Unione Sarda
Pd
e soci, tensioni dopo lo strappo
E
intanto i democratici accelerano sul rimpasto: una delegazione
tratterà
con il governatore
Gelo
coi centristi ma Lai (Sel) potrebbe cedere il posto a Busia
La maggioranza del centrosinistra
costretta a camminare sui cocci di
vetro dopo i veleni sull'elezione
del vicepresidente.
In attesa delle decisioni del Centro
democratico sull'abbandono o meno
della coalizione, arriva la risposta
di Eugenio Lai (Sel),
vicepresidente eletto e al centro
della polemica. La ricostruzione di
Lai è una risposta alle accuse di
Capelli: «Ritengo inutile e dannoso
circoscrivere il ragionamento sulle
poltrone. Ho annunciato sin
dall'inizio la piena disponibilità
nel fare un passo indietro». Un
segnale di distensione ma anche un
chiarimento sul percorso che poi ha
portato il consigliere di Sel alla
vice presidenza.
GLI ESAMI Ma per la coalizione è già
l'ora di altri esami.
Le trattative sul rimpasto sono in
corso e il Pd ha deciso che sarà una
delegazione rappresentativa delle
correnti a incontrare Pigliaru. Il
secondo passaggio è riuscire a
trovare l'unità di intenti sulla
Finanziaria. La novità di quest'anno
è che l'assessore del Bilancio,
Raffaele Paci, ha convocato i
consiglieri per condividere
l'impostazione prima che la manovra
sia approvata in Giunta.
I NUMERI Il centrosinistra anche
nella peggiore delle ipotesi non ha
problemi di maggioranza in Consiglio
regionale. Certo è che se il
Centro democratico dovesse lasciare
la coalizione verrebbe meno anche
la presenza in Giunta dell'assessore
del Turismo, Francesco Morandi,
così come è successo per Elisabetta
Falchi con i Rossomori.
Per ora nulla è deciso, come precisa
il segretario regionale Nicola
Selloni: «Riuniremo il partito per
analizzare la situazione e
affrontare i problemi prima di
prendere qualsiasi decisione». Ma i
segnali sono quelli di un malessere
che esplode ogni volta che ci sono
degli impegni importanti o quando la
maggioranza è chiamata a decidere
sui ruoli. Non solo, per molti la
mancata elezione di Anna Maria Busia
alla vicepresidenza ha rappresentato
il fallimento della parità di genere.
DELEGAZIONE Pressa sul cambio di
passo dell'esecutivo anche il Partito
democratico che, ancora in mancanza
di una segreteria, sceglie la
soluzione della delegazione,
rappresentativa delle correnti. Questa è
stata la decisione assunta dopo il
vertice di ieri mattina in cui è
stato evidenziato che sul rimpasto
ci debba essere un'accelerata.
Si offusca in qualche modo il ruolo
del garante arrivato da Roma,
Gianni Dal Moro, inviato in Sardegna
innanzitutto per la campagna
elettorale sul referendum e
predisporre il prossimo congresso.
Della rappresentanza Dem faranno
parte sicuramente il capogruppo Pietro
Cocco e il vice Roberto Deriu. A
loro si dovrebbe aggiungere un
esponente della ex minoranza
congressuale, che potrebbe essere Gavino
Manca o Franco Sabatini.
LA MANOVRA Da quest'anno si cambia.
Prima le riunioni e poi
l'approvazione in Giunta. È la linea
adottata dell'assessore Paci: «La
manovra è aperta. Vogliamo sentire
quali sono le richieste, i
suggerimenti e le emergenze». Per il
centrosinistra l'esame è riuscire
a trovare l'unità sulle poste di
bilancio. Dal vertice di ieri sera è
emersa la necessità di dare vita a
una Finanziaria più politica,
orientata soprattutto a colmare
criticità come sociale, lavoro e scuola.
