giovedì 6 aprile 2017

ROMA. Palazzo Chigi parte civile contro Berlusconi nel “Ruby ter” Renzi: «Non mollerò mai Gentiloni? Mi fido di lui»


ROMA. Palazzo Chigi parte civile contro Berlusconi nel “Ruby ter” Renzi: «Non mollerò mai Gentiloni? Mi fido di lui»

ROMA «Non ho mollato e, a questo punto, non mollerò mai». L'ex premier Matteo Renzi interviene dopo l'anteprima di un'intervista rilasciata a Panorama secondo cui avrebbe dichiarato che, nel caso di un'altra sconfitta, «mi pare evidente che stavolta me ne andrò davvero».

LA PRECISAZIONE «Ho semplicemente detto che, senza voti niente impegno politico e che sarei tornato alla politica solo con i voti. È cosa ben diversa. Così lo ribadisco: non ho mollato e non mollerò». La precisazione di Matteo Renzi, candidato alle primarie Pd, fa riferimento a una sua eventuale sconfitta nella corsa alla segreteria. L'ex presidente del Consiglio, dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre che l'ha portato alle dimissioni, rivendica un'uscita senza compromessi: «Ripartendo da zero: nessuna poltrona, nessun ruolo che fosse la fiducia data a me e che non mi sentissi in grado di ripagare».

Le primarie, avvisa, «restano un forte messaggio per certificare il consenso di un leader. Sarei per farle a livello europeo». Nell'intervista rilasciata a Panorama, un accenno allo scandalo Consip (inchiesta che ha coinvolto il padre Tiziano): «Che lo si segua da vicino in tutti il suo iter. Voglio la verità. Nessuno insabbi. E vedrete come andrà a finire». A una domanda su Paolo Gentiloni ha risposto: «Mi fido di lui: l'importante è che alla fine il gatto prenda il topo»; mentre attacca il Movimento 5 Stelle: «Chi comanda nel M5S? C'è un capo, è Casaleggio, il figlio del fondatore. Non il mister congiuntivo Di Maio, o il povero Di Battista».

SERATE AD ARCORE Intanto la presidenza del Consiglio, rappresentata dall'Avvocatura dello Stato, ha chiesto di costituirsi parte civile contro Silvio Berlusconi nell'ambito del processo che si è aperto ieri a Milano (rinviato al 3 luglio), filone del Ruby ter. Il governo punta a una richiesta di risarcimento nel caso in cui Berlusconi venisse condannato.

L'ACCUSA L'ex presidente del Consiglio è accusato di corruzione in atti giudiziari per aver «comprato» diversi testimoni dei processo del Rubygate. Sono 80 i testimoni nella lista presentata dai legali di Berlusconi. Tra i personaggi noti la conduttrice Barbara D'Urso, l'ex ministro Mariastella Gelmini, il medico personale dell'ex premier Alberto Zangrillo, il ragioniere di fiducia del leader di Forza Italia Giuseppe Spinelli.


Unione Sarda

Oggi D'Alema, domani Nannicini, sabato Tajani

Inizia oggi, con la visita di Massimo D'Alema, l'arrivo dei big della
politica in Sardegna. Domani sarà a Cagliari l'ex sottosegretario alla
presidenza del consiglio Tommaso Nannicini e sabato il presidente del
Parlamento europeo Antonio Tajani. D'Alema a mezzogiorno sarà a
Selargius per un incontro a sostegno di Francesco Lilliu, candidato
del centrosinistra alle amministrative di giugno. Alle 16 la visita di
Casa Gramsci a Ghilarza per poi concludere alle 18 a Sassari con un
incontro organizzato da Articolo Uno, il progetto politico degli
scissionisti Pd.

Domani, Nannicini parteciperà all'iniziativa “Dal Lingotto ai
territori”, alle 17.30 nella sala Universo in piazza Unione Sarda.
Presenti i due candidati alla segreteria Pd, Francesco Sanna e
Giuseppe Luigi Cucca. Sabato, il presidente, Antonio Tajani terrà a
Cagliari una serie di incontri con il mondo politico, economico e
universitario. Accompagnato dall'eurodeputato Salvatore Cicu, Tajani
alle 9.30 saluterà il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Alle 10.30
sarà nell'Aula Magna della facoltà di studi umanistici per
l'inaugurazione dell'anno accademico. Dalle 15 alle 16.15, Tajani sarà
all'Unione Sarda prima di incontrare, alle 18, le associazioni di
categoria nella sede di Confindustria. (m. s.)

