Organizzato da Libreria Miele
Amaro Cagliari
Domani dalle ore 18:30 alle ore 20:30
Libreria Miele Amaro Cagliari
Via Manno 88, Cagliari
Venerdì 23 Giugno ospitiamo in libreria
la presentazione della raccolta di racconti "Apologhi e Visioni"
di Emiliano Manca
Dialogherá con l'autore lo scrittore Fabrizio lo Bianco
Interverranno Igor Lampis e Ivo Murgia (Cenacolo di Ares)
L'AUTORE
Emiliano Manca non è uno scrittore, è un narratore.
Raccontare storie è la cosa che fa più naturalmente, da più lungo tempo e più volentieri, ma non è il suo mestiere. È affezionato alla massima di F.S. Fitzgerald: "Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché si ha qualcosa da dire". Ma di più ai versi di B. Brecht: "Mutando il mondo, mutatevi! / Rinunciate a voi stessi!"
IL LIBRO
Apologhi e visioni è una raccolta di nove racconti, scritti fra il 2004 e il 2011. Il libro non ha un unico filo conduttore tematico o stilistico. Come suggerisce il titolo, si possono tuttavia suddividere i racconti in due gruppi. Fra gli apologhi rientrano: Sol Invictus, Lettera aperta, Terre promesse, Dei delitti e delle pene. Si tratta di composizioni in cui la vicenda narrata o descritta viene presentata esplicitamente come esemplificativa di una tesi, sia pure non necessariamente esposta in esordio. Le visioni sono invece da intendere in due differenti accezioni del termine. 837 e La Danza del Giudizio Universale sono visioni oniriche, accostabili rispettivamente a un incubo (o un’allucinazione) e a un sogno ad occhi aperti intriso di magia. La Cittadella sul Confine e La Casa di Donna Noemi sono invece basati su esperienze vissute in prima persona dall’autore. Nel primo caso, la visione non è che un resoconto puntuale dei fatti accaduti, con l’atmosfera caricata unicamente dall’aggiunta del vissuto interiore dei protagonisti, lasciato emergere dai comportamenti e dalle scelte linguistiche e stilistiche più che esplicitato con excursus introspettivi. Nel secondo caso, l’esperienza reale è utilizzata come semplice punto di partenza per un racconto di invenzione, il cui carattere “visionario” è da intendere nel senso di un’adesione a un certo filone fantastico.
di Emiliano Manca
Dialogherá con l'autore lo scrittore Fabrizio lo Bianco
Interverranno Igor Lampis e Ivo Murgia (Cenacolo di Ares)
L'AUTORE
Emiliano Manca non è uno scrittore, è un narratore.
Raccontare storie è la cosa che fa più naturalmente, da più lungo tempo e più volentieri, ma non è il suo mestiere. È affezionato alla massima di F.S. Fitzgerald: "Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché si ha qualcosa da dire". Ma di più ai versi di B. Brecht: "Mutando il mondo, mutatevi! / Rinunciate a voi stessi!"
IL LIBRO
Apologhi e visioni è una raccolta di nove racconti, scritti fra il 2004 e il 2011. Il libro non ha un unico filo conduttore tematico o stilistico. Come suggerisce il titolo, si possono tuttavia suddividere i racconti in due gruppi. Fra gli apologhi rientrano: Sol Invictus, Lettera aperta, Terre promesse, Dei delitti e delle pene. Si tratta di composizioni in cui la vicenda narrata o descritta viene presentata esplicitamente come esemplificativa di una tesi, sia pure non necessariamente esposta in esordio. Le visioni sono invece da intendere in due differenti accezioni del termine. 837 e La Danza del Giudizio Universale sono visioni oniriche, accostabili rispettivamente a un incubo (o un’allucinazione) e a un sogno ad occhi aperti intriso di magia. La Cittadella sul Confine e La Casa di Donna Noemi sono invece basati su esperienze vissute in prima persona dall’autore. Nel primo caso, la visione non è che un resoconto puntuale dei fatti accaduti, con l’atmosfera caricata unicamente dall’aggiunta del vissuto interiore dei protagonisti, lasciato emergere dai comportamenti e dalle scelte linguistiche e stilistiche più che esplicitato con excursus introspettivi. Nel secondo caso, l’esperienza reale è utilizzata come semplice punto di partenza per un racconto di invenzione, il cui carattere “visionario” è da intendere nel senso di un’adesione a un certo filone fantastico.
A metà strada fra i due gruppi, e in un certo senso completamente estraneo a entrambi, è il primo racconto del volume: Arrafieli e Lisandra. Potrebbe essere definito una “leggenda d’invenzione”.
Nel senso che è stato composto come la riscrittura d’autore di una tradizione popolare locale, che però non esiste. Luoghi e contesto umano sono trasfigurazioni di realtà conosciute dall’autore, ma la vicenda narrata non è ispirata ad alcun fatto reale.
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