) l'hanno avuta quelli mafiosi, che nel decennio 2004-2014 hanno raggiunto il loro minimo. In calo anche le violenze sessuali denunciate (-5,1%), lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione (-6%). Tra i reati contro il patrimonio scendono le rapine (-10,3%), mentre aumentano i furti (+1,2%) e soprattutto le estorsioni (+19,4%).

Nell'anno che volge al termine il 38,9% delle famiglie avverte la criminalità come un problema presente nella zona in cui vice (30% nel 2014). Un fenomeno che ha sua punta massima in Lazio ,dove una famiglia su due (il 50%) percepisce tale rischio, seguito da Veneto (45,7%), Emilia Romagna (45,5%) e Lombardia (44,3%); quest'ultima era al primo posto nel 2014. In quinta posizione la Campania, come nel 2014, ma la quota di famiglie è ben superiore (43,5% contro 33,3%). (ANSA).

Istat: meno condannati e detenuti, 3 reclusi su 10 lavorano. In carcere 1 su 3 è di cittadinanza straniera.

(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Continua il calo dei condannati iscritti nel casellario giudiziario e dei detenuti. L'anno scorso – segnala l'annuario Istat 2016- i primi sono stati 314.550, in diminuzione del 10% rispetto al 2013 e del 3,1% rispetto al 2014. Mentre i secondi si sono attestati a 52.164, oltre 10 mila in meno rispetto al 2013. Quasi un detenuto su tre è di cittadinanza straniera (33,2%), con forti differenze però tra le varie aree del Paese: a Nord i non italiani sono il 46,9%, al Centro il 42,6% e solo il 17% nel Mezzogiorno.

Sale invece al 29,8% ( tradotto in numeri 3 su 10) la quota di detenuti che svolgono un'attività lavorativa, nella maggior parte dei casi alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (84,6% dei detenuti lavoranti). Lo scorso anno è proseguita anche la discesa dell'indice di affollamento delle carceri, da 108 nel 2014 a 105,2%. Malgrado però un notevole miglioramento solo 8 regioni e una sola provincia autonoma (Trento) hanno un indice di affollamento inferiore a 100. In Puglia si conferma il maggior sovraffollamento (131 detenuti per 100 posti letto regolamentari). (ANSA).

Istat: per cultura 2016 in ripresa, ma sempre meno lettori Musei e cinema più affollati, tanti però non partecipano

(ANSA)- ROMA, 29 DIC - Musei e siti archeologici sempre più affollati, mentre riprende la spesa per il cinema, il teatro, i concerti, fatta esclusione per la musica classica. Nel 2016, registra l'Istat nell'annuario statistico, prosegue in Italia l'aumento della partecipazione culturale, che raggiunge quasi il livello massimo registrato nell'ultimo decennio. Ma nella fotografia del Belpaese restano comunque, insieme alle luci, diverse ombre. Guardando adesempio all'editoria, dove la quota di lettori riprende a diminuire, anche se più per i quotidiani (-3,2 punti percentuali) che per i libri (-1,5 punti percentuali). E tenendo conto soprattutto delle percentuali di 'non partecipazione', con il 18,6% degli italiani che nel 2016 non ha svolto nessuna attività culturale, il 67% che non è mai entrato in un museo, il 73,2% che non ha visitato un sito archeologico, quasi l'80 per cento che in 12 mesi non è mai andato a teatro, il 54,7% che non ha letto nemmeno un quotidiano nell'arco di una settimana. Complessivamente la spesa degli italiani per cultura e tempo libero rimane stabile, pari a poco meno del 7 per cento dell'insieme dei consumi.

Tant'è, musei e siti archeologici statali, - complici forse le promozioni e le campagne pubblicitarie lanciate dal Mibact - sono in ascesa, con 43 milioni di visitatori nel 2015 contro i 41 del 2014. Nel 2016 - registra l'Istat - il 31 per cento degli italiani con più di sei anni ha detto di aver visitato nell'arco dell'anno almeno un museo. Una percentuale che si abbassa un po' per siti archeologici e monumenti (25%). E che vede in testa ragazzini (11-17 anni) e giovani (18-19 anni). Il cinema si conferma l'intrattenimento vincente: nel 2016 oltre la metà della popolazione al di sopra dei sei anni (52,2%) è stato almeno una volta a vedere un film, contro il 21% per cento della popolazione che ha frequentato almeno un concerto (per la musica classica la percentuale scende all'8%), il 20% che è andato al teatro e oltre il 25% che ha assistito ad un evento sportivo.

Ma se guardare la tv è in assoluto l'attività ricreativa che coinvolge di più gli italiani (il 92,2% degli italiani la guarda e tra questi l'86,7% lo fa tutti i giorni) l'abitudine alla lettura dei quotidiani coinvolge meno della metà della popolazione (43,9% li legge almeno una volta alla settimana). E la percentuale scende ancora di più per i libri, dove gli italiani che hanno letto qualcosa negli ultimi 12 mesi sono il 40,5%, con un notevole divario tra Nord e Sud del Paese. 

In pratica quasi 6 italiani su 10 non hanno letto neppure un libro in 12 mesi (i maschi non lettori sono il 64,5%) la percentuale più alta al Sud, con il 70,7%. Cresce invece l'uso del computer ma soprattutto il ricorso alla rete che nel 2016 è aumentato del 2,9% rispetto al 2015. In questo caso, segnalano dall'Istat, continuano ad aumentare i lettori forti (sia tra le donne sia tra gli uomini) con le persone che dichiarano di usare la rete tutti i giorni, che passano dal 40,3% del 2015 al 44,6% del 2016. In parallelo diminuiscono coloro che dichiarano di non aver mai usato Internet: da 38,0 a 34,9.

Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca

continua...





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