giovedì 5 gennaio 2017

Rassegna stampa 05 Gennaio 2017


La nuova Sardegna



Il progetto “Diamante” dell’assessorato al Lavoro punta a favorire la nascita di nuove imprese. È riservato solo agli stranieri e aperto ai rifugiati e richiedenti asilo. Scoppia la bufera politica. Migranti, bando da 2 milioni - La Regione finisce sotto accusa. di Silvia Sanna

Non solo pasti caldi, qualche abito e un tetto sulla testa, ma anche gambe forti per provare a camminare da soli. La distanza tra accoglienza e integrazione è larga quanto una autostrada e la Regione prova a coprirla insegnando agli ospiti come diventare utili. Ha il nome di un gioiello il bando dell’assessorato al Lavoro che prevede finanziamenti a favore degli immigrati che vogliano creare nuove imprese. Si chiama Diamante, viaggia con un tesoretto da 2 milioni di euro di Fondi sociali europei. Tutti riservati agli immigrati, anche a quelli ospitati nelle strutture d’accoglienza.

Poche ore dopo la pubblicazione dell’avviso la polemica è già scoppiata. Con la giunta finita sotto accusa da parte dell’opposizione di centrodestra: l’idea non piace, non piace soprattutto che dall’iniziativa siano esclusi i sardi. Anche se in realtà si tratta di una scelta obbligata, perché i fondi sono vincolati alla realizzazione di progetti per l’integrazione. Poco importa: in un periodo di battaglie roventi sul tema migranti,

Diamante scatena la bufera. Che presto arriverà, con una interpellanza da parte di Forza Italia, in consiglio regionale. Il bando. L’avviso è stato pubblicato dall’assessorato al Lavoro il 30 dicembre. Le domande potranno essere presentate dal 6 al 17 marzo per via telematica attraverso il Sil, il service on line del portale Sardegna lavoro. Il bando punta all’individuazione di agenzie di formazione professionale, associazioni di imprese e soggetti autorizzati allo svolgimento di attività legate all’inserimento lavorativo. Avranno un compito difficile e impegnativo. Chi otterrà il via libera della Regione, dovrà affiancare i destinatari in un percorso d’impresa. Dovranno cioè fornire, attraverso corsi di formazione, stage e attività di tutoraggio, gli strumenti per avviare una attività produttiva.

I protagonisti. Sono esclusivamente gli immigrati, cittadini stranieri residenti o domiciliati in Sardegna da almeno sei mesi, provvisti o privi della cittadinanza italiana. Una platea molto ampia, che comprende il cittadino straniero che vive nell’isola stabilmente da anni ma anche chi in Sardegna è approdato più di recente, cioè i migranti richiedenti asilo ospitati nei centri d’accoglienza e i rifugiati, che lo status l’hanno già ottenuto. Due condizioni: la maggiore età e almeno il 49% degli immigrati selezionati dovranno essere donne. 

Il progetto. Creare un’impresa di tipo tradizionale, inserendosi nei filoni dell’economia isolana che guarda sempre più verso la green e blu economy. Cimentarsi in una start up innovativa, accompagnando la propria idea con un business plan che ottenga l’attenzione degli investitori. Oppure, perché no, ricominciare a fare quello che si faceva il patria, rimettendo a frutto le proprie competenze.

Tra i migranti ospiti nei centri d’accoglienza ci sono bravi falegnami, fabbri e numerosi artisti pronti a ricominciare da un’altra parte. Chi li sostiene dovrà accompagnarli dall’inizio alla fine in un percorso che – precisa l’avviso dell’assessorato – sarà monitorato passo dopo passo. Al termine, i protagonisti dovranno essere in grado di accedere autonomamente ai canali di finanziamento per fare decollare le loro attività. Anche in questo caso, la Regione offre una spalla importante: i beneficiari di Diamante viaggeranno in corsia preferenziale in occasione del prossimo bando sul microcredito: denaro alle imprese, iniezione di denaro e fiducia a chi vuole spiccare il volo.

Unione Sarda

Rimpasto, ora gli ex Sel frenano Sulla sanità nuove tensioni nel Pd
Uras, faccia a faccia col vicepresidente Paci: «Non è il momento di
pensare agli assetti»

Mettere mano al rimpasto in Giunta sta diventando sempre più rischioso
per gli equilibri del centrosinistra. Le contingenze suggeriscono di
evitare di forzare la mano e davanti al tentativo di accelerazioni
improvvise, arrivano immediate le frenate. Una di queste è stata fatta
dal senatore ex Sel, Luciano Uras, che a domanda diretta sottolinea
che «non è il momento di pensare agli assetti, sia perché è necessario
aspettare che il presidente Pigliaru si riprenda, ma anche perché è
preferibile concentrarsi sulle emergenze sociali ed economiche della
Sardegna». Parere espresso anche in un faccia a faccia con il vice
presidente della Regione, Raffaele Paci.

