La Nuova
Sardegna.
Sequestrate
nove aree a Macchiareddu dove i rifiuti venivano sepolti dall'Ineco Perquisiti
gli uffici dell'azienda di Giulini, acquisiti documenti e numerose email. I
veleni in terreni privati all'insaputa dei proprietari. di Mauro Lissia
Ora si scopre che la ditta Ineco
sotterrava i rifiuti industriali della Fluorsid in aree private all'insaputa
dei proprietari. Se capitava che qualcuno se ne accorgesse, dagli uffici
dell'azienda di Macchiareddu partiva l'ordine di disseppellire i veleni e di riportarli
allo stabilimento in attesa di una nuova destinazione. E' stato il capo
cantiere Simone Nonnis a rivelarlo al pm Marco Cocco e gli investigatori del
Nucleo investigativo del Corpo Forestale hanno trovato le prove di quanto
l'operaio indagato ha confessato.
E' stato seguendo le indicazioni di
Nonnis che gli uomini del commissario Fabrizio Madeddu hanno individuato nove
appezzamenti di terra incolta per complessivi 20 ettari e ieri mattina li hanno
messi sotto sequestro probatorio su decreto firmato dal magistrato inquirente. Campioni
dei materiali estratti nei terreni sono stati analizzati dai consulenti della
Procura, che proseguiranno il lavoro nei prossimi giorni. La mappa dei veleni
si è dunque estesa e ormai appare chiaro agli inquirenti come l'attività
clandestina di smaltimento andasse avanti da anni, probabilmente da decenni,
senza che nessuno badasse al rischio delle conseguenze.
Carte alla mano, uno dei siti
appartiene alla moglie di Armando Bollani, il padrone dell'Ineco, che evidentemente
non teneva molto allo stato ambientale della sua terra. Un altro è proprietà
del Cacip, il consorzio industriale di Cagliari: l'ufficio legale è al lavoro
per verificare l'attribuzione. Di un altro ancora, vasto due ettari e mezzo, è
titolare un imprenditore privato che tempo fa si era accorto del giochino
organizzato alle sue spalle e aveva minacciato una denuncia. Risultato: gli
autocarri dell'Ineco erano tornati sul suo terreno, avevano scavato di nuovo e recuperato
le scorie di lavorazione. Inutile aggiungere che l'Ineco e la Fluorsid non
erano autorizzate a scaricare rifiuti in alcuno di questi terreni, tutto
viaggiava sul filo dell'illegalità e in assenza di qualsiasi controllo
pubblico.
Non è finita: in una giornata che sembra
aver aggiunto elementi essenziali all'inchiesta con sette arresti per
associazione a delinquere in inquinamento e disastro ambientale gli uomini
della Forestale hanno fatto visita agli uffici amministrativi della Fluorsid e
li hanno perquisiti su provvedimento del pm Cocco: Subito dopo gli
investigatori si sono spostati in quelli dell'Ineco: sono stati sequestrati
computer e una notevole quantità di documenti, materiale di cui gli
investigatori conoscevano l'esistenza. Sono saltate fuori anche alcune
conversazioni via email, compresi alcuni messaggi cancellati ma resuscitati dai
tecnici della Procura.
Stando alle indiscrezioni il pm
Cocco avrebbe in mano le prove di quanto si sospettava fin dall'avvio
dell'inchiesta: i rapporti anomali tra Fluorsid e Ineco per lo smaltimento
abusivo dei rifiuti pericolosi per la salute umana, animale e ambientale è
vecchio di molti anni, la quantità di materiale sepolto illegalmente per
risparmiare sui costi dello smaltimento regolare è ingente. Questo significa
che la filiera delle responsabilità è più lunga di quanto sia emerso, c'è la
conferma di quanto il gip Cristina Ornano ha scritto nell'ordinanza cautelare: per
arrivare all'origine del disastro bisogna andare indietro nel tempo.
Oggi verrà esaminato per la seconda
volta il manager di Ineco, Armando Bollani. Difeso dall'avvocato Carlo
Massacci, l'imprenditore ha finora respinto le accuse sostenendo di aver
soltanto fornito alla Fluorsid mezzi e uomini per
trasportare i rifiuti di lavorazione. Il fatto che una delle aree usate come
discarica illegale appartenga alla moglie sembrerebbe smentire la sua linea:
almeno in un caso Bollani sapeva dove andassero a finire i veleni dello
stabilimento.
La Nuova
Urbanistica
- Soru: una legge da bocciare non dà certezza sulle regole
CAGLIARI
Il padre del Piano paesaggistico
regionale, Renato Soru, di
urbanistica finora aveva parlato una
sola volta, quand'era ancora
segretario del Pd e la legge
Pigliaru-Erriu l'aveva demolita. Passato
un bel po' di tempo, ha organizzato
un convegno ed è ritornato alla
carica. «La bozza che ho letto - ha
detto - mi sembra troppo
complicata, non dà certezza sulle
regole, lascia aperte la porte a
troppe deroghe tutte pericolose e
non risolve neanche il vero
problema: senza i Piani urbanistici
comunali, oggi sono pochissimi,
non si va da nessuna parte».
Perché - ha proseguito «devono
essere i
territori a decidere il loro futuro,
non la Regione con un malloppo di
240 pagine che finirà per essere
l'ennesimo imbuto. Non c'è bisogno di
grandi sacerdoti, ma di condivisione
diffusa intorno a un testo
snello». Per poi aggiungere: «Esiste
un'altra proposta di legge», è
stata presentata ad aprile, in
Consiglio regionale, dai suoi
fedelissimi Salvatore Demontis e
Alessandro Collu e per lui è «molto
più snella, 62 articoli contro 113,
e punta a risolvere prima di tutto
il vuoto dei Puc». Ma non poteva
mancare un passaggio anche sul caso
più spinoso: cosa potranno fare e
disfare gli alberghi all'interno
della fascia dei 300 metri dal mare?
La riposta dell'europarlamentare
è stata questa: «Dove non c'è nulla,
nulla potrà essere fatto e non ci
potranno essere scorciatoie per
aggirare i vincoli del Piano
paesaggistico. Per le zone già
violate, la nostra proposta di legge
non prevede aumenti volumetrici -
quella della giunta invece sì e fino
a un più 25 per cento - ma solo
manutenzioni ordinarie e
straordinarie, ristrutturazioni,
restauro e risanamento conservativo..