Complessivamente la manovra sarà da
7,5 miliardi di euro, che potrebbe
avere circa 50 milioni di euro in
più rispetto all'anno scorso. Il
presidente della commissione
Bilancio, Franco Sabatini (Pd), dice: «La
buona notizia è che potremo
utilizzare una parte delle riserve
erariali. Questa sarà una
finanziaria che punterà anche ad accelerare
la macchina burocratica per i
pagamenti». Oggi l'assessore incontrerà
l'Anci e il Consiglio delle
autonomie locali per un confronto sul bilancio.
Matteo Sau
La Nuova
Il
Centro democratico per ora resta in maggioranza: non siamo noi a dividere
Dopo
lo strappo di martedì Lai è pronto a dimettersi per fare posto alla Busia
Tregua
nel centrosinistra tutti al lavoro per ricucire
CAGLIARI Il giorno dopo è sempre
quello dei cerotti. Dopo essersi
presi a cazzotti, dentro e fuori dal
ring che è stato martedì il
Consiglio regionale, i partiti del
centrosinistra provano a dire che
non è accaduto nulla. Niente di più
sbagliato: la maggioranza, come le
capita da troppo tempo, s’è
massacrata ancora una volta. Ha continuato
a farsi del male, come se non fossero
bastate le granate esplose dal 4
dicembre in poi. Ecco un breve
riepilogo: la coalizione spaccata dopo
l’esito del referendum, due
assessori dimissionari, i Rossomori fuori
dalla maggioranza, gran parte del Pd
allo sbando e gli altri partiti
dell’alleanza addirittura
incattiviti nel prendere a randellate i
vicini di banco e non solo. Davvero
troppo. Pronto soccorso.
Ecco allora – secondo copione –
l’entrata in scena della «croce rossa», in
diverse versioni, impegnata a
suturare un bel po’ di ferite laceranti,
nel solito ospedale da campo
allestito dopo qualunque guerra. Nessuno
è ridiventato buono all’improvviso,
nel centrosinistra, ma almeno le
sciabole sono state messe da parte
con la stessa fretta con cui erano
state sguainate. Diagnosi e terapia.
Il Centro democratico, a freddo,
ha ridimensionato i toni da
guerriglia con l’intervento del segretario
Nicola Selloni: «Riuniremo – ha
detto – la direzione in settimana,
però non siamo noi a voler spaccare.
Il nostro obiettivo continua a
essere uno solo: far marciare
compatta la coalizione che ha vinto le
elezioni del 2014». Se i Cristiano
democratici usciranno – e sarebbe
il terzo partito dopo Rifondazione e
Rossomori – «sarà un’uscita molto
ponderata al di là della rabbia
provata per la mancata elezione della
nostra consigliera, Anna Maria
Busia, alla vicepresidenza dell’aula».
Doppia medicina. Lo scivolone c’è
stato, innegabile, ma Sel di nuovo
generosa ha proposto due rimedi.
L’eletto vicepresidente Eugenio Lai
ha annunciato di essere pronto a
fare un passo indietro, ma a una
condizione: «Le lezioni di umiltà e
dignità sono sempre ben accette ma
solo da chi se lo può permettere e
quindi non da tutti».
Detto giusto per dare una risposta
pepata al deputato Roberto Capelli (Cd), che
invece le dimissioni di Lai le
avrebbe volute seduta stante. Un altro
consigliere di Sel, Francesco Agus,
s’è detto pronto a cedere la
presidenza della commissione Riforme
a una donna, ma anche lui ha
posto una condizione: «Dopo la
riforma della legge elettorale e
l’introduzione obbligatoria della
doppia preferenza di genere». Sarà
in primavera, comunque la scelta è
stata apprezzata. In convalescenza.
Anche il capogruppo del Pd, Pietro
Cocco, per tutta la giornata s’è
impegnato a prescrivere, non solo
fra i democratici, gli unguenti
necessari per far riassorbire in
fretta i lividi, perché «non
dimentichiamocelo siamo nel bel
mezzo di un rimpasto ancora da
cominciare». Lo stesso Partito dei
sardi su cui il Cd aveva sparato ad
alzo zero, s’è affrettato a
precisare: «Da parte nostra non c’è stato
alcun veto su una donna, ci
mancherebbe – ha scritto il capogruppo
Gianfranco Congiu – abbiamo detto
solo no all’ennesima strategia
calata dall’alto». Il gran consulto.