Serramanna, scontro tra il segretario e l'ex sindaco
Al congresso Pd volano gli insulti

Lite al congresso cittadino del Pd tra il segretario Gigi Piano e l'ex
sindaco Sandro Marongiu con tanto di scambio di battute pesanti.
Piano, che evidentemente non vede l'ora di archiviare l'alterco, parla
«di un momento acceso di discussione, iniziato e chiuso all'interno
dell'assemblea, così come ho chiarito di fronte a tutti gli iscritti
presenti». Per l'ex primo cittadino Marongiu, tra i fondatori del Pd
serramannese, «quelle pronunciate da Piano sono state offese personali
con parole irripetibili».

A Serramanna, nel circolo Pd di via Roma si svolgevano le operazioni
congressuali e si discutevano le tre mozioni Renzi, Emiliano e
Orlando. «Ho chiesto al presidente dell'assemblea di intervenire per
illustrare la mozione congressuale di Matteo Renzi», spiega Sandro
Marongiu che avrebbe subito il veto di Piano. Poi la frase
incriminata. «Nutro stima personale e politica per Marongiu, così come
ho chiarito di fronte a tutta l'assemblea», dice Piano. Sandro
Marongiu parla di «offese personali». E rincara la dose: «Quello che è
successo venerdì è solo l'ultimo episodio di una gestione del Pd a
Serramanna da parte di Piano che ha soffocato la partecipazione
attiva, esclusione di iscritti non graditi e tesseramento 2016 mai
ufficialmente aperto, che hanno portato molti fondatori del Pd a non
riconoscersi più nel partito».
Ignazio Pillosu

Centrodestra
«Primarie per la scelta del candidato presidente»

Le primarie potrebbero diventare una regola per la scelta del
candidato alle prossime regionali anche nel centrodestra. Il comitato
Ora scelgo io, formato da una sessantina di sindaci, assessori e
consiglieri comunali, pressa per rendere effettiva questa pratica. A
supporto dell'iniziativa si sono schierati i Riformatori che da tempo
hanno lanciato l'appello nei confronti dei partiti alleati. La tesi è
chiara e non prescinde dal fatto che le primarie siano la nuova
frontiera del principio di legalità. Nelle parole dei componenti un
messaggio velato che riguarda le ultime tornate elettorali: «Troppe
volte la scelta della guida è stata presa fuori dalla Sardegna e senza
il necessario coinvolgimento della gente».

Individuare il candidato attraverso le primarie è una responsabilità
come «proporre un'alternativa di governo credibile e legittimata da un
grande coinvolgimento popolare». Il Comitato lavora a una bozza di
regolamento visto che «l'inerzia della Giunta e del Consiglio
regionale non permettono di percorrere la via di una proposta di
legge». Nel vademecum, sono contenute le regole e gli strumenti per
dare la possibilità alla coalizione di convocare le primarie. (m. s.)

La Nuova Sardegna

Sassari, incontro con D’Alema
L’ex premier in mattinata a Selargius e di sera nel capoluogo
SASSARI Full immersion in Sardegna per l’ex presidente del Consiglio
Massimo D'Alema, oggi protagonista di due appuntamenti a Selargius e
Sassari organizzati dal nuovo partito Articolo Uno Movimento
democratico e progressista, nato dall'unione tra gli ex Pd di Bersani
e Speranza e gli ex Sel di Scotto.

Alle 12 l’ex premier sarà a
Selargius per un incontro con il candidato sindaco del centrosinistra
Francesco Lilliu. Parteciperanno l'ex candidato alla segreteria Pd e
assessore al Comune di Cagliari, Yuri Marcialis, e il consigliere
regionale ex Sel Eugenio Lai. Alle 17.30 D’Alema è atteso alla Camera
di commercio di Sassari per l'incontro "Per un nuovo centrosinistra.
Lavoro e diseguaglianze in un Paese povero di giovani con giovani
sempre più poveri". Moderati da Gianni Rassu, interverranno Marcialis,
il consigliere regionale ex Sel Daniele Cocco, l'ex sindaco di Ossi
Pasquale Lubinu, il deputato Michele Piras, l'ex Sel Maria Pia
Pizzolante e il costituzionalista Omar Chessa. Toccherà a D’Alema
chiudere l’incontro.

