martedì 20 giugno 2017

Rassegna stampa 20 Giugno 2017

La Nuova Sardegna.

Sequestrate nove aree a Macchiareddu dove i rifiuti venivano sepolti dall'Ineco Perquisiti gli uffici dell'azienda di Giulini, acquisiti documenti e numerose email. I veleni in terreni privati all'insaputa dei proprietari. di Mauro Lissia

Ora si scopre che la ditta Ineco sotterrava i rifiuti industriali della Fluorsid in aree private all'insaputa dei proprietari. Se capitava che qualcuno se ne accorgesse, dagli uffici dell'azienda di Macchiareddu partiva l'ordine di disseppellire i veleni e di riportarli allo stabilimento in attesa di una nuova destinazione. E' stato il capo cantiere Simone Nonnis a rivelarlo al pm Marco Cocco e gli investigatori del Nucleo investigativo del Corpo Forestale hanno trovato le prove di quanto l'operaio indagato ha confessato.

E' stato seguendo le indicazioni di Nonnis che gli uomini del commissario Fabrizio Madeddu hanno individuato nove appezzamenti di terra incolta per complessivi 20 ettari e ieri mattina li hanno messi sotto sequestro probatorio su decreto firmato dal magistrato inquirente. Campioni dei materiali estratti nei terreni sono stati analizzati dai consulenti della Procura, che proseguiranno il lavoro nei prossimi giorni. La mappa dei veleni si è dunque estesa e ormai appare chiaro agli inquirenti come l'attività clandestina di smaltimento andasse avanti da anni, probabilmente da decenni, senza che nessuno badasse al rischio delle conseguenze.

Carte alla mano, uno dei siti appartiene alla moglie di Armando Bollani, il padrone dell'Ineco, che evidentemente non teneva molto allo stato ambientale della sua terra. Un altro è proprietà del Cacip, il consorzio industriale di Cagliari: l'ufficio legale è al lavoro per verificare l'attribuzione. Di un altro ancora, vasto due ettari e mezzo, è titolare un imprenditore privato che tempo fa si era accorto del giochino organizzato alle sue spalle e aveva minacciato una denuncia. Risultato: gli autocarri dell'Ineco erano tornati sul suo terreno, avevano scavato di nuovo e recuperato le scorie di lavorazione. Inutile aggiungere che l'Ineco e la Fluorsid non erano autorizzate a scaricare rifiuti in alcuno di questi terreni, tutto viaggiava sul filo dell'illegalità e in assenza di qualsiasi controllo pubblico.

Non è finita: in una giornata che sembra aver aggiunto elementi essenziali all'inchiesta con sette arresti per associazione a delinquere in inquinamento e disastro ambientale gli uomini della Forestale hanno fatto visita agli uffici amministrativi della Fluorsid e li hanno perquisiti su provvedimento del pm Cocco: Subito dopo gli investigatori si sono spostati in quelli dell'Ineco: sono stati sequestrati computer e una notevole quantità di documenti, materiale di cui gli investigatori conoscevano l'esistenza. Sono saltate fuori anche alcune conversazioni via email, compresi alcuni messaggi cancellati ma resuscitati dai tecnici della Procura.

Stando alle indiscrezioni il pm Cocco avrebbe in mano le prove di quanto si sospettava fin dall'avvio dell'inchiesta: i rapporti anomali tra Fluorsid e Ineco per lo smaltimento abusivo dei rifiuti pericolosi per la salute umana, animale e ambientale è vecchio di molti anni, la quantità di materiale sepolto illegalmente per risparmiare sui costi dello smaltimento regolare è ingente. Questo significa che la filiera delle responsabilità è più lunga di quanto sia emerso, c'è la conferma di quanto il gip Cristina Ornano ha scritto nell'ordinanza cautelare: per arrivare all'origine del disastro bisogna andare indietro nel tempo.

Oggi verrà esaminato per la seconda volta il manager di Ineco, Armando Bollani. Difeso dall'avvocato Carlo Massacci, l'imprenditore ha finora respinto le accuse sostenendo di aver soltanto fornito alla Fluorsid mezzi e uomini per trasportare i rifiuti di lavorazione. Il fatto che una delle aree usate come discarica illegale appartenga alla moglie sembrerebbe smentire la sua linea: almeno in un caso Bollani sapeva dove andassero a finire i veleni dello stabilimento.



La Nuova

Urbanistica - Soru: una legge da bocciare non dà certezza sulle regole

CAGLIARI
Il padre del Piano paesaggistico regionale, Renato Soru, di
urbanistica finora aveva parlato una sola volta, quand'era ancora
segretario del Pd e la legge Pigliaru-Erriu l'aveva demolita. Passato
un bel po' di tempo, ha organizzato un convegno ed è ritornato alla
carica. «La bozza che ho letto - ha detto - mi sembra troppo
complicata, non dà certezza sulle regole, lascia aperte la porte a
troppe deroghe tutte pericolose e non risolve neanche il vero
problema: senza i Piani urbanistici comunali, oggi sono pochissimi,
non si va da nessuna parte».

Perché - ha proseguito «devono essere i
territori a decidere il loro futuro, non la Regione con un malloppo di
240 pagine che finirà per essere l'ennesimo imbuto. Non c'è bisogno di
grandi sacerdoti, ma di condivisione diffusa intorno a un testo
snello». Per poi aggiungere: «Esiste un'altra proposta di legge», è
stata presentata ad aprile, in Consiglio regionale, dai suoi
fedelissimi Salvatore Demontis e Alessandro Collu e per lui è «molto
più snella, 62 articoli contro 113, e punta a risolvere prima di tutto
il vuoto dei Puc». Ma non poteva mancare un passaggio anche sul caso
più spinoso: cosa potranno fare e disfare gli alberghi all'interno
della fascia dei 300 metri dal mare?

La riposta dell'europarlamentare
è stata questa: «Dove non c'è nulla, nulla potrà essere fatto e non ci
potranno essere scorciatoie per aggirare i vincoli del Piano
paesaggistico. Per le zone già violate, la nostra proposta di legge
non prevede aumenti volumetrici - quella della giunta invece sì e fino
a un più 25 per cento - ma solo manutenzioni ordinarie e
straordinarie, ristrutturazioni, restauro e risanamento conservativo..
Credo che sia più giusta questa ipotesi che quella avanzata dalla
giunta». Rispetto al passato e al no tassativo di un tempo, Soru è
sembrato disponibile a un'apertura, «Non siamo adoratori della
cenere», ha detto, anche se più di un passaggio tecnico meriterebbe di
essere ancora più approfondito.