LE SPINE Innanzitutto ci sono due assessorati vacanti: Affari generali
e Agricoltura. Il presidente Pigliaru ha assunto l'interim di entrambi
in attesa di nominare i sostituti. Ma anche limitandosi a questo, la
situazione è comunque complicata. Per gli Affari generali a Villa
Devoto sarebbe gradita la scelta di Filippo Spanu che entrerebbe in
quota Pigliaru, anche se direttamente riconducibile al Pd. I renziani,
però, chiedono un assessorato che potrebbe essere quello delle
politiche agricole, lasciato libero da Elisabetta Falchi dopo l'uscita
dei Rossomori dalla maggioranza. Ma non a tutti piace questa
combinazione, nemmeno in casa dem, perché la Giunta risulterebbe
allora troppo sbilanciata verso il Pd.
Difficilmente si tenterà un azzeramento, anche perché Uras ribadisce
«la fiducia nella nostra rappresentante in Giunta, Claudia Firino, e a
lei come a tutto l'esecutivo chiediamo di risolvere i problemi».

IL CLIMA Gli equilibri sono ancora molto fragili e lo testimonia
un'interrogazione presentata da una parte dei consiglieri del Pd, che
chiedono chiarezza sulla nomina del direttore amministrativo dell'Ats,
Stefano Lorusso. È il segnale che nella coalizione si cammina sul filo
di lana. Il primo firmatario è Cesare Moriconi, al quale si sono
aggiunti Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu, Daniela Forma, Valter
Piscedda, Antonio Solinas e Mario Tendas. Si traduce di fatto in una
richiesta di chiarimento (scritta) all'assessore della Sanità, Luigi
Arru, per «conoscere le ragioni della mancata pubblicazione del
curriculum vitae del direttore amministrativo».

IL CURRICULUM Entrando nel dettaglio, Moriconi e gli altri
sottolineano che Lorusso, «idoneo a ricoprire l'incarico, sulla base
della stessa normativa di riferimento per la nomina, paradossalmente
non risulta idoneo a ricoprire incarichi di pari rilevanza nell'ambito
del servizio sanitario della Regione Lazio».
La questione era stata sollevata qualche giorno fa anche da Franco
Meloni, responsabile del Centro studi dei Riformatori. Meloni,
infatti, afferma che «se Lorusso non avesse i requisiti, tutte le
delibere da lui firmate sarebbero illegittime, inclusa quella di
nomina dei direttori delle Aree sociosanitarie».
Matteo Sau

Ciccolini attacca Scano
Presidenza Anci, elezioni da rifare: ed è polemica

Le elezioni per la presidenza dell'Anci Sardegna del 23 settembre
scorso sono nulle. Dopo oltre due mesi è arrivato il verdetto del
presidente dell'assemblea congressuale, Mario Bruno, dopo il voto
dell'assemblea riunita ieri mattina ad Abbasanta. Per decidere il
nuovo presidente si ripeteranno le elezioni martedì 17 gennaio.
Ma la decisione dell'assemblea ha lasciato strascichi al veleno
soprattutto per uno dei due candidati alla presidenza, il sindaco di
Bitti, Giuseppe Ciccolini.

«È una vicenda grottesca in cui si cerca di
insabbiare il voto democratico di un'assemblea. Nei prossimi giorni
valuterò le azioni da mettere in campo per tutelare soprattutto il
buon nome dell'Associazione». Nel mirino di Ciccolini finiscono il
presidente Pier Sandro Scano e Mario Bruno: «Il primo non ha svolto un
ruolo imparziale e il secondo ha proposto l'annullamento del voto».
Per questo è atteso l'esito del ricorso presentato da Ciccolini al
Tribunale di Cagliari per contestare l'interpretazione del risultato
delle scorse elezioni, quando, nonostante i 10 voti in più rispetto a
Deiana, non venne eletto per il mancato raggiungimento del quorum.
Deiana, sul suo profilo Facebook, annuncia la disponibilità a fare «un
passo di lato per verificare se ci siano le condizioni per un accordo
unitario o largamente maggioritario».

Se non si riuscisse a trovare un
accordo, a quel punto «valuterò cosa fare assieme a chi mi ha
sostenuto in assemblea e ai tanti che si sono avvicinati alle nostre posizioni».
M. S.