Credo che sia più giusta questa
ipotesi che quella avanzata dalla
giunta». Rispetto al passato e al no
tassativo di un tempo, Soru è
sembrato disponibile a un'apertura,
«Non siamo adoratori della
cenere», ha detto, anche se più di
un passaggio tecnico meriterebbe di
essere ancora più approfondito.
La platea. Come ai bei tempi, Soru
ha
detto tutto questo davanti a una
sala piena e dopo aver ascoltato gli
ospiti che aveva invitato:
l'architetto Sandro Roggio e Maria Paola
Morittu, vicepresidente nazionale di
Italia Nostra, oppositori sempre
più duri di un disegno di legge,
quello della Regione, che presto sarà
preso in carico dal Consiglio
regionale, oppure Maurizio De Pascale,
costruttore e presidente di
Confindustria Sud, deciso nel dire: «Non
possiamo rimanere fermi come abbiamo
fatto finora», e Pasquale
Mistretta, rettore emerito
dell'università di Cagliari e urbanista,
promotore di un rilancio immediato
delle zone interne, perché «senza
quei territori non si va da nessuna
parte». Ma soprattutto Soru ha
parlato davanti all'assessore
Cristiano Erriu, seduto in prima fila,
che non era stato invitato, ma s'è
presentato lo stesso.Il faccia a
faccia.
Uno di fronte all'altro, spesso gli
sguardi si sono
incrociati, ma alla fine Erriu -
seppure sollecitato dallo stesso Soru
- non interverrà. Ha preferito
ascoltare e prendere appunti: due fogli
fitti e chissà che non gli possano
servire quando, in Consiglio,
comincerà il difficile dibattito
anche dentro il centrosinistra
sull'urbanistica. Ma Soru è stato
anche chiaro nel dire: «Non sono
contro la giunta, Pigliaru è il mio
presidente, ma non posso accettare
che un assessore - ha fatto il nome
del vicepresidente Raffaele Paci -
vada in giro nei piccoli paesi a
dire che non avranno futuro». Poi è
ritornato sulla burocrazia: «Gli
imprenditori hanno bisogno di regole
certe dappertutto, urbanistica
compresa: diamogliele, altrimenti non
investiranno. E invece la bozza
proposta dalla Regione mi pare sia
ispirata da questa convinzione: più
scrivo, meno ci saranno
contenziosi. È un errore, le imprese
vanno ascoltate, i territori
coinvolti, non può esserci
l'ennesimo centralismo semmai utilizzato
per scardinare il Piano
paesaggistico. Lo ripeto; non sono contro
quella legge urbanistica, ma
esistono alternative e vanno messe a
confronto». (ua)
Unione Sarda
Processo
alla legge urbanistica
Soru
attacca il testo varato dalla Giunta: gelo in sala con Erriu
Dubbi
sugli ampliamenti entro i 300 metri dal mare. L'assessore:
«Nessuna
deroga al Ppr»
La trincea per la battaglia sulla
legge urbanistica regionale è
scavata sicuramente all'interno dei
trecento metri di fascia costiera
e sul loro futuro. Da una parte la
tesi dell'eurodeputato Pd Renato
Soru, che punta a lasciare intatto
laddove non ci sono costruzioni e a
ragionare per migliorare
l'esistente, ma seguendo le regole dei Puc.
Dall'altra quello che è previsto nel
disegno di legge della Giunta,
che prevede interventi di
ristrutturazione con aumento volumetrico per
migliorare la qualità
turistico-ricettiva.
LE CREPE Ma le tensioni interne alla
maggioranza sul futuro
dell'urbanistica in Sardegna non si
fermano qui. E lo dimostra l'esito
del convegno organizzato ieri sera a
Cagliari da Soru, con la
partecipazione di molti addetti ai
lavori, associazioni ed esponenti
del Partito democratico di
appartenenza soriana. Un tiro al piccione
sulla legge urbanistica che crea non
pochi nervosismi tra i Dem, vista
anche l'assenza nel cartellone
dell'assessore (anche lui Pd) Cristiano
Erriu. Ma il titolare
dell'Urbanistica spariglia le carte e si
presenta in sala, al cospetto di
tante facce sorprese e, in certi
casi, imbarazzate.
CONTROMOSSA L'ex presidente della
Regione inizia il suo intervento
ribadendo di non «essere contro
questo legge Urbanistica». Ma poi
sfodera dal cilindro un altro testo,
presentato dai consiglieri
regionali Salvatore Demontis e
Alessandro Collu, alla quale ha
collaborato lo stesso Soru. «Penso
sia più ordinata, più snella. Visto
che il dibattito non è ancora
iniziato dobbiamo tenere a mente che
abbiamo due testi».
Il faro di questa proposta-bis è il
Piano paesaggistico regionale che
«questa Giunta non ha completato»,
dice l'eurodeputato in riferimento
a una promessa disattesa dal
presidente Pigliaru. Soru rilancia e
invita a investire nel turismo - che
non migliora soltanto se si
costruisce - attraverso «regole
chiare per tutti, con una burocrazia
meno asfissiante e soprattutto con i
Piani urbanistici comunali
approvati».
NEL MIRINO L'assessore Erriu assiste
a oltre due ore di dibattito in
cui sostanzialmente viene bocciato
il disegno di legge. Lascia la sala
quando Soru è ancora ai saluti
finali e si concede soltanto qualche
battuta: «Il mio compito è portare a
termine la legge. Penso che il
testo della Giunta contenga anche le
questioni inserite nella proposta
fatta da una parte del Pd».
Difficilmente, dunque, la
“contro-legge” verrà presa in
considerazione. Erriu rimanda al
mittente anche le accuse, mosse in
occasione di più interventi, di aver
trascurato il Ppr perché «non c'è
nessuna norma che deroga al Piano
paesaggistico». Scaricate le
tensioni più politiche, l'assessore
riprende il suo ruolo
istituzionale, augurandosi che «la
discussione nella maggioranza sia
coerente con la sintesi fatta da
Soru a fine dibattito».
GLI ATTACCHI Sarebbe un passo avanti
rispetto alle bordate scagliate
sulla legge urbanistica e in parte
anche sulla Giunta. L'architetto
urbanista Sandro Roggio critica il
«contrasto con il Ppr», mentre l'ex
rettore dell'Università di Cagliari,
Pasquale Mistretta, ricorda
l'importanza di «legare la politica
del territorio al miglioramento
del rapporto con le zone interne».