La platea. Come ai bei tempi, Soru ha
detto tutto questo davanti a una sala piena e dopo aver ascoltato gli
ospiti che aveva invitato: l'architetto Sandro Roggio e Maria Paola
Morittu, vicepresidente nazionale di Italia Nostra, oppositori sempre
più duri di un disegno di legge, quello della Regione, che presto sarà
preso in carico dal Consiglio regionale, oppure Maurizio De Pascale,
costruttore e presidente di Confindustria Sud, deciso nel dire: «Non
possiamo rimanere fermi come abbiamo fatto finora», e Pasquale
Mistretta, rettore emerito dell'università di Cagliari e urbanista,
promotore di un rilancio immediato delle zone interne, perché «senza
quei territori non si va da nessuna parte». Ma soprattutto Soru ha
parlato davanti all'assessore Cristiano Erriu, seduto in prima fila,
che non era stato invitato, ma s'è presentato lo stesso.Il faccia a
faccia.

Uno di fronte all'altro, spesso gli sguardi si sono
incrociati, ma alla fine Erriu - seppure sollecitato dallo stesso Soru
- non interverrà. Ha preferito ascoltare e prendere appunti: due fogli
fitti e chissà che non gli possano servire quando, in Consiglio,
comincerà il difficile dibattito anche dentro il centrosinistra
sull'urbanistica. Ma Soru è stato anche chiaro nel dire: «Non sono
contro la giunta, Pigliaru è il mio presidente, ma non posso accettare
che un assessore - ha fatto il nome del vicepresidente Raffaele Paci -
vada in giro nei piccoli paesi a dire che non avranno futuro». Poi è
ritornato sulla burocrazia: «Gli imprenditori hanno bisogno di regole
certe dappertutto, urbanistica compresa: diamogliele, altrimenti non
investiranno. E invece la bozza proposta dalla Regione mi pare sia
ispirata da questa convinzione: più scrivo, meno ci saranno
contenziosi. È un errore, le imprese vanno ascoltate, i territori
coinvolti, non può esserci l'ennesimo centralismo semmai utilizzato
per scardinare il Piano paesaggistico. Lo ripeto; non sono contro
quella legge urbanistica, ma esistono alternative e vanno messe a
confronto». (ua)

Unione Sarda

Processo alla legge urbanistica
Soru attacca il testo varato dalla Giunta: gelo in sala con Erriu
Dubbi sugli ampliamenti entro i 300 metri dal mare. L'assessore:
«Nessuna deroga al Ppr»

La trincea per la battaglia sulla legge urbanistica regionale è
scavata sicuramente all'interno dei trecento metri di fascia costiera
e sul loro futuro. Da una parte la tesi dell'eurodeputato Pd Renato
Soru, che punta a lasciare intatto laddove non ci sono costruzioni e a
ragionare per migliorare l'esistente, ma seguendo le regole dei Puc.
Dall'altra quello che è previsto nel disegno di legge della Giunta,
che prevede interventi di ristrutturazione con aumento volumetrico per
migliorare la qualità turistico-ricettiva.

LE CREPE Ma le tensioni interne alla maggioranza sul futuro
dell'urbanistica in Sardegna non si fermano qui. E lo dimostra l'esito
del convegno organizzato ieri sera a Cagliari da Soru, con la
partecipazione di molti addetti ai lavori, associazioni ed esponenti
del Partito democratico di appartenenza soriana. Un tiro al piccione
sulla legge urbanistica che crea non pochi nervosismi tra i Dem, vista
anche l'assenza nel cartellone dell'assessore (anche lui Pd) Cristiano
Erriu. Ma il titolare dell'Urbanistica spariglia le carte e si
presenta in sala, al cospetto di tante facce sorprese e, in certi
casi, imbarazzate.

CONTROMOSSA L'ex presidente della Regione inizia il suo intervento
ribadendo di non «essere contro questo legge Urbanistica». Ma poi
sfodera dal cilindro un altro testo, presentato dai consiglieri
regionali Salvatore Demontis e Alessandro Collu, alla quale ha
collaborato lo stesso Soru. «Penso sia più ordinata, più snella. Visto
che il dibattito non è ancora iniziato dobbiamo tenere a mente che
abbiamo due testi».

Il faro di questa proposta-bis è il Piano paesaggistico regionale che
«questa Giunta non ha completato», dice l'eurodeputato in riferimento
a una promessa disattesa dal presidente Pigliaru. Soru rilancia e
invita a investire nel turismo - che non migliora soltanto se si
costruisce - attraverso «regole chiare per tutti, con una burocrazia
meno asfissiante e soprattutto con i Piani urbanistici comunali
approvati».

NEL MIRINO L'assessore Erriu assiste a oltre due ore di dibattito in
cui sostanzialmente viene bocciato il disegno di legge. Lascia la sala
quando Soru è ancora ai saluti finali e si concede soltanto qualche
battuta: «Il mio compito è portare a termine la legge. Penso che il
testo della Giunta contenga anche le questioni inserite nella proposta
fatta da una parte del Pd».

Difficilmente, dunque, la “contro-legge” verrà presa in
considerazione. Erriu rimanda al mittente anche le accuse, mosse in
occasione di più interventi, di aver trascurato il Ppr perché «non c'è
nessuna norma che deroga al Piano paesaggistico». Scaricate le
tensioni più politiche, l'assessore riprende il suo ruolo
istituzionale, augurandosi che «la discussione nella maggioranza sia
coerente con la sintesi fatta da Soru a fine dibattito».
GLI ATTACCHI Sarebbe un passo avanti rispetto alle bordate scagliate
sulla legge urbanistica e in parte anche sulla Giunta. L'architetto
urbanista Sandro Roggio critica il «contrasto con il Ppr», mentre l'ex
rettore dell'Università di Cagliari, Pasquale Mistretta, ricorda
l'importanza di «legare la politica del territorio al miglioramento
del rapporto con le zone interne».