Ap e Mdp eleggono a sorpresa Salvatore Torrisi in Commissione al Senato
Gentiloni preoccupato chiama Alfano. L’ira dei renziani contro gli scissionisti
La maggioranza si spacca Scontro tra Pd e centristi
di Serenella Mattera

ROMA Lo spettro di una crisi di governo si materializza improvviso. In
Senato non regge il patto di maggioranza e, con voto segreto, viene
eletto alla presidenza della commissione Affari costituzionali
Salvatore Torrisi, di Ap, invece del candidato Pd Giorgio Pagliari. La
reazione di Matteo Renzi e dei parlamentari a lui vicini è immediata e
furente: «È un patto della conservazione tra M5S e FI, Mdp e Ap per
non cambiare la legge elettorale», accusano. E a stretto giro i
vertici Dem chiedono un incontro al premier Paolo Gentiloni e al
presidente Sergio Mattarella per un chiarimento politico. Così non si
può andare avanti, dicono i renziani. E anche Andrea Orlando osserva
che l'episodio può portare al voto anticipato. Dopo un colloquio con
Gentiloni, Angelino Alfano chiede a Torrisi di dimettersi per
permettere l'elezione del candidato Pd.

Poi il premier vede i vertici
Dem e garantisce il suo «impegno per la coesione della maggioranza».
Ma la tensione è alle stelle, anche tra i Dem. E torna lo spettro
delle urne a settembre. Dopo il referendum, ragionano i renziani, la
legislatura si è sfilacciata, come dimostrano gli screzi con alfaniani
e bersaniani, dal Def ai voucher, alla legge elettorale. A questo
punto tra gli uomini vicini all'ex premier cresce la tentazione di
sfidare i Cinque stelle per votare insieme in tempi brevi il Legalicum
(cioè l'Italicum corretto, senza i capilista bloccati). A quel punto
ci sarebbero le condizioni per chiudere la legislatura e andare al
voto. Intanto il «casus belli» è il voto per la presidenza della
commissione del Senato da cui passa la legge elettorale. Il Pd candida
Pagliari. Ma il voto segreto finisce 16 a 11 per il centrista Torrisi.
Chi lo ha eletto? Partono accuse incrociate: ai voti di M5s e Fi si
sono sommano senatori di maggioranza e il Pd punta subito il dito
contro Mdp e Ap.

«Guardino in casa loro», replicano Bersani e
Speranza, che invitano a guardare alle divisioni dei Dem. Anche Alfano
invita a cercare i franchi tiratori nel Pd (perché non i renziani?,
sibila qualcuno) e Torrisi tiene il punto: per il momento non si
dimette. «Una tempesta in un bicchier d'acqua, Torrisi è stato
presidente supplente in questi mesi», invita alla calma il presidente
del Senato Pietro Grasso. Ma per i Dem il voto ha un senso politico:
dimostra che non c'è volontà di cambiare la legge elettorale, si vuole
il proporzionale. «Si è superato il limite», dice Luigi Zanda, nel
mirino dei renziani per non aver saputo gestire la vicenda. «La lealtà
in maggioranza non è un optional», avverte Ettore Rosato. Mentre
Matteo Orfini, reggente del Pd, attacca Mdp: «Sono in maggioranza? Non
mi pare...». . A Gentiloni e Mattarella il Pd chiede un confronto e
Guerini e Orfini vanno a Palazzo Chigi.

Tra premier e capo dello Stato
nel pomeriggio di ieri ci sarebbero stati contatti ma al Quirinale
reputano la richiesta di esser ricevuti irrituale. Interviene
Gentiloni: ad Alfano, che gli assicura il passo indietro di Torrisi, e
al Pd esprime «preoccupazione» per quello che reputa un «episodio
grave». Anche nel Pd è scontro. I sostenitori di Emiliano e di Orlando
attaccano i renziani: «Il Pd rischia di diventare fattore di
instabilità», dice Cuperlo.

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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