Maurizio De Pascale, presidente
della Camera di Commercio di Cagliari,
dice: «Dobbiamo dire agli
imprenditori come fare e non cosa fare. Non
bisogna avere pregiudizi nei
confronti di questa legge». La sindaca di
Pula, Carla Medau, parla a nome
dell'Anci e sottolinea «l'eccessiva
burocrazia contenuta nella legge». Il
capogruppo del Pd in Consiglio
regionale, Pietro Cocco, si dichiara
favorevole a «lasciare la fascia
costiera dei 300 metri inviolata».
Ma laddove ci sono strutture
esistenti e ricettive è «giusto
adeguarsi a nuovi standard di
offerta».
Matteo Sau
Unione Sarda
GIUNTA.
Auto, nell'Isola futuro elettrico
Al
via nelle aree urbane gli investimenti sulla mobilità senza uso di carburanti
Entro
tre anni 650 stazioni di ricarica e mezzi per i turisti
Mentre sta per prendere il via a
Cagliari il G7 dei trasporti, il
presidente della Regione presenta il
primo piano di Mobilità elettrica
nella storia della Sardegna. Non è
un caso. «Al summit si parlerà di
presente e di futuro - ha spiegato
ieri Francesco Pigliaru prima di
illustrare il nuovo progetto da 15
milioni di euro - e a noi piaceva
l'idea di raccontare ciò che stiamo
facendo in uno degli ambiti più
importanti del sistema trasporti, la
mobilità elettrica appunto».
QUINDICI MILIONI Le risorse
provengono dal Patto per la Sardegna che,
ha puntualizzato il governatore,
«nonostante lo scetticismo
manifestato da qualcuno
all'opposizione e nella stessa maggioranza,
sta generando risultati importanti.
Penso al metano, alla continuità
territoriale, agli ammortizzatori
sociali, all'edilizia scolastica».
Dieci milioni sono destinati
all'acquisto di veicoli elettrici e
soprattutto alla realizzazione di
650 stazioni di ricarica, altri
cinque per azioni di supporto alle
imprese.
Entro il 2020 le stazioni di
ricarica saranno dislocate tra le grandi
aree urbane di Cagliari, Sassari,
Nuoro, Oristano e Olbia, nelle isole
minori (La Maddalena, Carloforte,
Asinara e Sant'Antioco), e nelle
principali strade statali: 131, 131
dcn e 130. I Comuni coinvolti sono
i primi otto per numero di abitanti,
che complessivamente mettono
insieme 865mila anime, il 52% della
popolazione residente nell'Isola.
Tra le 650 colonnine, cinquanta
saranno di tipo Fast Charging (con
potenza superiore ai 22 kilowatt):
lungo la Carlo Felice ce ne sarà
una ogni 50 chilometri e si
impiegheranno dai 15 ai 20 minuti per
effettuare una ricarica dell'80%.
Altre trecento saranno di tipo Quick
Charging (potenza tra 7 e 22 kW), le
rimanente di tipo Slow Charging
(dai 3 ai 7 kW).
LE IMPRESE I restanti cinque milioni
andranno alle aziende: alberghi,
gestori di car sharing e
autonoleggio, a chi opera collegamenti tra
città, porti e aeroporti, e si
occupa di promozione dell'ultimo miglio
con mezzi elettrici. Scopo del
piano, infatti, a parte la
sostenibilità col taglio delle
emissioni di Co2, è la promozione
turistica.
Su questo aspetto, in particolare,
si è soffermato Pigliaru:
«Soprattutto in vista del prossimo
anno dobbiamo lavorare per far
venire sempre più turisti senza la
propria auto, con la possibilità di
avere a prezzi accettabili mobilità
elettrica disponibile, e per la
prossima estate sarebbe interessante
poter fare una campagna marketing
rivolta ai turisti, per dare l'idea
molto precisa di una Sardegna che
offre mobilità elettrica».
LE GARE I primi risultati saranno
tangibili alla Maddalena, una delle
isole minori alla quale sono stati
destinati 600mila euro per
l'acquisto di autobus elettrici.
Questo perché, ha spiegato
l'assessora all'Industria Maria
Grazia Piras, «è più facile partire a
livello locale, in un luogo più
contenuto come La Maddalena». In ogni
caso la delibera è stata già
pubblicata e «adesso siamo pronti a
bandire le gare».
L'assessora ha dedicato una
riflessione all'aspetto economico
(«sorprendente») dell'operazione:
«Una volta infrastrutturata la 131,
considerato che una ricarica
elettrica costa 2 euro per kilowattora,
percorrere Cagliari-Sassari
costerebbe quattro, cinque euro al
massimo». Ragionamenti che
troveranno spazio anche nelle discussioni
del G7 dei trasporti: l'intenzione
della Giunta è portare questi
progetti innovativi di mobilità
elettrica come biglietto da visita con
cui la Sardegna, da domani, si
presenterà al mondo. Pigliaru però
ammette che «i trasporti
rappresentano uno dei problemi più gravi
dell'Isola, nessuno più dei sardi sa
quanto i trasporti possano
costituire un limite a sentirsi
inclusi». E per questo «con Baleari e
Corsica porteremo al vertice una
posizione chiara e netta su come le
regole europee debbano tener conto
dei problemi delle isole».
Roberto Murgia
Unione Sarda
L'inchiesta
sulla Fluorsid: finiscono sotto sequestro altri 20 ettari
nell'area
di Macchiareddu
Inquinamento,
nuovi sigilli - La Forestale anche in fabbrica:
acquisiti
documenti e computer
Gli investigatori della Forestale si
sono mossi alle prime ore del
mattino di ieri, sequestrando altre
nove presunte discariche a
Macchiareddu ed effettuando una
serie di perquisizioni negli uffici
della Fluorsid e della Ineco,
l'azienda che curava in appalto la
logistica dello stabilimento
specializzato nella produzione di acido
fluoridrico ora finito nel mirino
della Procura per un presunto
disastro ambientale.
I SEQUESTRI Su circa venti ettari di
terreni tra Assemini e Uta,
suddivisi in nove lotti di varie
pezzature (alcuni controllati dal
Cacip), sono comparsi a fine
mattinata i sigilli disposti dal pubblico
ministero Marco Cocco, che sta coordinando
l'inchiesta. Si tratta,
secondo le prime indiscrezioni, di
aree che sarebbero state usate nel
tempo per scaricare materiale
residuale di lavorazione dell'industria
di Assemini. Discariche a cielo
aperto, secondo l'ipotesi degli
investigatori, nelle quali ora
verranno effettuati nuovi campionamenti
per accertare la composizione
chimica degli elementi mescolati al
terreno. Alcuni di questi lotti, in
ogni caso, sarebbero comunque già
stati ripuliti in passato da una
delle aziende coinvolte
nell'inchiesta, su sollecitazione
dei proprietari che si erano
lamentati per gli sversamenti.