Maurizio De Pascale, presidente della Camera di Commercio di Cagliari,
dice: «Dobbiamo dire agli imprenditori come fare e non cosa fare. Non
bisogna avere pregiudizi nei confronti di questa legge». La sindaca di
Pula, Carla Medau, parla a nome dell'Anci e sottolinea «l'eccessiva
burocrazia contenuta nella legge». Il capogruppo del Pd in Consiglio
regionale, Pietro Cocco, si dichiara favorevole a «lasciare la fascia
costiera dei 300 metri inviolata». Ma laddove ci sono strutture
esistenti e ricettive è «giusto adeguarsi a nuovi standard di
offerta».
Matteo Sau

Unione Sarda

GIUNTA. Auto, nell'Isola futuro elettrico
Al via nelle aree urbane gli investimenti sulla mobilità senza uso di carburanti
Entro tre anni 650 stazioni di ricarica e mezzi per i turisti

Mentre sta per prendere il via a Cagliari il G7 dei trasporti, il
presidente della Regione presenta il primo piano di Mobilità elettrica
nella storia della Sardegna. Non è un caso. «Al summit si parlerà di
presente e di futuro - ha spiegato ieri Francesco Pigliaru prima di
illustrare il nuovo progetto da 15 milioni di euro - e a noi piaceva
l'idea di raccontare ciò che stiamo facendo in uno degli ambiti più
importanti del sistema trasporti, la mobilità elettrica appunto».
QUINDICI MILIONI Le risorse provengono dal Patto per la Sardegna che,
ha puntualizzato il governatore, «nonostante lo scetticismo
manifestato da qualcuno all'opposizione e nella stessa maggioranza,
sta generando risultati importanti. Penso al metano, alla continuità
territoriale, agli ammortizzatori sociali, all'edilizia scolastica».
Dieci milioni sono destinati all'acquisto di veicoli elettrici e
soprattutto alla realizzazione di 650 stazioni di ricarica, altri
cinque per azioni di supporto alle imprese.

Entro il 2020 le stazioni di ricarica saranno dislocate tra le grandi
aree urbane di Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano e Olbia, nelle isole
minori (La Maddalena, Carloforte, Asinara e Sant'Antioco), e nelle
principali strade statali: 131, 131 dcn e 130. I Comuni coinvolti sono
i primi otto per numero di abitanti, che complessivamente mettono
insieme 865mila anime, il 52% della popolazione residente nell'Isola.
Tra le 650 colonnine, cinquanta saranno di tipo Fast Charging (con
potenza superiore ai 22 kilowatt): lungo la Carlo Felice ce ne sarà
una ogni 50 chilometri e si impiegheranno dai 15 ai 20 minuti per
effettuare una ricarica dell'80%. Altre trecento saranno di tipo Quick
Charging (potenza tra 7 e 22 kW), le rimanente di tipo Slow Charging
(dai 3 ai 7 kW).

LE IMPRESE I restanti cinque milioni andranno alle aziende: alberghi,
gestori di car sharing e autonoleggio, a chi opera collegamenti tra
città, porti e aeroporti, e si occupa di promozione dell'ultimo miglio
con mezzi elettrici. Scopo del piano, infatti, a parte la
sostenibilità col taglio delle emissioni di Co2, è la promozione
turistica.

Su questo aspetto, in particolare, si è soffermato Pigliaru:
«Soprattutto in vista del prossimo anno dobbiamo lavorare per far
venire sempre più turisti senza la propria auto, con la possibilità di
avere a prezzi accettabili mobilità elettrica disponibile, e per la
prossima estate sarebbe interessante poter fare una campagna marketing
rivolta ai turisti, per dare l'idea molto precisa di una Sardegna che
offre mobilità elettrica».

LE GARE I primi risultati saranno tangibili alla Maddalena, una delle
isole minori alla quale sono stati destinati 600mila euro per
l'acquisto di autobus elettrici. Questo perché, ha spiegato
l'assessora all'Industria Maria Grazia Piras, «è più facile partire a
livello locale, in un luogo più contenuto come La Maddalena». In ogni
caso la delibera è stata già pubblicata e «adesso siamo pronti a
bandire le gare».

L'assessora ha dedicato una riflessione all'aspetto economico
(«sorprendente») dell'operazione: «Una volta infrastrutturata la 131,
considerato che una ricarica elettrica costa 2 euro per kilowattora,
percorrere Cagliari-Sassari costerebbe quattro, cinque euro al
massimo». Ragionamenti che troveranno spazio anche nelle discussioni
del G7 dei trasporti: l'intenzione della Giunta è portare questi
progetti innovativi di mobilità elettrica come biglietto da visita con
cui la Sardegna, da domani, si presenterà al mondo. Pigliaru però
ammette che «i trasporti rappresentano uno dei problemi più gravi
dell'Isola, nessuno più dei sardi sa quanto i trasporti possano
costituire un limite a sentirsi inclusi». E per questo «con Baleari e
Corsica porteremo al vertice una posizione chiara e netta su come le
regole europee debbano tener conto dei problemi delle isole».
Roberto Murgia

Unione Sarda

L'inchiesta sulla Fluorsid: finiscono sotto sequestro altri 20 ettari
nell'area di Macchiareddu
Inquinamento, nuovi sigilli - La Forestale anche in fabbrica:
acquisiti documenti e computer

Gli investigatori della Forestale si sono mossi alle prime ore del
mattino di ieri, sequestrando altre nove presunte discariche a
Macchiareddu ed effettuando una serie di perquisizioni negli uffici
della Fluorsid e della Ineco, l'azienda che curava in appalto la
logistica dello stabilimento specializzato nella produzione di acido
fluoridrico ora finito nel mirino della Procura per un presunto
disastro ambientale.

I SEQUESTRI Su circa venti ettari di terreni tra Assemini e Uta,
suddivisi in nove lotti di varie pezzature (alcuni controllati dal
Cacip), sono comparsi a fine mattinata i sigilli disposti dal pubblico
ministero Marco Cocco, che sta coordinando l'inchiesta. Si tratta,
secondo le prime indiscrezioni, di aree che sarebbero state usate nel
tempo per scaricare materiale residuale di lavorazione dell'industria
di Assemini. Discariche a cielo aperto, secondo l'ipotesi degli
investigatori, nelle quali ora verranno effettuati nuovi campionamenti
per accertare la composizione chimica degli elementi mescolati al
terreno. Alcuni di questi lotti, in ogni caso, sarebbero comunque già
stati ripuliti in passato da una delle aziende coinvolte
nell'inchiesta, su sollecitazione dei proprietari che si erano
lamentati per gli sversamenti.

