La nuova Sardegna
Il progetto
“Diamante” dell’assessorato al Lavoro punta a favorire la nascita di nuove
imprese. È riservato solo agli stranieri e aperto ai rifugiati e richiedenti asilo.
Scoppia la bufera politica. Migranti, bando
da 2 milioni - La Regione finisce sotto accusa. di Silvia Sanna
Non solo pasti caldi, qualche abito e un tetto
sulla testa, ma anche gambe forti per provare a camminare da soli. La distanza
tra accoglienza e integrazione è larga quanto una autostrada e la Regione prova
a coprirla insegnando agli ospiti come diventare utili. Ha il nome di un
gioiello il bando dell’assessorato al Lavoro che prevede finanziamenti a favore
degli immigrati che vogliano creare nuove imprese. Si chiama Diamante, viaggia
con un tesoretto da 2 milioni di euro di Fondi sociali europei. Tutti riservati
agli immigrati, anche a quelli ospitati nelle strutture d’accoglienza.
Poche ore dopo la pubblicazione dell’avviso la
polemica è già scoppiata. Con la giunta finita sotto accusa da parte dell’opposizione
di centrodestra: l’idea non piace, non piace soprattutto che dall’iniziativa
siano esclusi i sardi. Anche se in realtà si tratta di una scelta obbligata,
perché i fondi sono vincolati alla realizzazione di progetti per
l’integrazione. Poco importa: in un periodo di battaglie roventi sul tema
migranti,
Diamante scatena la bufera. Che presto arriverà,
con una interpellanza da parte di Forza Italia, in consiglio regionale. Il
bando. L’avviso è stato pubblicato dall’assessorato al Lavoro il 30 dicembre.
Le domande potranno essere presentate dal 6 al 17 marzo per via telematica attraverso
il Sil, il service on line del portale Sardegna lavoro. Il bando punta
all’individuazione di agenzie di formazione professionale, associazioni di
imprese e soggetti autorizzati allo svolgimento di attività legate
all’inserimento lavorativo. Avranno un compito difficile e impegnativo. Chi
otterrà il via libera della Regione, dovrà affiancare i destinatari in un
percorso d’impresa. Dovranno cioè fornire, attraverso corsi di formazione,
stage e attività di tutoraggio, gli strumenti per avviare una attività
produttiva.
I protagonisti. Sono esclusivamente gli immigrati,
cittadini stranieri residenti o domiciliati in Sardegna da almeno sei mesi,
provvisti o privi della cittadinanza italiana. Una platea molto ampia, che comprende
il cittadino straniero che vive nell’isola stabilmente da anni ma anche chi in
Sardegna è approdato più di recente, cioè i migranti richiedenti asilo ospitati
nei centri d’accoglienza e i rifugiati, che lo status l’hanno già ottenuto. Due
condizioni: la maggiore età e almeno il 49% degli immigrati selezionati
dovranno essere donne.
Il progetto. Creare un’impresa di
tipo tradizionale, inserendosi nei filoni dell’economia isolana che guarda
sempre più verso la green e blu economy. Cimentarsi in una start up innovativa, accompagnando la propria idea con un business plan
che ottenga l’attenzione degli investitori. Oppure, perché no, ricominciare a
fare quello che si faceva il patria, rimettendo a
frutto le proprie competenze.
Tra i migranti ospiti nei centri d’accoglienza ci
sono bravi falegnami, fabbri e numerosi artisti pronti a ricominciare da un’altra
parte. Chi li sostiene dovrà accompagnarli dall’inizio alla fine in un percorso
che – precisa l’avviso dell’assessorato – sarà monitorato passo dopo passo. Al
termine, i protagonisti dovranno essere in grado di accedere autonomamente ai
canali di finanziamento per fare decollare le loro attività. Anche in questo
caso, la Regione offre una spalla importante: i beneficiari di Diamante
viaggeranno in corsia preferenziale in occasione del prossimo bando sul
microcredito: denaro alle imprese, iniezione di denaro e fiducia a chi vuole spiccare
il volo.
Unione Sarda
Rimpasto,
ora gli ex Sel frenano Sulla sanità nuove tensioni nel Pd
Uras,
faccia a faccia col vicepresidente Paci: «Non è il momento di
pensare
agli assetti»
Mettere mano al rimpasto in Giunta
sta diventando sempre più rischioso
per gli equilibri del centrosinistra.
Le contingenze suggeriscono di
evitare di forzare la mano e davanti
al tentativo di accelerazioni
improvvise, arrivano immediate le
frenate. Una di queste è stata fatta
dal senatore ex Sel, Luciano Uras,
che a domanda diretta sottolinea
che «non è il momento di pensare
agli assetti, sia perché è necessario
aspettare che il presidente Pigliaru
si riprenda, ma anche perché è
preferibile concentrarsi sulle
emergenze sociali ed economiche della
Sardegna». Parere espresso anche in
un faccia a faccia con il vice
presidente della Regione, Raffaele
Paci.