LE PERQUISIZIONI E sempre ieri
mattina, su ordine del titolare del
fascicolo, i ranger guidati dal
commissario Fabrizio Madeddu hanno
anche perquisito nuovamente gli
uffici dello stabilimento Fluorsid di
Assemini e quelli della società
Ineco di Armando Bollani,
l'imprenditore arrestato il mese
scorso assieme ad alcuni dei manager
della società del presidente del
Cagliari Calcio, Tommaso Giulini,
estraneo all'inchiesta. Gli uomini
del Nucleo investigativo della
Forestale hanno lasciato le due
aziende portando via documenti,
computer e altro materiale
informatico che verrà ora analizzato alla
ricerca di ulteriori riscontri. Lo
stesso Bollani, tra l'altro, sarà
interrogato questa mattina -
accompagnato dall'avvocato difensore
Carlo Massacci - dal pubblico
ministero che subito dopo gli arresti
aveva già sentito due suoi operai
coinvolti nell'inchiesta.
LE INDAGINI Alle nuove discariche
sequestrate gli investigatori
sarebbero arrivati proprio a seguito
degli interrogatori-fiume seguiti
agli arresti dello scorso 16 maggio.
Quel giorno - con l'accusa di
associazione a delinquere e disastro
ambientale - il gip del Tribunale
di Cagliari aveva ordinato la
custodia cautelare di Michele Lavanga,
(ex direttore dello stabilimento
Fluorsid), Sandro Cossu (responsabile
della sicurezza ambientale
dell'azienda), Alessio Farci (ingegnere a
capo della produzione), Giancarlo
Lecis (funzionario tecnico), Armando
Bollani (titolare della Ineco) e gli
operai Simone Nonnis e Marcello
Pitzalis. Ora si trovano tutti ai
domiciliari.
GLI INTERROGATORI Tante anche le
convocazioni delle persone informate
sui fatti. Il 2 giugno, in veste di
testimone, era stato sentito il
proprietario della Fluorsid, Tommaso
Giulini, e anche alcuni tecnici
della società e funzionari della
Asl. E mentre in Procura sfilavano i
testimoni, gli uomini della
Forestale hanno continuato la caccia alle
presunte discariche utilizzate negli
anni per smaltire i fanghi e gli
scarti di lavorazione.
I SIGILLI Prima dei venti ettari
sequestrati ieri mattina, gli agenti
forestali avevano già individuato
altre aree. Tra queste quella
dell'ex cava di Monastir dove -
stando all'ipotesi della Procura - un
bacino naturale profondo nove metri
sarebbe stato prosciugato e
utilizzato per seppellire rifiuti di
vario genere, tra i quali anche
un camion e centinaia di estintori.
Nelle prossime settimane
arriveranno anche gli esisti delle
analisi chimiche sui campioni di
aria, terreno e acqua prelevati
dagli specialisti dell'Arpas e della
Asl tra Macchiareddu e lo stagno di
Santa Gilla. Sarà così possibile
capire meglio la portata del
presunto disastro ambientale.
Francesco Pinna
SASSARI.
Il segretario Cordedda: serve un paziente lavoro di ricucitura
Sindaco
appeso a un filo, il Pd prende tempo
Il primo atto politico conseguente
alle dimissioni degli assessori
Fabio Pinna e Monica Spanedda e alla
situazione che si è determinata
in Comune è giunto ieri dal Partito
democratico.
Al termine di un incontro convocato
dal segretario provinciale
Giampiero Cordedda è stato diffuso
un comunicato indirizzato al
sindaco e alle altre forze politiche
di maggioranza e opposizione.
«Occorre mettere in campo l'impegno
di tutti per superare questo
momento di crisi politica che la
città sta affrontando», scrive
Cordedda. «Questo richiede un
paziente lavoro di ricucitura ed uno
sforzo di tutti: del sindaco, degli
organismi dirigenti e di tutte le
forze politiche di maggioranza della
città di Sassari e non solo».
Tra mercoledì e giovedì il Pd
promuoverà un incontro con i partiti
dell'alleanza di centro sinistra e
sovranista «per decidere insieme la
ripartenza alla luce degli impegni
amministrativi assunti e della
volontà politica di proseguire
l'esperienza amministrativa a Sassari»,
ha concluso Cordedda.
Intanto al mattino è saltata la
seduta del Consiglio prevista ora per
martedì prossimo.
La presidente del Consiglio,
Esmeralda Ughi, si è presa una settimana
di tempo per verificare se vi
saranno le condizioni per andare avanti
o andare a casa. Sempre ieri il
sindaco ha ribadito a Videolina alcune
valutazioni sul Pd in tutto simili a
quelle contenute nell'sms inviato
a chi scrive e pubblicate
integralmente su L'Unione Sarda: «Credo ci
sia la necessità di capire il senso
di responsabilità del Pd, cioè di
un partito che guida il Governo, la
Regione e la città», ha dichiarato
all'emittente. Dichiarazioni che non
devono essere piaciute al Pd.
Gibi Puggioni
COMUNE.
Vigili in bici nella città verde
Schirru
(FI): «Ma la pista ciclabile così non serve, mancano i parcheggi»
La
polizia municipale preferisce la mobilità sostenibile
Una grande area pedonale nella quale
muoversi con mezzi a impatto zero
e in cui la regola d'oro è
condividere auto, bici e scooter. In questo
disegno è inserito l'ultimo acquisto
del Comune che ha dotato la
polizia municipale di quindici bici
elettriche. Un investimento da
trentamila euro per garantire agli
agenti l'accesso alle aree chiuse
al traffico con mezzi verdi che
consentano loro di muoversi in maniera
rapida ed efficace.
PARCO MEZZI Le “Concilia mobike” si
aggiungono alle sei auto e ai 15
scooter che costituiscono il parco
mezzi a emissioni zero del
Municipio e che fa di Cagliari «la
prima città in Italia in fatto di
mobilità sostenibile per la polizia»
assicura il comandante Mario
Delogu durante la conferenza stampa
in cui è stata presentata
l'iniziativa. «La scelta di dotare
gli agenti delle nuove bici con
pedalata assistita è il segnale che
la politica verde attuata
dall'amministrazione è effettiva» ha
detto il sindaco Massimo Zedda,
mentre l'assessora alla Viabilità
Luisanna Marras ha annunciato: «È
solo un altro dei passi che stiamo
facendo in questa direzione. Tra un
mese entrerà in funzione il bike
sharing con 50 bici che saranno a
disposizione dei cittadini».