LE PERQUISIZIONI E sempre ieri mattina, su ordine del titolare del
fascicolo, i ranger guidati dal commissario Fabrizio Madeddu hanno
anche perquisito nuovamente gli uffici dello stabilimento Fluorsid di
Assemini e quelli della società Ineco di Armando Bollani,
l'imprenditore arrestato il mese scorso assieme ad alcuni dei manager
della società del presidente del Cagliari Calcio, Tommaso Giulini,
estraneo all'inchiesta. Gli uomini del Nucleo investigativo della
Forestale hanno lasciato le due aziende portando via documenti,
computer e altro materiale informatico che verrà ora analizzato alla
ricerca di ulteriori riscontri. Lo stesso Bollani, tra l'altro, sarà
interrogato questa mattina - accompagnato dall'avvocato difensore
Carlo Massacci - dal pubblico ministero che subito dopo gli arresti
aveva già sentito due suoi operai coinvolti nell'inchiesta.
LE INDAGINI Alle nuove discariche sequestrate gli investigatori
sarebbero arrivati proprio a seguito degli interrogatori-fiume seguiti
agli arresti dello scorso 16 maggio.

 Quel giorno - con l'accusa di
associazione a delinquere e disastro ambientale - il gip del Tribunale
di Cagliari aveva ordinato la custodia cautelare di Michele Lavanga,
(ex direttore dello stabilimento Fluorsid), Sandro Cossu (responsabile
della sicurezza ambientale dell'azienda), Alessio Farci (ingegnere a
capo della produzione), Giancarlo Lecis (funzionario tecnico), Armando
Bollani (titolare della Ineco) e gli operai Simone Nonnis e Marcello
Pitzalis. Ora si trovano tutti ai domiciliari.
GLI INTERROGATORI Tante anche le convocazioni delle persone informate
sui fatti. Il 2 giugno, in veste di testimone, era stato sentito il
proprietario della Fluorsid, Tommaso Giulini, e anche alcuni tecnici
della società e funzionari della Asl. E mentre in Procura sfilavano i
testimoni, gli uomini della Forestale hanno continuato la caccia alle
presunte discariche utilizzate negli anni per smaltire i fanghi e gli
scarti di lavorazione.

I SIGILLI Prima dei venti ettari sequestrati ieri mattina, gli agenti
forestali avevano già individuato altre aree. Tra queste quella
dell'ex cava di Monastir dove - stando all'ipotesi della Procura - un
bacino naturale profondo nove metri sarebbe stato prosciugato e
utilizzato per seppellire rifiuti di vario genere, tra i quali anche
un camion e centinaia di estintori. Nelle prossime settimane
arriveranno anche gli esisti delle analisi chimiche sui campioni di
aria, terreno e acqua prelevati dagli specialisti dell'Arpas e della
Asl tra Macchiareddu e lo stagno di Santa Gilla. Sarà così possibile
capire meglio la portata del presunto disastro ambientale.
Francesco Pinna

SASSARI. Il segretario Cordedda: serve un paziente lavoro di ricucitura
Sindaco appeso a un filo, il Pd prende tempo

Il primo atto politico conseguente alle dimissioni degli assessori
Fabio Pinna e Monica Spanedda e alla situazione che si è determinata
in Comune è giunto ieri dal Partito democratico.
Al termine di un incontro convocato dal segretario provinciale
Giampiero Cordedda è stato diffuso un comunicato indirizzato al
sindaco e alle altre forze politiche di maggioranza e opposizione.
«Occorre mettere in campo l'impegno di tutti per superare questo
momento di crisi politica che la città sta affrontando», scrive
Cordedda. «Questo richiede un paziente lavoro di ricucitura ed uno
sforzo di tutti: del sindaco, degli organismi dirigenti e di tutte le
forze politiche di maggioranza della città di Sassari e non solo».
Tra mercoledì e giovedì il Pd promuoverà un incontro con i partiti
dell'alleanza di centro sinistra e sovranista «per decidere insieme la
ripartenza alla luce degli impegni amministrativi assunti e della
volontà politica di proseguire l'esperienza amministrativa a Sassari»,
ha concluso Cordedda.

Intanto al mattino è saltata la seduta del Consiglio prevista ora per
martedì prossimo.
La presidente del Consiglio, Esmeralda Ughi, si è presa una settimana
di tempo per verificare se vi saranno le condizioni per andare avanti
o andare a casa. Sempre ieri il sindaco ha ribadito a Videolina alcune
valutazioni sul Pd in tutto simili a quelle contenute nell'sms inviato
a chi scrive e pubblicate integralmente su L'Unione Sarda: «Credo ci
sia la necessità di capire il senso di responsabilità del Pd, cioè di
un partito che guida il Governo, la Regione e la città», ha dichiarato
all'emittente. Dichiarazioni che non devono essere piaciute al Pd.
Gibi Puggioni


COMUNE. Vigili in bici nella città verde
Schirru (FI): «Ma la pista ciclabile così non serve, mancano i parcheggi»
La polizia municipale preferisce la mobilità sostenibile

Una grande area pedonale nella quale muoversi con mezzi a impatto zero
e in cui la regola d'oro è condividere auto, bici e scooter. In questo
disegno è inserito l'ultimo acquisto del Comune che ha dotato la
polizia municipale di quindici bici elettriche. Un investimento da
trentamila euro per garantire agli agenti l'accesso alle aree chiuse
al traffico con mezzi verdi che consentano loro di muoversi in maniera
rapida ed efficace.

PARCO MEZZI Le “Concilia mobike” si aggiungono alle sei auto e ai 15
scooter che costituiscono il parco mezzi a emissioni zero del
Municipio e che fa di Cagliari «la prima città in Italia in fatto di
mobilità sostenibile per la polizia» assicura il comandante Mario
Delogu durante la conferenza stampa in cui è stata presentata
l'iniziativa. «La scelta di dotare gli agenti delle nuove bici con
pedalata assistita è il segnale che la politica verde attuata
dall'amministrazione è effettiva» ha detto il sindaco Massimo Zedda,
mentre l'assessora alla Viabilità Luisanna Marras ha annunciato: «È
solo un altro dei passi che stiamo facendo in questa direzione. Tra un
mese entrerà in funzione il bike sharing con 50 bici che saranno a
disposizione dei cittadini».