Però il più bravo di tutti, nelle
medicazioni, è stato l’assessore al
Bilancio Raffaele Paci.
Alla prima riunione di maggioranza
sulla Finanziaria s’è presentato disponibile
come non mai. In apertura ha detto:
«La prossima Legge di stabilità
non è blindata, ma aperta al contributo
di tutti. Incontrerò sindaci,
sindacalisti e imprenditori per
discuterla e dove servirà, siamo
pronti a correggerla. Ma soprattutto
mi aspetto un contributo
importante dalla coalizione». Senza
dubbio è stata proprio questa
sensibilità la miglior terapia per
calmare gli animi. Così Paci ha
parlato di una Finanziaria che
dovrebbe essere intorno ai 7,5
miliardi, con entrate accertate per
6,1 miliardi, e «molti interventi
destinati a dare risposte al diffuso
malessere sociale che c’è in giro
e a cui dobbiamo dare risposte
immediate». La vera emergenza per il
centrosinistra è questa e, dopo le
parole dell’assessore, anche se
dolorante tutta la maggioranza ha
tirato un sospiro di sollievo.
Durerà? Fino al rientro a giorni del
presidente Pigliaru, sempre
convalescente, è troppo presto per
dirlo. (ua)
La tratta per Macomer sarà riaperta
entro un mese
Ma nei passaggi a livello si dovrà
andare a passo d’uomo
Treni lenti per legge - Regione ai
ripari: presto linee adeguate
di Luca Rojch wSASSARI Dopo anni di
trascinato servizio la fama delle
littorine del 1957 che da Nuoro con
passo compassato annaspavano fino
a Macomer non era delle migliori. Ma
neanche il più pessimista dei
viaggiatori avrebbe pensato che
sarebbe dovuto andare ancora più
lento. Perché il tratto di ferrovia
Nuoro-Macomer riaprirà dopo le
feste, ma i treni dovranno andare
piano. La legge. Tutta colpa di una
legge varata dopo il disastro in
Puglia. 23 morti su un tratto a
binario unico e scartamento ridotto.
In Sardegna ci sono quattro
tratti simili. Nuoro-Macomer,
Sassari-Alghero, Sassari-Sorso,
Monserrato-Isili. La norma,
applicata dal 2 dicembre anche alla
Sardegna prevede che i treni
viaggino a passo d’uomo nei passaggi a
livello non custoditi. Che sui
convogli ci siano due macchinisti e che
nei passaggi a livello che tagliano
terreni privati ci debba essere un
casellante. Una serie di norme di
sicurezza che hanno avuto come
effetto immediato la sospensione
della tratta Nuoro-Macomer. Il motivo
è semplice ci sono 18 passaggi a
livello di cui 9 su terreni privati.
La reazione. Regione e Arst, che
gestisce la rete a scartamento
ridotto, sono stati rapidissimi.
Hanno subito messo a punto una
strategia comune. «Per prima cosa
abbiamo bandito un concorso per
assumere una ventina di casellanti –
spiega il direttore dell’Arst
Carlo Poledrini –. E abbiamo messo
due macchinisti su ogni treno. Ma
non è semplice gestire gli oltre 600
chilometri di linea. In ogni caso
abbiamo già bandito le gare, e in
alcuni casi i cantieri sono già
aperti, per eliminare i passaggi a
livello. Ma serve un minimo di
pazienza. In ogni caso è attivo da
subito il servizio sostitutivo con
i pullman». Poledrini è esplicito.
«Certo fino a quando non saranno
completati i lavori i treni, almeno
sulla tratta Nuoro-Macomer,
viaggeranno a velocità ridotta». Ma
il disagio dei tempi lunghi in
treno dovrebbe durare al massimo un
altro anno. «Sulle altre tratte
non esiste un rischio chiusura –
garantisce Poledrini –.