BIKE SHARING Non solo, perché la
speranza è quella di «ampliare il
progetto usando bici che non abbiano
bisogno di una postazione mobile
ma che si possano prendere e
lasciare in qualunque punto della città,
basterà avere un'applicazione sul
telefonino e un lucchetto. La
società che gestisce il servizio di
“Car sharing” ha eseguito uno
studio che dimostra come condividere
un'auto abbia effetti positivi
sul traffico». È la nuova idea di
città con una grande area pedonale e
un sistema di trasporto sostenibile.
«Queste bici saranno destinate in
particolar modo ai servizi lungo il
Poetto e nelle zone a traffico
limitato» ha concluso Delogu.
PARCHEGGI FANTASMA La guerra al
traffico in centro, tuttavia, solleva
qualche perplessità sulla viabilità
del futuro. «Ben vengano gli
investimenti per la mobilità
sostenibile e le aree pedonali, ma solo
se si mettono in pratica alcuni
accorgimenti che consentano ai
residenti di accedere alle loro
abitazioni e ai commercianti di
lavorare senza disagi», attacca
Stefano Schirru capogruppo di Forza
Italia in Consiglio comunale. «Il
problema è che la pista ciclabile,
così come è stata disegnata non ha
senso. In via Sonnino via Is
Mirrionis è del tutto inutile. I
parcheggi sono stati ridotti a tal
punto da creare gravi problemi alle
attività commerciali. E poi, i
ciclisti sono una minoranza che non
giustifica interventi tanto
importanti». ( m. c. )
SELARGIUS.
Primo obiettivo: creare più lavoro
Parlano
i candidati che, a prescindere dall'esito del secondo turno,
hanno
già il posto in aula
Le
priorità dei tredici consiglieri sicuri: zona industriale e Centro servizi
Sul primo gradino del podio c'è il
lavoro, seguono zona industriale e
Centro servizi. A cinque giorni dal
ballottaggio, i candidati che
hanno già un posto certo in Consiglio
si portano avanti col lavoro ed
elencano gli argomenti che ritengono
prioritari nella consiliatura che
verrà.
CENTRODESTRA Tre i consiglieri
sicuri in casa Forza Italia. Gigi Gessa
punta sul «rilancio del commercio,
dell'agro, e sulla creazione di
locali notturni che consentano ai
selargini di restare nel nostro
territorio».Fulvia Perra : «Al primo
posto il lavoro, per giovani e
meno giovani. M'impegnerò per la
promozione della zona industriale e
avrò un occhio di riguardo per i
Servizi sociali. E poi penso si debba
migliorare la raccolta
differenziata». Cristina Contu : «Essendo stata
assessore ai Lavori pubblici, la mia
priorità sarà continuare il
lavoro di messa in sicurezza degli
edifici scolastici e di mitigazione
del rischio idrogeologico dell'abitato.
Fondamentale anche il
completamento del Centro servizi».
Per i Riformatori ci sono Gabriella
Mameli («Niente proclami: a cinque
giorni delle elezioni il rischio è
di cadere negli slogan
propagandistici. Non lo voglio fare:
chi amministra sa che occuparsi
di una città vuol dire avere occhi e
cercare riposte per tutti»)
eAlessandro Aghedu («Maggior
attenzione per le periferie e tutela dei
diritti civili e primari dei
cittadini, con particolare attenzione
alla fasce deboli. Che si traduce
nella cura della città in ogni suo
quartiere»).
Giuliano Palmieri è il nome sicuro
di Sardegna 20Venti: «Lavorerò per
rendere più sicura la nostra
cittadina, attraverso il potenziamento
delle forze dell'ordine e l'uso di
sistemi innovativi».
MOVIMENTO 5 STELLE Oltre all'ex
candidata sindaca Valeria Puddu, M5S
piazza in Consiglio Pierluigi Porcu
: «Selargius - dice - ha strutture
sportive quasi abbandonate. Una
delle mie priorità sarà trovare una
gestione che coinvolga le società
locali e le renda un punto di
riferimento per l'hinterland. E poi
il rilancio dell'agro».
CENTROSINISTRA Tre i sicuri in casa
Pd. Il più votato è Omar Zaher :
«Maggior attenzione alle politiche
sociali, completate il Piano del
traffico e creare un dialogo con i
commercianti». Francesca Olla :
«Combattere il degrado urbano,
riqualificando i quartieri periferici e
il centro cittadino, in termini
urbanistici e di servizi; promuovere
politiche di contrasto al disagio e
all'emarginazione; contribuire
alla crescita formativa e al lavoro
dei giovani». Salvatore Pintus :
«Le mie priorità sono ambiente,
verde e decoro urbano, l'attuazione
del Piano del traffico, e portare la
differenziata all'80 per cento
per abbassare la Tari».
Gigi Piras (Selargius futura):
«Bisogna trovare un sistema per creare
opportunità di lavoro; messa a norma
di ogni struttura sportiva e
realizzare punti di aggregazione per
gli anziani».
Il Partito dei sardi piazza Paolo
Schirru : «Raggiungere gli obiettivi
mancati dalla maggioranza (Centro
servizi e zona industriale). Creare
le condizioni per la crescita di
Selargius, concentrandoci su giovani
e lavoro, e sulla vivibilità del
paese».
Mario Tuveri rappresenterà le
istanze della lista Per Selargius: «Per
me non esistono priorità, le
lamentele dei cittadini devono essere
trattate tutte allo stesso modo.
Dovendo fare una classifica direi:
rivalutazione e il rilancio
dell'agro, rendere Selargius più sicura e
istituire un servizio di pronto
intervento per gli animali».
Sara Marci
CARBONIA. Un anno fa la vittoria del M5S: dodici mesi
tra luci e ombre
Il
sindaco: «Le crisi? Fisiologiche». L'opposizione: «Troppi errori »
Già ben prima della mezzanotte era
palese, con il confluire dei
risultati dai seggi, che Paola
Massidda stava stravincendo il
ballottaggio contro Giuseppe Casti.
Era la tarda serata del 19 giugno
2016 quando in piazza Roma, al grido
di «trasparenza e onestà»,
spuntavano bandiere del Movimento
cinque stelle, prima forza politica
“non di sinistra” alla conquista di
una roccaforte della sinistra. Un
anno dopo, quell'esperienza è un
parziale bilancio costellato di luci
e ombre, slanci e crisi, propositi e
ritardi.