BIKE SHARING Non solo, perché la speranza è quella di «ampliare il
progetto usando bici che non abbiano bisogno di una postazione mobile
ma che si possano prendere e lasciare in qualunque punto della città,
basterà avere un'applicazione sul telefonino e un lucchetto. La
società che gestisce il servizio di “Car sharing” ha eseguito uno
studio che dimostra come condividere un'auto abbia effetti positivi
sul traffico». È la nuova idea di città con una grande area pedonale e
un sistema di trasporto sostenibile. «Queste bici saranno destinate in
particolar modo ai servizi lungo il Poetto e nelle zone a traffico
limitato» ha concluso Delogu.

PARCHEGGI FANTASMA La guerra al traffico in centro, tuttavia, solleva
qualche perplessità sulla viabilità del futuro. «Ben vengano gli
investimenti per la mobilità sostenibile e le aree pedonali, ma solo
se si mettono in pratica alcuni accorgimenti che consentano ai
residenti di accedere alle loro abitazioni e ai commercianti di
lavorare senza disagi», attacca Stefano Schirru capogruppo di Forza
Italia in Consiglio comunale. «Il problema è che la pista ciclabile,
così come è stata disegnata non ha senso. In via Sonnino via Is
Mirrionis è del tutto inutile. I parcheggi sono stati ridotti a tal
punto da creare gravi problemi alle attività commerciali. E poi, i
ciclisti sono una minoranza che non giustifica interventi tanto
importanti». ( m. c. )

SELARGIUS. Primo obiettivo: creare più lavoro
Parlano i candidati che, a prescindere dall'esito del secondo turno,
hanno già il posto in aula
Le priorità dei tredici consiglieri sicuri: zona industriale e Centro servizi

Sul primo gradino del podio c'è il lavoro, seguono zona industriale e
Centro servizi. A cinque giorni dal ballottaggio, i candidati che
hanno già un posto certo in Consiglio si portano avanti col lavoro ed
elencano gli argomenti che ritengono prioritari nella consiliatura che
verrà.

CENTRODESTRA Tre i consiglieri sicuri in casa Forza Italia. Gigi Gessa
punta sul «rilancio del commercio, dell'agro, e sulla creazione di
locali notturni che consentano ai selargini di restare nel nostro
territorio».Fulvia Perra : «Al primo posto il lavoro, per giovani e
meno giovani. M'impegnerò per la promozione della zona industriale e
avrò un occhio di riguardo per i Servizi sociali. E poi penso si debba
migliorare la raccolta differenziata». Cristina Contu : «Essendo stata
assessore ai Lavori pubblici, la mia priorità sarà continuare il
lavoro di messa in sicurezza degli edifici scolastici e di mitigazione
del rischio idrogeologico dell'abitato. Fondamentale anche il
completamento del Centro servizi».

Per i Riformatori ci sono Gabriella Mameli («Niente proclami: a cinque
giorni delle elezioni il rischio è di cadere negli slogan
propagandistici. Non lo voglio fare: chi amministra sa che occuparsi
di una città vuol dire avere occhi e cercare riposte per tutti»)
eAlessandro Aghedu («Maggior attenzione per le periferie e tutela dei
diritti civili e primari dei cittadini, con particolare attenzione
alla fasce deboli. Che si traduce nella cura della città in ogni suo
quartiere»).

Giuliano Palmieri è il nome sicuro di Sardegna 20Venti: «Lavorerò per
rendere più sicura la nostra cittadina, attraverso il potenziamento
delle forze dell'ordine e l'uso di sistemi innovativi».
MOVIMENTO 5 STELLE Oltre all'ex candidata sindaca Valeria Puddu, M5S
piazza in Consiglio Pierluigi Porcu : «Selargius - dice - ha strutture
sportive quasi abbandonate. Una delle mie priorità sarà trovare una
gestione che coinvolga le società locali e le renda un punto di
riferimento per l'hinterland. E poi il rilancio dell'agro».
CENTROSINISTRA Tre i sicuri in casa Pd. Il più votato è Omar Zaher :
«Maggior attenzione alle politiche sociali, completate il Piano del
traffico e creare un dialogo con i commercianti». Francesca Olla :
«Combattere il degrado urbano, riqualificando i quartieri periferici e
il centro cittadino, in termini urbanistici e di servizi; promuovere
politiche di contrasto al disagio e all'emarginazione; contribuire
alla crescita formativa e al lavoro dei giovani». Salvatore Pintus :
«Le mie priorità sono ambiente, verde e decoro urbano, l'attuazione
del Piano del traffico, e portare la differenziata all'80 per cento
per abbassare la Tari».

Gigi Piras (Selargius futura): «Bisogna trovare un sistema per creare
opportunità di lavoro; messa a norma di ogni struttura sportiva e
realizzare punti di aggregazione per gli anziani».
Il Partito dei sardi piazza Paolo Schirru : «Raggiungere gli obiettivi
mancati dalla maggioranza (Centro servizi e zona industriale). Creare
le condizioni per la crescita di Selargius, concentrandoci su giovani
e lavoro, e sulla vivibilità del paese».

Mario Tuveri rappresenterà le istanze della lista Per Selargius: «Per
me non esistono priorità, le lamentele dei cittadini devono essere
trattate tutte allo stesso modo. Dovendo fare una classifica direi:
rivalutazione e il rilancio dell'agro, rendere Selargius più sicura e
istituire un servizio di pronto intervento per gli animali».
Sara Marci

CARBONIA.  Un anno fa la vittoria del M5S: dodici mesi tra luci e ombre
Il sindaco: «Le crisi? Fisiologiche». L'opposizione: «Troppi errori »

Già ben prima della mezzanotte era palese, con il confluire dei
risultati dai seggi, che Paola Massidda stava stravincendo il
ballottaggio contro Giuseppe Casti. Era la tarda serata del 19 giugno
2016 quando in piazza Roma, al grido di «trasparenza e onestà»,
spuntavano bandiere del Movimento cinque stelle, prima forza politica
“non di sinistra” alla conquista di una roccaforte della sinistra. Un
anno dopo, quell'esperienza è un parziale bilancio costellato di luci
e ombre, slanci e crisi, propositi e ritardi.