LE SPINE Innanzitutto ci sono due
assessorati vacanti: Affari generali
e Agricoltura. Il presidente
Pigliaru ha assunto l'interim di entrambi
in attesa di nominare i sostituti.
Ma anche limitandosi a questo, la
situazione è comunque complicata.
Per gli Affari generali a Villa
Devoto sarebbe gradita la scelta di
Filippo Spanu che entrerebbe in
quota Pigliaru, anche se
direttamente riconducibile al Pd. I renziani,
però, chiedono un assessorato che
potrebbe essere quello delle
politiche agricole, lasciato libero
da Elisabetta Falchi dopo l'uscita
dei Rossomori dalla maggioranza. Ma
non a tutti piace questa
combinazione, nemmeno in casa dem,
perché la Giunta risulterebbe
allora troppo sbilanciata verso il
Pd.
Difficilmente si tenterà un
azzeramento, anche perché Uras ribadisce
«la fiducia nella nostra
rappresentante in Giunta, Claudia Firino, e a
lei come a tutto l'esecutivo
chiediamo di risolvere i problemi».
IL CLIMA Gli equilibri sono ancora
molto fragili e lo testimonia
un'interrogazione presentata da una
parte dei consiglieri del Pd, che
chiedono chiarezza sulla nomina del
direttore amministrativo dell'Ats,
Stefano Lorusso. È il segnale che
nella coalizione si cammina sul filo
di lana. Il primo firmatario è
Cesare Moriconi, al quale si sono
aggiunti Lorenzo Cozzolino, Roberto
Deriu, Daniela Forma, Valter
Piscedda, Antonio Solinas e Mario
Tendas. Si traduce di fatto in una
richiesta di chiarimento (scritta) all'assessore
della Sanità, Luigi
Arru, per «conoscere le ragioni
della mancata pubblicazione del
curriculum vitae del direttore
amministrativo».
IL CURRICULUM Entrando nel
dettaglio, Moriconi e gli altri
sottolineano che Lorusso, «idoneo a
ricoprire l'incarico, sulla base
della stessa normativa di
riferimento per la nomina, paradossalmente
non risulta idoneo a ricoprire
incarichi di pari rilevanza nell'ambito
del servizio sanitario della Regione
Lazio».
La questione era stata sollevata
qualche giorno fa anche da Franco
Meloni, responsabile del Centro
studi dei Riformatori. Meloni,
infatti, afferma che «se Lorusso non
avesse i requisiti, tutte le
delibere da lui firmate sarebbero
illegittime, inclusa quella di
nomina dei direttori delle Aree
sociosanitarie».
Matteo Sau
Ciccolini
attacca Scano
Presidenza
Anci, elezioni da rifare: ed è polemica
Le elezioni per la presidenza
dell'Anci Sardegna del 23 settembre
scorso sono nulle. Dopo oltre due
mesi è arrivato il verdetto del
presidente dell'assemblea
congressuale, Mario Bruno, dopo il voto
dell'assemblea riunita ieri mattina
ad Abbasanta. Per decidere il
nuovo presidente si ripeteranno le
elezioni martedì 17 gennaio.
Ma la decisione dell'assemblea ha
lasciato strascichi al veleno
soprattutto per uno dei due
candidati alla presidenza, il sindaco di
Bitti, Giuseppe Ciccolini.
«È una vicenda grottesca in cui si
cerca di
insabbiare il voto democratico di
un'assemblea. Nei prossimi giorni
valuterò le azioni da mettere in
campo per tutelare soprattutto il
buon nome dell'Associazione». Nel
mirino di Ciccolini finiscono il
presidente Pier Sandro Scano e Mario
Bruno: «Il primo non ha svolto un
ruolo imparziale e il secondo ha
proposto l'annullamento del voto».
Per questo è atteso l'esito del
ricorso presentato da Ciccolini al
Tribunale di Cagliari per contestare
l'interpretazione del risultato
delle scorse elezioni, quando,
nonostante i 10 voti in più rispetto a
Deiana, non venne eletto per il
mancato raggiungimento del quorum.
Deiana, sul suo profilo Facebook,
annuncia la disponibilità a fare «un
passo di lato per verificare se ci
siano le condizioni per un accordo
unitario o largamente
maggioritario».
Se non si riuscisse a trovare un
accordo, a quel punto «valuterò cosa
fare assieme a chi mi ha
sostenuto in assemblea e ai tanti
che si sono avvicinati alle nostre posizioni».