POLITICA In dodici mesi hanno
abbandonato 4 assessori: una per
questioni personali (Arianna Vinci),
due per dissenso col sindaco
(Emanuela Rubiu e Riccardo Cireddu)
cui si è aggiunta una quarta
(Carla Mario) che nei giorni scorsi
ha firmata una lettera di
contestazione con altri 40 attivisti
dopo aver motivato la sua scelta
per problemi familiari. Dissenso
anche dietro le dimissioni del
consigliere Sabrina Soru: «Ci può stare
- ammette Massidda - dopo un
anno è fisiologico: sapevamo che
sarebbe stato un difficile percorso».
CASO ZONZA I post sessisti che il
presidente del Consiglio (a giorni
le dimissioni?) ha scritto (e non
era il primo) su una pagina Fb
riconducibile ai Cinque stelle di
Carbonia è la grana degli ultimi
giorni, fra silenzi e mezze verità:
alla fine si scopre che
dall'inizio tutti nell'entourage
amministrativo sapevano o intuivano.
Perché allora attendere tre giorni?
«Perché un conto è intuirlo, altro
è farselo dire dal diretto
interessato che prima di esporsi doveva
consultare il suo legale: in questa
vicenda siamo vittime pure noi».
SERVIZI L'opposizione ricorda la
chiusura di ludoteca, sala prova,
servizio educativo e lo snellimento
dell'asilo nido (40 posti e
contribuzione privata portata al 36
per cento): «Per ludoteca e sala
prove rifaremo i bandi, il servizio
educativo era già stato cancellato
dalla Giunta Casti e all'asilo i
fondi li abbiamo messi noi dopo aver
trovato il nulla: basata con bugie e
memoria corta».
OPERE PUBBLICHE E LAVORO Ci sono
quelle ereditate dalla Giunta Casti
come ad esempio via Manno, la
sistemazione delle strade, o le isole
ecologiche in centro ancora ferme
(idem il Camper service e la
videosorveglianza). La vera novità
targata M5S, già finanziata, sta
nei 9 milioni per la nuova realtà
urbanistica che dovrebbe sorgere
alla periferia della città: «Ma
abbiamo una decina di nuovi progetti -
dice il sindaco - contemplati nel
Piano Sulcis che riceveranno fondi,
come le terme all'ex Centrale
elettrica, il polo culturale per start
up in miniera, le ciclopiste: la
prospettiva è di andare oltre i
cinque anni». Gioiscono intanto
dieci lavoratori socialmente utili
(superstiti di un esercito di 200)
che verranno assunti: «Soldi
regionali, è vero, ma constato che
molti altri Comuni non hanno colto
l'occasione: e di assunzioni ne
faremo altre».
SOCIALE Per mesi, a inizio anno,
molte famiglie indigenti non hanno
potuto ricevere neanche un euro e si
sono salvate grazie alle Caritas:
«Occorreva aspettare il varo del
Reddito d'inclusione sociale che noi
però, di fatto, facevamo già prima
dei fondi regionali che abbiamo
anticipato: intanto confermata la
colonia marina, varata la Consulta
Handicap, il Centro antiviolenza e
tagliati del 10 per cento gli
stipendi in Giunta». E la Casa
dell'anziano? La chiusura dello storico
servizio è stata la prima grana di
Massidda, stretta fra le
inadempienze dei gestori privati e
di Area: «Mi sollecitavano una
scelta politica come se la legge
fosse un optional: alcuni infermieri
lavorano grazie invece alla nostra
soluzione».
L'ATTACCO L'opposizione è durissima:
«Molti ormai - accusa Casti - si
sono accorti di questo anno di
vuoto: solo lavori finanziati in
passato, servizi sociali
ridimensionati e neppure uno ideato da loro».
Lo ritiene anche Fabio Usai: «Si son
presi un anno solo per studiare o
risolvere le beghe interne». Daniela
Garau manifesta «amarezza per più
di un errore commesso ed evitabile
ma pure speranza che le cose
cambino davvero». Rincara Ugo Piano:
«Ecco il risultato quando ci si
fa telecomandare».
Andrea Scano
La Nuova
Messe
in freezer le dimissioni dei tre assessori, il vertice del
partito
promuove un incontro del centrosinistra
Il
Pd: «Ricuciamo con l'impegno di tutti»
di Paoletta FarinawSASSARIIl Pd
decide di non decidere sulla crisi
comunale, mettendo in freezer per
qualche giorno il caso nato dalle
dimissioni dei tre assessori e
convocando un incontro dei partiti che
compongono la maggioranza a Palazzo
Ducale e in provincia. Chiede uno
sforzo da parte di tutte le parti in
causa per "ripartire" perché la
volontà di continuare a governare la
città non è venuta meno.Il
vertice. Dopo poco più di due ore di
vertice nella sede del partito in
via Mazzini, una nota firmata dal
segretario provinciale Gianpiero
Cordedda ha chiuso il cerchio su un
inizio di giornata gravido di
attese sul futuro del sindaco Nicola
Sanna e di tutta
l'amministrazione di centrosinistra.
«Stiamo lavorando», sono state le
uniche dichiarazioni dei
partecipanti al vertice: il sindaco, il
senatore Silvio Lai, la deputata
Giovanna Sanna, i consiglieri
regionali Salvatore Demontis, Luigi
Lotto e Gavino Manca, il
segretario cittadino e assessore
all'Ambiente dimissionario, Fabio
Pinna, il dirigente nazionale
Massimo Pintus e lo stesso Cordedda.
Assente Gianfranco Ganau, impegnato
a Nulvi per la presentazione, con
il commissario della Provincia Guido
Sechi, dei lavori per l'ultimo
lotto della strada dell'Anglona.
Bocche cucite, ma anche facce tirate
all'uscita dal vertice . Il ritorno
del sorriso soltanto al bar per un
caffè, e poi i saluti.Il comunicato.
Ed ecco il testo della nota del
segretario provinciale: "Il
Partito Democratico ritiene indispensabile
che occorra mettere in campo
l'impegno di tutti per superare questo
momento di crisi politica che la
città sta affrontando.
Tutto questo
richiede un paziente lavoro di
ricucitura ed uno sforzo di tutti: del
sindaco, degli organismi dirigenti e
di tutte le forze politiche di
maggioranza della città di Sassari e
non solo. Per questo nelle
giornate tra mercoledì e giovedì
promuove un incontro con i partiti
impegnati nell'alleanza di
centrosinistra e sovranista a Sassari e
provincia, per decidere insieme la
ripartenza alla luce degli impegni
amministrativi assunti e della
volontà politica di proseguire
l'esperienza amministrativa nel
capoluogo della provincia".