POLITICA In dodici mesi hanno abbandonato 4 assessori: una per
questioni personali (Arianna Vinci), due per dissenso col sindaco
(Emanuela Rubiu e Riccardo Cireddu) cui si è aggiunta una quarta
(Carla Mario) che nei giorni scorsi ha firmata una lettera di
contestazione con altri 40 attivisti dopo aver motivato la sua scelta
per problemi familiari. Dissenso anche dietro le dimissioni del
consigliere Sabrina Soru: «Ci può stare - ammette Massidda - dopo un
anno è fisiologico: sapevamo che sarebbe stato un difficile percorso».
CASO ZONZA I post sessisti che il presidente del Consiglio (a giorni
le dimissioni?) ha scritto (e non era il primo) su una pagina Fb
riconducibile ai Cinque stelle di Carbonia è la grana degli ultimi
giorni, fra silenzi e mezze verità: alla fine si scopre che
dall'inizio tutti nell'entourage amministrativo sapevano o intuivano.

Perché allora attendere tre giorni? «Perché un conto è intuirlo, altro
è farselo dire dal diretto interessato che prima di esporsi doveva
consultare il suo legale: in questa vicenda siamo vittime pure noi».
SERVIZI L'opposizione ricorda la chiusura di ludoteca, sala prova,
servizio educativo e lo snellimento dell'asilo nido (40 posti e
contribuzione privata portata al 36 per cento): «Per ludoteca e sala
prove rifaremo i bandi, il servizio educativo era già stato cancellato
dalla Giunta Casti e all'asilo i fondi li abbiamo messi noi dopo aver
trovato il nulla: basata con bugie e memoria corta».

OPERE PUBBLICHE E LAVORO Ci sono quelle ereditate dalla Giunta Casti
come ad esempio via Manno, la sistemazione delle strade, o le isole
ecologiche in centro ancora ferme (idem il Camper service e la
videosorveglianza). La vera novità targata M5S, già finanziata, sta
nei 9 milioni per la nuova realtà urbanistica che dovrebbe sorgere
alla periferia della città: «Ma abbiamo una decina di nuovi progetti -
dice il sindaco - contemplati nel Piano Sulcis che riceveranno fondi,
come le terme all'ex Centrale elettrica, il polo culturale per start
up in miniera, le ciclopiste: la prospettiva è di andare oltre i
cinque anni». Gioiscono intanto dieci lavoratori socialmente utili
(superstiti di un esercito di 200) che verranno assunti: «Soldi
regionali, è vero, ma constato che molti altri Comuni non hanno colto
l'occasione: e di assunzioni ne faremo altre».

SOCIALE Per mesi, a inizio anno, molte famiglie indigenti non hanno
potuto ricevere neanche un euro e si sono salvate grazie alle Caritas:
«Occorreva aspettare il varo del Reddito d'inclusione sociale che noi
però, di fatto, facevamo già prima dei fondi regionali che abbiamo
anticipato: intanto confermata la colonia marina, varata la Consulta
Handicap, il Centro antiviolenza e tagliati del 10 per cento gli
stipendi in Giunta». E la Casa dell'anziano? La chiusura dello storico
servizio è stata la prima grana di Massidda, stretta fra le
inadempienze dei gestori privati e di Area: «Mi sollecitavano una
scelta politica come se la legge fosse un optional: alcuni infermieri
lavorano grazie invece alla nostra soluzione».

L'ATTACCO L'opposizione è durissima: «Molti ormai - accusa Casti - si
sono accorti di questo anno di vuoto: solo lavori finanziati in
passato, servizi sociali ridimensionati e neppure uno ideato da loro».
Lo ritiene anche Fabio Usai: «Si son presi un anno solo per studiare o
risolvere le beghe interne». Daniela Garau manifesta «amarezza per più
di un errore commesso ed evitabile ma pure speranza che le cose
cambino davvero». Rincara Ugo Piano: «Ecco il risultato quando ci si
fa telecomandare».
Andrea Scano

La Nuova

Messe in freezer le dimissioni dei tre assessori, il vertice del
partito promuove un incontro del centrosinistra
Il Pd: «Ricuciamo con l'impegno di tutti»

di Paoletta FarinawSASSARIIl Pd decide di non decidere sulla crisi
comunale, mettendo in freezer per qualche giorno il caso nato dalle
dimissioni dei tre assessori e convocando un incontro dei partiti che
compongono la maggioranza a Palazzo Ducale e in provincia. Chiede uno
sforzo da parte di tutte le parti in causa per "ripartire" perché la
volontà di continuare a governare la città non è venuta meno.Il
vertice. Dopo poco più di due ore di vertice nella sede del partito in
via Mazzini, una nota firmata dal segretario provinciale Gianpiero
Cordedda ha chiuso il cerchio su un inizio di giornata gravido di
attese sul futuro del sindaco Nicola Sanna e di tutta
l'amministrazione di centrosinistra.

«Stiamo lavorando», sono state le
uniche dichiarazioni dei partecipanti al vertice: il sindaco, il
senatore Silvio Lai, la deputata Giovanna Sanna, i consiglieri
regionali Salvatore Demontis, Luigi Lotto e Gavino Manca, il
segretario cittadino e assessore all'Ambiente dimissionario, Fabio
Pinna, il dirigente nazionale Massimo Pintus e lo stesso Cordedda.
Assente Gianfranco Ganau, impegnato a Nulvi per la presentazione, con
il commissario della Provincia Guido Sechi, dei lavori per l'ultimo
lotto della strada dell'Anglona. Bocche cucite, ma anche facce tirate
all'uscita dal vertice . Il ritorno del sorriso soltanto al bar per un
caffè, e poi i saluti.Il comunicato. Ed ecco il testo della nota del
segretario provinciale: "Il Partito Democratico ritiene indispensabile
che occorra mettere in campo l'impegno di tutti per superare questo
momento di crisi politica che la città sta affrontando.