Ancora meno sul trenino verde che
nulla ha a che fare con questa disposizione.
Al massimo nelle altre linee a
scartamento ridotto si avranno
rallentamenti nei passaggi a livello
non custoditi, ma sono
pochissimi». I pullman. Ma in
qualche caso viaggiare in pullman non
sembra molto più comodo. L’Arst ha
800 mezzi, con un età media di 12
anni. «Ne siamo consapevoli –
conclude Poledrini –, ma ci diamo da
fare. Ne abbiamo ordinato 70 nuovi e
presto entreranno in servizio».
La Regione. L’assessore ai Trasporti
Massimo Deiana spiega come si
muove la Regione. «Abbiamo dato
immediata risposta. Il 2 dicembre è
stata resa nota la volontà di
applicare le norme restrittive anche
alle nostre ferrovie. Impossibile
appellarsi al ministro. Che non
c’era e forse non tutti hanno letto
i giornali. Abbiamo incontrato il
direttore generale del ministero e
abbiamo spostato il confronto sul
piano politico. Nella conferenza
Stato-Regione è stata posta proprio
la questione ferrovie sarde. Tra le
altre cose questo provvedimento ha
colpito anche altre tratte in
Italia, come la Circumvesuviana. Se non
cambia la norma la reale difficoltà
sarà nella velocità di marcia dei
treni fino a quando non saranno
completati i lavori sui passaggi a
livello». Deiana fa capire che
presto le littorine del 1957 saranno
destinate ai musei. «Noi abbiamo
investito molto sui treni – afferma
–. Abbiamo ordinato altri 5 nuovi
mezzi che sostituiranno sulla Nuoro
Macomer proprio quelle che sono in
servizio ora.
Serve un po’ di pazienza. Assumeremo
le 20 persone che servono per i passaggi a
livello non custoditi. E supereremo
questa fase in breve tempo. La
Regione crede nel trasporto su
rotaia e continua a investire
importanti risorse. Dopo decenni di
assoluto disinteresse».
la
polemica
Botta
e risposta Maninchedda-Busia
CAGLIARI. Ancora non si sapeva quale
fosse la causa dell’incendio e
l’assessore ai Lavori pubblici Paolo
Manninchedda così si epsrimeva
sul suo blog: «Abbanoa ha subito il
decimo attentato in tre anni -
scrive Maninchedda -. Non posso
sapere se ci sono indagini in corso,
ma per il momento, nessun
colpevole». Poi Maninchedda si rivolge
direttamente al procuratore della
Repubblica di Cagliari: «Io sono
stanco di essere lasciato solo -
prosegue - sono stato nominato
assessore e ho trovato la società di
fronte al tribunale fallimentare;
i suoi vertici indagati per reati
penali; il 30% degli utenti che non
pagavano l’acqua.
Oggi la società non è più di fronte
al tribunale
fallimentare, i vertici della
società sono stati giudicati non
colpevoli, i sardi morosi cominciano
a capire che devono pagare
l’acqua. Non ho cercato colpevoli -
continua Maninchedda - ci siamo
messi a lavorare sodo . Mentre
facevamo tutto questo, eravamo
circondati da un clima di sospetto
incredibile. Provi Lei a vivere
così, con la certezza di far del
bene coincidente con la sensazione di
essere costantemente sospettato di
essere un malfattore». Alla
consigliera regionale Anna Maria
Busia è stato segnalato lo scritto e
lei ha postato sul suo profilo Fb un
suggerimento garbatamente
ironico. Raggiunta al telefono,
spiega: «Mi meraviglia che un
rappresentante delle istituzioni
preferisca sfogarsi su un blog
anziché mettere nero su bianco le
situazioni e informare nei modi
opportuni la Procura».