Dichiarazioni di intenti, insomma,
anche perché in fondo l'ipotesi
commissariamento non piace, almeno
in questo momento. A nuove elezioni
bisogna prepararsi e magari la crisi
sassarese nel Pd può essere
risolta affrontando i problemi in un
più vasto scenario regionale.Le
dimissioni della Sau.
L'assessora alle Culture, Raffaella
Sau, ha
protocollato le dimissioni in Comune
ieri mattina, così
ufficializzandole. Mentre sia Fabio
Pinna che Monica Spanedda,
titolare dei Servizi Sociali, lo
avevano fatto sabato scorso. Quindi
ora sono effettivamente tre gli
addii in giunta.Consiglio comunale
rinviato. La bufera delle dimissioni
ha bloccao l'attività a Palazzo
Ducale. Oggi non si tiene, come
avviene di consueto il martedì, la
seduta del consiglio comunale,
decisione presa dalla conferenza dei
capigruppo ieri mattina. Saltata
anche la convocazione di alcune
commissioni consiliari.
Urla
nelle riunioni di giunta, insulti sulla chat di Whatsapp: il
cortocircuito
è più personale che politico
Con
il sindaco rapporti sempre più tesi
di Luigi Soriga
SASSARIIl Pd potrà anche fare i
giochi di prestigio politici, tirare
fuori dal cilindro l'ennesimo
rimpasto. Ma su una cosa il partito non
riuscirà mai a fare il miracolo:
ricucire i rapporti personali tra il
sindaco e gli assessori. È un
cortocircuito relazionale e di
comunicazione non più sanabile. E il
primo sintomo era stata la porta
sbattuta mesi fa dall'ex vicesindaco
Gianni Carbini, che, sull'orlo di
una crisi di nervi, aveva puntato il
dito sull'impossibilità oggettiva
di lavorare serenamente accanto al
primo cittadino. Alessio Marras,
l'altro assessore dimissionario,
aveva liquidato la sua uscita di
scena con l'elegante scusa dei
"motivi personali e lavorativi". Ma
anche in questo caso le sue
incompatibilità caratteriali con il
sindaco non erano un mistero. E ora
le dimissioni d'impulso da parte
di Monica Spanedda, Raffaella Sau e
Fabio Pinna. Il clima sempre teso
a Palazzo è precipitato in una
settimana.
Per l'ultima riunione di
giunta non sarebbero bastate le
pareti insoronizzate a contenere le
urla. E ancora peggio i toni usati
all'interno della chat
istituzionale di Giunta aperta su
whatsapp. A quanto pare si è
superato il limite della decenza e
dell'educazione, con attacchi
personali e insulti. Nessuno degli
assessori rilascia mezza
dichiarazione, ma le poche righe di
congedo di Fabio Pinna inviate a
Nicola Sanna fanno ben capire quale
sia il clima. Si parla di toni
inaccettabili utilizzati dal sindaco
sia durante la riunione di
giovedì scorso ma soprattutto nella
conversazione in chat. Si fa
riferimento al deterioramento
gravissimo dei rapporti personali e
politici, e si punta il dito su una
presunta incapacità di Nicola
Sanna a gestire le relazioni umane
in maniera adeguata. I problemi
sollevati dalle precedenti
dimissioni perciò si ripropongono ancora
più incancreniti.
Tanto che secondo Pinna il progetto
amministrativo
ormai ha tutta l'aria di essere
naufragato. Quest'ultimo baratro che
si è spalancato così improvviso
forse non fa neanche parte degli
sgambetti di corrente. Certo, si
sapeva che, trascorsa la parentesi
elettorale di primavera, la mannaia
poteva essere pronta a calare. C'è
un'insofferenza di fondo, accentuata
dalle modalità in cui viene
gestita la comunicazione
istituzionale, molto accentrata e focalizzata
sulla figura del sindaco. Gli
assessori vorrebbero più visibilità. E
proprio l'ultimo scontro tra Sanna e
Pinna riguarda esattamente questo
aspetto: un diverbio apparentemente
futile e recuperabile,
sull'organizzazione di un convegno
sull'ambiente, che in un clima così
avvelenato ha finito per degenerare.
Il
terremoto giudiziario che ha investito il Comune ha rafforzato il
primo
cittadino E in giunta si prospettano i clamorosi rientri di Lelle Salvatore e
Gabriella
Esposito
La crisi per ora è rientrata Bruno
prepara il rimpasto
di Gian Mario Sias
ALGHERO«Se Antonello Usai è più
debole, Mario Bruno è più forte». La
massima confezionata da "Radio
Porta Terra" per sintetizzare il
momento politico è spietata ma
efficace. Tra sindaco e vicesindaco
l'idillio era finito da un pezzo. Di
nuovo. E malamente. Dopo un anno
di "coabitazione", il
primo cittadino e il suo vecchio maestro non si
trovavano più su niente. Tanto che a
più riprese Antonello Usai aveva
minacciato di "ritirare la
squadra", di far uscire l'Udc dalla
maggioranza. Azzoppandola
mortalmente: la matematica dice che senza lo
scudocrociato Bruno non ha i numeri
per andare avanti. Ora, visto il
terremoto giudiziario che ha
investito l'amministrazione e il
vicesindaco in prima persona, ogni
proposito di far saltare il banco
da parte di Antonello Usai è
rinviato a data da destinarsi. Per il
momento il leader dell'Udc algherese
ha altro a cui pensare: da dieci
giorni è agli arresti domiciliari,
come il dirigente Giansalvo Mulas e
l'impiegato Giancarlo Chessa, per le
presunte irregolarità commesse
nella concessione del campo di
calcio di Maria Pia, con annessa pista
di atletica, alla "Associazione
sportiva dilettantistica Antonello
Cuccureddu 1969".
Per quella vicenda l'ex giocatore
della Juventus,
presidente del sodalizio, è
sottoposto a divieto di dimora ad Alghero.
Idem Efisio Balbina, il nipote,
segretario della società sportiva.