La Nuova

Oggi La decisione
Conclave del Cd a Tramatza, il giorno dell’addio alla Giunta

CAGLIARI Esce o non esce? Sarà appoggio esterno, oppure finirà con uno
strappo? Il Centro democratico lo deciderà oggi, nell’assemblea
convocata a Tramatza di prima mattina. I pronostici dicono che i
centristi di Roberto Capelli (nella foto) sarebbero ormai a un passo
dall’uscire dal governo della Regione. Il deputato fa un’anticipazione
importante: «Non è in discussione – dice – la nostra presenza nella
coalizione di centrosinistra, ma se dobbiamo continuare a far parte
dell’esecutivo. Lo deciderà l’assemblea dopo un dibattito che spero a
tutto campo». Proprio Capelli sembra essere uno dei falchi, anche se
non vuole svelare gli altri punti di quella che sarà la relazione
introduttiva. Però basta leggere i suoi comunicati di questi giorni
per non avere altri dubbi: il deputato in Giunta non ci vuole più stare.

Va ricordato uno dei suoi ultimi passaggi per capire ancora
meglio qual è l’obiettivo: «Ci ritroviamo a essere governati da una
pletora di spregiudicati non eletti. Privi di una minima sensibilità
politica che lottizzano il Paese, e la Sardegna in particolare. Ma non
saranno loro a essere giudicati perché il conto lo pagherà la
politica. Già, perché prima, a torto o ragione, sceglieva, decideva,
programmava e pagava la politica, adesso si ingaggiano gli "amici" e
il conto continuerà a pagarlo la politica».

Per chiudere l’attacco
d’accusa con queste frasi: «Ritengo che sia arrivato il momento di
fare una seria e responsabile valutazione sulla nostra permanenza in
questa torbida botte politica, per non sentirci accusati, domani, di
complicità nel aver saputo, ma non aver fatto». Bisognerà vedere se
tutto il Cd seguirà Capelli in questa linea dura, oppure qualcuno
proverà a opporsi. Alla fine, a Tramatza, potrebbe essere decisiva, la
mediazione del coordinatore regionale Nicola Selloni.

Mario Bruno fissa il voto prima che il Tar si pronunci sul ricorso di Ciccolini
Ma il dibattito diventa scontro. Il sindaco di Bitti va via prima della decisione
Anci, strappo in assemblea Il 16 di nuovo le elezioni
di Francesco G. Pinna

ABBASANTA Corsa contro il tempo per evitare che sia il tribunale di
Cagliari a decidere il nome del prossimo presidente dell'Anci. A dare
lo start sono stati il presidente uscente Piersandro Scano e il
sindaco di Alghero Mario Bruno nella sua veste di presidente della
assemblea. Il 23 settembre aveva eletto come nuovo presidente di Anci
il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini.

Poi la seduta era stata
sospesa dopo la scoperta che i conti dei voti e delle schede non
tornavano con quelli dei sindaci registrati. Dopo tre ore di un
dibattito che in diversi momenti ha assunto toni anche molto aspri,
l'assemblea dei sindaci ha accolto la proposta, avanzata da Bruno e
condivisa da Scano, di andare a nuove votazioni «nei tempi più rapidi
possibili» consentiti dai regolamenti dell'associazione. I calcoli li
ha fatti lo stesso Bruno e il risultato, anticipato prima del voto per
alzata di mano, è che l'assemblea congressuale per l'elezione del
nuovo presidente dell’Anci sarà convocata, salvo nuovi clamorosi colpi
di scena per il 16 gennaio, anticipando così di dieci giorni l'udienza
che il tribunale di Cagliari terrà il 25 gennaio per discutere e
decidere sul ricorso presentato da Giuseppe Ciccolini contro
l'annullamento del voto che il 23 settembre lo aveva visto prevalere
con uno scarto di sei punti percentuali sul rivale Emiliano Deiala,
sindaco di Bortigiadas.

L'esito del voto, al quale ha partecipato più
o meno un centinaio di sindaci, non è andato giù a Giuseppe Ciccolini,
che ha lasciato indispettito la sala prima ancora che il presidente
uscente facesse la conta dei contrari (nessuno) e quella degli
astenuti (due). Il sindaco di Bitti aveva proposto inutilmente di
aspettare la decisione del tribunale, assicurando che non si sarebbe
ricandidato se i giudici gli avessero dato torto e che si sarebbe
dimesso il giorno dopo se invece gli avessero dato ragione.
Soddisfatto il suo rivale, che nel suo intervento aveva chiesto di
andare subito a un nuovo voto.

Tutto da definire il quadro dei
candidati. Ciccolini e Deiala non hanno rivelato le loro intenzioni e
nessun altro ha avanzato la propria candidatura. Piersandro Scano ha
escluso categoricamente la possibilità di un suo ripensamento sulle
dimissioni decise e annunciate la scorsa estate.


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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