Gli altri 300 arrivati martedì hanno
già lasciato la Sardegna
Fermato uno scafista per la morte
sul gommone di 6 donne
Emergenza migranti i 534 rimasti
nell’isola smistati nelle province
CAGLIARI La gestione in porto dei
migranti che arrivano con le navi
dei soccorsi è ormai collaudata e in
dodici ore praticamente tutti
hanno raggiunto le destinazioni
assegnate durante la riunione in
prefettura che ha preceduto l’arrivo
della motovedetta.
Quattroncinquanta degli 834 giunti
con la motovedetta della guardia
costiera “Diciotti” hanno trascorso
la prima notte in Sardegna nella
piazza coperta del terminal crociere
del porto di Cagliari, ma durante
la giornata sono stati smistati .
Smistamenti. I primi a lasciare il
molo Ichnusa (dove c’è un terminal
crociere mai aperto) con i pullman
sono stati i 300 profughi che
dovranno andare in Liguria e nel Lazio,
decisione presa una volta che la
Sardegna ha fatto sapere al ministero
di non avere tutta la disponibilità
di posti necessaria per dare una
sistemazione ad altre 834 persone
(nell’isola ci sono già 5.400
richiedenti asilo politico in pianta
stabile). I 300 migranti sono
partiti con la nave per Genova da
Porto Torres e per Civitavecchia da Olbia.
Nel corso della giornata di ieri
hanno lasciato Cagliari i 167
migranti destinati al Sassarese i 72
di Nuoro e i 52 di Oristano. Gli
ultimi a salire sul pullman in porto
sono state 150 persone che
dovevano raggiungere alcuni centri
del Cagliaritano, in mattinata era
già partito dal molo Ichnusa un
centinaio di profughi (per il
Cagliaritano in tutto i profughi
assegnati sono 263) . Scafisti. La
Squadra mobile diretta da Alfredo
Fabbrocini intanto ha individuato
due presunti scafisti. Niacu Sabaly,
senegalese di 19 anni, è in stato
di fermo per aver condotto un
gommone con circa 170 migranti, partito
da Tripoli l’11 dicembre scorso alle
3 del mattino. È su questo mezzo
che viaggiavano le sei donne rimaste
uccise. Erano sedute nella parte
centrale dell’imbarcazione e sono
morte schiacciate.
Tutte molto giovani, probabilmente
nigeriane, hanno fatto una terribile fine: è
stato ricostruito che, durante la
traversata, il gommone è stato
investito da un’onda anomala che ha
proiettato i passeggeri verso la
parte interna, dove le persone
sedute nella parte centrale sono
rimaste schiacciate e tre sono
morte. Per altre tre sembra che siano
state travolte dalla calca dei
migranti che cercavano di raggiungere
la nave dei soccorritori quando
questa si è avvicinata
all’imbarcazione condotta dallo
scafista. Per tutto questo Sabaly è
accusato di favoreggiamento
all’immigrazione clandestina ma anche del
reato di morte come conseguenza di
altro reato. L’altro presunto
scafista è Ahmed Ben Hammou, un
maghrebino di 48 anni, accusato di
aver condotto un’imbarcazione con
136 migranti partita dalle coste
libiche. I passeggeri avevano
raggiunto la Libia dopo aver
attraversato con mezzi di fortuna
Paesi come il Mali, il Burkina Faso,
la Nigeria e l’Algeria. Accoglienza.
La prefettura, con l'aiuto di Caritas,
Protezione civile, Asl ed enti coinvolti nell'accoglienza, martedì scorso hanno
sistemato le brandine negli spazi del terminal e distribuito un pasto caldo a
tutti i profughi mentre proseguivano le
visite a donne, uomini e bambini.
Dieci persone sono state
accompagnate in ospedale con le
ambulanze. Alcune donne recavano
addosso i segni di percosse, una
giovane è stata affidata alle cure di
una psicologa perché è apparsa
sconvolta, ci sono donne in attesa di
un figlio, i tre feriti più gravi
sono donne. Quelli in condizioni
meno gravi stanno migliorando. A
tarda sera il terminal è stato
sgomberato.
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Federico
Marini
skype:
federico1970c
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