Venerdì prossimo ci sarà udienza
dinanzi al Tribunale della libertà:
gli avvocati Nicola Satta, Danilo
Mattana, Stefania Spanu,
Agostinangelo Marras, Mattia Doneddu
e Francesco Carboni hanno chiesto
il riesame dell'ordinanza con cui
son state disposte le misure
cautelari. Sicuramente sino a quel
momento, ma anche dopo, Usai vuole
che politicamente non succeda
niente. Concludere una lunga carriera
politica con l'onta di aver fatto
cadere l'amministrazione comunale
per via dei propri guai giudiziari
non è certo tra i suoi
desideri.Ecco perché la vicenda, per
paradossale che possa sembrare,
rafforza Bruno. La conferma più
immediata alle voci di corridoio
arriva dal fatto che i due
consiglieri del partito di Usai, ossia
Alessandro Loi e Donatella Marino,
abbiamo sottoscritto senza mezzo
tentennamento il documento con cui la
maggioranza ha annunciato di
voler andare avanti.
L'ordine di scuderia è arrivato
chiaro: si
prosegue, tutti insieme, poi si
vedrà.Loi e Marino hanno manifestato
più di una volta disagio all'interno
di una coalizione di
sinistra-centro-destra, e la fine di
Rally Italia Sardegna era stata
individuata come il momento più
opportuno per porre fine al mandato di
Bruno. Ma alle condizioni attuali
tutto resta com'è. O, perlomeno, non
sarà l'Udc ad agitare troppo le
acque. Un'ulteriore conferma di questa
decisione da parte di Usai, che ha
ancora saldamente in mano il
partito, e dei suoi uomini, potrebbe
arrivare nell'arco di poche ore,
qualche giorno al massimo, quando
Mario Bruno rimpolperà la sua
giunta: l'Udc avrà di nuovo due
assessori e potrà esprimere ancora il
vicesindaco. Il nome più ricorrente,
e anche più naturale, sarebbe
proprio quello di Alessandro Loi.
L'imprenditore - che già nella prima
crisi tra Udc e Bruno aveva avuto un
ruolo pesante, contestando
apertamente il sindaco, passando
all'opposizione e costringendo Usai a
ridefinire la linea del partito -
sarebbe lusingato solo all'idea. Ma
c'è da tenere conto di equilibri
interni al consiglio per cui spostare
Loi da via Columbano a Sant'Anna
potrebbe essere molto rischioso.In
questo caso, si potrebbe assistere
al clamoroso ritorno in giunta di
Lelle Salvatore, già nella prima
giunta Bruno, figura di garanzia per
tutti, anche per l'opinione
pubblica. Una soluzione analoga si profila
con la designazione di Gabriella
Esposito per la successione a sé
stessa dopo due mesi senza un
assessore della Cultura. Anche lì, il
motivo per cui si è scatenato il
pressing nei confronti dell'ex
assessora e militante di "Per
Alghero" è la paura di intaccare i
delicatissimi equilibri dell'aula.
Fondi
da Regione ed Europa per le colonnine di ricarica lungo le
strade
dell'isola Veicoli elettrici, ecco 20 milioni
CAGLIARIPrezzi stracciati: appena
cinque euro da Sassari a Cagliari,
sono 220 chilometri, altrettanti per
il ritorno. Con un'auto elettrica
il viaggio alla fine costerà meno di
una doppia, abbondante colazione
al bar, contro gli almeno 40 euro di
benzina, qualcosa in meno se il
motore è diesel. Con una certezza in
più: sulla Carlo Felice, nel
2020, la batteria potrà essere
ricaricata in ognuna delle future
cinque colonnine, distanti 50
chilometri una dall'altra, basterà
attaccare la spina per ripartire
dopo qualche minuto verso la meta. Lo
stesso sarà possibile sulla 131 dcn
Nuoro-Olbia e la statale 130
direzione Sulcis. Servirà
soprattutto a ridurre le emissioni di
anidride carbonica fino a rendere
ancora più green la Sardegna. È
questa la notizia racchiusa in una
delle pagine del primo Piano
regionale per la mobilità
elettrica.Il finanziamento è stato deciso e
approvato dalla giunta: 15 milioni
arriveranno dalla cassaforte del
Patto per la Sardegna, più altri 5
dai fondi europei.
La quota più
importante dell'investimento sarà
destinata a installare 650 stazioni
di ricarica da un capo all'altro
della Sardegna. Il bando sarà
pubblicato entro l'anno e prevede
anche la gestione delle colonnine,
per garantire alla fine la copertura
di oltre la metà dei residenti in
Sardegna, con il coinvolgimento nel
progetto della Città metropolitana
di Cagliari, delle reti urbane di
Sassari, Olbia, Oristano e Nuoro,
che da sole producono il 75% degli
spostamenti quotidiani.
Cinque dei
15 milioni saranno destinati invece
alle imprese, in particolare
alberghi, gestori di car sharing e
autonoleggio, chi opera
collegamenti tra città, porti e
aeroporti, il cosiddetto ultimo
miglio, mentre per il momento non
sono previsti incentivi diretti ai
privati che acquisteranno l'auto
elettrica o ibrida. Infine parte del
finanziamento riguarda La Maddalena
(subito a disposizione 600mila
euro), Carloforte, Sant'Antioco e
l'Asinara: la Regione le vuole
trasformare molto prima del 2020 in
isole dove un domani dovranno
viaggiare solo auto e pullman
elettrici.«Vogliamo ridurre in fretta -
ha detto il governatore Francesco
Pigliaru - le emissioni di Co2.
L'Europa s'è posta l'obiettivo di un
taglio del 30% entro il 2030, le
Regioni d'Europa sono andate oltre e
puntano al 40-50. In Sardegna,
dal 1990 al 2014, siamo già al 20 e
quindi non siamo lontani
dall'obiettivo. Dobbiamo crederci,
per dare un'immagine sempre più
attenta all'ambiente e alla salute».
A tracciare il Piano che coprirà
le lunghe percorrenze, compresa la
mappa delle colonnine, è stato il
dipartimento di energia elettrica
dell'università di Cagliari, e in
particolare il gruppo coordinato da
Alfonso Damiano: «Abbiamo puntato
- dice - a coprire le aree più
popolate per incidere da subito sulle
emissioni causate dal consumo dei
carburanti tradizionali e siamo
riusciti a mettere insieme un
progetto di infrastrutture diffuso e
credibile». L'assessora
all'industria Maria Grazia Piras: «Il Piano è
un passo importante verso mobilità
elettrica in Sardegna e sviluppo
sostenibile. Avevamo preso un
impegno, l'abbiamo mantenuto e ora
comincia una sfida entusiasmante.
Vogliamo far arrivare sempre più
turisti senza auto al seguito, per
poi dar loro la possibilità di
noleggiare mezzi elettrici a prezzi
accettabili».
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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