Tutto questo
richiede un paziente lavoro di ricucitura ed uno sforzo di tutti: del
sindaco, degli organismi dirigenti e di tutte le forze politiche di
maggioranza della città di Sassari e non solo. Per questo nelle
giornate tra mercoledì e giovedì promuove un incontro con i partiti
impegnati nell'alleanza di centrosinistra e sovranista a Sassari e
provincia, per decidere insieme la ripartenza alla luce degli impegni
amministrativi assunti e della volontà politica di proseguire
l'esperienza amministrativa nel capoluogo della provincia".
Dichiarazioni di intenti, insomma, anche perché in fondo l'ipotesi
commissariamento non piace, almeno in questo momento. A nuove elezioni
bisogna prepararsi e magari la crisi sassarese nel Pd può essere
risolta affrontando i problemi in un più vasto scenario regionale.Le
dimissioni della Sau.

L'assessora alle Culture, Raffaella Sau, ha
protocollato le dimissioni in Comune ieri mattina, così
ufficializzandole. Mentre sia Fabio Pinna che Monica Spanedda,
titolare dei Servizi Sociali, lo avevano fatto sabato scorso. Quindi
ora sono effettivamente tre gli addii in giunta.Consiglio comunale
rinviato. La bufera delle dimissioni ha bloccao l'attività a Palazzo
Ducale. Oggi non si tiene, come avviene di consueto il martedì, la
seduta del consiglio comunale, decisione presa dalla conferenza dei
capigruppo ieri mattina. Saltata anche la convocazione di alcune
commissioni consiliari.

Urla nelle riunioni di giunta, insulti sulla chat di Whatsapp: il
cortocircuito è più personale che politico
Con il sindaco rapporti sempre più tesi

di Luigi Soriga

SASSARIIl Pd potrà anche fare i giochi di prestigio politici, tirare
fuori dal cilindro l'ennesimo rimpasto. Ma su una cosa il partito non
riuscirà mai a fare il miracolo: ricucire i rapporti personali tra il
sindaco e gli assessori. È un cortocircuito relazionale e di
comunicazione non più sanabile. E il primo sintomo era stata la porta
sbattuta mesi fa dall'ex vicesindaco Gianni Carbini, che, sull'orlo di
una crisi di nervi, aveva puntato il dito sull'impossibilità oggettiva
di lavorare serenamente accanto al primo cittadino. Alessio Marras,
l'altro assessore dimissionario, aveva liquidato la sua uscita di
scena con l'elegante scusa dei "motivi personali e lavorativi". Ma
anche in questo caso le sue incompatibilità caratteriali con il
sindaco non erano un mistero. E ora le dimissioni d'impulso da parte
di Monica Spanedda, Raffaella Sau e Fabio Pinna. Il clima sempre teso
a Palazzo è precipitato in una settimana.

Per l'ultima riunione di
giunta non sarebbero bastate le pareti insoronizzate a contenere le
urla. E ancora peggio i toni usati all'interno della chat
istituzionale di Giunta aperta su whatsapp. A quanto pare si è
superato il limite della decenza e dell'educazione, con attacchi
personali e insulti. Nessuno degli assessori rilascia mezza
dichiarazione, ma le poche righe di congedo di Fabio Pinna inviate a
Nicola Sanna fanno ben capire quale sia il clima. Si parla di toni
inaccettabili utilizzati dal sindaco sia durante la riunione di
giovedì scorso ma soprattutto nella conversazione in chat. Si fa
riferimento al deterioramento gravissimo dei rapporti personali e
politici, e si punta il dito su una presunta incapacità di Nicola
Sanna a gestire le relazioni umane in maniera adeguata. I problemi
sollevati dalle precedenti dimissioni perciò si ripropongono ancora
più incancreniti.

Tanto che secondo Pinna il progetto amministrativo
ormai ha tutta l'aria di essere naufragato. Quest'ultimo baratro che
si è spalancato così improvviso forse non fa neanche parte degli
sgambetti di corrente. Certo, si sapeva che, trascorsa la parentesi
elettorale di primavera, la mannaia poteva essere pronta a calare. C'è
un'insofferenza di fondo, accentuata dalle modalità in cui viene
gestita la comunicazione istituzionale, molto accentrata e focalizzata
sulla figura del sindaco. Gli assessori vorrebbero più visibilità. E
proprio l'ultimo scontro tra Sanna e Pinna riguarda esattamente questo
aspetto: un diverbio apparentemente futile e recuperabile,
sull'organizzazione di un convegno sull'ambiente, che in un clima così
avvelenato ha finito per degenerare.

Il terremoto giudiziario che ha investito il Comune ha rafforzato il
primo cittadino E in giunta si prospettano i clamorosi rientri di Lelle Salvatore e
Gabriella Esposito

La crisi per ora è rientrata Bruno prepara il rimpasto

di Gian Mario Sias
ALGHERO«Se Antonello Usai è più debole, Mario Bruno è più forte». La
massima confezionata da "Radio Porta Terra" per sintetizzare il
momento politico è spietata ma efficace. Tra sindaco e vicesindaco
l'idillio era finito da un pezzo. Di nuovo. E malamente. Dopo un anno
di "coabitazione", il primo cittadino e il suo vecchio maestro non si
trovavano più su niente. Tanto che a più riprese Antonello Usai aveva
minacciato di "ritirare la squadra", di far uscire l'Udc dalla
maggioranza. Azzoppandola mortalmente: la matematica dice che senza lo
scudocrociato Bruno non ha i numeri per andare avanti. Ora, visto il
terremoto giudiziario che ha investito l'amministrazione e il
vicesindaco in prima persona, ogni proposito di far saltare il banco
da parte di Antonello Usai è rinviato a data da destinarsi. Per il
momento il leader dell'Udc algherese ha altro a cui pensare: da dieci
giorni è agli arresti domiciliari, come il dirigente Giansalvo Mulas e
l'impiegato Giancarlo Chessa, per le presunte irregolarità commesse
nella concessione del campo di calcio di Maria Pia, con annessa pista
di atletica, alla "Associazione sportiva dilettantistica Antonello
Cuccureddu 1969".