M. S.
La Nuova
Oggi
La decisione
Conclave
del Cd a Tramatza, il giorno dell’addio alla Giunta
CAGLIARI Esce o non esce? Sarà
appoggio esterno, oppure finirà con uno
strappo? Il Centro democratico lo
deciderà oggi, nell’assemblea
convocata a Tramatza di prima
mattina. I pronostici dicono che i
centristi di Roberto Capelli (nella
foto) sarebbero ormai a un passo
dall’uscire dal governo della
Regione. Il deputato fa un’anticipazione
importante: «Non è in discussione –
dice – la nostra presenza nella
coalizione di centrosinistra, ma se
dobbiamo continuare a far parte
dell’esecutivo. Lo deciderà
l’assemblea dopo un dibattito che spero a
tutto campo». Proprio Capelli sembra
essere uno dei falchi, anche se
non vuole svelare gli altri punti di
quella che sarà la relazione
introduttiva. Però basta leggere i
suoi comunicati di questi giorni
per non avere altri dubbi: il
deputato in Giunta non ci vuole più stare.
Va ricordato uno dei suoi ultimi
passaggi per capire ancora
meglio qual è l’obiettivo: «Ci
ritroviamo a essere governati da una
pletora di spregiudicati non eletti.
Privi di una minima sensibilità
politica che lottizzano il Paese, e
la Sardegna in particolare. Ma non
saranno loro a essere giudicati
perché il conto lo pagherà la
politica. Già, perché prima, a torto
o ragione, sceglieva, decideva,
programmava e pagava la politica,
adesso si ingaggiano gli "amici" e
il conto continuerà a pagarlo la
politica».
Per chiudere l’attacco
d’accusa con queste frasi: «Ritengo
che sia arrivato il momento di
fare una seria e responsabile
valutazione sulla nostra permanenza in
questa torbida botte politica, per
non sentirci accusati, domani, di
complicità nel aver saputo, ma non
aver fatto». Bisognerà vedere se
tutto il Cd seguirà Capelli in
questa linea dura, oppure qualcuno
proverà a opporsi. Alla fine, a
Tramatza, potrebbe essere decisiva, la
mediazione del coordinatore
regionale Nicola Selloni.
Mario
Bruno fissa il voto prima che il Tar si pronunci sul ricorso di Ciccolini
Ma
il dibattito diventa scontro. Il sindaco di Bitti va via prima della decisione
Anci,
strappo in assemblea Il 16 di nuovo le elezioni
di
Francesco G. Pinna
ABBASANTA Corsa contro il tempo per
evitare che sia il tribunale di
Cagliari a decidere il nome del
prossimo presidente dell'Anci. A dare
lo start sono stati il presidente
uscente Piersandro Scano e il
sindaco di Alghero Mario Bruno nella
sua veste di presidente della
assemblea. Il 23 settembre aveva
eletto come nuovo presidente di Anci
il sindaco di Bitti Giuseppe
Ciccolini.
Poi la seduta era stata
sospesa dopo la scoperta che i conti
dei voti e delle schede non
tornavano con quelli dei sindaci
registrati. Dopo tre ore di un
dibattito che in diversi momenti ha
assunto toni anche molto aspri,
l'assemblea dei sindaci ha accolto
la proposta, avanzata da Bruno e
condivisa da Scano, di andare a
nuove votazioni «nei tempi più rapidi
possibili» consentiti dai
regolamenti dell'associazione. I calcoli li
ha fatti lo stesso Bruno e il
risultato, anticipato prima del voto per
alzata di mano, è che l'assemblea
congressuale per l'elezione del
nuovo presidente dell’Anci sarà
convocata, salvo nuovi clamorosi colpi
di scena per il 16 gennaio,
anticipando così di dieci giorni l'udienza
che il tribunale di Cagliari terrà
il 25 gennaio per discutere e
decidere sul ricorso presentato da
Giuseppe Ciccolini contro
l'annullamento del voto che il 23
settembre lo aveva visto prevalere
con uno scarto di sei punti
percentuali sul rivale Emiliano Deiala,
sindaco di Bortigiadas.
L'esito del voto, al quale ha
partecipato più
o meno un centinaio di sindaci, non
è andato giù a Giuseppe Ciccolini,
che ha lasciato indispettito la sala
prima ancora che il presidente
uscente facesse la conta dei
contrari (nessuno) e quella degli
astenuti (due). Il sindaco di Bitti
aveva proposto inutilmente di
aspettare la decisione del
tribunale, assicurando che non si sarebbe
ricandidato se i giudici gli
avessero dato torto e che si sarebbe
dimesso il giorno dopo se invece gli
avessero dato ragione.
Soddisfatto il suo rivale, che nel
suo intervento aveva chiesto di
andare subito a un nuovo voto.
Tutto da definire il quadro dei
candidati. Ciccolini e Deiala non
hanno rivelato le loro intenzioni e
nessun altro ha avanzato la propria
candidatura. Piersandro Scano ha
escluso categoricamente la
possibilità di un suo ripensamento sulle
dimissioni decise e annunciate la
scorsa estate.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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