Per quella vicenda l'ex giocatore della Juventus,
presidente del sodalizio, è sottoposto a divieto di dimora ad Alghero.
Idem Efisio Balbina, il nipote, segretario della società sportiva.
Venerdì prossimo ci sarà udienza dinanzi al Tribunale della libertà:
gli avvocati Nicola Satta, Danilo Mattana, Stefania Spanu,
Agostinangelo Marras, Mattia Doneddu e Francesco Carboni hanno chiesto
il riesame dell'ordinanza con cui son state disposte le misure
cautelari. Sicuramente sino a quel momento, ma anche dopo, Usai vuole
che politicamente non succeda niente. Concludere una lunga carriera
politica con l'onta di aver fatto cadere l'amministrazione comunale
per via dei propri guai giudiziari non è certo tra i suoi
desideri.Ecco perché la vicenda, per paradossale che possa sembrare,
rafforza Bruno. La conferma più immediata alle voci di corridoio
arriva dal fatto che i due consiglieri del partito di Usai, ossia
Alessandro Loi e Donatella Marino, abbiamo sottoscritto senza mezzo
tentennamento il documento con cui la maggioranza ha annunciato di
voler andare avanti.

L'ordine di scuderia è arrivato chiaro: si
prosegue, tutti insieme, poi si vedrà.Loi e Marino hanno manifestato
più di una volta disagio all'interno di una coalizione di
sinistra-centro-destra, e la fine di Rally Italia Sardegna era stata
individuata come il momento più opportuno per porre fine al mandato di
Bruno. Ma alle condizioni attuali tutto resta com'è. O, perlomeno, non
sarà l'Udc ad agitare troppo le acque. Un'ulteriore conferma di questa
decisione da parte di Usai, che ha ancora saldamente in mano il
partito, e dei suoi uomini, potrebbe arrivare nell'arco di poche ore,
qualche giorno al massimo, quando Mario Bruno rimpolperà la sua
giunta: l'Udc avrà di nuovo due assessori e potrà esprimere ancora il
vicesindaco. Il nome più ricorrente, e anche più naturale, sarebbe
proprio quello di Alessandro Loi.

L'imprenditore - che già nella prima
crisi tra Udc e Bruno aveva avuto un ruolo pesante, contestando
apertamente il sindaco, passando all'opposizione e costringendo Usai a
ridefinire la linea del partito - sarebbe lusingato solo all'idea. Ma
c'è da tenere conto di equilibri interni al consiglio per cui spostare
Loi da via Columbano a Sant'Anna potrebbe essere molto rischioso.In
questo caso, si potrebbe assistere al clamoroso ritorno in giunta di
Lelle Salvatore, già nella prima giunta Bruno, figura di garanzia per
tutti, anche per l'opinione pubblica. Una soluzione analoga si profila
con la designazione di Gabriella Esposito per la successione a sé
stessa dopo due mesi senza un assessore della Cultura. Anche lì, il
motivo per cui si è scatenato il pressing nei confronti dell'ex
assessora e militante di "Per Alghero" è la paura di intaccare i
delicatissimi equilibri dell'aula.

Fondi da Regione ed Europa per le colonnine di ricarica lungo le
strade dell'isola Veicoli elettrici, ecco 20 milioni

CAGLIARIPrezzi stracciati: appena cinque euro da Sassari a Cagliari,
sono 220 chilometri, altrettanti per il ritorno. Con un'auto elettrica
il viaggio alla fine costerà meno di una doppia, abbondante colazione
al bar, contro gli almeno 40 euro di benzina, qualcosa in meno se il
motore è diesel. Con una certezza in più: sulla Carlo Felice, nel
2020, la batteria potrà essere ricaricata in ognuna delle future
cinque colonnine, distanti 50 chilometri una dall'altra, basterà
attaccare la spina per ripartire dopo qualche minuto verso la meta. Lo
stesso sarà possibile sulla 131 dcn Nuoro-Olbia e la statale 130
direzione Sulcis. Servirà soprattutto a ridurre le emissioni di
anidride carbonica fino a rendere ancora più green la Sardegna. È
questa la notizia racchiusa in una delle pagine del primo Piano
regionale per la mobilità elettrica.Il finanziamento è stato deciso e
approvato dalla giunta: 15 milioni arriveranno dalla cassaforte del
Patto per la Sardegna, più altri 5 dai fondi europei.

La quota più
importante dell'investimento sarà destinata a installare 650 stazioni
di ricarica da un capo all'altro della Sardegna. Il bando sarà
pubblicato entro l'anno e prevede anche la gestione delle colonnine,
per garantire alla fine la copertura di oltre la metà dei residenti in
Sardegna, con il coinvolgimento nel progetto della Città metropolitana
di Cagliari, delle reti urbane di Sassari, Olbia, Oristano e Nuoro,
che da sole producono il 75% degli spostamenti quotidiani.

Cinque dei
15 milioni saranno destinati invece alle imprese, in particolare
alberghi, gestori di car sharing e autonoleggio, chi opera
collegamenti tra città, porti e aeroporti, il cosiddetto ultimo
miglio, mentre per il momento non sono previsti incentivi diretti ai
privati che acquisteranno l'auto elettrica o ibrida. Infine parte del
finanziamento riguarda La Maddalena (subito a disposizione 600mila
euro), Carloforte, Sant'Antioco e l'Asinara: la Regione le vuole
trasformare molto prima del 2020 in isole dove un domani dovranno
viaggiare solo auto e pullman elettrici.«Vogliamo ridurre in fretta -
ha detto il governatore Francesco Pigliaru - le emissioni di Co2.
L'Europa s'è posta l'obiettivo di un taglio del 30% entro il 2030, le
Regioni d'Europa sono andate oltre e puntano al 40-50. In Sardegna,
dal 1990 al 2014, siamo già al 20 e quindi non siamo lontani
dall'obiettivo. Dobbiamo crederci, per dare un'immagine sempre più
attenta all'ambiente e alla salute».

A tracciare il Piano che coprirà
le lunghe percorrenze, compresa la mappa delle colonnine, è stato il
dipartimento di energia elettrica dell'università di Cagliari, e in
particolare il gruppo coordinato da Alfonso Damiano: «Abbiamo puntato
- dice - a coprire le aree più popolate per incidere da subito sulle
emissioni causate dal consumo dei carburanti tradizionali e siamo
riusciti a mettere insieme un progetto di infrastrutture diffuso e
credibile». L'assessora all'industria Maria Grazia Piras: «Il Piano è
un passo importante verso mobilità elettrica in Sardegna e sviluppo
sostenibile. Avevamo preso un impegno, l'abbiamo mantenuto e ora
comincia una sfida entusiasmante. Vogliamo far arrivare sempre più
turisti senza auto al seguito, per poi dar loro la possibilità di
noleggiare mezzi elettrici a prezzi accettabili».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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